L'Avvenire del Lavoratore - anno XXXV - n. 9 - 15 maggio 1928

J ! Bib Il goTerno di coalizione nell'Italia liberata 1. Alla fine del marzo 1944, la situazione politica italiana era la seguente: a) Nell'Italia '.iberata i sei partiti del Comitato di Liberazione Nazionale, in conformità ai deliberati del Congresso di Bari, insistevano per l'abdicazione di re Vittorio e per assumere, essi, escluso Badoglio, la responsabilità del governo, mentre i tre partiti di sinistra (comunista, d'azione e socialista), ritenendo che, consentendosi alla monarchia e alle forze reazionarie di ricrearsi, con il rovesciamento del fronte militare, una verginità, la sorte delle forze democratiche in Italia sarebbe stata segnata, erano chiari e decisi sul che: unione nazionale sotto l'insegna del C. di L. N., si; unione nazionale sotto l'inse.gna della monarchia e di Badoglio, ·no. b) Nell'Italia occupata il C. di L. N. era ancor più radicale, perché tutti gli aderenti partiti, compresi i liberali e i democristiani, avevano accettato e solennemente dichiarato, doversi porre la monarchia in concreta vacanza sino alla Costituente, e trapassarsi immediatamente tutti i poteri costituzionali al Comitato stesso, il quale già aveva, sotto il suo comando, mobilitate, riunite e organizzate tutte le forze morali e materiali antifasciste, conducendole a una lotta continua ed implacabile contro l'invasore e i suoi sgherri. Tale la situazione al momento in cui, reduce da un esilio di circa quindici anni in Russia, sbarcò a Napoli Palmiro Togliatti, capo del Partito Comunista Italiano, il quale - e fu come se gettasse una grossa pietra in uno stagno - dichiarò doversi desistere da ogni pregiudiziale nei confronti del re e di Badoglio, ed essere urgente e necessario un accordo per procedere a rimaneggiamento del governo di Bari in maniera da immettervi i rappresentanti di tutti i partiti antifascisti, salvo al partito comunista, repubblicano per principio, di chiedere, a suo tempo, la trasformazione dello stato italiano in repubblica democratica. In verità i partiti antifascisti anche nell'Italia centro-settentrionale non avevano voluto la soluzione immediata del problema costituzionale, ma avevano transatto, nel senso di porre in vacanza effettiva la monarchia sino alla riunione della Costituente. Comunque, a seguito dell'intervento di Togliatti, la situazione sui due punti fondamentali: a) vacanza monarchica (secondo la volontà espressa dal C. di L. N. nell'Italia C. S.) ovvero abdicazione; b) passaggio di tutti i poteri al C. di L. N. oppure formazione di un governo includente i rappresentanti dei sei partiti antifascisti, ma escludente Badoglio, venne a mutarsi radicalmente. La monarchia e Badoglio, i quali, sino a quell'ora (fine marzo 1944) erano stati considerati e ritenuti, a ragion veduta, quali ostacolo e impedimento alla più stretta e completa unione di tutti gli italiani e, ad inerente, più attiva partecipazione alla lotta antitedesca, di punto in bianco, non soltanto non apparivano più tali, ma, addirittura, si dimostravano indispensabili agli scopi essenziali ed urgenti suaccennati. Come spiegare e giustificare un cambiamento in materia cosi improvviso e radicale, del Partito Comunista? Niun fatto nuovo era sopravvenuto in Italia, dalla fine di marzo ai primi di aprile, che avesse imposto, o semplicemente consigliato, il cambiamento stesso. Anzi, l'intensificarsi dell'attività dei partigiani e specie lo sciopero del marzo 1944 (La Guardia, sindaco di New York, disse che tutti gli scioperanti meritavano la medaglia di guerra; la radio inglese affermò che detto sciopero era il più corraggioso della storia) avevano dato al mondo la prova delle volontà e capacità di combattimento delle masse lavoratrici, avanguardia sicura della liberazione; di quelle masse, riunite e guidate dai due partiti proletari, e decisamente orientate verso una soluzione democratica della crisi. La spiegazione, pertanto, va ricercata all'esterno e cioè nel campo interalleato. La Gran Bretagna, dapprima attraverso lo «speaker» della ufficiosa sua radio (e ciò sin dai gennaio 1944), e, poscia, per bocca dello stesso Churchill (primi di marzo) aveva, con brutale chiarezza, se non comprensione e chiaroveggenza delle cose italiane, insistito affinché l'unione sacra si facesse attorno ad un governo badogliano, fermo restando re Vittorio sul vacillante trono. L' America democratica e repubblicana non sembra abbia con adeguata energia sostenuta la causa attuale del popolo italiano, nel senso da porre in temporanea vacanza la monarchia e di affidare il potere agli antifascisti. Resta la Russia socialista. Ci mancano, come è ovvio, notizie sulla sua azione in seno al comitato interalleato per l'Italia, ma vogliamo ammettere, senz'altro, che la Russia abbia sostenuto la tesi popolare, cioè quella del C. di L. N., tesi d'altronde consona alla più completa ed efficace partecipazione degli italiani alla battaglia antinazista. Certo è che la maggioranza delle potenze alleate si pronunciarono contro il C. di L. N. e per il mantenimento della monarchia e di Badoglio al potere. Fu allora che la URSS. riprese i rapporti diplomatici col governo di Badoglio, e fu allora che la dzvestia» pubblicò un articolo in cui - rispetto all'Italia - si rimproverava agli angloamericani di non aver mantenuto le promesse e gli impegni contratti a Mosca e a Teheran, e si insisteva affinché le forze italiane disposte a combattere fossero tutte poste imm~diatamente ·n o_pera, fo ,a-, dosi un governo badogliano a basi convenientemente allargate. Dopo di ciò, come eco fedele, sono venute le dichiarazioni di Togliatti e, quindi, l'immediato mutamento di rotta del Partito Comunista Italiano, non senza, in un primo istante, uno smarrimento ben comprensibile nelle file, data la rapidità e la radicalità con cui il mutamento era stato operato. Perché gli alleati, che hanno posto in testa alle loro bandiere l'affermazione e la rivendicazione di principi morali di libertà e di democrazia, non hanno voluto comprendere il popolo italiano ed accontentarlo nella sua giusta richiesta di accantonare re e Badoglio - correi del fascismo -e della guerra mondiale sanguinosa e devastatrice? Perché essi onnipotenti alleati, che in Italia possono fare - e fanno - la pioggia e il bel tempo, non si sono voluti render conto che l'unione degli italiani per la lotta immediata non si sarebbe, o si sarebbe m_al~n_ient~compiuta, sotto il re e Badoglio? Diff1c1le rISpondere a questi interrogativi e ad altri che potrebbero farsi. Non sono, forse, da escludere impegni segreti àl momento dell'armistizio in virtù di cui la monarchia e Badoglio, effettuanti la resa dell'Italia, avrebbero dovuto in prosieguo ottenere dagli alleati anche politicamente, ausilio e tutela. E neppur~ può aprioristicamente negarsi che sin dall'inizio, sia stato visto di mal'occhi~, specie dal governo conservatore di S. M. Britannica, il nobile tentativo del popolo italiano di far piazza pulita dei residui del fascismo, di plutocrati e reazionari, e .di darsi immediatamente - in attesa della Costituente - un governo ~emocratico, idoneo a consentirgli maggior libertà, maggior sicurezza e maggior vigore nell'intrapresa lotta antitedesca. 2. Quale poteva, e doveva esser l'atteggiamento del Partito Socialista Italiano in tale movimento in cui, consenzienti i partiti di Ricostruzione liberale, Democrazia del lavoro e Democrazia-cristiana, il Partito Comunista Italiano, virando senza preavviso di bordo richiedeva all'istante la formazione di un ~overno badogliano-monarchico a più larga base? Tale atteg~amento doveva essere, come è stato, in un primo tempo, quello di tener fermo, nell'interesse supremo della libertà, della democrazia e dello stesso sforzo bellico antinazista sui punti fondamentali (abdicazione di re Vittorio costituzione d'un governo composto dagli espo~ nenti dei partiti antifascisti), e ciò per vedere se, sia il Partito Comunista Italiano, a malgrado degli incitamenti e delle direttive di Togliatti, sia il P. d'A. - con cui è legato da un patto di alleanza - gli fossero rimasti al fianco. Se una triplice simile avesse resistito alle esterne ed interne pressioni e lusinghe, non era da escludersi che gli alleati (dal cui bene- ~la~ito_ dipende anche la vita politica d,egli 1taharu) avessero, finalmente, compreso come, a ~eri ed immediati fini bellici, meglio converusse consentire agli italiani un governo mondo di delitti e di colpe in cui essi avessero fiducia. Per quanto le probabilità di un tentativo siffatto apparissero minime, il Partito Socialista vi ,si è impegnato, ma - siccome previsto ~ esso -non è riuscito a trattenere accanto a sé i , d~e part~ti alleati: il comunista e quello d az10ne. Runasto ultimo sulla posizione da tutti gli altri abbandonata, il Partito S~cialista ha, infine, accettato di partecipare al governo q.i coalizione, ed ha, cosi decidendo bene operato, ancora una volta, per la cau~ della libertà, della democrazia e del socialismo. Ed, infatti, valutando - come d'obbligo - ogni atto ed atteggiamento secondo la conformità o meno ai detti fini - era forse consent~t~ al Partito Socialista di passare alla opposmone, oppure di collaborare de facto nella lotta contro. il comune nemico (nazifascismo) s~nza Fartec1pare al governo? La riposta nega- ~1va s1unponeva, e nella prima, e nella seconda ipotesi. In riguardo alla prima basterà osservare che, in pratica'. collocarsi alla opposizione, n:lla presente contingenza, significava, né più, ne meno, che allearsi con i nazisti e con i neofa~isti, poiché diminuendo, in una qualunque misura, od anche soltanto attenuando, sia moralmente, sia materialmente, lo sforzo bellico d_egli~taliani, si sarebbe, di altrettanto, potenz1at~ 11vero ed unico attuale nemico, il nazifasc~smo, e ,se ne sarebbe prolungata, anèhe se di poco, la miserabile e dannosa esistenza. Il P~rtita Socialista, a niuno secondo, e non da oggi, nella difesa della indipendenza e della libert~ della _Patria, non poteva neppur pre~- dere m considerazione tale obbrobriosa eventualità, affacciata qui a solo scopo polemico nei confronti degli sciocchi faciloni e dei cri~ tici in malafede. Re!ativamente alla seconda ipotesi: non partecipare al governo ma continuare, di fatto, a collaborare nella iotta antinazista: è sufficiente rilevare che la detta equivoca soluzione avrebbe imposto al Partito Soc~~l~ta gli _stessi oneri e le medesime responsabll_1tà degh altri partiti al governo (con i quah avrebbe, ovviamente, dovuto mantenersi in permanente contatto per l'elaborazione dei piani b~llici, per la raccolta dei mezzi, e per l'attuaz10ne dei predisposti disegni), senza, per contro, che il Partito Socialista, rimasto fuor dell'uscio (situazione pur sempre incomoda e non ambita, anche se «morale»), potesse, come e YeJ il diritto e il dovere, dare il suo contributo ad indirizzare e mantenere il governo su una via democratica e verso una meta democratica, concorrendo, cosi, a salvaguardare - oggi per domani - le esigenze popolari di giustizia e di libertà, e a impedire ogni (tutt'altro che immaginario) ritorno sulla scena di ex-fascisti più o meno abilmente camuffati. Oltre a ciò si aggiunga che siffatto equivoco atteggiamento avrebbe, da un lato, favorito una esplosione - probabilmente modesta, ma tuttavia perniciosa - di retorica intransigenza rivoluzionaria, determinante un disorientamento delle forze popolari, mentre l'inamiafibile passaggio alla opposizione di cui alla prima ipotesi, avrebbe prodotta la divisione delle masse lavoratrici, a tutto beneficio del nemico. Concludendo, fa d'uopo riconoscere che la partecipazione al governo, quando il non praticarla avrebbe prodotte le gravi conseguenze sommariamente suindicate, costituiva per il Partito Socialista un dovere imperioso, al quale non poteva sottrarsi, e cui, meritatamente, non si è sottratto. 3. Previsioni sulle conseguenze mediate e immediate della descritta e concretatasi <<unione sacra» tra monarchia - militarismo badogliano - partiti conservatori - democratici e socialcomunisti - non è agevole farne. Auguriamo e confidiamo che la efficacia della lotta antinazista, ovunque, nell'Italia occupata ed in quella non-occupata, sarà notevolmente accresciuta, ed, al proposito, dà affidamento la constatata disciplina delle masse lavoratrici. In quanto al «poi» non siamo pessimisti al pari di un giornale comunista divulgato alla fine dello scorso marzo, il quale scriveva che le forze ancora controllate dalla monarchia e disposte a contribuire alla distruzione del dominio tedesco-fascista avrebbero ottenuto il loro posto di combattimento accanto alle altre, ma che la direzione di tutte le forze avrebbe dovuto essere tenuta dal Comitato di Liberazione Nazionale, senza di che il futuro assetto democratico dell'Italia avrebbe corso il più grave dei pericoli. Noi vediamo le astute e spreDi~ionario A chiarimento di locuzioni politiche menzionate nei principali articoli del giornale pubblicheremo da questo numero in poi brevi spiegazioni delle stesse. Equilibrio delle potenze. Il concetto di opporre nell'Europa continentale due gruppi di potenze di forza approssimativamente eguale in modo da evitare l'egemonia di ciascuno di essi e di assicurare la pace. La conservazione di un tale equilibrio è stato l'obbiettivo tradizionale della politica estera ,britannica, ed il lungo periodo di pace che va dal 1871 al 1914 decorse sotto l'insegna dell'equilibrio tra il gruppo germano-austro-italiano (triplice alleanza) ed il gruppo anglo-franco-russo (triplice intesa). Il piano originale tuttavia era stato di mantenere un equilibrio esclusivamente tra gli stati continentali, mantenendosi la Gran Bretagna in situazione neutrale, tale da poter eventualmente decidere dell'esito di un conflitto in caso di emergenza. Se non che, il rapido aumento della potenza germanica rese necessaria la partecipazione della Gran Bretagna all'uno dei gruppi. Dopo la grande guerra del 1914--1918 venne fatto un tentativo di rinnovare l'equilibrio per mezzo di un prudente appoggio alla Germania quale contropartita dell'egemonia francese, ed allorché la Germania sotto Hitler cominciò a presentare un grado minaccioso di potenza, di ristabilire l'equilibrio all'altro capo mediante un ritorno all'alleanza tra Francia e Russia. Questi sforzi fallirono per quanto riguarda la Russia, e la guerra del 1939 ne fu il risultato. La conservazione dell'equilibrio delle potenze è stata resa difficile soprattutto dalla scomparsa dell'Austria-Ungheria come grande potenza e dall'ambigua politica europea della Russia. Comunque che l'equilibrio tra gruppi - più o meno armati - di potenze, sia la formula migliore per il mantenimento della pace in Europa appare estremamente discutibile. Non vi sarà pace in Europa fintantoché vi saranno gruppi di potenze, od anche semplicemente potenze sovrane con eserciti propri e le cosiddette aspirazioni nazionali, che non sarà mai possibile conciliare. Pace duratura vi potrà essere soltanto allorché l'Europa costituirà un tutto con esercito unico internazionale e con programma economico unitario di tipo internazionale. Sfere d'influenza. Paesi o parti di paesi nei quali stati estranei, pur senza annetterli, desiderano svolgere un'esclusiva influenza. Per esempio la Persia nel 1907 fu divisa in sfera d'influenza britannica e russa: la Mongolia esterna e talune province cinesi del NordOvest sono oggi dichiarate sfera d'influenza russa mentre che il Manciukuo è sfera d'influenza giapponese. La Germania invece aspira come sfera d'influenza al bacino danubiano all'Europa orientale e sud-orientale. ' Guild-Socialismo. Forma britannica di sindacalismo. Il movimento sorse nel 1906 sotto la giudicate manovre, gli occulti maneggi conosciamo della classe plutofascista, ben decisa a salvare sé e tutti, o la maggior parte, dei suoi privilegi, ed il suo dominio economico~politico, mediante il già noto espediente della mimetizzazione politica e dell'incantamento del popolo, salvo - in extremis - lo spregiudicato uso della violenza. Noi sappiamo che la menzionata classe conservatrice e reazionaria, correa di tutte le infamie fasciste, pronta sempre a vendersi e a tradire la Patria, nemica giurata della democrazia popolare, sta assisa nel gabinetto Badoglio, e che essa farà tutto il possibile, con l'astuzia e con la forza, per impedire il temuto avvento di un effettivo regime democratico. Noi prevediamo, particolarmente, che la nefasta classe dei' capitani d'industria e degli amministratori dei «trust» tenterà il prodigio, per seminar discordia tra i partiti popolari e proletari, onde raccoglierne salvezza e vita ancor l40ga e vegeta. Noi scorgiamo, sappiamo e prevediamo quanto sopra, ed altro, e non disconosciamo affatto, specie per l'avvenire, la gravità del pericolo già additato dai comunisti, e che il Partito Socialista Italiano, per sua parte, ha cercato con ogni mezzo e con tenacia, di evitare. Ma, non ostante tutto. ciò, noi siamo certi che i nemici del popolo non prevarranno, né oggi, né domani, se i tre partiti di sinistra resteranno uniti e fedeli ai loro programmi e se - nella coalizione ministeriale - opereranno in armonia di intenti e di sforzi. I ne- . miei del popolo, in ogni caso, non prevarranno, se i lavoratori del pensiero e del braccio si stringeranno compatti sino a formare, sotto il segno della democrazia e del socialismo, un solo granitico blocco. Uniti, e, per ciò, invincibili, politicamente organizzati in un unico, grande partito socialista (una la classe, uno il partito, una !!internazionale), i lavoratori, non appena sarà spento, prossimamente, il rimbombo dell'ultima cannonata, si accingeranno - con l'indomita fede che supera ogni ostacolo e non conosce soste e non teme fatica - alla edificazione, sulle ancor fumanti rovine, della nuova casa, ove, alla fine, e per sempre, albergheranno la pace, il benessere e la libertà. Vale la pena di vivere e di combattere sino all'aurora di quel giorno meraviglioso, e, ormai, non lontano. *** direzione di Penty ed Orage e preconizzò l'avvento di un sistema di corporazioni di tipo me~ dioevale aggiornato alle esigenze moderne. I sindacati avrebbero dovuto essere organizzati in corporazioni ( o ghilde) per impadronirsi ed amministrare le industrie rispettive dopo nazionalizzazione. Ciò differiva dal socialismo di stato nel quale lo stato deve assumere il controllo dell'industria. Nel 1915 la Lega Nazionale delle Ghilde fu costituita ed un gran numero di sindacati aderl al movimento. Nel 1920 fu costituito il Consiglio Nazionale delle Ghilde ed il movimento sembrò destinato a grande successo finché esso si imbarcò in un vasto programma di costruzioni edilizie. Fu costituito un Consiglio Nazionale Edilizio delle Ghilde per la costruzione di stabili, ma in ibreve tempo esso fece fallimento. Questa fu la fine del movimento del Guild-Socialismo, e la Lega fu disciolta nel 1925. Da allora non si è più avuto un movimento di guild-socialismo, ma le idee fondamentali di questo hanno continuato ad influenzare il pensiero socialista inglese, e un sistema economico a base di enti industriali che si autoamministrano sotto la sorveglianza di una condirezione svolta da parte dei sindacati (Trade Unions) appare a molti socialisti come la migliore forma di socializzazione. «Liberare e federare» Scritti di politica, economia e cultuca E' già uscito: OLINDO CORNI SOCIALISMFEODERALISTA Sommario: Lo stato. La questione dello stato. - A proposito della concentrazione dei mezzi di produzione e di scambio. - Le linee fondamen• tali dell'organizzazione economica socialista. - Il sindacato di resistenza. - Sindacato unico. - Riconoscimento giuridico dei sindacati? - Gestione accentrata, autoritaria, di stato, o gestione autonoma, federata, di sindacati-cooperative? - Una ingiustificata pr(lvenzione contro il sindacato-cooperativa di produzione. - Socializza• zione dei mezzi di produzione e di scambio. - Tendenza statalista. - Tendenza federalista. - Tendenza intermedia. «La lunga esperienza di Corni, filtrata da un'in- • telligenza chiara e. disinteressata, del tutto aliena dalla demagogia e dalle pose oratorie, l'aveva condotto ad una concezione realistica e rivoluzio• naria del socialismo, in cui è superato il vecchiq contrasto tra riformismo piccolo-borghese e massimalismo astratto.» Un opuscolo di 40 pag., et. 60 la copia. Inviare ordinazioni alla Casella postale Nr. 213, Zurigo 6. In ZURIGO il ritrovo preferito degli operai e degli antifascisti è il Restaurant Cooperatii,o Mili llirstrasse 36 Redattore:ERICH VALXR, ZURIGO Druck:GENOSSENSCHAFTSDRUCKEREIZORICH

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