Bib • Anno -48• N. 19 I 24 Gcnnoio 1944 • GIORNALE DEL PARTITO SOCIALISTA DI. UNITÀ PROLETARIA Soclali.z.za.zione ? pronuncUJto, ieri oorporativo e 03gi ,ociule, iai tuuo linguasgi.o arùto-- cratico e oggi tutta porlota popola· re. domani. chiu.à, Jors'ond1a blon· qui.Jto. Sempre di /o.scisma. mani• BATTAGLIE Juta.iio~ 1,1io/.cnta e borbaricta ài ,.-, cesa.ri.$mo .J,Cn:a C~re, Di /a· KUmo, verg<>gno d~lla cronoco l • ,a.li.ano e TM.,a:ionc de.Ila civiltà ttr ro~a. SINDACALI N~ll,s " ,,,...m,_ fondamentale l'O" lo o-ea,icne della nuova 1trut· IW"O delrtt.0110111ia i.1aliano .. ,ono ~• echi d• molte utop~ e i truckr Il di pvtt;c;hi• fi/,,,offe riformatri• ci, e v'è Plotone e v'è Napolcoue il piccolo. Ma u" è il ,ocialiJmo, come ,i prttende e .si grida, e cioè la u,/u:ione logica e radi.e.a.le del proM~ma po>lo dalla cri,f copitali· ,eleo? Q"c.sti ientilia.ni non sono ancoro riunti a Kant, e cioè o/fin· teUige.,u.o dtl mondo /enomtttico d.om.i.noto dalla nec.euità e quindi doli.a cawalitò. Scrnno, non Jo$JC. allro che per 1bui,o dire, ciac. lo uorÌ4 ~nomico o, crocianomv11e, lo 11-0r·ia, è f!ll,Un:iolmttua il rùul· la.IO e lo t&prUJione di WUJ lotta di da.ue che solo aptrlamtnte 1,uol• 1mdo1i condu"à a!la 1opprtufone Ml~ ra1ioni che la determinano, e che lo colklboraz.ion.e prtsuppooe lo dùtinz.ione e la vk.inan,a la di• .s,c,uo, mo non A.anno il corog1&0 di O'arne U dovwc con.se1u<nx. Dldai4rano U /ollimMto dd corpo· tath>i3mo, che in re<illà non ha mai fllUlo vita, co.si con/HSando di a· wre àlituito cauef.lre pu la pr~ pa&aÙOII~ di un non ~n30 e di o• u,en, oo,1re1to it proletariato a pie• ,are nella coaci.=ione di un regii· mento poUlko che wa una w.rpe buttmmia. Ma ad un a.u.,rdo un ol.tro iae ,ostìtuÌ.Kono. E ad una ""carta" un•oltra ne a1giungono. non meno priva di co11cre1e:.za 1,1,0ri.c.a e daerta di tieoito morak. Perda~ non sono l,t o:iiende e:h,e a.~n«ono ,ocialiu.atc. ma la loro ge· niorwJ. Il coplta/.ct non vie.ne e,proprioto, ma diva14mente arn,niniW'ato. Il wlariato rim.ao.e e reato lo wrJ,/itarua del loooro al danaro. Proclama del Comitato segreto d'agitazione del Piemonte, della Lombardia e della Liguria • Indi, iduaJi1>mi. L'ia.dLviclu,alisnio è lo Jorw e la debolc::..:.adegli ita· liani. Lo ii utde nell'tsuci10, n~l· le organ.i:::a:io11i sindacali. nelle oSÙ!nde. Da noi - p<!.ru(Jtc, nel po<- u della comrori/ormo per eccel/c,u• i.al - .ti è un po' tum' anarchid. La discipUna iÌ subiscf', mo non ,i ac«tta. La 11ecusità detrobl,edi~u· i.a Ji auv~rle, mo non si protir-fl. L 'orrongian.i i di prammatica. La furberia è scambiato per intclliicu· :a. Il mcneJr•ihUmo è esol1a10 co· me .si1illo di personalità. Anche 11~i moui~nti politici di .sÌlli.stro quf!• 110 indit•iduali.smo onarcoitle e p~r· ni.c.ioso ,i mani/tsta in modi di iw ,oJlcren:a. Tutti ,i 1tntono capi. oo~liono cs.1crt copi. Ne."uno ,a o• spettare, neuuno t..-uolc rimettersi alla maggioranza ln att~.sa di vse· re magiioronw a .sua volta. Le o:ienM oumenteranno il nu.- Mf'T"o dei consi&lin"i. nia 110n per quuco «.ueranrto di opera.re in /un• rione de.I capitale in use inoe11i• 10. A «l'>ve.rnar.,l_a produ::ionc 110n ,_.ò fesi~n:w cotl~uìoo ma l'op• portunità particolare ,i.a pure di~r· ,a,ncnt~ motivota o con.1igliata. Compe1ua10 prima il capitale. i lavoratori potranno partecipare a• 1t. utili di ge.stione. quanto dire otte1M?re un problematico aumento di paio, Ma se utili non ci .sono o pfrchè prelevati dal capo o dai ca· pi in JornwJ (in regime di proprie• 1à privata la riltL"Uione dti cc,,ti è U11 rompicapo c.l&e rlcorda quello della quadroluro del circolo) non l,f!mprd controllabili o ptrc.hii l" al· tività si chiude in ~rdita? Quesia della co,uu/en.u dei loi::orotorl e ddlo loro partecipaz.ion,e aili utili è una novità che 4a uno discret.o barbo. I primi peli spuntarono nel· la teorica dd Robe.ruon. &imp,re ne lraltaro,to i douori dtlla chiua • i po/iJici dello borih~io. E .se.nr pre ne dimo.strarono l'iltu.sion.e &li eco11onais1i di ogni scuoio e di 01ni ·,cnrknu,. Decurtare un utile è ,opprimne lo germlllo::ione e condann.arne lo ,noral.e? limitare un dividendo è onuore la {orma.zion,e del capitai«': e ,col.zare il copitali.Jmo cawo di tutti i moti cAe si de.11uncianol No. non è il COJO di parli/Ire di rivoLusione e tanto mtn.o di u,c.laUsmo, mo di Jtdci,mo. ancora di /tuci$mo. Mmpre di Ja.scism<>. dir.:ersam~nt<e otks,ùato ma non .f1"r:ersamente 0Pl?RAI, Tl?C~ICI, lla'Jl!CATI t Da now~mbrc cl bettlamo ocr •nk1.1• 1arc i1 pone • no, e alle n03tre (ami• ahe. Con 1• nostra comba.tlivitA e la notlu un.ltl\ tbbla.a-. Wopo,ato •trll OCCU· pant.l. t«k'!C'bl e fo..k'ltll e al ~roni, loro alka.ti, qul.lcbc mbc-ra C'ODcn.df> ne e mo1te pro~MC. )la qu<I che , I t .tato formalmente coottaiO « lo ,., ,uok, ora. ac-a•n: e le promcasc falle àOno ai.\ ttatc- dlmcotkatc. (."i hanno C'OD«HO un mi~ro au0,1c-n• to '41ano1e: U.tO i 21A at.ato anonllato dal YCrtlc,no,o aum('nto dd prcul. Ci hanno COD<'CM<> qu.akbe mhtliorlo olimentarc: ma baooo dimc.uato le n• 1lool allil poOQlHionc-, dot aHe OOAII'< famla!lc e ,ul tavolo dc-Ile n06trc e.se c•f mano da tu•n1iarc d1 pnm.a. Ci baooo coD«UO le ,soo e le »o Il• ~f ~;ct!!~/r~:.!lr~~:in:'~:'r~tiil:. roo l'tltn ~, cavllla t, di fatto, oou d f..l dl. nulla o quul. Oove aoao I nuovi mhrlloramt:ntl Ml· l&1lall che do-,·naoo pu:p,an.rc dei prc. test tpttblbtl, ~utl, ai dkcva, e• ,prc-uamcnte dalla Germania P Dove M>no tutti I quintali di burro, d1 oho, d' carnc, d1 patate cl,.D<"Jtl ne, Pom.DChl moulJctta d,clfa.ml1cUntmo • wcrmanc' oo,-c to00 na_ite te prom.c.uc di uslC"Urarc la lranqullllt.ò. dd lavoro toaltco• do le apic fucl.,te dalle o((ic,oc, i pl.c-- chetti tcdNCbl, 11 copnfuoco, Tutto conhoua P<se10 di prima. I f•.• 11.:"IJ:tl,r- i tc<l~bl c1 voirlouo tcnorlr.• un: per tffamv-cl. Nelle offlcloe arTC'• 11•00 I nostri m.ia:lion coc:upe.s01, arrc- ~.-oo cwunQuc ramh:llarl dc, patdocl. :-:ctlc C"arttri w 10,tura bc-alialmcate I prlE:ionlni; dCI prc:tol tnbunall onH• Ila.DO dcllc fudl.a.uonl ln 6Cnc, e mili• ti fucistl e S s. tc-dcsche ,1 abbaode> ntno nelle nostrc: C'ltlà e n<'1 ~trl \'il• l•.li!ln a del mh-Acbt d1 inc:rml cd In• ~Dli c,ttadlnl. All'001bra di qucMI crimini ••1mp.ln1u.aoo 1h IDdw,tdah collabor-uiooistl, e (ud~, e nau.,t1 ra• plnu:o • pii) 000 poao l.AVORATORJ. CITTADJ~II Questo non può duraN:', Oobbloruo a1anciarc: dobbiamo vh·C"tc' Dobbiamo imporre ~I padroni Je noa;tre rivc·o<lka• zioni I Dobbiamo d1fooditrcl dalle rapi• oc e dalle brutalilll tC'<kt<-be ,r- !ucucc. Con le lotte di oo-v<mbtt e di dl«m brc abbiamo otttnuto qualche- C"Onctt- 'K>DC' Coo J.c ouo,c lotte dobl.Harno di. !todcrc- quelle t'OD«U1oui ,trapparnc ddlit ahtt Op,c-u1, tttnlc-1. Impiccati:- dobbiamo cucrc ,olldall COm<" lo fummo le Kl· tìn.ianc -.cor,-c t u,-oraton e l)OC)Ola.zio~ 1lclle città; dobbl,uno formare un tolo frnote te non "Oi'li•mo NK-re i01.an•• ti KIÌ \J.!Ì C'OU vii altri I La't"Of'aJofi del Piemonte, ddlo t.ombardl• e de.Ua u. \!'Una : K'Cod1a.mo io lotta C'Omp,atli c,,l uniti, dsemo aol 11 M't'aalc: • tutti ah Italiani per lo te"atcnamcnto dello ~ pc.ro 1c:ntralc per ottene« : u" ,11,tclvo , ,,~," ... '"'"'o ,,, ,o. Jor1 proporzionato all'aumt:nlato ('OSIO dtlla vita e con pathC'Olarc nruatdo alJ.c catcaor',c p1\) mal PA&•tr U11 f'//tUlt,0 , rtol, o,ot1,,.ro d~U, nulo,if affm,,i.tar1 dd laYOC"DlOn e dd· La p,ooolaiionc, lf('IU.A acssuna n•Hba 1u ~sun• calC'1:0f'la, L'tJ/<UitJO Jl'O:tOm.tnfo dt twllt Jt ,,.o, U/idtt ,-fa COMU••• Manlfca.ùuao, IOSP(ndlamo Il laYOro adoperiamo pa 1t nosuc riYt'adkaiioni e pc_r Pf'O(c,.tarc coot.ro la bnau,lltl e 1c rapine fa.ac1.1te e na:11.1t~I Oktac:io cbiaro e loodo al noetri Pfl• dron1 c'bc <Ml boa dcvono farai sh •· renh dd ncmid ddl:a Patria. che d• ai non dc'+'ODO liccndare I cio•a01 operai che fuclstt e na.chti pr(te:ndoao di tnandarir- a mori« p,r-r la 1oro .-ucna ! l'mP«n•mo. con la fon•, ocnl aJTC• ato d1 ln«al')rl e di patrsotl; (a.«11.mo fin1r,r- rii lcnominiol, arru11 d1 fam.1, llan dt q11antl 11 9000 dati alla m~ chi• e ,i b.attooo pc:T la 1tbcr1.à e l'io• d1pcndent• deUa Patn•' Il giornale socialista illegale che, sfidando la caccia degli sgherri neofascisti e delle truppe tedesche di occupazione, agita nell'Italia centrale e settentrionale gli ideali socialisti e tiene viva la resistenza e la lotta per la liberazione, reca una testata che è cara a tutti i lavoratori italiani, e ben nota anche oltre i confini. Da che il Partito Socialista Italiano ha un suo giornale, da che i lavoratori italiani hanno incominciato ad organizzarsi e a lottare per la loro emancipazione, questo titolo - Avanti! - è l'insegna della loro battaglia di stampa. Esso ha avuto numerosi suoi confratelli con lo stesso nome, in altre lingue, in altri paesi; la storia dell'«Avanti!» si confonde con la storia del movimento della classe lavoratrice. Sono in questi giorni sessantaquattro anni che questa parola di incitamento è apparsa per la prima volta in testa a un foglio socialista. Il 30 aprile 1881 appariva a Imola il primo numero di un settimanale di questo nome, diretto da Andrea Costa, che è troppo noto negli annali del sorgente movimento socialista italiano perché occorra ricordarne la figura e l'opera. Il Partito Socialista Italiano si era ricostituito nel 1895, dopo che il Partito dei lavoratori italiani, fondato nel 1892, aveva assunto al Congresso di Reggio Emilia il nome di Partito Socialista dei lavoratori italiani, ed era stato sciolto nell'ottobre 1894· dal governo reazionario: nel 1896 esso ebbe il suo quotidiano. L' «Avanti!» fu fondato il 25 dicembre di quell'anno, a Roma. La sede ne fu poi trasportata a Milano, ma si ebbe, dal 1917, una speciale edizione romana. L'«Avanti!» fu sempre l'organo ufficiale del Partito Socialista Italiano, come reca la sua testata e stabiliva lo statuto del Partito formulato nel 1900, all'articolo 20. Primo direttore ne fu nominato, nel 1896, Leonida Bissolati. Il giornale seguì fedelmente le direttive del Partito, e passò, a seconda della maggioranza dei congressi, dalla tendenza riformista alla tendenza rivoluzionaria: alla sua direzione Enrico Ferri si alternò a Bissolati. Poi diresse il giornale Claudio Treves; e per breve tempo, - la completezza storica costringe a nominarlo Mussolini: quando, nel 1914, questi fu espulso dal Partito, a dirigere il giornale fu costituito un triumvirato con Serrati, Bacci e Lazzari. Il primo bentosto prevalse, e rimase direttore dell'«Avanti!» per tutta la durata della guerra mondiale, conducendo con coraggio la campagna socialista attraverso i mille ostacoli opposti dalla censura. Il 14 ottobre 1915, l' «Avanti!» riusci a pubblicare e diffondere con uno stratagemma, malgrado il d:ivi_etogoAd oanl notlr.ia d1 .c,·ide N.EH arre. •t.ati, di fudlazioal, di mu,ucri di in, =~~- :r=ri::o.k! (~~~~~~::; qua.ti C"timlnl da quanlt fa..,ciitl. e na. u,tl C'I aoh.ano 60tto mAno I Aiutiamo i patnotl. i porll2laol, le (amiche dcrJI arnstaù dd no.lri eroi ( ck1 nostn martiri; ~, f,l a;acrlficw., DO per no, tutti : per auku,a,-c: il J:M'• nit, la libcrd. e Jtindlpcodcnul 1.AVOl<ATORt JTAl.1A..'11 HI Oobbla.mo a,"ttt fìduda nelle n~tn: fon.e.. li oo,tro n<"mK'O noa ~ fortc: t fel"OC'C pcrcllf ba paurll e 1<1>le arTlva. re la aua fine. C,A N$O Knte va.dli•· re tOlto I rolpl che ri«,-c: ,u tutti I fronti di battoi?lb, ,u quello 60'lk:tko In primo 1u<K;:o. I~ ofr<"o•i.ve lo wioattiaoo da J!tt, d• Ott-n e: da Sud . Che an('be dal froute lntc:r.oo, cbc: anche da ool t1C'C'\a 11 rolPo <'be lo at• tc~!~a!tamo ac:lle officine l Comitali di aaita.&1011c I Fonniamo I<" 1<1uadrc di difC"aa e: dJ IOtta contro k Yt0lctu.c fo.. triste t nui•te I Colk1biamocl con i comitati coutadlai di v,lla.c:1-iol Uni:., mo lu un .ol blocco 1A lotta deti:ll OJ)C-- nl e del còotadni. dc:l lavoratori e dc-- ali ila.Jiaol tutti I Prcp,ariamo lo fCiope. ro lfCDCTa.lt politico, l"in.aurttdon.c n•• Iloo.alc d:1<e d lil.,,c--tt:rt, per ecmprc, daJ "°'lri q::!::~" cblaaua U Comitato Sr. gn::to d'A5.itu.lone per 11 Piemonte. Ja 1ombardla e la LJiturùl cbe •i l: c-oad• t~lto lo Qt\nli ai<)ml ptt c-oord1uar! e d1ril'('re l'•1itutoce pc:T k rlvcnd1No• z.loot opc-nlc e pct ponani alla lotta e :!~ =· le r1vc-ndkulool c:hc noi •~~I k nostre p&rolc d'Ordine I Ot"i•oluate la lottai J.,a .-lttorla aanl. noe.ll• 1 u Comflato s,rrdo 6'A•Ucuk.it1~ Jtl r1,mo..,1,, dilla Lo,nb•rl4 , dtllo Llpirlc. COMPATTEZZA E DISCIPLINA li Comitato Sindaulc di Milano e Provincia: nella ,ua ultima riunì~· ne ha riconlcrm.ata la ~gucnlc Jeh· bcroz.ione: . Pi.sto l'inizio e lo nolge.r,i ~egh uhi01i avvcaimcoti nel campo OJM r•!:~idcrato che gli stcui od lo· ro cvtnwalc ,viluppo richiedono la nl-Oggioro eompatu.ui fra le ma>K: riaf/e.rrnata l'auOluta ~ccusi1à ~• un· unica direttiva che ••a prc-vcnu · ,.amc.oto con«ru1a fra i ,•ari np1>re1Cn1anti dei partili di maua: ~· muni1l•. ,ociaH,u. d.cmocratico cn· 11iano STADILISCE •ll'unanimi1à che ncuun ordine scp:,ra10 t.lcbba C'•k ro impartito e che neleom1 iniziai~· va debba nserc intraJ)ltH ,uu 1J prcvcnti,•o ai:cordo In i membri del Comiu10. Quc.1<, allo 1copo di dorc 1111'.t· zione proletaria quel carallerc di conc-ordc compa.1tuu che •olo cun· lu·isco loru e prNligio all'uionc Mena. Tutti i tiranni sono nostri nemici. • Tutti popoli sono nostri fratelli. JAURES Un di.s.sc11Jo di lieve momento è go11/futo a thldtn:ia. e la tendenza o Jra.=lone, e la /ra:W11e. o partito, Tanti partiti quanti son{) gli itolfo· ni, sembra fs~re l"idcole di c~ti rivolu::iona.ri 'ricc/,i di Olgtttfoouone. P,cprio t..~ro che la esptrien:in non è nta~tra cM a clii la viut, Propri{) vero che il proletariato ha <la Jidare in sè st~uo, nella 1ua /or· sa di coesione, nel .wu 1piri10 di .ocri/icio, n,e/Corgoni::o;ioue poli• tica che u,o 1te.s.so /orma e impo· ne. la /rotrola delle élite, è appun· to u,,a /rottola. Ad operare la rivolu:ione socialista 11011 ,araw10 ; iruppctli; ma l'unità poli11'co delta classe prolttario. • Detramichia. l'Italia <lunque clo· ,.,.ebbe /are un monumento a Mus· &olini. Se il Fuhrrr non avfl.St avu· to Mu.s.soli11ila Jtima cl,.c ha e l'a mic.i::.a'a che dimoslra, poveri italio· ni a quest'ora. E lu favola corre, e lungo la strada s"inços.sa e si iw pOSSQ. SoJJiote via que3ta sciocche.na. Se non ci /oue stato il Ja· $Cl'.smo fltalia sarebbe Jlata mc1lio. Occup,ato, mo il nazi.mio non aureb· be evuto ta111e guide ne.Ila ,ua o- ~ra di 1po1lia::ionc e tante spi.e n..el• la sue a.:ion.e 1,;io/entatriCl. Occu· paio, ma il Jronte dei/i italiani non se~crebbe 1'ncrinoturc. Dtl resto dello neocssità IH-' il 110:i.smo di 1u· sc.itare nei par.si occupati go1~rni clwJ o.bbiano tulle I.e responsabilità e neuu11 diritto, //ider non ha mai fatto mi.stero. Comtatatdo nei libri che Bompiani gli ha pubblicato. e Walter Molino è un illustratore di .scarM>pr~gio ma di molla 1fac· ciataisine. Le tavole che meue ili" ,i~me per la •• Domuiico del Corriere " gli cadranno un tiorno •u la tCJta. AveU? ui.sto quella dei bam• bini strappati brutalmente al ,eno delle madri siciliane ~r es.tue in• vfuti nclfin/t.rno - curioso, in/e,... no freddo - ddla Ro.,ia? Si dirà C"he Molino /a il pittore e non il politico. E dipin1e .su commissione. Ma chi 31ie/o fa farel Da qu.ando il Jq,c./smo lao or1a• niuato la pubblica s-kure.ua. IUIUt le /oue inquadrando ne."4 iuardia ~11"bbli.ca,1a è un continuo rul>Gre. Ma cA, 8«arda la ,ru,,rdia? E cJù pardo lo suardia? E' U ,alito cu• mulo delle cariche. Guardia e ddin· quentc insieme. vernativo, il manifesto lanciato dalla conferenza internazionale socialista di Zimmerwald e l'ordine del giorno di adesione della Direzione del Partito Socialista Italiano: lontano episodio dello spirito di lotta e di fermezza socialista che animò sempre il giornale. Per i fatti di Torino dell'agosto 1917 Serrati fu imprigionato e condannato, ma il congresso del Partito tenuto a Roma nel settembre 1918 gli confermò la direzione del giornale. Più tardi, ne fu direttore Pietro Nenni. A più riprese la sede dell' «Avanti!» fu assalita dalle squadre fasciste, e fu pure validamente difesa dai lavoratori socialisti di Milàno; tra i molti attacchi, attentati e devastazioni, è noto quello che segui immediatamente la formazione del governo fascista. Tuttavia l' «Avanti!» continuò le sue pubblicazioni legali e la sua battaglia sin che potè, sino al 1926. Dopo trent'anni di vita, che erano stati trent'anni di formazione, di ascesa e di lotta del movimento socialista italiano, trent'anni di elevazione ed educazione della classe lavoratrice, il giornale fu soppresso, in forza delle leggi eccezionali ed incostituzionali formulate da quello stesso uomo che, prima del suo tradimento, vi aveva collaborato. Da allora, come molti socialisti e la direzione del Partito, l' «Avanti!» dovette emigrare all'estero, e ne fu ripresa la pubblicazione in Francia e in Svizzera. Dopo che il Partito Socialista Italiano ricompose nell'emigrazione la propria unità, pubblicò a Zurigo e a Parigi «Il nuovo Avanti». Esso ebbe dall'Italia i propri corrispondenti clandestini che contribuirono alla sua redazione; e fu diffuso illegalmente in Italia, ove fu valido e vivo strumento della lotta antifascista. Nell'agosto 1943, subito dopo la caduta di Mussolini, mentre si ricostituiva in Italia il Partito Socialista Italiano di unità proletaria, che richiamava ad unità nel nome del socialismo i gruppi formati e risorti nell'ultimo periodo della lotta contro il fascismo e ridava vita all'organizzazione politica del proletariato socialista, anche l' «Avanti!» riprendeva vita. Ancora vigeva lo stato d'assedio proclamato da Badoglio, e non era consentita né la legale costituzione dei partiti, né la pubblicazione di nuovi giornali: l' «Avanti!» fu pubblicato clandestinamente, in formato ridotto, senza impegno di periodicità, in fatto ogni settimana. Ebbe tuttavia subito larga diffusione: tanto profondo era l'attaccamento dei lavoratori al 1or o giornale, malgrado i lunghi diciassette anni di oppressione, tanto fremente era l'attesa, che l' «Avanti!~ era ambito, ricercato, passato di mano in mano, e letto con avidità e con amore, nonostante i divieti e il pericolo. L'accoglienza che il giornale socialista ricevette tra il popol~ lavoratore fu tra gli spettacoli più commoventi della rinascita, e auspicio certo per l'avvenire. Il primo numero della ripresa fu pubblicato a Milano il 1 ° agosto 1943: numero uno dell'anno 47°, poiché continuava la serie che aveva avuto i suoi inizi nel 1896. Dopo due numeri, il giornale riebbe la sua tradizionale testata, nel caratteristico corsivo legato, col grande punto esclamativo inclinato. Superò presto le 10 000 copie, e coprì senza difficoltà le spei-;e della stampa illegale con le spontanee offerte dei lettori. Confermato dal convegno di Roma del 23-25 agosto organo del Partito, come sempre era stato «Giornale del Partito Socialista», !'«Avanti!» continuò e continua la pubblicazione e la diffusione, malgrado la repro.'!Ssione neofascista seguita all'occupazione tedesca, e la vigilanza e le ricerche accanite dell:;t polizia; superando ogni difficoltà, porta la parola animatrice della resistenza e del socialismo ai lavoratori della città e delle campagne occupate, con puntuale regolarità, ogni settimana oramai da molti mesi. Non mancano i milit;nti, che accorrono a rinforzarne e rinnovarne la redazione, malgrado il rischio mortale e incessante, malgrado le difficoltà e lo.'! fatiche che la stampa clandestina richiede. Si ricorda che alle sue origini l' «Avanti!» si affidò all'abnegazione dei suoi redattori, cui non corrisi;iondeva più di 200 lire mensili, che anche nel lu36 non erano molte; il direttore stesso, allora, non volle percepire di più, e soleva scrunolosamente versare alla sottoscrizione del giornale la differenza che era stata assegnat~ al suo stipendio. Oggi tutto il lavoro del1'«Avanti!» è fatto di solo sacrificio e di dedizione al socialismo: il suoi redattori nulla ricevono per il loro lavoro, se non il rischio dell'arresto, dell'infierire dei neofascisti, e probabilmente della fucilazione; alla compilazione del testo devono spesso aggiungere le fatiche e i pericoli gravissimi della tipografia e dei trasporti, a nulla badando fuorché alla loro fede e alla loro volontà socialista. I tipografi, i distributori, i lettori, sono loro affratellati dallo stesso pericolo incombente, e dalla steRsa dedizione. Un operaio milanese, che venne fucilato come ostaggio dopo l'uccisione del dirigente neofascista Resega, era stato arrestato solo perché trovato in possesso di una :!opia dell' «Avanti!». E tuttavia la pubblicazione dell' «Avanti!» continua regolarmente, con non rallentata frequenza e non diminuita intensità. Oggi se ne pubblicano cinque edizioni, in Lombardia, nel Piemonte, nel Veneto, nell'Emilia, nell'Italia centrale; l'edizione lombarda è giunta, essa sola, alle ventimila copie. L'«Avanti!», giunto al suo 48° anno, attraverso tante alterne e dure vicende, con la stessa fede e lo stesso vigore, continua e continuerà a tenere alta la luce del socialismo fino alla sua vittoria. La sua storia e la sua vita sono un segno sicuro della forza e dell'avvenire del socialismo in Italia. Vino nuo-vo in otri nuo-vi Moralismo e moralità Ogni volta che si parla dei valori morali attivi nell'attuale rinascita socialista, un equivoco grave dev'essere subito eliminato: il sospetto del moralismo. Il moralismo, questo dev'essere subito chiarito, non ha nulla da fare con la moralità. La moralità sgorga dal più intimo dell'essere: s'impone all'uomo come esigenza della propria natura, come coscienza del proprio va-- lore, della propria dignità. La moralità è bisogno vitale di obbedire alla propria intima verità, alla propria umanità, alla propria vocazione. I gradi della moralità possono variare secondo i paesi, il tempo, le classi sociali, ma l'essenza della moralità è in fondo sempre la stessa: volontà di ciò che nell'uomo è di più umano, bisogno di libertà, di onestà, di fraternità. Il moralismo invece è sempre astratto ed esteriore: è l'imposizione all'uomo di norme formulate da un'autorità secondo un ideale di perfezione talvolta nobilissimo, ma in contrasto con la natura e le possibilità umane. La diffidenza di molti socialisti verso le chiacchiere moraleggianti è giustificatissima; ma riguarda il moralismo e non la moralità. La moralità non si può riegare in nome di una dottrina realista, poiché è parte integrante della realtà. Ignorare nell'uomo il bisogno di moralità significherebbe ignorare buona parte dell'uomo. Il m<'ralismo invece è arbitrario, è offesa della natura umana, è tirannia. Moralismo inumano si è rivelato il misticismo razziale e nazionalista promosso dal f ascismo. L'ideale f asdsta è l'esaltazione di alcune qualità secondarie e access01·iedell'uomo a scapito della sua natura più profonda. Noi compiangiamo sinceramente i fascisti devoti e puri che hanno sacrificato la vita per il loro ideale, ma il sacrificio più nobile non basta a santificare un ideale inumano. Il criterio per giudicare un ideale non può essere dato dall'entusiasmo e dai sacrifici ch'esso è capace di suscitare, e neppure dal successo. Non si può servire fino al sacrificio supremo la propria umanità per offendere quella degli altri. Umanità meravigliosa del popolo italiano . Han chiesto ad una contadina perché ha aiutato nella fuga alcuni prigionieri croati. Essa ignorava la nazionalità dei prigionieri, essa ignora dove si trovi la Croazia, esse non sa dire se è uno stato alleato o in guerra con lo stato italiano, e, a dire la santa verità, questi particolari neppure l'interessano. - Ma perché dunque li hai aiutati? - Come, verché? Ma non sono anch'essi figli di madre? (Cosi abbiamo rivelato il segreto della nostra fiducia nell' rivvenire dell'Italia; vi è molta disperazione nel nostro paese, molta miseria, molto odio, una classe politica infetta di opportunismo fino al midollo, una classe intellettuale scettica e cinica, una chiesa prevalentemente atea, ma vi sono anche vovere contadine che si privano del necessario per alimentare prigionieri in fuga e lo fanno «perché anch'essi sono figli di madre».) Di questa natura è la moralità socialista. Può esservi però, va da sé, anche un moralismo socialista, falso e arbitrario come tutti i moralismi, allo stesso modo come vi sono vaghe e nebulose ideologie socialiste; può esservi cioè 1tn tentativo di f onnulare un «nobile» ideale morale per la sublimazione delle «rozze» aspirazioni politiche dei proletari. Di essenza moralistica, ad esempio, è stata tutta l'opera di Ilenri De Man; di essenza moralistica sono le velleità riformatrici delle cBrrenti neo-socialiste che ogni tanto qua e là affiorano. Questi tentativi non hanno contribuito in nulla all'attuale rinascita morale del movimento socialista. Un movimento socialista non può rinnovarsi che dal di dentro; esso ha in sé la sorgente della propria moralità. La crisi socialista nata dal prevalere della ragione di stato e dell'empirica amministrazione non poteva essere supera ta con qualche formuletta più o meno intellettuale, con qualche esortazione sentimentale o sermone moraleggiante, né con la sostituzione di un programma «materialista, con un programma «idealista». La rinascita è avvenuta nel modo oscuro, impercettibile e imprevisto come cli solito questi fatti avvengono. Lo spirito soffia dove vuole e può soffiare anche in un movimento socialista. Di colpo, certe verità appaiono evidenti. Adesso si cavisce che quello di cui il socialismo aveva bisogno non era una nuova giustificazione, ma un nuovo contatto con la vivente realtà dalla quale esso attinge la sua forza. Il socialismo si è rinnovato nella persecuzione, nel carcere, nelle isole di confino, nella cospirazione. Il socialismo, come noi tutti ora l'intendiamo, non è più unicamente un fatto dell'ordine politico ed economico (se non fosse che questo non sorpasserebbe i limiti «borghesi»).; è un bisogno improrogabile di umana convivenza, è un'angosciosa preoccupazione della sorte dell'uomo, è una necessità, una ricerca, un appello fraterno all'uomo, è l'affermazione della superiorità dell'uomo sulle forze oscure ed inumane del denaro, delle armi, delle diff erenze nazionali e razziali. In questa concezione del socialismo l'esigenza morale è costitutiva e fondamentale e non più tardivo corollario per i discorsi a fine di banchetto. Questo ricuperato senso della tragica serietà della nostra lotta deve rimanere il centro di ogni nostro proposito. Ma questo ricuperato senso della responsabilità che a noi incombe per la salvezza del genere umano, il nostro umanismo, non è in contrasto col nostro «classismo». Certo, noi non pretendiamo che i proletari siano più uomini degU altri; noi sappiamo che i proletari sono uomini di carne e ossa come gli altri; ma la condizione del pro- -letariato nel mondo moderno contiene in sé i germi capaci di rigenerare la decadente società moderna; diciamo: la condizione del proletariato, indipendentemente dalla psicologia individuale dei proletari. Il socialismo moderno resta legato alla sorte del proletariato. I proletari sono nel socialismo quello che gli infermi, i lazzari, gli atf amati della suburra erano nelle catacombe cristiane: la materia prima. Il socialismo può rinunziare alle pregiudiziali ideologiche, può tollerare nel suo seno teorie e pensieri socialisti diversi, ma non può, senza rinnegare sé stesso, separarsi dalla classe proletaria. Aderire al socialismo significa rifiutare l'attuale ordinamento della società e participare al moto di emancipazione umana di cui la classe proletaria nel mondo moderno è la forza motrice fondamentale; significa, se si appartiene alla classe borghese, disertare la propt·ia classe e andare col proletariato; in una parola: cambiare vita, «convertirsi». «Una Società in decadenza si trasforma e torna a fiorire quando il suo elemento più umile e doloroso è riconosciuto e onorato come un valore.» AVVISO Il presente numero dell'Avvenire dei Lavoratori esce eccezionalmente in 6 pagine. Con questo il giornale ricupera le pagine perdute per avere iniziato le sue pubblicazioni non, come era autorizzato, ai primi di gennaio, ma alla fine di detto mese. La redazione. Red I tt or I : Dr. WERNERSTOCICERZ,urigo; PIERRE BRABERl,auaanne;ELMOPATOCCHBI,elllnzona DN~: BENOSSENSCHAFTSDRUCICEREZIORICN •
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