L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXV - n. 3 - 11 febbraio 1944

I problemi della democrazia • ID Riproduciamo altri documenti arrivatici dall'Italia sul pensiero dei socialisti perché li consideriamo un notevole contributo alla chiarificazione del problema politico del dopo- • guerra. L'esigenza di un ripensamento profondo e spregiudicato di tutte le premesse del programma socialista tradizionale sembra molto diffusa nelle file del Partito Socialista di Unità Proletaria; essa è chiesta anzittutto dai giovani, dagli elementi ex repubblicani ed ex comunisti; non è eccessivo affermare che l'avvenire del socialismo è strettamente legato alla realizzazione di questa esigenza. Ripetiamo quello che abbiamo già dichiarato nel numero precedente, e cioè: ufficialmente il P. S. U. P. non ha ancora avuto la possibilità materiale di pronunziarsi in materia a causa dell'illegalità in cui è tuttavia costretto. L'essenza rivoluzionaria del socialismo «Noi consideriamo di trovarci storicamente dinnanzi al compito diretto della costruzione del socialismo. Non perché l'immediato domani debba proprio costituire per l'Italia necessariamente una congiuntura rivoluzionaria, ma perché, la dove è rovinata l'economia liberale ed è stata cosi profondamente compromessa la struttura sociale dello stato, incombe di promuovere oramai le no s tre soluzioni fondata sulla gestione collettiva delle attività produttive. In questo senso noi riteniamo impossibile a sostenere le posizioni riformistiche e gradualiste d'un tempo. • L'evoluzione dell'ultimo quarto di secolo ha recato il socialismo sul terreno delle realizzazioni ed è cosi che noi consideriamo che la rivoluzione sia oggi all'ordine del giorno. Non perché si debba insorgere a tutte le ore, ma perché i prodromi immediati della rivoluzione sono già nel tumultuoso rivolgimento che si compie nel mondo ed ha per sue manifestazioni crisi economiche, lotte civili, guerre senza precedenti per la loro portata. In questo senso sentiamo il bisogno di riaffermare l'essenza rivoluzionaria del socialismo. A fondo di questo rivolgimento, pur nella complicazione che presenta, noi ritroviamo le chiare determinanti di una lotta di classe che si sviluppa fuori delle proporzioni conosciute nel passato e fuori dell'ambito nazionale, arrivando alla sua fase storica finale. Essa affaccia alla rivoluzione non più come causa esclusiva del proletariato, ma come a problema di sopravvivenza per la civiltà. Cessa la rivoluzione di incorporare interessi particolari di classe, per presentarsi come supremo interesse della comunità. La politica rivoluzionaria tende di conseguenza a formule mature e integrali di libertà. Ma fino al compimento della rivoluzione, fino a che non si trovi abbattuto l'ultimo ostacolo e vinta l'ultima resistenza, fino a quel momento la forza viva nel moto che ci porta innanzi sarà la classe che sola ha nella propria condizione di esistenza la ragione imperativa e ineliminabile della lotta, il proletario, che subisce lo sfruttamento capitalistico senza mediazioni che possano disporlo a transazioni di sorta. In questo senso intendiamo di confermare l'essenza classista del socialismo. Ciò che ci induce a promuovere una azione socialista indipendente accanto al comunismo militante non è una pregiudiziale democratica come la pongono i "democratici,,. Noi lo riconosciamo apertamente. La critica marxista alle libertà borghesi rimane fondamentale, ed acquista attualità nuova dinnanzi alla irreparabile decadenza del parlamentarismo. Nessuno più pensa che possano essere espressive della volontà popolare forme di suffragio che vogliono spiccare il cittadino sotto profilo politico in una purezza che è ingannevole ed irreale. La libertà è per noi condizione civile d'esistenza, ossia valorizzazione delle capacità e garanzia data alla loro esplicazione sotto forma fondamentalmente di autonomia. Rifiutiamo la critica liberale, secondo la quale sarebbe radicato nel sistema socialista e manifestazione necessaria di esso lo statalismo burocratico e il centralismo autoritario. Li consideriamo al contrario deviazioni di una fase di passaggio, di una esperienza che non è pervenuta ancor'a a maturità, eredità morta del sistema borghese. E' insito infatti in una economia sottratta a interessi particolaristici e gestita nell'interesse della collettività il criterio di elevare al massimo il rendimento individuale, e questo può ottenersi solo promuovendo la selezione, favorendo l'iniziativa, potenziando al massimo le autonomie.» Smobilitazione dello Stato «La rivoluzione, come i socialisti l'intendono, non consisterà nel sostituire i gerarchi fascisti con dei compagni o degli antifascisti. La nostra rivoluzione non è riassunta dalla famosa formula: "levati du di lì, che ci voglio star io.,, La nostra avversione allo stato totalitario fascista si fondava sulla constatazione ch'esso soffocava la società italiana; le stato italiano resterebbe uno stato reazionario se la nostra rivoluzione lo conservasse qual'è oggi, limitandosi a sostituire il personale in camicia nera con un personale in camicia rossa. Noi vogliamo invece una radicale smobilitazione dello stato, per poter distruggere fino all'ultimo residuo le funzioni ed i poteri totalitari ed "autarchici,, e per distruggere la macchina del regime e del partito fascista. Il che significa nello stesso tempo: assicurare le basi di un regime libero, cioè interamente e positivamente democratico e quanto più si possa conforme alle esigenze della giustizia sociale. Il nuovo statuto politico ed economico dell'Italia sarà naturalmente elaborato e promulgato da rappresentanti regolarmente eletti da suffragio universale, esteso più tardi anche alle donne. Ma fin d'ora i socialisti devono definire alcuni tratti dominanti del nuovo ordine di cose che essi cercheranno di fare approvare dalla maggioranza attiva della nazione. Un'Italia libera e sicura non può esistere che nel quadro di un'Europa essa pure pacificata e tutta ordinata secondo i principi della più larga democr~zia. L'unità dell'Europa, sotto forma di salda federazione, è ormai riconosciuta indispensabile, e non solo dai socialisti, per poco che si vogliano impedire nuove stragi come le due guerre mondiali di questo secolo. E neppure la ricostruzione economica, il ritorno a condizioni civili di esistenza, la scomparsa delle rovine morali e materiali dei flagelli accumulati dalle tirannidi totalitarie e poi dalla guerra si possono immaginare senza una stretta cooperazione durevole di tutti gli abitanti del nostro continente, compresa la Russia. L'attiva partecipazione a questa unione dei popoli europei e quindi la creazione di un comune governo superiore agli Stati nazionali dev'essere la principale direttiva della politica estera dell'Italia liberata. E dev'essere una direttiva da proclamare subito, rivolgendoci fin da ora ai popoli europei oppressi e ai popoli delle Nazioni Unite; una direttiva sulla quale dovrà strenuamente battersi la delegazione italiana alla conferenza della pace. Non dovrà essere un mo"tivo retorico per l'eloquenza dei banchetti democratici; ma una direttiva che determini tutto l'orientamento della politica quotidiana dell'antifascismo. Liquidare la sovranità nazionale assoluta e l'autarchia si può solo sul piano europeo. La democrazia, dopo l'esperienza dei colpi di stato totalitari, non potrà riaffermarsi se non a patto che i diritti dell'uomo e del cittadino siano garantiti in modo molto più reale di quanto sembrasse sufficiente nelle costituzioni di tipo tradizionale. Il principale pericolo che possa minacciare la libertà degli uomini e la pace, proviene dall'accentramento di mezzi potenti di costrizione, e quindi di oppressione, sia nelle mani di una oligarchia economica, sia in quelle della burocrazia statale. La classe dei grossi capitalisti e finanzieri - massima paladina e massima profittatrice dello Stato fascista - dovrà essere soppressa e la sua ricostituzione dovrà essere impedita. Ma ciò non basta. Occorre che alla potenza dello Stato moderno vengano posti limiti non solo iscritti nei testi costituzionali, ma materialmente efficienti. Di qui l' esigenza di una seconda, duplice smobilit a z i o n e d e 11 ' a p p a r a t o s t a t a 1e nei rapporti internazionali e nei rapporti interni. Le ripetizioni giovano: 1° I mezzi di schiacciare l'individuo e le libere associazioni di individui devono essere tolti. Ciò significa che gli attributi della "sovranità,, non dovranno più essere esclusivo monopolio dello Stato nazionale. Al disopra di esso si dovrà erigere una organizzazione sovranazionale - per es. l'assemblea e gli organi esecutivi della federazione europea - e questa istituzione dovrà disporre di forze adeguate per esercitare sanzioni immediate, e non di pura forma, contro uno Stato che mettesse in pericolo la pace e introducesse un regime incompatibile con la libertà e l'eguaglianza di tutti gli uomini. 2° Un secondo limite alla strapotenza dello Stato dovrà essere assicurato all'interno, mediante il rafforzamento di tutti gli enti autonomi, le associazioni di ogni genere (politiche, BibliotecaGino Bianco economiche, sindacali, cooperative, mutualistiche, culturali, ecc.), gli enti e gruppi locali, ai quali saranno deferite e trasferite molte funzioni di utilità sociali. Il generale disarmo toglierà allo Stato la disposizione delle enormi somme sprecate per la fabbricazione di armi e la possibilità pure di usare degli uomini sottoposti alla disciplina della caserma per opprimere i cittadini. I servizi di polizia dovranno essere ridotti al minimo indispensabile e quanto più possibile decentrati e controllati da magistrati e consigli eletti dal popolo. La libertà assoluta, non solo di circolazione, ma di immigrazione e di emigrazione, come pure il riconoscimento agli stranieri degli stessi diritti di cui fruiranno gli italiani, sono norme la cui necessità nel futuro Stato democratico s'intende da sè. La massima libertà di coscienza e di espressione pubblica del pensiero sotto tutte le forme è un diritto essenziale sul quale non è pensabile che vi possa essere discussione. Ma sarà lecita - soprattutto nei primi tempi - una distinzione fra la libertà di emettere e diffondere opinioni e certe forme di propaganda le quali, anzi che fare appello alla ragione, tentono a corrompere ed a istupidire l'uomo con malsane suggestioni. Cosi come generalmente sono bandite certe pratiche superstiziose nocive alla salute fisica e mentale dell'uomo, e viene represso lo spaccio di stupefacenti, dovranno essere proibiti i tentativi di ripristinare "sagre,, e "riti,, fascisti o qualsiasi manifestazione che imitasse, per esaltarne il significato feroce, le marcie e manovre di squadre e di formazioni militari in genere. Conseguentemente, sanzioni punitive non solo contro chiunque intralci l'esercizio del diritto di espressione del pensiero, ma altresi contro chi tenti di prevalersene a danno delle libertà. Dal concetto stesso della democrazia come abbiamo cercato illustrarlo deriva anche la rigida laicità dello Stato italiano di domani, nel senso di una separazione assoluta di esso da qualsiasi istituzione confessionale. Parimenti l'insegnamento di tutti i gradi dovrà essere impartito ad esclusione di qualsiasi dogma religioso e propaganda di parte e servire la verità della scienza strumento di nuove conquiste dell'intelligenza e di costante eleva-· zione umana.» Consultazione popolare «La futura consultazione popolare sembra diventata per molti il tocca-sana di tutti i nostri mali. Ad ogni problema, ad ogni discussione, essi rispondono candidamente: A questo provvederà la futura consultazione popolare. La Costituente è in questo caso ridotta a panacea. In realtà, la futura consultazione popolare può essere una cosa molto seria o un inganno, l'inizio di una nuova epoca o la continuazione dell'antica camorra, secondo come essa sarà preparata e affrontata dai partiti popolari. Il noto piano politico di Badoglio ("partiti antifascisti e i loro giornali saranno proibiti fino al termine della guerra e le nuove elezioni saranno indette tre mesi dopo la fine delle ostilità,,) nella sua ingenuità tradiva il proposito dei conservatori italiani di condurre il popolo alle urne elettorali senza dar tempo ai partiti di sinistra di riorganizzarsi e di svolgere il necessario lavoro di chiarificazione politica. In quelle condizioni la consultazione popolare sarebbe cosi sincera come i famosi plebisciti fascisti. La Costituente, come noi la concepiamo, è un avvenimento politico del tutto diverso. Affinché la Costituente sia libera, è indispensabile ch'essa sia l'espressione di un popolo libero. La libertà non è dunque un regalo da chiedere alla Costituente, ma la Costituente è un regalo della libertà. Affinché la futura consultazione popolare non sia un inganno, è indispensabile che siano realizzate p r e v e n - t i v a m e n t e un certo numero di conquiste rivoluzionari.e liberatrici dell'opinione publica; è indispensabile che la stampa, la radio, la letteratura, il cinema, il teatro, siano sottratti all'influenza reazionaria e trasformati in strumenti efficaci d'educazione libertaria del popolo; è indispensabile che le banche, i monopoli privati, la grande proprietà fondiaria siano già sotto il controllo delle organizzazioni proletarie; è indispensabile che l'apparato di repressione dello stato (la polizia politica, l'esercito, la magistratura) sia epurato dagli elementi fascisti. Le p aro 1e democratiche e socialiste avranno una presa molto superficiale sulla coscienza del popolo, se i f a t ti re a 1i che determinano la sua coscienza, che la frenano, che la deformano (la miseria, la paura del licenziamento, il regime di fabrica, i debiti, le ipoteche, ecc.) restano quelli di prima. Una Costituente è un fatto progressivo se è nominata da un popolo in marcia.» Italia Contro i liquidatori «E' indispensabile smentire nel modo più energico le voci secondo le quali Tizio o Caio stia preparando la fusione del partito socialista col partito comunista. Anche se queste voci avessero un qualche fondamento, il fattaccio si ridurrebbe alla liquidazione sollecita cli Tizio o di Caio e alla loro entrata individuale nel movimento comunista. La grande maggioranza dei socialisti italiani è per un'azione unitaria coi comunisti e col partito d'azione, ma è fieramente avversa ad ogni fusione. Dai comunisti ci separa la concezione del socialismo, il modo di concepire la tattica del partito proletario, la struttura interna del partito, e quel che più conta: il costume politico. I comunisti si sono dichiarati per la democrazia, per l'unità nazionale, per la collaborazione antifascista, quando ne hanno ricevuto l'ordine perentorio; essi saranno nuovamente per la dittatura, per la teoria del social-fascismo, per la scissione, ecc. quando riceveranno l'ordine contrario. Ci fa piacere che essi siano ora cosi arrendevoli e fervidi fautori della collaborazione, ma la nostra soddisfazione sarebbe ben superiore se essi vi fossero arrivati per convinzione. Noi non possiamo legare il nostro atteggiamente futuro alle vicende imprevedibili della politica estera russa. L'atteggiamento del partito socialista italiano è un affare che riguarda soltanto i socialisti ·e i lavoratori italiani, e nessun altro. Se dunque nel nostro partito, approfittando della confusione creatasi dopo il 25 luglio, si è infiltrato qualche comÙnista mascherato da socialista, noi lo consigliamo, in nome della coerenza e dell'onestà, di andarsene individualmente là dove le sue preferenze lo attirano. Nel partito socialista non c'è posto che per i socialisti. Liquidato questo equivoco, i nostri rapporti coi comunisti potranno essere ottimi.» Lettere «Cari compagni della Redazione, il tono generale del vostro primo numero mi ha sorpreso e fortemente interessato. Finalmente si esce fuori dall'antifascismo generico e si affrontano i problemi con mentalità fresca e spregiudicata ... Vostro L. F. (Lugano).» «Ho letto i due opuscoli (Gorni e Rosselli) e non so dirvi con quanto profitto. Perfino nella veste esteriore c'è quell'accuratezza e gusto che dimostrano che nel movimento socialista non è più di moda la sguaiataggine. Insomma si può essere proletari e puliti. In quanto al contenuto ho una quantità di spiegazioni, chiarimenti, informazioni da chiedervi, ma lo farò a voce. Gorni e Rosselli sono morti? Essi sono più vivi e vivificanti di molti ciarlatani che si credono vivi perché mangiano e digeriscono, ma che spiritualmente non sono ancora nati ... Tuo P. G. (Bellinzona).» «Quello che più mi soddisfa nei vostri stampati è la sintesi di socialismo e libertà. Devo dirti la verità? Se avessi letto in Italia scritti simili avrei aderito al partito socialista; ma da noi, almeno nella mia provincia, si aveva l'impressione che i socialisti fossero al rimorchio degli stalinisti, e allora, capirai, mi decisi per il partito d'azione ... Vostro A. F. (Campo).» «Dopo aver letto le tue cose nessuno ha più il diritto di stabilire una equazione: socialismo è uguale centralismo, statalismo, burocratismo. Mi meraviglia che uno che firma un Italiano abbia ripetuto questa sciocchezza in un articolo, d'altre parte interessante, apparso nell'ultimo numero della rivista Aufbau di Zurigo. Il socialismo statolatra è un m a n n e q u i n molto comodo per quelli che vogliono spiegare la loro diserzione dal movimento operaio. Ad ogni modo, andate avanti sulla via che avete preso! Anche per il nostro partito vale il dilemma: rinnovarsi o perire ... Tuo compagno F. T. (Dal Campo).» e AI COLLABORATORI Invitiamo gli amici che desiderano collaborare al nostro quindicinale di attenersi ai Cemi: origine e natura di questa guerra ricostruzione dell'Internazionale, unità eu~opea, auto-governo popolare nell'economia e nella politica (federalismo). La periodicità del nostro giornale e la limitazione impostaci nel numero delle pagine ci impediscono di occuparci di molte altre questioni pure importanti. I primi numeri, come i lettori constateranno hanno un carattere strettamente programmatic~ e documentario; da ciò alcune ripetizioni e forse una certa monotonia, ma non è del tutto superfluo che certi chiodi siano battuti e ribattuti. Redattori: Dr. WERNERSTOCKER,Zurigo; PIERRE GRABERL, ausanne;ELMOPATOCCHI,Bellinzona Druck: GENOSSENSCHAFTSDRUCKEREI Z0RICH

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