L'Avvenire dei Lavoratori - anno XXXV - n. 3 - 11 febbraio 1944

Una didtiarazione dei tre partiti di sinistra sentanti dei partiti. II Comitato Militare eserciterà collegialmente le sue funzioni di direzione e di controllo; là dove esso intenda affidare ad altri parte delle proprie funzioni di comando, questi deve essere in ogni caso una personalità politica, tale da riscuotere eguale fiducia e realizzare l'attiva collaborazione dei tre partiti di sinistra. Affidare il comando delle forze operanti ai generali badogliani, contraddicendo la linea politica dei tre partiti, disorienterebbe le forze in essi inquadrate e rischierebbe di estraniarle alla lotta. La seguente dichiarazione è stata firmala dai tre partiti di sinistra il 12 dicembre 1943 e costituisce un fatto di notevole importanza politica. Come è noto, il Comitato di Liberazione Nazionale raggruppa sei partiti politici (la Ricostruzione Liberale, i democratici cristiani, il partito d'azione, il partito socialista, il partito comunista e il gruppetto della Democrazia del Lavoro di Ivanoe Bonomi); accanto a questi è sorto un fronte unico repubblicano socialista al quale aderiscono il partito repubblicano di recente ricostituito, il movimento cristiano sociale e un gruppo socialista rivoluzionario d'incerta denominazione; infine si è in questi ultimi tempi affermato un nuovo Partito Comunista d'Italia in aperto contrasto con l'esistente Partito Comunista Italiano. E' probabile che lo schieramento dei partiti antifascisti subirà ancora molte oscillazioni; ma a nostro modo di vedere la dichiarazione del 12 dicembre firmata dal partito d'azione, dal partilo socialista e dal partito comunista italiano può avere una efficacia duratura perché i tre partiti si appoggiano sulle classi e i ceti la cui alleanza può servire di fondamento alla futura repubblica sociale italiana. E' infatti tempo di non considerare più gli accordi tra i partiti secondo l' antiquato angolo visuale del compromesso parlamentare, ma nella prospettiva rivoluzionaria clel nuovo Stato e della nuova società che bisognerà ricostruire dopo avere sbarazzato il terreno da ogni residuo fascista. Se l'accordo tra i partiti operai e il partito d'azione diventerà sempre più profondo e concreto, l'Italia potrà salvarsi da una nuova dittatura. In previsione della cessazione dei normali collegamenti tra Roma e il resto dell'Italia ancora occupata dai tedeschi, le Direzioni dei tre partiti ritengono opportuno fissare insieme alcune direttive fondamentali ai loro compagni che saranno fra poco chiamati a sostenere da soli il peso e la responsabilità sia dell'azione armata contro l'invasore sia della lotta politica : restando inteso che, per conservare unità di indirizzo e di azione, tutti i collegamenti e i rapporti che oggi gravitano su Roma, dovranno, dopo la liberazione della capitale, gravitare su Milano. 1 ° Cosi nella stampa di partito come nella condotta politica in seno ai locali C. N. L. deve essere mantenuta la più ferma e radicale intransigenza nei riguardi della monarchia e di Badoglio. La società. fascista è crollata non il 25 Luglio, ma, trascinando nella sua rovina il Paese, 1'8 settembre. Quel crollo deve essere irrevocabile; intorno ad istituzioni ed a uomini rappresentativi del passato non può costruirsi un avvenire. La collaborazione, ai fini della lotta contro i tedeschi, con le forze politiche e sociali espresse dai partiti di destra, si attua nella costituzione e nel funziona.mento dei C. N. L., ma non deve in alcun modo sconfinare in collaborazione con la monarchia e con Badoglio. Unione nazionale sotto l'insegna del C. N. L. si, unione nazionale sotto l'insegna della monarchia e di Badoglio no. Questa linea politica deve essere mantenuta con la maggiore fermezza: non devono consentirsi ordini del giorno di C. N. L. che possano nell'interpretazione non disinteressata delle forze di destra e di certa stampa internazionale, dar luogo ad equivoci. La battaglia politica che i tre partiti han condotto e si apprestano a condurre a Roma, non troverebbe altrimenti il necessario sostegno nell'azione degli organi periferici. Sia ben chiaro che nella vittoria contro la monarchia stà la premessa di quella trasformazione democratica della società italiana che i tre partiti di sinistra - ciascuno con la sua ideologia e con il suo programma - vogliono realizzare; e che se fosse consentito alla monarchia ed alle forze reazionarie di ricrearsi con il rovesciamento del fronte militare una verginità politica, la sorte delle forze democratiche in Italia sarebbe segnata. rendeva impossibile la concorrenza dei cereali d'oltre oceano. Per la grande proprietà terriera non c'era altra via di salvezza, poiché l'abbandono della coltivazione non redditizia dei cereali e la coltivazione di altri prodotti agricoli richiedenti una maggiore quantità di mano d'opera avrebbe imposto il frazionamento della grande proprietà. Contro le proteste dei consumatori tedeschi i grandi proprietari ricorsero sempre all'argomento patriottico: in caso di guerra la Germania deve poter contare sull'autarchia alimentare. II pericolo di guerra divenne cosi per la grande proprietà terriera tedesca un bisogno vitale. In un lavoro collettivo di un gruppo di socialisti tedeschi dedicato all'economia della nuova Europa tutto ciò è documentato in un linguaggio molto persuasivo, quello delle cifre. La documentazione non è meno ricca per ciò che riguarda le premesse economiche dell'orientamento imperialista dell'industria pesante tedesca. Si tratta 2° L'intervento delle grandi masse popolari nella guerra partigiana e nella resistenza attiva all'occupante è decisivo per assicurare alle forze democratiche la direzione della guerra di liberazione e la loro decisiva influenza nella vita politica italiana: grazie a questa direzione il popolo italiano parteciperà attivamente accanto alle forze alleate alla cacciata dei tedeschi. L'azione militare và quindi condotta con estrema energia e in tutte le sue forme contro i tedeschi come contro i fascisti. La possibilità di rappresaglie deve essere naturalmente tenuta in conto dai dirigenti locali che dovranno, caso per caso, proporzionare il rischio di una operazione al suo rendi.mento. Ma essa non deve paralizzare l'azione contro l'invasore. Nelle città occupate i tedeschi devono sentirsi in un'atmosfera non solo di ostilità, ma di agguato e di attuale pericolo. La tensione che ripetuti colpi di mano eseguiti contro le truppe ed i mezzi del nemico determineranno tra l'esercito occupante e la popolazione, isolerà moralmente ed individuerà i traditori: il collaborazionismo fra i fascisti e i tedeschi non può svilupparsi in un'atmosfera di guerra tra tedeschi e popolazione italiana. Lo sviluppo dell'azione armata contro i tedeschi ed i fascisti non richiede necessariamente, per le caratteristiche stesse di una lotta che non è fatta di attacchi frontali, ma di ardite operazioni di squadre, unità di comando operativo; ma richiede bensi coordinamento dei mezzi e delle iniziative, anche ai fini dell'impiego di forze non inquadrate nei partiti. Ora il coordinamento - ed a maggiore ragione il comando - deve essere sempre del C. N. L. che lo eserciterà per mezzo del proprio Comitato Militare composto anch'esso dei rappre3° La intesa politica tra i tre partiti non deve essere solo affermata, deve essere praticata. L'azione comune, politica e militare, deve svilupparsi attraverso il frequente e cordiale contatto personale tra i dirigenti locali dei tre partiti. Eventuali divergenze, quando non possano essere composte localmente con reciproca buona volontà, siano portate all'esame delle Direzioni dei tre partiti perché queste provvedano tra di loro a dirimerle. In particolare ogni riunione del C. N. L. cosi in sede politica, come in sede militare, sia preceduta da una riunione riservata fra i rappresentanti dei tre partiti di sinistra; cosi che questi presentino sempre alla riunione del C. N. L. una linea di condotta uniforme. Si ricordi sempre che ogni frizione tra i tre partiti di sinistra è un punto guadagnato dalle forze reazionarie, e che nella cooperazione tra i tre partiti di sinistra, non solo affermata, ripetesi, ma volonterosamente e concretamente pratica, è e sarà il fondamento della ricostruzione democratica dell'Italia. 11 dicembre 1943. Il Comitat.o esecutivo del Partit.o d'azione. Il Comitat.o esecutivo del Partit.o socialista cli unità proletaria. Il Comitat.o esecutivo del Partit.o comunista.. Sul significato del federalismo Riproduciamo dall'annuario 1944 «La Svizzera» della Nuova Società Elvetica, alcuni brani caratteristici di un saggio del Dr. Werner Kiigi, libero docente nell'università di Zurigo. I lettori vi troveranno un'esposizione intelligente del punto di vista democratico. Le riserve socialiste ad un tale punto di vista sono perciò le medesime che verso la democrazia formale. Soltanto approfondendo il concetto delle istituzioni politiche nella ricerca del loro concreto contenuto sociale, è possibile spiegarsi la loro vita storica, la loro~ nascita e la loro decadenza, come pure la diversa e spesso opposta portata della stessa forma politica nella misura in cui varia il suo contenuto. Allo stesso modo dunque come è legittimo parlare di una democrazia borghese o formale e di una democrazia socialista o vera, noi distinguiamo il federalismo dal cantonalismo il federalismo misoneista e conservatore dal federalismo rivoluzionario che è l'organizzazione dell'autogoverno locale come conclusione di un' avvenuta rivoluzione. Su questi concetti, che sono alla base della nostra concezione del socialismo e della democrazia, avremo spesso occasione di tornare. «La Svizzera sarà federalista o non sarà.~ I nostri più profondi pensatori e più grandi statisti, hanno sempre sottolineato questa legge fondamentale immutata del nostro sistema statale. Ai suoi tempi molto si parlò di questa "costante,,, ma la pratica quotidiana si acconciò di rado con la teoria. Certamente ci è stata sempre una vigilante opposizione federalista e a più riprese la maggioranza popolare ha dovuto mantenere nei giusti limiti l'impeto di un centralismo invadente. Ma la posizione negativa riguardò piuttosto la misura che la tendenza di questi tentativi. E cosi queste decisioni popolari non rappresentarono delle dighe, che imprimono al fiume una nuova direzione, ma piuttosto delle chiuse che rallentano e moderano si il corso della corrente, ma al tempo stesso la indfrizzano, con più sicurezza, nel letto prestabilito, verso lo sbocco. Per l'ottimistico credo progressista, che influenzò grandemente anche il nostro sviluppo politico, questo sbocco, in modo aperto o nascosto, non era che lo Stato unitario. Norma e misura di tutta la politica costituzionale fu però la "razionalizzazione,, che per molti è l'equivalente di "unitarismo,, e centralismo. Le potenti accentrazioni verificatesi nella maggior parte degli stati europei, sembravano confermare la ripetuta tesi della ineluttabilità di questo sviluppo. Cosi la politica costituzionale svizzera fu per lunghi decenni fortemente influenzata da questa concezione. Si è più volte, anche nel nostro paese, esaltato questo sviluppo verso il centralismo e l'unitarismo. Questa tendenza si palesa va in modo chiaro in tutte queste rappresentazioni. Questa la constatazione che dobbiano fare anche prescindendo dal valore che le si voglia attribuire. Ma in un'epoca in cui si riconosceva abbastanza di buona voglia "la forza normativa del reale,, questa tendenza di ieri diveniva norma del domani, nonché direttiva della politica costituzionale. Ci si inchinava davanti a quanto si considerava inderogabile. Si considerava, anche da noi, lo Stato Federalista come una semplice tappa di transizione verso lo Stato Unitario. Ma al tempo stesso ci furono, in ogni tempo, dei federalisti che restarono fedeli al significato permanente del federalismo, ed anche nel popolo restò, malgrado tutto, viva la concezione che lo stato federalista da noi non rappresentasse una forma transitoria e barattabile, sibbene una forma di vita predestinataci. Oggi ci si presenta di nuovo il problema del federalismo. Non solo ci necessita un chiaro orientamento per liquidare il centralismo impostoci dalla guerra - tale "smobilitazione,, solo in ben pochi dei casi significa un puro e semplice ritorno al passato -, ma anche per i grandi compiti nuovi che ci porrà il dopoguerra e per i quali dobbiamo saper trovare soluzioni nel senso e nello spirito dello Stato Federalista. * II nostra federalismo s'è svegliato a nuova vita proprio in un momento in cui, di fronte allo sviluppo antitetico in Europa verso la potenza centralizzata, sembrava non gli dovesse esser riservato alcun avvenire. La Svizzera venne a trovarsi quasi arretrata, in mezzo di fatti conosciuti, ma siccome sono spesso dimenticati, bisogna pure ogni tanto rievocarli. Ad ogni modo è impossibile trascurarli proprio quando si parla di smantellamento delle sovranità nazionali e di unità europea. I nazionalismi stanno conducendo l'Europa e il mondo alla rovina, essi sono all'origine delle guerre e della miseria; ma vi sono dei gruppi di privilegiati i quali s'impinguano in tanto orrore. TI nazionalismo non è una malattia mentale, o, per essere più precisi, non è solo una malattia mentale; dietro di esso ci sono interessi formidabili che considerano l'unità europea, nel quadro di un'organizzazione internazionale dei popoli, come la loro condanna a morte. Se vogliamo uscire dalle frasi generiche e affrontare i problemi del dopoguerra nella loro concretezza, è lempo di esaminare queste premesse elementari. Qui può verificarsi il primo contributo efficace dei socialisti alla discussione sull'unità europea. 1 agli Stati unitari centralizzati. Anzi dallo scoppio della guerra il nostro piccolo stato federalistico sembrò rappresentare un vero anacronismo in mezzo alla rigidezza dell'ordinamento nuovo del grande spazio. In questo periodo che fu per noi periodo di conservazione - e lo è ancora! - abbiamo ricercato una comprensione più approfondita delle idee federalistiche. Questa conoscenza ci ha, da una parte, dimostrato chiaramente come il federalismo sia per davvero la costituzione data e richiesta dalla natura per la Svizzera e significhi la "costante,, Bib1oteca inoBianco inderogabile della nostra politica statale. Ed abbiamo potuto anche constatare come la centralizzazione e l'unitarietà da noi, anche lasciando da parte quanto ci è stato imposto dalla guerra, abbia raggiunto una proporzione minacciosa: Questa conoscenza ci ha ricondotti, d'altra parte, più vicino aJ significato ed al valore eticamente più profondo della comunità federalistica. II federalismo è di più ed altra cosa che il mero riconosci.mento di una essenza naturale. II federalismo è anche qualche cosa di differente che uno speciale modo di spartizione delle attribuzioni generali nello stato federale, ed il federalismo infine è anche tutt'altra cosa che semplice negazione e critica del centralismo e dell'unitarismo, quale potè sembrare nel periodo della centralizzazione progressiva. II federalismo è un principio fondamentale di comunità libera, significa il riconoscimento del multiforme entro i confini dell'unità. La politica federalista è una politica che cerca di ricondurre alla misura umana le comunità statali. II federalismo, e non l'individualismo, rappresenta la vera antitesi del collettivismo. II federalismo è, nel suo spirito ideale, non individualista ma personalista. Dietro il suo riconosci.mento dei diritti delle comunità ristrette, stà non solo la condanna dell'onnipotenza del collettivo, ma anche il riconosci.mento del diritto e della dignità della personalità umana. Il federalismo è la grande protesta contro l'eliminazione dell'uomo e della comunità ristretta per opera del "mostro,, rappresentato dallo stato centralizzato e totalitario. La unità. massiccia dello Stato di Leviatan, la brutale statizzazione dell'uomo non sono che l'unità della coercizione. L'unità federalista deve essere invece un'unità della libera unione sul terreno del diritto. * Non solo la vita individuale e il diritto dell'autodecisione dei membri, ma anche il diritto dei singoli, trovano nello stato federalista un asilo più sicuro che nello stato unitario centralizzato. Ed anche questo è più che provato. TI grande stato che all'esterno persegue la politica della grande potenza deve foggiare anche la politica interna in questo senso e aumenta cosi il rischio che i singoli diventino semplici mezzi per un fine. Di più bisogna tener conto del grave fenomeno del livellamento dovuto alla centralizzazione, traverso la limitazione e lo scioglimento delle federazioni intermedie - cioè nel senso più lato delle istituzioni federaliste. - E sono queste esistenze sradicate che si lasciarono strappare quasi senza resistenza la libertà e i diritti, come è accaduto qua e là in quest'ultimi anni. La linfa vitale del piccolo stato è la libertà : da una parte la libertà del cittadino nei confronti dello stato, e cioè la libertà individuale, e dall'altra la libertà del cittadino nello stato, cioè le. libertà civica. Questa libertà dei cittadini trova nel campo più ristretto, che vien fornito dalla forma federalista, un terreno più solido. I rapporti sono concepibili per i cittadini ed è più verosimile che ciascuno conosca i concittadini che deve eleggere. Il significato della libertà e il suo corollario indispensabile, il senso della responsabilità, resterà più vivo quando la comunità è più ristretta e più concreta. Una politica costituzionale lungimirante non deve ignorare quanto sopra, anzi averlo sempre presente ad ogni nuova centralizzazione. E' fuori dubbio che l'uomo in un ambiente più ristretto, nel quale si trova faccia a faccia col suo concittadino, debba acquistare maggiormente il senso della responsabilità che negli stati più estesi, centralizzati, dove tutto diviene anonimo. L'esperienza comprova infine che in una comunità, cui tocca trovare i mezzi necessari, sia più regolata l'economia delle spese, che là dove le finanze vengano attinte a grandi fonti centrali. Nella corsa alle sovvenzioni dalla cassa centrale finisce col divenire quasi una virtù il reclamare maggiori necessità. II piccolo spazio federalistico non è solamente il vero elemento vitale per la libertà, ma nella struttura federale risiede anche una garanzia fattiva di protezione legale. Ciò diviene ancor più evidente se ricorriamo ad esempi contrapposti. Fu solo perchè mancarono le dighe federaliste che il potere autoritario riuscì cosi facilmente a prender piede nella sfera giuridica dei singoli e fu solo perchè erano stati eliminati i contrappesi federalisti che il cittadino potè cosi facilmente essere privato dai suoi diritti politici. L'unità federativa non è solamente una garanzia contro l'arbitrio dei membri - dittatori in sedicesimo fecero la loro apparizione anche sul suolo elvetico - ma anche un mezzo decisivo per la moderazione dei poteri centrali. La suddivisione federalistica dei poteri rappresenta un controllo e una remora del potere federale e con ciò una protezione non solo del diritto dei cantoni, ma anche dei diritti dei singoli cittadini. Il fatto che la garanzia costituzionale ha trovato più salda radice negli stati federativi, comprova la affinità tra il federalismo e lo stato del diritto.

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