1 Qualcchiferasullamando'o_peirnaRussia In primo luogo credo che sia di utilità il far sapere che secondo il censimento provvisorio del dicembre 1926 la popolazione russa risullaYa di 145 milioni. Dello ciò non ritengo necessario diltmgarmi in parole inutili, perciò entrerò subilo nel merito di quanto mi sono ripromesso di far sapere. .l\sanli la guerra, e precisamente nel 1913, i lavoratori salariali erano in Lulla la Rus5ia 11.200.000. Messo questo punto di partenza ritengo inutile sçguirc gli anni 1914 al 1917, anni di piena guerra, come pure il 1918-21, anni piuttoslo lnmu1tuari per la necessilà •d 1 ello stabilirsi del nuovo regime rivoluzionario. I dati che possono a,-ere un certo inlere~e principiano dal 19~.t-. Salariati occupati nelle indusl rie ed agricoltura nel 191.3 operai e impiegali Grande e media indm,tria 2.'776.000 Piccola indusl ria 850.000 Arte edile 500.000 Iruduslria trasporti 975.000 Commercio 510.000 Impiego pubblicò (Stato, Comuni ccc.) Agricoltura Totale 2.579.000 3.000.000 N. 11.200.000 Nel 1913 e cioè sollo il regime zarista., tanto .\ salariali dell' industria quanto quelli nell'agricoltura dipendevano quasi esclu5ivamenle (salvo gli impiegati pubblici) da imprese private che av('.!vano il quasi assoluto monopolio delresercizio e prop_rielà delle industrie, commerci edl agricoltura. Colla rivoluzione del 1917 anche il regime induslriale ed agricolo si è andato fortemente modificandosi Nel 1922-23 i lavoralori salariali erano ridotti a soltanto 6.636.000, poi hanno gradatamente principialo l'ascensione, e troviamo che nel 192324 erano salili a 7.330.000 e nel 1~- 25 constatiamo un nuovo aumento con 8.260.000, così pure nel 1925-26 . con 9.808.000, il che rappresentava 1'87,5 o/e cli fronte al 1913, c. nel 192627 si calcola che si raggiunga un effettivo di 10.318.000. il che rapprescnlerehbe il 92 ~;o di fronte al 1913. Come vediamo da queste cifre, e5-5e ci riaffermano che la siluazione economico-industriale va gradatamente migliorando, sia pLu·e a passo mare-alo. E~ ora vediamo un poco in una forma detlagliata l'ass0rbimento i11 ogni inclusi ria dei salariali. Salariali occupali nelle industrie ed agricoltura nel 1926-27 operai e Grande e media indusl ria Piccola industria Arte edile Industria trasporli Commercio [mpiego pubblico (Stalo, Comuni ccc.) Agricoltura impiegali 2.862.000 1.819.000 560.000 1.294.000 1.l00.000 2.G8:rnoo 1.785.000 Totale N. 12.103.000 nel senso che gran parte delle indu- $lrle sono divenute o monopolio cli Stato oppure date in esercizio a cooperative che si sono a tal uopo appositamente costituite, e che funzionano sollo la rigi.(!iatulela e controllo dello Stato stesso. Perciò vediamo come sono. secondo il più recente censimenlo, occupati i salariati, e 5otlo quali imp1·ese da1u10 la loro attività-lavoro. Salai iati nelle industrie di Stato, Cooperative e impre. e privale ,nel 1926-2': industrie statali Cooperative Impr. priv. Grande e media industria 2.685.000 114.000 63.000 Piiccola industria 30.000 150.000 1.639.000 Arte edile 501.000 22.000 37.000 Industria trasporti 1.137.000 157.000 'Commercio 217.000 326.000 f>57.000 Impiego pubbtico 2.683.000 Agricoltura 138.000 87.000 1.560.000 ------ ---- ---- Totale N. 7.391.000 699.000 4.013.000 Come vediamo da questa 'operazione nella quale sono inclu5i anc,he gli impiegati pubblici, ma che in verità non ci dovrebbero essere essendo tale impiego in ogni paese monopolio assoluto dello Stato, delle Provincie o Governatorati e dei Comuni. Perciò sarà meglio che noi li leviamo perchè cosi avremo la cifra esalta, dei salariali che con il nuovo regime sono pa:,:>ali aalla dipendenza della proprietà privala, alla proprietà collettiva, quali sono in parte le iP.duslrie slalali e le cooperative. Lcvan1do i salariali dell'impiego prlvato noi abbiamo 4.'708.0000 salariali che lavo1·ano in aziende di Staio i quali uniti a quelli che larnrano in aziende cooperaliYe danno 5.407.000 salarfali non più dipendenti da imprese prirntc. di fronte a 4.013.000 salariali i quali sono ancora dipendenti da imprese private. Come vediamo la modificazione è slala abbastanza con:,idercYole, se non ancora tolalc, nel campo 1d\ell'in.- dustria, del commercio e dell'agricoltura. Nella ag.ricollura vi è stata specialmente quasi una radicale modifìcazion e di p-roprielà. Nel 1913 la propriclà terriera era in Russia raggruppala nelle mani di pochi individui, i quali la affittavano a terzi ohe poi essi non la lavoraYano ma che riaffittaYano ad altri, che essi pure ripeleYano lo ste5so gioco del riaffitto e cosi per 4 ed anche 5 volle. Ecc:o la ragione del perchè le statistiche ci clicono che nel 1913 i salariati nella agricollura assommavano a 3 milioni. Dopo la rivoluzione la terra venne confiscata ·dlaJloStato il quale la suddivise in piccoli lotti e la diede in proprietà aj contadini che prima erano degli obbligali nelle azien~e agricole private. _1~e di".enn~ p~rc1ò che il numero de1 proprietari cli terra si è considerevolmente aumentato. Così pure dica.si d1 l11;tli gl_i adldetti alla acrric:oltura, propr1etan e salariali e~cc.,i quali sono salili nell'an.- 110 1926-27 a 61.201.000. Ma nel mentre sono di molto aumentati i propiielari di terra, sono fortemente diminuiti i salariali dell'agricoltura, non pe1:chè sono sl~ti in. grra:n1parte assorbJl.1_n~lla propne:, tà cioè che da salariati siano pa5sati p;oprietari, ma perch_è esse~do _la proprietà della terra ndolla 1n piccoli appezzamenti vi è. m_eno neces-- sità di occupare i saJanat1, ~aslando in grand~ parl~ ~r. la relativa lav?- razione, 1 fam1ghan che hanno m proprietà la te1:ra. Ne ~onsegue per- 'cjò che il salanalo agricolo non potend·o più trovare occupazione nell'agricollura, emigra dal paese d'origine ve1·50 le cillà ed i cenlri industriali. La emigrazione del salarialo agricolo si è fatta in quesli ultimi anni molto intensiva. La rivista « L'Economia Socialista • calcola che i salariali agricoli che emigrano dai luoghi d'origine ai centri industriali in cerca di lavoro sia stabile che stagionale. si agg1n ini.orno ad un mi!lone per ogni anno. Questa emigrazione va crean<lo nei centri indusl.i-iali una forte disponibilità di mano ,ck'oper-a(clisoccupazione). Il giornale Pravda, organo ufficiale del governo soviellisla della Russia, scrive, che al 1 maggio 1927 i disoccupati erano salili in Russia ad 1.428.000 di fronte ad 1.070.000 che erano al 1 ottobre 1926. Come vediamo la disoccupazione è in un numero abbastanza preoccnpanle. Aggiunge il citalo giornale, che fra i clisoccupali, gli organizzali che erano al 1 ollobre 1926 in numero di 258.000, perciò il 25 o/o di tutta la massa disoccupata, al 1 maggio 1927 erano salili a 772.000, il che rappresenta il 49 % della massa disoccupata. Nel mese scorso il goYerno per tentare di portare un sollievo alle disagiate condizioni economiche !d'ella massa disoccupata. ha stanziato la somma di 80.600.000 rubli, perciò una quota per ogni disoccupato di 56,50 rnbli. Le due principali ragioni o cause di questa continua disoccupazione vanno ricercate, p1·imo: nel continuo oslacolamento in riflesso ai rapporti diplomalici, della esportazione dei manufalli, ma principalmente delle materie greggie; seC'onJdlo:nella troppo lenta industrializzazione dello sfruttamento del suolo e del sottosuolo. L'una e l'altra. delle due questi•oni o cause sono indissolubilmente legate assieme. La risoluzione di una deve portare come consegt1enza loaica l'immediata ri5oluzione dell'al- o , tra. Concludendo, mi voglio riportare alle orimc cifre che rappresentano la potenzialità indusl.riale eidl a~ric~- la in rapporto al numero degli abitanti. Abbiamo dello che i salariali nel campo industriale sono 10.675.000, che aggiunti ai 61.201.000 che_ s<:m~ proprietari di ten_-a, loro_ fam1ghan e salariali agricoli, troviamo una occttpazione comples,siYa n~ due campi di 70.(½)1.000 persone, m con,- fronto ai 145 milioni che compongono lo Stato russo. B. 10 eca Gino Bianco L'.\ VVEN fRE DEL L\ VOHATOHE -------·------------ L'appello della 1 ' Concentrazione,, -alle forze popolari antifasciste (Tl7'AD f'.'l f ! I..\ VOH.\ TOIU ! Occorre ancora prospellare a voi il quadro miserando della esperien;;a {ascista? Quale vergogna e quale {al/imenio di tulle le ma/ concepite spernn;;è! Nell'ordine politico. è la tirannia: la tirannia che non si inorpella più con delle frasi; la tirannia che ha paura del![! sua ombra stessa e per !{1 paura in{erocisce e con l'in{erocire aumenta le ragioni cl<'llapanra perche aumenta il nwnl'ro delle viitiml'. degli umiliati, degli off e5·i. I popoli europei guardano alloniti a questa ins/aura;;ione del più c1(po meclioeuo, quanclo i clirilli della persona non esistevano; non esistevano guarentigie e l'arbitrio feudale era tutto. Il capo del governo si vanta u{fìcialmente e solennemente di avere obbaltuto è seppellito lo Statuto del Regno. Non ci sono più partiti. non c'è più stampa. non c'è più autonomia di r:omuni. non c'e più dignità di esercizio delle professioni liberali. Dappertutto lo spionoqgio. il terrore e la co1:l'Llzione. I cilladini non osQJ1opiù parlare cli politica tra di loro, nella tema costante cli un orecchio indiscreto o di una vencletla o di u11ricallo. Es.si sanno come lavorano i giudici ciel tribunale asservili. tremebondi per il loro pane. Nello stesso unico partilo dominante, il ierrore e il servilismo si diffondono: i tesserali non .' ono che le cariatidi cle5linale C! reggere sull'ali o della_ piramide le gerarchie dei più uiolenli. clei più sfrontati. dei più cinici profìltator'i. Tutto riposa sulla milizia mercenaria. che costa ai contribuenti italiani centinaia cli milioni all'anno. Nell'ordine spirituale, l'Italia entra nell'ombra. Dove non c'è garn di pentiero libero, si {a la tenebra. La scuola non è più la pale. frri delle giovani intelligenze che si adde ·/ rano a trovare sè stesse e la propria via: ma una precaserma per la fabbrica di schiavi. che baciano la verga che li colpisce. I pro{essori sono po~ veri servitori incaricati di insegnare ciò che non credono: lo loro .indagine criiica ha un limi/e (isso. l'interesse clel regime; il loro magis1ero non è che l'apologia della men;;ogna. una triviale adulazione della clillatw·a e del clillalor<>. li clericalismo, restituito in {orza peggio che ai i.empi dei Borboni e clel/'A11stria, mena la danza della superstizione spettacolosa, soff ocanle, abbrutente; dJimesso ogni pudore. si vanta di vendere la religione alla tirannia per puntellarla e per tirarne più laute prebende per le alle gerarcfìie ecclesiastiche. Il mite San Francesco di Assisi, al serv.izio di Caligola e di Eliogabalo, ha mutato il suo saio austero nella camicia nera degli assas. sini del popolo. Nell'ordine sindacale, il famoso Stato _corporativo si rivela ogni giorno più per quello cne è: una camicia di forza infilala sul proletariato per reprimere ogni movimento di di{esa dei salari. La Magislralura del lavoro ha esordito al servizio degli agrcu-i sanzionando la più ,sfacciaia truffa conlrat/uale sulle mercedi dei mondarisi. Insipienza e {ollìa. E' lutto l'ecli{ìcio economico-finanziario eretto sistematicamente sul sacrificio delle masse, che minaccia rovina. La violenta riduzione de.l tenore di vita 11a essicando la ragione della produzione per l'interno mentre le difese del protezionismo all'estero, provocato dalle stupide millanterie di conquista, chiudono gli sbocchi della nostra produzione al di là delle frontiere. Il colpo di grazia è stato dato dalla caotica politica monetaria, inflazionista. prima, nella concezione favolosa cl, una conquista imperiale dei mercati, poi improvvisamente ultrade{la:ionista. per vanesio puntiglio di subita rivalorizzazione della lira. La tirannia non può avere un r>icmoorganico, obbiettivamente ispiralo a grandi interessi collettivi; essa si muove, sempre empiricamente. per vacui motivi di prestigio personale. i quali essa colloca nei finì più contraddilorii e disparati. Alla resa dei conti, le fabbriche si chiudono; gli operai sono sul lastrico, gli agricoltori strillano contro la caduta dei prez;;i, i con. sumatori non se ne accorgono ostinanclo8i gli indici a mostrare che la vita in Italia è più cara che m tutti i paesi cl"Europa. L'arbitrio ha disorganizuito ogni cosa. L'abi•.so si apre sollo il nostro Paese. E il regime fascista. che è il più costoso e dilapidatore. che a guardia della galera italiana deve tenere :i00.000 poli:iotti. militi e funzionari del partito. ve lo precipita. Ecco il bilancio f ascisla. Gli istituti, i celi. le c!assi che favorirono l'avvento fascista, possono constatare i frulli della loro opera scellerata e ciecamente partigiana. Le stesse classi borghesi assistono, impotenti, allo smantellamento di quel regime liberale-economico che in lutto il mondo è ancora il .{ondamenlo del sistema capitalistico di produzione. senza che nulla gli venga sostituito di serio e di organico. Le classi borghesi accumulano le responsabilità del regime stolidamente {avorilo; ad esse va la colpa del disastro a cui pervengono le mani{esta:ioni con~ tradillorie del più assoluto arbitrio personale. /11tto (ìero della sua onnipotenza impotente. ' La monarchia'traditrice ed abdicataria alla dittatura è oggi di [atto decaduta e non attende altra sorte che di essere cacciala via, o dal fascismo stesso, una volta che come fece dei pw·titi a cui si appoggiò per salire. non sappia più che farne. o dall'antifascismo. L'llalia. per colpa del fascismo, è sull'orlo della guerra oi~ile: la rivolta è nei cuori, domani sarà nei fatti, perchè il popolo italiano non può accettare di inabissarsi nella schiavitù neppure se questa gli potesse offrire doppia razione di pane mentre in realtà il pane glielo dime;;za. Della divisa borbonica: • Feste, farina e forca•, lo Stato {ascista ha soppresso solo il termine di mez;;o. CITTADINI! LA.VORATORI ! Troppo han duralo il danno e la vergogna! Tempo è di muovere alla riscossa. La Concenlra;;ione anti{ascista vi lancia il suo appello di fede e di speraJUa. Scuotete l'ignavia; scuotete il panico paralizzatore. La immagina;;ione mossa dalla paura ingigantisce le {orze del nemico .. i\tla la {orza grande. unica, veramente onnipotente, è ancora e sempre in voi. Il popolo è insieme il diritto e la forza. In piedi per la difesa. della vostra dignità e del vostro pane! Tn piedi per la difesa dei percossi. dei persegui/ali, dei carcerati, dei deporlaii! In piedi per la carità di voi e cieli'Italia/ La parola d'ordine è: VIA lf., FASCISMO! Il grido di raccolta è: VIVA LA LIBERTA'J Oggi la Concentra;;ione a/T erma che solo sulle rovine del fascismo si delinea l'opera necessaria di concordia per la ricostituzione economica, politica, spirituale e morale clel nostro paese. Non abbiamo nessuna vendetta da compiere. Abbiamo tutte le giusti;;ie da ristabilire. Il primo atto sarà quello di inlegrare il popolo in tutti i suoi diiritti sovrani, per giudicare tutti i responsabili della lunga tirannia obbrobriosa; per darsi le istituzioni più sicure a guarent'irci contro il suo ritorno e più con{ acenti als110spirito e ai suoi bisogni. dopo le 11llime tremende esperien::e. 1W ITALIANI! Un popolo non può rinun;;icv·e alla libertà senza spcv•ire nell' ignominia. Che vale gemere in solitudii~e sop~·a. la libe1:tà _pe_rduta? Vale insorgere, combattere, con una 1n{less1b1levolonta d1 vmcera. Alla lottai Il nodo scorsoio non si scioglie da sè solo ... VIA IL FASCISMO! V IV A LA LJBERT A' ! VIVA LA COSTITUENTE! IL COMITATO CEl~TRALE DELLA CONCENTRAZIONE. Lanzichenecchi Filrn dall'anno V dell' éra fascista Sd O'ra sentiamo un po' cosa dice queslo uomo di Slatc. E' il signor Savoy, pres(denle d€Jl Governo d;,J Can!o:i.e di F'.Ili.bourg, e depuialo a Berna. Egli dice che à an:ia'.o in Italia e che vide b campaigna coltivata ammirabilmente, ohe alla Camera dei Dei:;uta,ti d ouce ha pror.unciato ;n quel g!o,mo un pcderoso discorso pohLico-programmati.- co <l ura I o circa due ore e ohe ebbe la cc,s1anza, in lutto quEil tempo, nè di 1-•rendere un sors.o d'acqua, nè di fare una pisoia:a e neppure di prend0re fiato, come pure vi.de 1e truJ:<pe bene equipaggiait.e, forti e ben c.:>manclate, come purn l' ordi.:ie r~a sovrano, perchè il treno cli lusso che lo portò a Roma arrivò quasi i.at o:raIILo. ìE con qu~S'la roba il sigr.or Savoy vuol darci ad intendere che egÌJ ha. visto molto bene l' UaEa alLU'a•le,e perciò s: sente in di.ritto di dire bene e. del!le bande assassine e del loro capo ri<:o.no• sciuto e .ben amato. No, signor Savoy, r Italia non è ii, l' 1Halia non sono le orde che assaltano, ·bastonano, U1cendiano, assassinano, ma l'Italia è ne!hle officine, nelle ma-s,s..,che suda.no e sono oltre che mal paga-te, p.ruva,te d'ogiti elementare libt<rlà, nei campi dove i coniadmi ~veno ancora faticare -sotto la sferza del ran.dello del fascista; J' Itali a sono .i 400 ntila e più disoocupati ohe non hanno i:;are n.è per essi nè •pe.r j loro innorenL: bambini; l',It.a,lia rvera, me lo creda, ncn è quella che ha visto lei, ma quella che io molto bene conosco, non è fascista, non può essere fascista. Essa morde il freno, ma non tarderà a giungere ~1 g:orno de{ila sua ri.scossa. Quel ,giorno, si,.gno.rSavoy, dO'Yl'à ,i:.er forza 01prire gli occhi e ricredersi cli quanto ora ha sorilto, E per lei faccio punto. -oTo>h chi .si :rivede! Il signor Gustavo Hervé, il ten,ibile rivoluzionario francese dell'ante-guerra, predicalcre instancabile del,!'antimib larismo, propu)!na lor e della sommossa di piazza ad ogni cader di foglia. Questo bel tomo ,di anbimilitaris!:a d1venne poj paladino della guerr:,, e ad ogni /PTanzo si mangiava dieci.ne di porci :tedeschi. Ora è divenla'.o simpa,tizzante del fascismo italiano, ed in un a1 !Jcolo di questi giorni intitolaito: « Non wccale rit~! ,, rivolto al Governo di F.rancia, dice ohe esso deve lasciare in pace l'Ila.lia, e ohe i giornaili cartelbsl.i di Francia non si accor,gono ohe annoiando Mussolini, urlano i nervi di lutla l'Ilalia. ,Ma sa,pele che è un bel buffone quest-o pa,gliac.cio d'un Hervé! Peccalo che iJ circo dei signori F rate1lini, che tania simpatia ,go·dono nel popolo •parigino, non abbia bisogno d'un l::uffone di tale stampo! Essi fa.reb~ro di certo una buona conquista, a,nche iperchè .il signor Hervè, cltre che ad avere la giacca che as5vmi;!h all'iri:le, ha una faccia ca,pac2 1~r il riso, per il sogghigno e per fare !l'uomo feroce, come pure è dotaito ci'una voce da lupanare. Come \·ecEamo, J.e quai!Jtà p~scr1lle non mai11cano. Ùrchererno cli raccomandanlo. Così avrà, oltre la paga di lanzichenecco, anche quella piu cncraia di buffone. Che magnifico esempla.r:: è qu,,;slo signor Gli.stav.o Hervè! -0tE tanto p~r finiirc vj a.:ro, se am.cora n-0n lo sape'.e, che ii Go'Ven:o italiano h.a pubblicato un regio decreto-legge ohe dichia.ra iJ simbolo del fascio 1,;,ltorio emblema dello Sta lo. Vedrete che seguirà un altro decreto ili quale dirà che sul!a ban.diera italiana deve essere scsti'.uito allo s!cmm1 dei Savoia, quello del fascio, ed un altro gioa-no ancora un nuovo decreto ohe stabUirà le modaJ!.ità di v.ita, di en.Lrata e di ,uscita dal palazzo, e del modo cli JYest.irsi e cli mangiare, ecc., ecc., di Vittorino dei Saivcaa. E se ancor •più. vi piace, un aLlro nuovo decreto che stabilirà ~l passaggio della corona reaJe dalila grossa zucca ,di ViHorio a queUa ovale di Mussolini. E con oiò il pre-sbigio, 1'a.utorilà, jJ simbolo vivente della patriia sono compie' amente salvi. Come è buffa ia vita negli alli ranghi de.1l'HaJ:ia aJEuale! D.i tutt.o ciò il popolo ride sollo i baffi, e for,gi.a in si.lenz.io le sue armi perchè in un domani prosS<imo possa trawolgere baracca e buraltiru. Quel giorno sarà a'l'lcc,ra il più bel deor,elo che si possa imma.gjnare: S<Iràquel,. lo della Ebe.r-tà! -oJ1 Astenposfen. giorna,l.e ddLla grassa boi·ghesia norvege-;e, in un articolo inl!itolat,o: « MussoJcini rior~aniz:roilore de'Dla vita ecor.omi.oa d' H.aITia. », si strugge in sperticati elogi aillle. operosi~à de.1 duce, e speoiallme<nte nei rigu.a.ndi d€Ù:la leg,ge per la .istrilbuz.ieutde€ll Consiiglio economico pr-0'\incia~e. Lnutùle il seguire ~I raigiona.men.to idél giorna.1e norvegese, cxrgano della gras~ borghesia. Esso ci dice ohian-amen'te quaili sono i <desidcrì ,dei bca,giiesi non-ege,si e del resto di tutto i1 mondo. Essi invi diane Ia b0r~hesia it~a la quale ha trovato iJ s.uo esecutore delle a.11.e opere èi oiustizia cO!llrlro,:) p.rolet:a.r:ato, menlre 0 essa fa Lutti i suoi più sporchi affari, Ma stia-no si.cur,i i grassi bcr.ghesi del Astenposfen che i Joro des,~deri non .m,a,i si avvererainno. 11 ,prck•tariato norvegese, come quello di -',,ullo iJI mondo, amm.aeslrato dalla lezione clell' ·Italia, non p~rmelteranno mai che siano r:butla:Li iuon della civiltà, Essi v1g;!a.i10 e se a I lacca li si difenderanno. Perciò quanio agognano i grass,i borghesi ncrve,gesi rimarrà sempre un pio ,des~der.:.o e come tale rimairrà negll:ianni e nei iecoli. Essi possono con~n~ l' incensame.nto del loro uomo, passa:n,do ai bassi servigi dei lanzicheQ'le.COru. -oJl ramanziere Maurizio Dekobra, risponderndo a,d una cribca pubblicala nel giornale L'Italie, che si pubbEca a Ro ma, d1ohiara che vucle relliJicare una cosa nell'a.rticoilo, e cioè: ,l'accusa cli italo{obia. Ed a conclusione della sua rettifica aiagi'llnge: « Tutti i lettori cli bt,cma fede avranno let'.o nel mio romanzo Mon coeur au rafonti, un'a,pol~ia enilu,iaslica del faschmo. In esso ho maniJestato alt,amenle fa miai si111cera ammirazione per l'opera maigislrale clii Mussoiliini, salvatore della sua bella patria; s2 dopo ciò mi si vuole accusa.re d:i m.a.lral lare ,J' I'.,ailia, non parli1amone più •. 11 s~gnor Dekohra deve essere un ben ma,gro romanziere se è ridotto a fare hu stesso Ja -réclame della sua mercanzia; vuol cl.ire che di lettori non ~ ha, salvo J.a s0i1ita claque ad un tant-o al cigo. ~ vuole essere a tutti i cos~i irreggimentato ,ne11a schiera <lei lamzi'chenecohi, ma i,l padrone dà ordine a,i suoi bravi di mcl'le1~0 al'la p01rta. Ma ,i.1 signor Dekobra in,sis!a a lecca.re il pa!drone e la pori.a g'H sarà srucurarmen.- te arpe:r~, e potrà far par.e aJ11ahe lui defl'la onor,ata schiera degìi stupi,di fessi. E poi, non si ,sa ma1, qualche lettoo-e lo potrà ne!Ja nuova famiglia trovare. Quest<> autore del M:io cuore al ralemo, merita una croce ed una pedata nella pa,r!,e cio:ve non splende mai ~1 sole -01&1 eccoci qua un magnifico esem,plare dell'èra nuova il:a!lica. St.a,tura meclia, conformaz:one de.1 corpo quai:.: regolare, veste decentemente, perla spesso occhi~ li vei,di, tla ca= •!Sli è sempre .n.eilla sua destra, nel camrnim.are sfc<M1a una certa chans. Quando ,par.la pren.de subito fuoco, ma chi 110 a.scolta deve esser-e munito d'un capace ombrello, anche se splende il ,più betl sole. E' un i.nalffialoio a.mbulanle. E' un i~aLiano cli quelìi d: nuo vo conio, ma pa:nla un ifaliano ohe fa gemere il buon Dante. Dico:to che sia roma:no, ma non si sa se è romano di Rema, oppure della Ciociara. E' cavaEere, pare d€iLla.corona <l''ltalila, ma non è ancora graatde ufficiaile e neppu.re commen<la tcre. Ma ogl.i spera che un gi,orno polrà arraHaire u.na di queste co:r<mend:;'lie, e h:;ciaJ·e cosi i s11:i amici in asso. Cosa abbiia fatto in passato ncn si sa. iEgli ci tiene ; far sapere che fu in Grecia qua\!e oo.rric.pc111denle d'un giornale [,rance.se. Ma quaJe? ,E poi possi>1>dequesto nosc.ro 1tipo il certificato di pi o-scioglime..-ito<!elle scuoie eleme-=l'.ari? Una vo1ba ,ci teneva a far sapere che era un frail<li1lomassonico, J1on so se dormi-ente o-d atli,vo, ma j>Oi ha M>bandonailo ]a Lo,ggi.a. Lui cuce che la. causa del suo abbandono deù!a m:isso·neri;; va rioorcala scrlo nel Lra<dimenlo (dice l'lli) deJ.lra massoneria ai saori pr:.ncipi. Ma qua 1lri, per p;,acere ? Fùrse quelli dei'la democra2fa e della !libertà ? A suo tempo ci teneva a far sai;ere che lui amawa aTden!.eme.nte il demccraz.ia, ohe egli stesso si sentiva un con.vin lo democratico nel senso 1 più buc'llo dell,a ,parola. Ora sfoggia con sussiego a,J risvOllto deHa gi'.aoca, un cosi.no chiamato volgairmente « '.la cimice». Bazzica alla s-ede del Consollato, informa, rjferisce, denuncia quanto sa, quaJJlo vede, quamto sente ,al ,signor consode od ai suoi scagnoz:z.i. E' un lrombcme, anche se ha ian- !e note false. E' addeLto ai bassi, servizì secc!Il,do •la voJontà del suo padrone. iPiù clie lamzichenecco è un servo slupi1d-oe sciocco. Ma sento da più parti domai11darmi: Maohiè? Il suo nome m.crn ~o so, non lo conosco, ma vi pOS'so assicurare che questo ma~rufico esemplare dclJrlanuova èra iia1Jica'VWe e vege'ta neLla ci'btà della Limmat, e ohe eseroi.sce una azienda fo>lo,gragraifci.ca<love noo si producono dei capo]a,yor.i. L'alcoolche uccide Per causa degli abus.i di alcool, 11n numero. incalcolabile d,i ban:.bini sono venuti al mondo con fare incurabili, eh~ ne han !atto, per la loro famiglia e per la società, un peso morfo. Candidati alla tubercolosi, scrofolosi, rachitici, epilettici, tardi, idioti, martiaci, pazzi, alcuni pazzi furiosi; o, C17Jched,ei mostri: degli esseri infermi o talmente deg1>nerati ohe sembrano OVf!r la sd1a 1Ji!a ve.getat/v~.
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