L'Avvenire del Lavoratore - Anno XXV - n. 18 - 1 maggio 1922

·---- - ·••·----·~- -.-•-··-·----·---~-~---- ··------~ ----------- L'AVVENIRE DEL LAVORAT.ORK~:.::===:.=:::.===:========-==:.:=:::::::============::::;:;::==:.:::~=:::=:::::=:::.=:.::=:::=.:::==:::::;;;::=:==:- Lafesta del proletariato 2757 anni fa, al I a.prile - come 11.arra fa leggenda rievoc,"l.ia ora a.nche da ·Mnssol1i:ni - nacque Roma, fu tracc~tto il pr~mo solco della ci-tt;t quadrata, dcstiu:i,tn a clo;ninarc. dopo pochi secoli, i>l n,ondo intero. 1-: .\lu~solini e compagni !i:urno deciso. o m('g-lio. hanno imposto ti cc-n·t-adini dc-Ila Lome'Jin.,. nd patto .~g-ri-coo· fascista testé concluso. d, lavorare il r mag-g-io. e. in compenoo, <li celehrnre -.0'~'1111..-111<:nte ùl 21 .\prile, il • l\'a- ';1le, di Ronta. ()nt\.,ta dovrebbe essere. !l'ora i11 a,·anti, per i F«sci~ti elci be.I rcg-110 rl' I tat1a. non ;:.olranto la festa della Citti Ererna. ma anche la festa del lavoro dcl 17ascismo. « in cni ri.<;.0rge lo spirito ~m.morta 't <li Roma•· • Romano f' il littorio. romana è la nostra organizzazione di comlnttimcnio. romano è il nostro or- ~og" io f' i: no~tro cor:1g-gio ... • \: o<t ro , vale a dire elci fascisti. E h1- '>0~11a ;tmmcttere che i f~cisti d'oggi m,-t tono [n opra si:!.temi thc e-r:mo molto in nso prcs~o i roman.i cli 28 secoli fa. La ·:iviJt:i ha proi:-r<"<lito molto. evidentemente . .\la ccc0 che eia altri legittimi erc<li ·!t~.:.:':-,ntic, ~randczza. ronta .. a. <la altri t'erson.ag-i:-i che a.ffcrmano. essi pure. di •c--itirc· i,, ,ì: l'org-og-lio e il curag-gio roma:,0. <l:11 rappresentanti ufficiali del'a 11.,,,, a 1~0111;," clell::t quart:i Y1a,b., di quc ,:1 La'ia. che - per dirla ancora co11 .\1 u• c-, 1:,1; - ~ stata. per la prima volta tl"f'O quindici secoli. ro,nana nel!.a gucrr,t e n<-l1a.,·ittoria, ecco che <la Roma, dal t~ovcrno f\c1 Re d.efla Vittoria. viene, in- , tee. ll11'altra paro!a d'ordine. un altro rlec.-.:to. , i-,:o I - dice il Conrno ù;i Roma. ai yeri discende11ti clei li-ttod romani - no, •.,sciate in pace il 21 aprile. Che esso sia ~olwnto !:t ic-,.ta del nata!c di Roma. Tale nome basta ~:ì da se per dare solcn11::à n un evento. E continui pure il Pri- ,110 ì.\la)!g-io ari cssen: la festa dcl la,·oro. .\la si..1.fcs-ta gencra'e. universale. Sia festa anche per 1:i. borghesia, anche per i ~ol<lati, anche per gli utficiali. per i gene~ ra!i. per i giudici. pc1· i preti. per i car1.linali. per i ministri. per il re. per ~J pap:1. per it capita.le,. F. i.I decreto venne. Il Primu, Maggio sarà d'ora in avanti per legge giorno fcl'ti,·o. <;.iorno festivo per tutti. Come il ,·ompleanno ciel re o cleUa regina. come i; Co,;>u~ Domin:. Festa de' la,·oro pet tuLLÌ.. \n.che per chi non lavora mai ... Scherzi a parte. e per lasciare da banda ?.nche qne~la pulcinel'lata del 21 aprile dei fa~cisti. 11011 c·l chi 11011,·eda il significato dc1 _g-esto del Co,·erno italiano nel 'Jll ociaman· ;rio mo fostiYo 11 Primo :-fag-- g-10. Prima l'hanno avvcr,ato con tutt:i ia ·oro forza. con tutti i loro mezzi. con h serrata. con i 1icenziamenti. con la so- ;:;pen,ione da:lla paga. Poi com,inciarono ·ad adat1;uyisi .. \de;,~o. in questo g-ener;,le rincrudire clcl!c niglie reazionarie. ;,.nehhcro una ,·oglia m.atta di riprendere le antiche pcr~ecuzioni contro chi fesueg- -gi'l il Primo :-faggio . .\la. essi ,·edono chl: non ,·a. che 11011 è piÌt possibile. E -allora la borghesia ricorre a un a:tro e- <pcdicntc. Po:chè proibire ·a festa (TC: Primo :-la~g-i(l 11011 Si può. sia essa festa ~eneralc. 11011dei soìo proletariato. Lf' , c11g-a tolto cpte1 carattere proletario. rin,·1uzio11ario. che ehhe ~i11ora. Sia. ~valo-- r'zz;,.to. S:a !:'iorno festi,·o per il proletariato c.ome JH'r 1:t· borghesia. per il lavo!n L:ome per ii capitale. {'c•i orr~ina il Gon:rno cl'Italia ... .\I.:,, 11011 c",ì .. illlcncle il pro'etariaco it,tliano. \:o. esso non lascia sminuir,.. 1''mpo1·ta11za. ii ,;g-n:ficato della .,.ua festa. :,:, a,te'ngano pure da: lavoro. in quej ca1\'ndimag-~io. i hanch:t>ri e i commissari di polizi:t e i capi di,·isione ai vari ministeri. La loro festa non può essere la no- "l,?. Per trwi costoro i; Primo :.Vfaggio ,~ra. d'ora in a,·anti, come il genetliaco ,Id re. come il complea11110 de.la regina. ..:om(· l'onomastico della regina madre. Per i kn-oratori. no. Per chi suda nclk oifìcinc e 11<:icampi sarà ancora la. festa de::!a solidarietà proletaria. •arà ancora ~iorno di protesta viv:i. <le~li -sfrutt:iti c-ontrc g·i sfn,uatori. s.rù ancora giorno <F affc-rmazioni di diritti e di riyendìca lioni optra:c. Ora più chC' mai dev'essere co.-i. r~ ora più che mai il proletariato n1ole mantenere a· suo Primo .\fag-gio il car:ntere di f.:,..:a cli c'a~•e. Proprio ora. infatti. il capitale si !lt:t più che 1,1ai a~zucrrcndo contro la classe la,·ora'ticc. oc·r :•trappark cli nuo,·o I, c1Jncc-~ion' fat1c't· ncg-li ·•1i11·prccccl<'nti c. ,tto r=nn>~riCJ c!(':'.·a 11t'CC ....... itù. JI pcc::n d ·i dt:1,: i d; i-'IH.·r:-: 1 .._j ia ""1.:111prc J,iù in- ·<>;1;,o·t:dl:l(·: ,~ !;1 l,nr~hc'-i:t cerca <F --car:,--,rlr) tuttn o in 1na,,i111a parte su le •1•:L·:,• <kgli r,•,er:u. Pri·na cklh guerra ,·e,·:L pro111,'--.•0 ;11; 1 ri (• monti Q11:t11dn ,i t··a:t:l\a ci, indurre· ,l' madri e le "-JlOSC 1 tp 1 : dare..: ;il irr,?,t<' i fì!!1i t' i n1ariti. laCCY,U' 'oro ;ntrand('rC un a,·,·cnirt cli •,rn-·,tritit (' di i'oriclcaa: ora 1·og"lion ,llt' ì•,tg-hin 1oro i clanni rii guerra. E i ,;i•·ir' H'·t•~o11 riha,,.1ti, ,. le: otto o"e non ,·c11~n11 conl"c:-. .... e. e 1à clo\"e ~i cran clov 1tc co:1cc<kre ,; tenta rir:t di rit0g-lic·rle. h,~ntn cre•:r,• la dis0ccuri:izionc. ,i acui~ <" ìa ,:ri-1 del\· ahit tzioni. cres,·on · 11rczzi ,11..·i 0 ,_ n< '.'°1 di prin11.. nl'cec;<=:ta. :1un1c11t<l !a :ni.:er!a 111:tt<:rl~dc: (.' n1ora·e del prolc..~- ~'2ri;itr,. Co!ì!l·. conH· pot rc..-hl,"es,er\·i una ft·,ta c:el ,1.,·oro. cf,mune a chi :a,·ora <· a c:hi sin;'t,L ,. chi :>ppri111ee a chi è oppresso? \:o. i! nostro Primo .\faggio non è. non sarù cnnie ;; loro. non pui, trovarci uniti a loro. Ora come prima. esso è ·a fl'st·t ciel ,,~ol<-:ari:ito. <>ra ,·r,nw pri:11.1 <• •fferf Maggio 1922 tl517ETtTlNDOL'tlij"QRtl carezza, purifica, sublima, affratella, rincuora e fa sperare tutte le folle dei sofferenti, ~ masse Dice la brezza diaccia la parola nuova, alata che vaga nello spazio del firmamento, acdegli affamati, le falangi dei vinti, l'esercito degli stroncati, il mondo dei caduti, degli sfiduciati. Dice agli uomini, accenti di amore e parole di fuoco, urla di riscossa e nostalgie ~ pace, bestemmie di od.io e ritmi di armonie, singhiozzi di pianto e soavità di sorrisi, desideri di amore, gioie di vita senza orrori. Passa la raffica, rumorosa, travolgente di questo interminabile vemo senza sole, passa dai piani alle montane vette, attraverso l'onda fluttuante dei mari, schiaffeggia col suo bacio siderale di gelo che i sensi intorpidisce, insomma, tedia, inlanguidisce, rende uggiosa la vita. More la stagiono triste, dalle melanconie eterne, l'ora delle angustie, delle infinite noie, dalle campagne languenti, arse e desolanti. More, passa, tramonta come schiantata nella agonia di un'ultima tempesta, nel rantolo liberatore di un declinante sibilo di vento . Passa e muore, ululando &"li ultimi scrosci delle sue colleI'e, al canto estremo di un ultimo boato, saettata dagli infuocati raggi dell'olezzante Maggio che ritorna. * ~ ~ Torna la primavera in un abbagliante t ripurlio di colori, torna il sole caldo e scintil1.inte deJ Maggio dai riflessi d'oro, eterno poema di bellezze e di poesia immortale, infinita speranza della vita che si rinnova. Torna il bel Maggio in una gloria di luce e di sole, torna il sorriso magico alle ridenti pianure sfavillando in mezzo al verde che copre, ammanta la terra, di soavità di gemme, di fiori, scintillanti di rugiade. Toman le vaghe rose del Maggio e la rondinella pellegrina vagante per J'azzurra. ampiezza del cielo, canta agli uomini il garru :o saluto del suo ritorno, e le viole spuntano fra le rinate erbe dei prati, e tutta la natura ridestantesi intuona il suo armonioso canto lMJa vita. Torna la primavera, e paria agli uomini come una parola arcana, sussurrando accenti prufumati. detersi, sublimati dall'olezzo dei fiori, dal bacio del sole, dal fremito di sboccianti giovinezze, dal palpito di milioni di e,seri, dal raggio di mille speranze, dagli aromi dr miriadi di piante. Soffiano i venti. lievi, leni, dolci come sospiri di fanciulli, come vibrazioni di liuti, come voli di farfalle, come accenti di amore, come, canti di capinere, come pianti di usignuolo, cOiffie fruscio di foglie, come sussurro dell'~de, come_ mali~ d'.i~canti, co~e -~si~ni. di ~bbàglian~i bellezze, ma non e ancora la tua, la nostra primavera o compagno lavoratore, che ti spezzi la vita, stronchi le ossa, mtoss1ch1 11 sangue, mbs1ch1sc1 nei recluson del lavoro per produrre ricchezze per chi ti sfrutta e ti affama. . No, non è o compagno lavoratore emigrato d'Italia, non è ancora il bel Maggio del tuo sogno d'oro, il Maggio accarezzato, vagheggiato nelle tue nostalgie di esule vagante pel mondo, che eternamente voli col pensiero desideroso, augurale verso il paese natale. . . . . è il Non è ancora il Maggio dei nostri sorrisi, il mattino de!le nostre primavere, quello di cui oggi pensosi e tnst1 noi salutiamo l'a~rora, non fati~co o-iorno delle nostre riscosse [ln3. il giorno de'.la rassegna delle nostre forze, la data delle promesse, dei propositi virili, l'ora del raccoglimento, della fusione delle anime degli sfruttati, ~enza di cui resteranno sempre chimere i vostri sogni di redenzione, o tormentati, o pezzenti di tutta la terra! . . . Avanti! colia fede rinnovellata, con entusiasmi rinverditi, collo sguardo rivolto all'orizzonte; avanti! verso la novella aurora, verso 11 Soc1ahsmo ! DEA. maziont' dei <liriiti della clas,c la,·oratricc. In quest'anno poi. più che negli anni passati. cs.:o è anche l'espressione di una ,·olontà: la ,·olontà cli riunire le proprie iorzc. d; rinserrare le proprie fiìc. di st ring-ere.: le proprie falang-i. Dopo par..-cchi anni di cliscordie intestin..:: dop,1 un lung-o periodo di disgrce(amt·n•o il prc'ctariato di tut'o il mondo. n. clirc·mo mci:-lio. i duci del movimen' o proktario - il pro'etariato 11011 anchhe aspettato tatllO ! - si sono ritro,·a-ti di 1n10,·o allo -tesso ta,·olo. per rli~cuterc di quci'li che sono i ,·eri interessi cldla clas,e la,·oratrice. \:on ~ono ancora colmati gli abissi. sca,·ati da tante calt',c interne cd eskriori. hon sono ancor;i a"opiti i disscn,i. ancora non ar11u:,nizzano le idee di llllti. Di una neces- ,ità. pcr,ì. ,0110 con,·inti tutti quanti: che o·ccorrc affrontare uniti il nemico comune: e in un intento ~i troYan tutti d'acconlo: quc·lo di adoprarsi perchè al più prc,to jJOssihik Y("'1g-arestaurato :·antico ironie unico. Rc«•aurato. 11011 con un ,emplicc masiice rii )',troie. ma con fern1czn cli intenti. con ,aldezza cli propo- :siti. con la cnll\-inzionc: intima che contro l'l11ternazi0nale capita!i,ta gio,·a soltanto l'fnternazio11alc nroletaria. E cli tak coP,inzione e cli tale ,·.olontà clC.-\'<' css,·re ,·,pressione· qut·,t·anno ia festa clel l'l{nro :-L\CGfO. Dnp., p-•rccchi :inni. es,o ritorna a<l ;L\erc- 1111a :::rande importanza. 1111Yt'r0 .._., rat terc i 11 ternazionalc. l)cp<, parecchi anni. noi potremo di 1111,woie-kzgiar·o e cli nuo,·o 1o fc,tcg-- :;erc·mo. per le nostre ri,·cnclicazioni. in nome cicli« nostra emancipazione. nel!~ ,:~.,, ...: att:·,;i clr:l!a , ittorio,a .ri,·olnzionc -o,i·d1· :iì ~ri,J,, cli: PROl.l~T.\RI DI 'ITTTO 11, .\10\'])0 L'\:[TE\·1' GE\:OSSE. la serratdaei falegnami Lunedl u. s., ebbero luogo a Burgdorf delle trattative !•ra i rappresentanti de[I' org:anizzazione operaia e quel! .. padronale. I primi, al tine dl por termine al conflitto. proposero che il salario fos- ~? ridotto di I O cent. alì' ora alla ·,·ipresa de) lavoro. e di 3 cent. a partire da[ ! :o ottobre 1922. Chiesero per{, che nan si effettuasse alcun' altr:1 rid11zi1)11e prima del I.o ap,rile 192.3. C!tie.;ero ancora eh~ alla conclusione di un con-::or .. dato venisse re!::olata .riH:llc la Q1!Cstione delle ferie per il 1922. I padroni dichiararo110 di atfener~i alla prima preposta dell'Uiiicio 11azicnale del la\'Oro e di esst>re dispm,ti a pror,01•re alla loro a semblea gcnera~e cil2 la scadenza de!la seconda r.:ta di dd11· zior>c. Cl'e è di ,:; cent., \ Cr?~a rim,mdad~ta al I.o ltt½lio. Pfrdò la lott:i co11iim1a Sii !ut!o il fronte. GENOVA L'incidente è chiuso. I vincitori e i vinti, gli oppressori e gli oppressi, si sono scambiate altre due o tre Note. I vincitori hanno di nuovo dichiarato in tono e con parole non passibili di malintesi, che essi intendono tenere il piede sul collo dei vinti; questi hanno risposto, hanno replicato, poi si sono messi a tacere. E - ripetia.mo il termine parlamentare adoprato nel linguaggio ufficiale diplomatico - l'incidente è chiuso. Il che vucl dire che la Conferenza può riprendere i suoi lavori. Difatti. stando agli ultimi telegrammi, mentre noi scriviamo, le Commissioni e Sottocommissioni si sono di nuovo sedute a tavolino a discutere, a ponzare. Per quanto tempo ancora? Francamente, noi non ci meravigliéremo se prima ancora che la penna abbia ces,;ato di scorrere su questi fogli, le Commissioni e Sottoccrnmissioni avranno di nuovo interrotto i loro lavori. Perchè, in realtà, il colpo è stato molto forte, straordinariamente forte; e straordinariamente gravi ne possono essere le conseguenze. Possono aver ragione c::>loro - e anche in Germania molti la pensano così - i '}uali ritengono che il momento, scelto per :a conclusione e per l'annuncio del trattato russo-germanico, sia stato poco propizio. Possono aver ragione - ma noi non siamo con essi - coloro i quali sostengono che sarebbe stato politicamente più saggio il procrastinare ancora quell'evento. Tutto ciò però è d'importanza secondaria di fronte alla realtà, di fronte ail'evento stesso, che oramai non può più essere tolto di mezzo, di fronte al trattato che oramai esiste. E, badate, non e$iste soltanto sulla carta, e non soltanto per volere <li diplomatici, ma - si può hen di,e - esiste n<::I cuore. e nella volontà di due grandi popoli, i quali sentono come quei nuovo patto sia una prima validissima pietra miliare sulla via della loro rigenerazione. E che popoli! E che p:iesi ! Circa 160 mi'ioni d'abitanti nell'uno, circa 60 milioni nell'altro. E l'uno, provvisto di qu•ntità (:normi di materie orime preziosis;ime, di cereali, di minerali. di carbone, di ;,ctrolio, di ferro, di f}\atino ecc. ecc., l'aL tro !•rovvisto d; rNHer:e prime e soprattutto. cl· una s1raordinari;,,, inesauribile volontà ed enj!rgia lavoratrice. Quali for7C:, ~e: st:iranno u'1ite ! Qua'e fo;,te di l:iorv se ;·iuniranano le loro forze. L'incidente è chiuso; gli alleati hanno detto le loro ragioni, hanno fatto s-.:ntire le loro ;·ccriminaz;oni; ma quel Trattato ~ là, es;ste, non aspetta che cli es~ere attivato. ,.fa ecco, a:-nunto D,rciò ac;iunto r,er- ::hè quc) t1·2ttatJ esiste, anpunto perchè Rnss.:! ,: Germani:i vogliono veramente preparare la via alla rigenerazione propria e dtll'Europa, appunto perchè quell'accordo può essere un primo passo verso la pace, che escluda l'egemonia di qua:- siasi potenza continentale, appunto perciò, ecco la Francia nuovamente accanirsi contro la Germania, contro la Russia, contro tutti coloro che seriamente vogliono lavorare per ricondurre l'Europa, il mondo, alla pace, al lavoro. Lloyd George aveva dichiarato essere volontà recisa dell'impero britannico che, a ogni costo, e magari al disopra delie alleanze, la Conferenza di Genova continui e raggiunga il suo scopo. Magari al di sopra delle alleanze: vale a dire, anche se le sue alleate. anche se la Franc'a - giacchè ad essa egli alludeva - volesse opporvisi, facesse opera apertamente o velatamente sabotatrice. E la Franc:a l'ispose subito per bocca di Poincaré, il suo primo ministro. • Se la Delegazione francese non può far trionfare a Genova le sue idee, avremo il rammarico di non continuare la nostra col!aborazione ad una Conferenza, di cui abbiamo almeno cercato di preparare e di assicurare il successo •. Cosi i;arlò Poincare, quegli che volle !a guerra, e che ora non vuole la pace, e che perciò era contrario - checchè egli dica - alla Conferenza di Genova. F. quella era la risposta all'alleato ingle5e. Minaccia contro minaccia. Poi spiegò il suo pensiero riguardo alle due nemiche. In modo chiarissimo lo spiegò: Noi non resteremo a Genova, se non a condizione di non fare nessuna conces,ior. e nè alla Germania nè alla Russia dei Soviet. Più chiaro non poteva esprimersi il primo m!nistro di Francia; ma più chiaramente non poteva nemmeno essere ridestato il dubbio che a Genova non si concluda molto. Già lo d:ccmmo, e oggi siamo orgof iosi cli veder esprimere le stesse idee da un uomo della competenza di Y. M. Kcy:ics. IL p_roblem3 capitale è quello r'cl'e ,i;,ar::izioni: e; la Francia non vuoie che a Gen0va se ne parli! E' il massimo del!' astro>ttezza oolitica , scrive proprio 0, 5 : quel grande economista inglese. e- .;ter:-e:atto lui oure dall'assurdità della ~ituazicnc. Ma Poincaré ripete che a~soiutamcnte. in nessun caso, la Francia fa_ rà conce~sioni. Piuttosto, e5sa farà da sè, s0 nza il t:oncorso deìle sue alleate, magari contro il loro volere; e fare cla ~è. 5ignifica, in questo carn, che essa occuperà altri territori tedeschi vale a dire il bacino minerario della Ruhr, qualora 'a Germ:inia non adempia a tutti gli obbli~J-i; impo~tilc ! La cosa è tanto enorme, tanto mcstruo3a, d:1 indurre taluni a sperare che pre- :',::im~;J\:) ta'e ~norm;tà t.:i!e mostruosità giunga. all'ultimo momento, ad aprire gli occhi al popolo francese, agli altri suoi uomini politici, mostrando loro tutta la follìa del signor Poincaré, il quale tqmpesta di stolti telegrammi la Delegazione francese a Genova. Ma anche quella speranza si fonda su basi ben poco solide; e in noi permane ti tormentoso dubbio che a parte alcuni piccoli miglioramenti qua e là, la Conferenza di Genova non risolva i problemi principali, che attualmente travagliano la vita economica deJ_ l'Europa. E contro questo tormentoso dubbio non abbiamo per ora che una certezza confortante: l'accordo fra la Germania e la Russia. Se anche fallirà la Conferenza di Genova, resterà pur sempre il trionfo del trattato di Rapallo. IL COSMOPOLITA. PRO "AVVE:NIRE,. Somma •pr-c-codcnte fr. 3695,60 Langnau - 1BotltaiS5'0t'.ii A. » 10,- Kreuzlingen - Pezza F1ra11-z iir. J - Da!i Harn 0,50 - &r- ~ititi Gi1uJ.i.o J - E. ,Fumotlni I - Vd,rgu;li~ 1Done,da I - Erto.re Bans,aitti 1 - Zen.tlron Vr~:brio I - Ros,1 0,50 Za!l1ii0li Sii,v!fo I - De Tmi Riccardo I - T. Caschi!a 1 - A•valnti I Lugano - Pietro J3'arana - R.a:ccohti dQ.,J.O bioc.hieirata. e » » ]1,- 10,- 'lii,u,nion•e 1d,ll « uuoohini » » 22.50 {)erlikon - Dal Ri.s.tic.narne V,i![- 'a, per aver g-,rnocato cdlile cart,c del-la Cooperati.va » 1,- Vilfa. ,per c--sscrcs~iata chiamato ,signore clh PcijJastri » 0.50 Pc!Ll~~~tiri, pcir !,a so:ddi- ;r,io,11{! 025 Winte.rthur - ~fa,I:tioli, sempre \•ittcJT:oso cc,n H-01Vc·i il •J:('.rcl,<-o ,, - l3ov,o\. ,per co,m)J)limc•nto » 'v\l attwil M e,:foi Luf,,gi 0.50 PJ,ntalconi Ti,to 0.50 - r r',z,ç I i Ro;:oo C.50 - Paro- 'f.11-i C'o\•.a,nni 0.50 - Nlorcsohi F.a1u,1fi1,,o 0,50 - R,ainicri Fc-:.icrico 0.50 - Sit,eiftami Antonio 0.50 - .Za1n.::tli A-dclio 03) \:. ,'\. I - G011li',i O50 1)1:11I Po;r,zo 0,50 Bcmati 0.50 - Bcrg-aintùni fz•·,i r.2ri Fc1,rar-i O.SO-- ~·1nr!1.:::,1',i O.:<O Si,monce,'.li ht.:io 0,3D ('a,sinj 0.50 ,\•lcdct,ti An(.('elo I - Cod,1,ri Cado 0.50 - Pier.san- ,·,: \'. O.~• O FC!zl 1 ia v:,tale 0.50 C•:i•npari' 0,50 - ~•i•I- ' ,,• . O.;;:;o lkrg-anbni pa- :crrc 0.::0 fkrIai1' (?) J » 1.- 0,50 TOT Al E Fr. 3i65,75 BibliotecaGino Bianco A pranzo dasua maastl Ci sono dunque andati anche loro, ~- che i comunisti Cicerin, Krassin e Lit: dnof. Hanno parlato cot re o, come s1 esprime quakuno, il re ha parlato c":1 loro. Vittorio Emanuele era tut!t'o somdcnte. A 'ta.vo'a Cicerin ha fatto funghe convers:uioni con l'arcivescovo di Genova. si ~ono persiuoi scambiato il ~- con tanto di firma. Dopo la colaziotte 1 l re ha di nuovo scambiato quattro c~ia~- ch'iere con loro, coi temuti bolscev1ch1, con gli us-urp,ttori del!' pooore in Russia., con gli usurpatori deU'e proprietà private. co11 gli assassini della famiglia d~o zar. Quale ,·ittoria mora!c per i rappre- •enta;;ti dei Soviet! ' Tra l monarchi vi è una certa solida~ rict;'t di classe. Come ricordava su qu-e- ~tc cor.onne il nostro !:ì~osse alJorchè morì re· Pietro di Serbia, questo sovna.no cr.a stato per molto tempo sabotato dai $UDÌ confratelli coron:i.ti d'Europa, perchè non volevano aver nulla a farie con chi era sospetto I d'aver fatto ~ssassinare re .\.le5sanclro. E tra i sabotatori vi fu, per qna,lche tempo. anche il· re d'Italia.. Come ~tringerc una mano ancora rosseggiante di sa ng11c rc,,1.le? F. tutti sanno che cosa. fu scritto, che co~a fu detto contro i boJis.cevichi, assas.- ~ini di quc' buono e pio e. pacifico zar che fu Xiccolò n. Che mostri quei bolscevichi! Che belve feroci! Che colli da forca 1 E adcf.So. invece, ceco il re d'ItaEia invita.r'li 1a colazione. ecco Vi;ttorio Emanuele sedere a pranzo con loro·, eccolo lì tntto sorridente, tutto cordia1e. htttd amabi-lc a conversar con loro, a domandare a Cicerin se ~1suo nome derivi da famig:\a italiana. a: tra.ttare Cicerin e Krn,c-sin aJla stessa stregua cli un Lloyd G<.'Orge, di un Barthou, di un Gigione Luzzatti. Quale abbassamenlto di aTli d:i, parte elci sig-nori monarchi e ministri ru monarchi,! Quale vittoria per i bolscevichi. per i rappresentanti della Repubb'li<:.a Russa dei So,·iet ! Quale gigantesco passo in .a.,·anti, dal dì che i Capi degli Stlati e: dei Co,·erni si rifiutavano di trattare con i compagni e complici cli Lcn,in ...· Sì, tutto vero: ma. viste/ che fa C'olazionc a bordo delki. nave regale non era :1ltro che una dimostrazione monarchica, noi crediamo che Cicerin e Krassin avrebbero fatto molto meglio a resit.arsene a casa. La vittoria 5arebhe stata più vera e maggiore. Nel mondo delle favole la storidaeitrescimmioni Un ~lr.a'torie eig-.i.zm, 01-on sapemldo >eoone IP3SSialrC ii:! tretrrJ/1)(), run, giOlr'JlO ebbe ~,I ca,_pr,iocio di IJ)remid'.eme: ,tr girosse .scimmie e ,d:i fairle viest.i•qel in ,mwsai 111U 1hi.!ta:.11e; e !Pe« at,un.i ,mesii,c01niti 1 nuò ard .aJITllmaestr,a,Jile 11eig-Li .e.swcizi gm,eir.reschi. L,d •de'Ltcsdi-mrrti1e,im'J)a1r~rCt11i0 sì bejJ,e, ,ohe il lQro ma.es.oro 1fi11ì ,peir 'J}er$Uade1 si ài po.~eir J)T.esemibainle oorrrre soidiaitl! rmp1airegLi::-va1biiYi ,ne 1:·ese1g1ur-rie, q,utte de ma~ novirc. Seirnti.tc cosa fece. Man<lò nm ~n,vito a tu·cti. ii S0iVT0 1 lli del vno.ina'tiO, diitoellldo ,ohe il ,g,ioollio ,tlahe, idei me.sie1 ta!le, a<l me tamte nel ~nainrde Amili)tera t,no lm.'Pe.ri:a,le, -e-gki aiv,r-ebbe a.v:u:to n'ornane id~ prese,nitaire u11 ,n ttOVOi ICOllPO d'i br•UIJ)lpta, ,OOITTlJ))<JiS,lo ,c]j >SOllclaitl ciill!naJJ)J)untalbi'Li IPe r I.a ,prcmtezza l'agilità 1e ta IJ)T,ctcisionc 1 o.ncui 00111pi·ev,a,- no q,na.:siaism,i anoVTa. Ven,ne liJ. giorno fliSS!al!tO, e ~ulha prese.112ia ,di frutltii .g,li drnvita/li dei ,g-o,vennj amli- .ci. su ar,di,nc 1cl'oeJ11'1:,mpeirat01re, clbb IJ)rimc:f]Yo •il g;ram1de 1SJpe.ttaiooJ.o. Q,uar,do i,J 1[)1t~bb'.,ico viidc q,niei tre rrooi solcla1ti esegui1re,oon !Ja-nta svel,teizza .gli onérni che ijQr,o 1 da1v,a l'im,pe-.ra.tore daJ 'trono, scct]:)piiair.cmo ,g,IQ la!PPlat1JS 1 i ,e tullti pro.c!.aim,11~oouhe ve,ra.me-ntel'ill\DCtrato~ ire 1pct,cva :v,arn,tainsi di ,po,sse,crer 1 0' il IJ)iù a,g,g;uor,rito eserci'to de.'. mon<lo. Però •umo 1cfei rxrcseinlt:i cstan11ò IÌi[ sospe;t.to 1C.·Jw q,ueMi 11 1 011, f-OISIS.e,idroei milU;a, ri .a•ulltentrroi; m,a ,i rv.icin~ riseiro diiccndo- ~\i: . - E eh(!! ,v.uci iltl d1e éano se 110111 mi- •ln~a,ri? Nca1 v,e,d1i can qru~rn.ta •p-reci,sic,ne fam,no quanu,nqnc marnovira? - 8bblcrne, che vuCl1 <lilr ciò? - rispose. - Oina ViOg•Lio prnv,aire se' s.cmo ,d::-ivetri so.kfaiti. Oa1ac:ò ,dliba ca •nrna ma•na.t.a di fmrta iche ,peir ca$.Osi tlnC'Varva e le gct.tò 110 1 .:'airena. Le •sci:mm:e, ~he son:o gi\1'.0 1,,fis_1:.imdci iorubta,d:m1,e111tica•r,ano le IDir,ofu,nzioni e, bu1 htarldo IJ)f21Tia1r,ia ahepi, sdaibol'C, fucil·i, ~i diedt>tno a ga',01p,pa,rca quat~ro ';!;:J.lfTl!be l[lcr ,r,a:ccag:Lic,re quelle ghi,01t,flc111en·ic. ,A,l,lora t-trr:,i i 11:Jtr.c1~ 1 cln ti !.i mis,erro a rider.: e cNssero: - Ved'i, vedi! t!a,rci a:cl ,i:1.!cmldc-rc J'.irnipc;ra1to-rc vc.'.e<va he fos.se<r,o ,ùc•i n1i,litari è 11011 <;c,110 che ,d<.',;1;li .s-c:mm:,o,ni. C'a·r·~eo:. ilcltorc :car:,.•'S>:mo, •il 'Ve•ro sonso ,di quetSt.1 ìa•vci!1:i? Q,ue'1le ~c',mmic ':!ef:t,:1,rc110 le loro ·a•rrni ,di s.c,:da-ti pe;r p0cltc iru't•tia. Ca,ì certi C'1pcr:ii•~c1ttano il \'C: to .pc,r t:1'0. SP:J',?;'he.ita ta. un po' di vino o p.._,r qu;;i,'chi.! fnarteo, e ~i 1p::i\cs,1110 fa',<-j ~0·c1.:i1· ,c,hc\·e.nt::!0110 l'.a•rma a,i oanè:,da1hb01sa, i q11a1!i •?:ll.ic ..1 ::J.lLl;a:no bcn- ~ì 1J)l,r cosc,re -cc'ti :::i 0<':11<:i,g,lieroi a dcp11Ut·', ma r:ip:z•.-ap.o t,a Jipes:l fa!ta, vo- . '·! 1c_lr !~~·~: ~.- tp.recc,:-e pr,cl)rio e non d.:l.':1 c1hssc che '.i ha ,mar,da·; ._ cl:•~ a- \ iebbc i),sc,~110 d; e,~erc sa.:\·a.b c!:1i b,1'.;, ' 1i, cd a·,u::1t,1 dr rifr.,rmc c'\,;'·i .:i hi,e di •r-rozn:-,~o e di g-', 11,i';,:a.

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