- 64 - fercnze del carcere, non puo' ricordare quesli fatti senza inviare alla sua memoria un mesto pensiero di fede e di omaggio. Un ordine, e via, si rientra nel gabbione. E' quasi l'una -dopo la mezzanotte. Anche gli speLtatori rientrano, ma sono pochi. Fra essi riconosco il procuratore del re che conversa affabilmente col console che comanda la legione fascista che accampa fuori, sulla piazza. · Quel console, cerlo Bosero, ex capitano drll'<'sercilo, i• quello che comandava la spedizione fa~cisla che provoco' i luttuosi fatti àella Sen·a. Forse - chi sa? - il rappresentante della legge si congratula col rapo· fascista, i di cui uomini non solo hanno bastonalo a sangue i parenti degli imputali, ma anche i militi dell'Assistenza elle si sono pc1·- messi di rileYare i feriti por trasportarli all'ospedale. Entra la corte. Dopo la lettura del verdetto della giuria che è affermalivo ·per me e qualche altro, il presidente si ritira per deliberare la pena. Nell'attesa, - la buona novella dell'assoluzione di quasi tutti i compagni ha rianimalo un po' gli spiriti - la sala torna a sfollarsi. Anche dalla piazza non salgono più i clamori di prima. Perchè? Che i fascisti siano partili? Chi lo sa? I carabinieri - questi alleati del fascismo - son sempre inquieti. Temono un attacco fascista, per quando rientreren.10al carcere. « Probabilmente - mi spiega il capo scorta, un maresciallo - dovremo restare qui sino a giorno fatto ». E forse ha ragione, perchè il tempo passa, e il presidente non rientra. Il presidente! Quando penso che durante tutlo il processo ha faUo l'impossibile per servire il fascismo, a scapito s'intende della g·iuslizia, secondalo - bisogna dil'lo -- dall'.ineffabile rappresentante della pubblica accusa, non po:sso a fare a meno di compiangere tulll coloro che sincerammite credeYano all'indipendenza della m·agislral urn italiana.
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