pi della preistoria. Dal suo labbro pendono i deputati della maggioranza, rispettosi, reverenti e p·ronti all'approvazione e all'applauso. Ci vorrebbe un AndJrson, l'immortale autore del racconto di quel tal re della fa-- vola magnificato dai suoi cortigiani per lo splendido abito che indossa, mentre in realtà circola pomposamen-· te per le strade in «mutande e sola maglia» per scriver la scena. I cortigiani del « duce» erano di quella razza. lVlatteotti fu invece il monellaccio che grida divertito: - Ma il vestito non ce l'ha! Infatti il nostro simpatico guastafeste, in seguito ·a qualche discutibile sentenza dell'oracolo esclama ironico: - Mussolini economista! ah! ah! ah! Mussolini economista! ah! ah! ah1 C'è nell'apostrofe tanta ironia e sarcasmo e nella risata un disprezzo cosi insolente che la Camera ritrova un attimo di buon umore e d'indipendenza. Ride. Osa ridere. Anche oggi ho presente la faccia sconvolta del « duce ». Il suo cranio calvo diventato rosso cupo? le macelle contratte, il braccio teso in atto di mm accia; e scorgo i suoi fedelissimi pronti all'attacco. Momento ·comico e drammatico. E Matteotti, imperturbabile, con quella sua robusta voce sonora: - Mussolini economista! ah! ah! ah! Mussolini economista! ah! ah! ah! Queste scudisciate a un desposta non si perdonano. Si pagano col s~ngue. * Spesso a Montecitorio qualche collega si affrettava~ di sala in sala, ad avvertire i deputati di estrema che Mat~eotti stava per pronunciare un discorso. Battaglia alle viste, anzi battaglia certa. Socialisti, comunisti, repubblicani si precipitavano nell'Aula per difendere, qua-- lora occorresse, quel giovane eroico che parlava netto, veemente, senza rigiri di frase, tenendo testa all'uragano fascista con quella sua baldanza chi rincorava. Ed era
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