* ... I miei ricordi su codesto angoscioso periodo della lot-· ta contro la tirannia, si affollano e si precisano nella mia mente e.on una nitidezza che ha del prodigio. E più i piccoli, che i grandi. Più ancora dei discorsi del Martire, densi di argomenti, ardenti e chiari, in cui la voce del Socialismo e i diritti dell'Umanità oltraggiata, trovavano nel giovane oratore un assertore meraviglioso, ri-- cordo certi piccoli episodi che in quel sinistro ambiente· di Montecitorio, - dove ormai l'intimidazione e la morte sovrastavano paurose su tutti noi - apparivano veramente significativi. Eravamo agli ultimi giorni del ministero Facta. Mussolini, dal suo banco di deputato, aveva finito di parlare ed i suoi compari, Capanni in testa, intonavano il solito, ritornello: - Per Benito Mussolini, eja, eja ... -- Alalà ! - grida una voce stentorea all'estrema sinistra. E' Matteotti, in piedi, che non contento di aver pun-· zecchiato il « Duce » con interruzioni, si diverte ora a diminuirgli il successo. E ci riesce, poichè il suo « alalà »· canzonatorio suscita una risata quasi generale e un tu-• multo. Colpito nella sua vanità, .Mussolini, rosso in viso, irritatissimo, ·scende dall'Olimpo, smette il sussiego e ur-- la, urla proprio come un uomo qualunque. E Matteotti a ridere di tutto cuore. Sono passati dei mesi. Il « duce » è al banco del governo. n· tradimento del re, la volontà deJlo stato mag-· giore, il denaro dell'alta industria e dell'agraria, hanno imposto al paese l'uomo di Predappio. La democrazia si è arresa senza combattere. Il despota parla un giorno di quistioni economiche, che non sono ~ mai state il suo forte; ma ne par]a comunque, con quella arroganza che ogni tiranno degno di rispetto lia sempre avuta fin dai tem•
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