- 330 - noRtra iodm::tri~ nel bei-tlame, tanto che, anziohè limitarsi alla facoltà dell'ini· ziativa privata per ren<'lere obbligatoria la costituzione del Consorzio, sarebbe stato assai meglio imporre subito l'obùligatorietà generale per logge. Diffondere la coltivazione di piante industriali. Nella rinascenza dell'agricoltura italiaua dopo guerra si mira anoho a questo: diffondere la coltivazione delle piante industriali. È una propaganda certamente opportuna e ohe ben si attaglia all'Italia, poichè essa offre le condizioni più adatte por la coltivazione delle piante le più svariate per provvedere la materia prima a numerose industrie. In siffatta pt•opaganda, ben s'intende, non dobbiamo perdere di vista una condizione essenziale : il oollooament.o, il facile sfogo della produzione. Vi sono prodotti per i quali già si hanno industrie in pieno esercizio, e che li assorbirebbero in qualunque quantità : e vi sono prodotti per i quali bisognerebbe invece dar vita a nuovi impianti industriali. Vediamo qualche esempio: Barbabietola da zucchero. È sicuramente una pianta industriale che dà redditi lordi fra i più alti. È già ~stesa in parecchie provincie ; appunto per la possibilità di ricavarne redditi alti, i-i vorrebbe estenderla ad altre provincie ; ma il trasporto a fabbriche lontane non è agevole e al di là di un certo limite non è più conveniente. Una maggior diffusione di questa coltivazione richiede quindi un contemporaneo impianto di nuovi zuccheriflcii, post.i nel centro, o quaei, delle nuove zone coltivate a barbabietola da zucchero : ed è precisamente quanto in qualche pla~a si sta facendo. Tabacco. Anche questa coltivazione dà redditi elt,vati. Ma per diffonderla occorre non solo l'intesa coll'azienda statale, essendo, com'è noto, un monopolio di Stato; ma. occorre pure provvedere a superare le grandi difficoltà della manipolazione del prodotto dopo la raccolta per essiccarlo e fermentarlo. È però un'e• si~enza alla quale non .è difficile provve• dere col concorso dell'azienda statale, avendo essa interesse a provvedere in Italia quanto più tabacco le occorre. In tal caso la coltivazione del tabacco può cssC're convenientemente este@a avendo molti altri terreni e zone che ben si presterebbero a tale coltivazione. Luppolo. Altra coltivazione di sicuro avvenire, ma per la quale è indispensa• bile l'accordo fra agricoltori e industriali. Le fabbriche di birrà ·in Italia adoperano il luppolo importato dall'estero. Ora è stato dimostrato in diverse prove che il luppolo prodotto in Italia può sostituire penissimo il luppolo estero: e dai risultati ottenuti si <'leduce che si potrebbe produrre noi tutto il luppolo necessario alle fabbriche di birra italiane. Ma naturalmente, prima· di t-stendere la produzione del luppolo, occorre assi· curarsi l'assenso delle fabbriche: assenso ohe potrebbe essere consentito anche per un fine patriottico, far godere agli agd· coltori italiani i benefizt ohe ora godono gli agricoltori esteri, e che sono per lo più del Nord d'Europa. Orzo da birra. Anche questa è una col· tivazione che ei collega coll'industria della produzione della birra. Non è di grande reddito, ma può offrire, in date condizioni, una certa convenienza : .e fu dimostrato con prove ohe possiamo pro, durre anche noi buon orzo da birra. Patata per fecolerie. Se sl impiantassero nuove fabbriche (oggi, salvo errore, ne abbiamo una sola), questa sarebbe una· coltivazione ohe convt-rrebbe eBtendere molto, essendo suscettibile di elevati prodotti. Ma è anche questa una produzione ohe è subordinata alla sussistenza di impianti industriali a non eccessiva distanza dai centri di produzione. Pioppo da carta. È noto quanto già ne assorbano le cartiere : ma quanto di più ancora potrebbero consumarne! Prima della guerra le cartiere italiane importavano non meno di 75.000 quintali di pasta di legno ed oltre 200.000 quintali di cellulosa: quanto di più dovranno importarne per le nuove esigenze del dopo guerra ! Il pioppo da carta prodotto LA RINASCENTE LABORA TOR[ DI CONFEZIONI SU MISURA per Uomini, per 1Jonne, per {Bambini. Bib~iotecaGino Bianco
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