- 326 - nelle ooltimzinni, ricostituire la fertilità dei terreni, ripopolare le stallo. F.ssendo cosi duplice il oòmpito della nostra agricoltura, il passaggio dalla guerra alla pace non si presentava per essa facile ed a~evole verso l'avviamonto aJla nuova situazione. Còmpito ohe do· vrebbe farci persuasi di qneRto, non essere più il tempo di esercita.re l'indm,tria col semplicismo della tradizione dell 'avanti gnerra. Certamente non mancano coloro che già l'hanno rotta colla tradizione, e non sono impreparati alla nuova situazione. Ma per quanti non è cosi 1 Orbene, per tutti il nostro dovrà essere 1m esercizio più illuminato, più moderno, pi1ì razionale, più consono ai nuovi tempi ohe ci attendono, ohe ci si im}longono. Completare, perfezionare il nostro sape-re : tenerci al corrente dei progressi che f:i vanno conquistando ed applicarli con criterio alla propria azienda. Non c'è da farsi illusioni : o evolverci o cadere ! Lo impongono le esigenze del grave carL'O lasciato dalla guerra, che peserà grandemente su tutti, e le maggiori esigenze del lavoratori. Per far fronte alle w1e ed alle altre bisogna naturalmente produrre di più e meglio, elevare, perfezionare la produzione : lo chè non si può ottenere che con maggiori e più potenti mezzi materiali di produzione, e con più adeguati evoluti mezzi istruttivi. Non c'è via di mezzo. Naturalmente, affiochè la nostra agricoltura possa assolvere e bene il suo compito, che è quello di contribuire potentemente al risorgimento economico del Paese, occorre pure <lhe sia sorretta adeguatamente da una benintesa azione integratrice dal Governo ; è superfluo soffermarci a dirne di più qui. Ricostituire la fertilità dei terreni. È uno dei maggiori e più pressanti problemi che si presentò al nostro paese al finire della guerra, come ho già accennato incidentalmente più sopra. Per quattro anni la fertilità dei nostri terreni venne sfruttata da una produzione spinta alla maggiore intensificazione possibile iscnza oho vi si sia portata una adeguata )Jroporzionata reintegrazione coi lavori e coi concimi. La continua sottrazione di bestiame ebbe per inevitabile consegnenza una dimimùta produzione di concime ed una minore lavorazione del terreno: diminul grandemente l'importazione delle materie concimanti: ven• Biblioteca Gino Bianco nero rotti prati, pasc-oli : venne este!la la superficie a cereali ; si diede larga dif· fusione al ringrano, ecc.; fu insomma un enorme sfruttamento della fertilità del terreno, delle riserve accumulatevi, senza poterlo bilanciare con acconcie riparazioni e restituzioni, mentre si spingeva la produzione ai maggiori limiti possibili. Per tutto ciò, la nostra agricoltura usci dalla guerra veramente stremata. Vi è chi non esita ad affermare che il danno maggiore che la nostra inclustria agricola risenti dalla guerra, solo da pochi messo in evidenza, è la scemata fertilità delle nostre terre, per i mancati lavori e per le ridotte arature, e, più di tutto, per le diminuite e, per molti, per le soppresse concimazioni. Quindi reintegrare questa fertilità deve essere il primo nostro còmpito, e da farsi con mano prodiga, con ogni mezzo acconcio e nel più breve tempo possibile. Le nostre terre sono stan • che : risentono anche esse del grande sforzo compiuto negli anni di guerra : se non si rinforzano, se non vi si ristabiliscono le condizioni normali di efflcenza produttiva, si ritarderà quel risorgimento economico su cui si fa, si deve fare tanto assegnamento. Ricostituire al più presto e colla maggiore intensità possibile la fertilità dei nostri terreni, ne è una delle condizioni principali. Qualcuno non crede a tutta siffatta necessità, ritenendo che in Italia già si adoperassero quantità eecessive di per• fosfato o, quanto meno,· che già si fosse arrivati ad una saturazione dei nostri terroni in elementi fosfatici e, come si sa, questi sono considerati la base della fertilità dei terreni : quindi ve ne era una tal riserva da poter far fronte allo sforzo compiuto dai terreni nei quattro anni di guerra, senza che vi sia ora 11bisogno di quella larga ricostituzione della fertilità sulla quale tanto si insiste. È un'opinione che va combattuta vivamente. Chi sostiene una tale opinione lo fa basandosi sul fatto che il consumo annuo di perfosfati era salito prima della guerra a circa 10 milioni di quintali con lieve tendenza a diminuire : segno, dice, di saturazione del consumo. Veramente, osserva a ragione il Poggi, una lieve ten· a.en:::a del consumo annuo a scemare (che poteva anche essere accidentale) dipen· dente forse anche da !ltagione non favorevole, non può definirsi indizio di saturazione. Ma il Poggi fa di meglio : fa una statistica ed un bilancio per stabilire se realmente vi possa essere stata una sa· turazione di fertilità fosfati~ Qel terr(3Jli,
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