Almanacco italiano : piccola enciclopedia popolare della vita pratica - 1920

- 226 - pugnava la rodenzione - elettrioi ed eleggibili. A mezzodì al Caffè Cavour nell'ultimo stanzino lungo e strotto eravi sempre, all'ora della colazione, una bella tavolata della quale Salvatore More.lli era il presidente, avendo di fronte, al capo opposto della tavola una bellissima fioraia maestosa, di nome Lorenza, alla quale l'apostolo del femminismo di allora rivolgeva immancabilmente questo saluto augurale: « Abbi fccle, o Lorenza! ». La pt'ima domenica di giugno, fC!;)ta dello Statt\tO, cominciava in piazza CoIl marchese Orazio .Antinori. • lonna il godimento serale della musica, e allora tutta _Roma trovava ivi il proprio salone naturale; si éUve_ntavatutta una immensa festosa famiglia; ed erano Rerate di entusiasmo specialmente quando suonava la musica cittadina diretta molto bene dal grandioso maestro Vaselli. Dopo la pemùtima tàppa al Caffè Cavour i più ritardatari andavamp a finire alla frequentatissima birreria Morteo, sul Corso, dirimpetto, press'a poco, al palazzo Teodoli, in botteghe basse e piuttosto oscuro, illuminate artificialmente anche di giorno. Ivi aspettavano abitu~lmente le ore piccole quei due mirabili idealisti pagani che furono Alberto Mario e Alessandro Castellani; e in un altro tavolino, dalla parte opposta, raggruppavansi Benedetto Ilrin, Silvio Spaventa e, alle volte, anche Giuseppe Biancheri. E quanBiblioteca Gino Bianco a.o, verso le due, il popolarissimo cameriere Giovanni, l'uomo di Roma più addentro nelle segrete cose della politica, metteva, senza tanti complimenti, le seggiole sui tavolini, ce ne andavamo, e i più riottosi uscendo, sul Corso, tiravano innanzi pochi passi e facevano una fermatina dal tabaccaio Barrera, bolognese, dove era ancora possibile trovare « un piccolo » di birra ben fresco. Quello era il segnale che la serata era finita, ma non per tutti. Vi erano ancora due che non si rassC'gnavano, e continuavano ancora due o tre ore a girare in su o in giù accompagnandosi e riaccompagnandosi instancabilmente e reciprocamente fino a casa : io, che abitavo a San Carlo al Corso, alle Case Bruciate,. e Federico Zuccari, che abitava nella mirabile avita casa frescata dai suoi antenati, su alla Trinità dei Monti all'angolo di via Sistina e di via Gregoriana. Ci capitava di salire e scendere sei, otto volte, senza accorgercene, la maestosa gradinata di Piazza di Spagna, e di percorrere e ripercorrere via Condotti senza badarvi è senza mai stancarci. Tutto era chiuso, compreso il vecchio, secolare Caffè del Greco, dove la sera non mancava mai Federico Gregoroviue, e dove, nel pomeriggio era un convegno di spiritisti tenaci, come Nino De Andreis e il professor Felice Scifoni. Nè sempre le giravolte dei due nottambuli incorreggibili firu,vano con la Trinità dei Monti. Alle volte capitava, cominciando ad albeggiare, che ci spingessimo ancora giù per via Sistina, per il Tritone, per l'Angelo Custode, e per Fontana di Trevi. Io qui compiva la rituale abluzione delle mani nella gran vasca affascinante, poi, ùal momento che i battenti di un lindo caffè ristorante all'angolo dei Crociferi erano già aperti, entravamo a mangiare un piatto di meravigliosi spaghetti abbondantissimi al pomodoro.... quaranta centesimi!. .. ·La, gente cominciava · a circolare per le strade. Le vaccherie da latte, con stalle, in Santa Maria in Via e nei Crociferi cominciavano a brulicare di gente ; e ùal momento che la vita cittadina ricominciava, era naturale che noi ci per~uadessimo ad andarcene finalmente a casa a clormire !... , Roma ci appariYa talmente, in ogni ora del giorno e della notte, splendido teatro a se stessa, che a teatro si andava pochino a meno che non vi fosse qualche battaglia d'arte da combattere, o per imporre un successo, o per compiere un massacro.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==