460 - sue energie particolari nelle autonomie locali, delimitate dalle condizioni naturali, sociali ed economiche >>. Gli altri articoli riguardano la bandiera (con diritto a quelle locali), gli alfabeti (cirillico e latino, ohe si possono adoprare egualmente), la libertà dei tre culti riconosciuti, l'unificazione del calendario, il suffragio universale, dirétto, eguale e segreto, ecc. XII. - Italia e Jugoslavia. Il Patto di Roma. \ Ma gli stessi avvenimenti di politica in• ternazionale, che condussero, equilibrando la forza serba e quella jugoslava, al Patto di Corfù, si può dire fossero altresl i fattori più potenti che, agevolando l' accordo per la questione dell'Adriatico, resero possibile il Patto di Roma del 9 aprile 1918; il quale ha però una portata politica assai più vasta della sola intesa fra italiani e jugoslavi. Ho accennato come lo scoppio della guerra aprisse a tutte le speranze gli irredentismi antiatllltriaci, i quali, invece di convergere e aubito le loro forze contro il nemico comune, le dispersero per molto tempo in sterili lotte fra loro. Più grave di tutti fu il dissenso italo-jugoslavo. Nel secondo semestre del 1914 una campagna di stampa iniziata dai giornali ~attolici e segwta poi dai nazionalisti, affernlava i diritti dell'Italia non soltanto su Trento e Trieste e sull'Istria, ma.come caposaldo per ragioni nazionali e strategiche, sulla Dalmazia. Tale campagna, che non aveva alcun antecedente storico nelle rivendicazioni del nostro Risorgimento, in cui uomini sia di parte democratica (Mazzini, Cattaneo, ecc.), che di parte moderata (Balbo, Cavour, ecc.) appoggiati dai conoscitori delle questioni adriatiche (To=aseo, Valussi, ecc.) non avevano mai incluso in esse la.Dalmazia, urtava direttamente contro la tradizione jugoslava ohe chiedeva da anni l'unione di questa costa con il suo naturale retroteITa balcanico, cioè con la Croazia, la Bosnia e l' Etzegovina, e che nella Dalmazia contava proprio gli assertori più convinti della unità jugoslava. La polemica si acuiva per le intemperanze delle varie parti. Dall'una si tacciavano i capi del movimento jugoslavo come austriacanti e venduti al governo austriaco, si so steneva l' inconsistenZJli del loro movimento e l' utilità per l' Italia di separare croati e serbi, come faceva l' A.ustria. Dall'altra parte gli jugoslavi non trattenevano i loro polemisti antiitaliani e vantavano fra le loro rivendicazioni le terre italiane dell'Istria e la città di Trieste, fornendo cosl buon argomento ai loro avversari per farli passare per nemici dell'Italia. I due imperialismi erano in conflitto, e mentre all' estero le voci jugoslave riescivano a far passare tutta la Nazione italiana come piena di sentimenti di conquista e di oppressione, in Italia non si lasciava ai pochi gruppi che conoscevano la questione, opporsi all'inabile ed erronea campagna. Il dissidio ebbe conseguenze funeste. Anzitutto nei paesi democratici dell'Intesa radicò la convinzione, sparsa abilmente dagli agenti austriaci, che l'Italia combattesse per fini imperialistici e di conquista su terre dove l'elemento italiano era in assoluta minoranza. Ma poi permise all'Austria di aizzare contro l'Italia tutte le popolazioni slave, diffondendo fra esse e fra le truppe ogni articolo di giornale italiano offensivo per gli slavi e minac- .cioso per le lorò terre, cosicchè la dichiarazione di guerra dell' Italia, che avrebbe potuto essere accolta dalle masse slave del1'Austria come una promessa di liberazione, fu interpretata come un pericolo maggiore del malgoverno austro-ungarico, e determinò pur• troppo presso di esse una resistenza nazionale di non scarsa efficacia. Tale dissenso non avrebbe potuto perpetuarsi senza che danno ne derivasse al comune desiderio di liberazione. Nella nostra stampa più influente alcuni accenni si fecero sentire fin dal giugno 1917. L'entrata in guerra del1'America e la caduta del regime czarista, consolidando anche da noi quelle vedute de• mocratiche per le quali troppo spesso si era detto che l'Intesa combatteva senza ohe se ne vedesse una volontà, netta di applicarle ai problemi politici, decisero anche dalla nostra parte un nuovo orientamento della pubblica opinione. Lentamente ma decisamente essa comprese che l'Austria non si poteva vincere se non facendo forza sopra la leva dei dissensi nazionali interni; che l'Austria rappresentava il punto debole della coalizione nemica; che cessata la Russia di essere una forza milita.re !111111111111111111111111111111J111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 i i 1 1111111111111111111 u 111111111 ..: ! BIRILLINOE LA GUERRAEUROPEA E . f La Storia: ~ella guerra raccontata ai giovani) § Pubbltcah 8 volumetti illustrati - Copertina a colori _ Ogni volumetto L, 1,26 s R. BEMPORAD & FIGLIO, EDITORI • FIRENZE ·"""'"" 1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 1111111111111111111111111111111111111111111111". CREDITO ITALIANO • Qualslasl operazione di banoa Biblioteca \.:111 IU □ lçt1 lvV
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