Almanacco italiano : piccola enciclopedia popolare della vita pratica - 1919

- 803 - Stato avl'ebbe fatto pervenire, in no:ne del Pontefice, a.i rappresentanti diplomatici presso la Santa Sede circa il Decreto che rivendioa il Palazzo di Venezia al patrimonio nazionale : "Il sottoscritto, segretario di stato di Sua Santità, si permette richiamare l'attenzione di V. E. sol Decreto colquale il Regio Governo italiano decise che alla data della pubblicazione del Decreto stesso (25agosto 1916) il Palazzo di Venezia a Roma passi in proprietà dello Stàto. La polemica che si è svolta in questo proposito nei giorni preced,enti nella stampa di ac-• cordo col detto Governo, aveva lasciato prevedere quel grave provvedimento, poichè essa non fu impedita, quantunque il Governo fosse in grado di farlo. Soltanto il 26 agosto, circa alle ore 10, il Santo Padre fu - per incadco del Governo italiano - informato della cosa, ed egli non ha tralasciato di esprimere la iua disapprovazione per il fatto ormai compiuto. La Santa Sede non intende ora esaminare se i motivi addotti nel Decreto siano sufficienti per giustificare la presa di possesso di Palazzo Venezia, sia di fronte alla legge morale, sia di fronte al diritto internazionale. '' Parimenti la Santa Sede si astiene dal considerare se la presa di possesso medesima fosse prudente, potendo essa provocare gravi rappresaglie da parte dell'avversario, o se sia da ritenere come un atto politico di tale natura da accrescere o diminuire il buon nome ed il prestigio dell' Italia di fronte ad uomini pacifici ed imparziali di ogni paese e di fronte alla storia. " La Santa Sede non può a meno però di rilevare la violazione dei suoi più sacri diritti che risulta da questo provvedimento. Il Palazzo di Venezia è, infatti, la residenza abituale dell'Ambasciatore di S. M. I. R. A. presso la Santa Sede. La sua attµale assenza non toglie al Palazzo questo carattere, poichè essa è soltanto transitoria e cagionata semplicemente dalle anormali circostanze determinate dalla guerra per le rappresentanze degli Imperi Centrali, Lo stesso Governo italiano considera il rappresentante austro-un- , garico presso la Santa Sede come ancora in possesso e nell'esercizio effettivo della sua missione diplomatica, poichè, come è noto, ha dichiarato espressamente che il predetto ambasciatore ed i ministri di Baviera e di Prns8ia potevano restare a Roma liberi e siR1bliotecaGino Bianco curi ed ha declinato ogni responsabilità per 1a loro assenza temporanea, che, secondo il parere del Governo italiano, dovrebbe attri- · bnirsi esclusivamente alla volontà dei rispettivi Governt. '' Questa presa di possesso della residenza del Rappresentante di una Potenza estera presso la Santa Sede implica ora per sè stessa una offesa alla Santa Sede medesima, ed una violazione di quel diritto di rappresentanza che le spetta e che le fu riconosciuto anche con la legge 13 maggio 1871. Contro tale atto, che fornisce una novella prova della condizione anormale della Santa Sede, il sottoscritto card,inale - per incarico ed in nome di Sua Sàntità - deve elevare una formale e solenne protesta e pregare V. E. di portarla a cognizione del 'Governo, nella fiducia che esso vorrà richiamare la attenzione del Governo italiano sulla irregolarità del suo contegno e sulla convenienza di non insistere nella via intrapresa ". Tale protesta, se pure esiste, non ti·ova alcuna giustificazione nelle disposizioni del Decreto 25 agosto 1916, poichè questo non tocca in alcun modo le prerogative ed i diritti della Santa Sede. Esso non può essere considerato se non come un provvedimento di guerra che colpisce un immobile di proprietà di uno Stato nemico: i privilegi di- :plornatici che la legge delle .guarentigie conferisce agli inviati esteri presso la Santa Sede nQn hanno a che vedere con la espropriazione del Palazzo; ed.in qnanto ancora sussistevano per avere servito il Palazzo specialmente come sede dell'ambasciatore austro-ungarico presso il Pontefice (è noto che serviva anche a scopi diversi) le disposizioni adottate li salvaguardavano ampiamente. In quanto ancora sussistevano, perchè la continuità dell' '' esercizio effettivo " della missione propria di quel rappresentante d'Austria-Ungheria.non toglie che il Palazzo stesso avesse ormai cessato di essere la sua residenza, chè dall'inizio della guerra in poi egli risiede notoriamente in Svizzera, tanto che la gestione del Pnlazzo di Venezia (con tutti gli oggetti che vi si trovano) insieme a quella di alcune chiese ed istituti di patronato austro-ungarico, fu, giusta una comunicazione ufficiale fatta dal Go• verno italiano ali' ambasciatoré di Spagna, assunta! dal suo collega, il rappresentan~ di

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