- 249 - simo: curare maggiormente la raccolta delle piante medicinali che già siano diffuse in Italia allo stato spontaneo, le qua.li, secondo il prof. Cortesi, sarebbero una quarantina, e promuovere la coltivazione di quelle che più scarseggiano, o mancano. Ma in realtà, la soluzione non è così semplice. Lo spiega bene il prof. U. Brizi, direttore dell' Orto Botanico di Milano. La coltivazione forzata di parecchio piante medicinali selvatiche sarebbe inopportuna, dice, inquantochè farebbe perdere loro la capacità di produrre quelle sostanze attive che ne costituiscono il pregio terapeutico e quindi perderebbero anche il valore commerciale: tali ad esempio lo stramonio, la. balladonna. Analogamente, il profc:;- sor Brizi cita non poche piante le quali allo stato selvatico sono velenose e che colla coltivazione si ingentiliscono al punto che non solo perderebbero la loro velenosità, ma acquisterebbero delle qualitìt che le renderebbero mangerecce: esempio comunissimo, il fagiolo, del quale ancora oggidì esistono nell' America meridionale delle specie velenose allo stato selvatico. Il prof. Brizi ammette però che mentre per molto piante selvatiche non francherebbe la spesa di coltivarle, tanto abbondanti esse si trovano in natura, ternerebbe invece assai più opportuna e possibile la coltivazione di molte altro piante medicinali, che in condizioni normali si impo1·tavano totalmente, o quasi, dall'estero, mentre esse poss.ono allignare con tutta facilità anche nei terreni nostri. Per alcune di esse il prof. Brizi rileva come l'urgenza di coltivarla anche da noi, si presentava tanto più graude durante la guerra in quantochè por le difficoltà commerciali prodotte dalla guerra stessa so ne lamentani, la scomparsa dal nostro mercato, la quale difficile condiziono molto probabilmente continuerà. anche ncl1' immediato dopo guerra. 'l'ali, ad esemJJio, il papavero da oppio, l'idraste canadese, il crisantemo selvatico: di quest'ultima pia,nta, che fornisce la materia prima per la razzìa e le altre migliori po!Yeri insetticide, l'Austria ba. monopolizzata la produzione al punto che riesce difficilissimo pei coltivatori degli altri paesi procurarsene i semi. Per superare felicemente anche questa crisi creata dalla guerra. occorrerebbe dunquè intensificare la raccolta delle piante indigene selvatiche, già abbastanza diffuse in Italia e promuovere la coltivazione che sarebbe possiùile delle piante domestiche nostrali e straniere per renderci indipendenti da.Il' estero una volta per sempre. È ciò possibile 1 Secondo quanto i professori Ra vasini e Cortesi comunicarono al Congresso delle Scienze dell'anno scorso in Roma, la soluzione pratica e proficua del problema per l'Italia si presenterebbe così: 1 ° Piante per le quali si ritiene scnz' altro cousigliabilc un' estensificazione delle coltivazioni esistenti: Altea, Belladonna, Camomilla comune, Digitale, Liquorizia, l\1enta peperina, Ricino, Zafferano. 2° Piante per le quali si ritiene consigliabile avviare pratiche per ottenere un aumeuto dcll' attuale coltivazione soltanto nel caso che si possa contemporaneamente far sorgere in Italia delle fabbriche adatte per il lorn sfruttamento industriale: a) piaute per essenze e profumi: Anice Yolgare, Cumino, Eucalipto, Finocchio, Lavanda, Melissa, Rosa, Rosmarino, Timo, Viola ed altre piante per profumi; b) piante per a.lcaloidi: Aconito, Giusquiamo e Stramonio, oltre alla Belladon!la ed alla Digitale già meuzionate nell'art. 1°, ed all'Idraste cd al Papavero da oppio che sono menzionate anche nel n. 3°. 3° Piante colti vate attualmente fuori d'Italia, per le quali si ritiene consigliabile iniziare esperienze e studii per la loro coltivazione nel nostro paese: Aloe, Crysanthemum cinerariaefolium (per la produzione di polvere insetticida) Idraste, Lauro della canfora, Papavero da oppio, Artemisie. Per quello che invece ba attinenza, alla raccolta immediata di piante, fiori, ecc., utilizzabili a scopo farmaceutico sono i-pecialmente ricercati questi prodotti: Adonis vernalis, Altea, Arnica, Belladonna, Camomilla comune, Colchico autunnale, Cavallaria ma,jalis, Digitale, Genziana lutea, Giusquiamo, Segala cornuta, Tiglio, Valeriaua. Ben s'intende che questo non è un laxoro da farsi tutto ex novo. Le coltivazioni apposite di piante medicinali, salvo poche eccezioni, sono ancora ristrette: ma la raccolta delle piante selvatiche spontanee si fa già su grande scala. Non viene però fatta come si dovrebbe per ritrarne il massimo profitto possibile. Invero, i raccoglitori delle piante medicinali soYente offrono ai farmacisti, ai negozianti di droghe e CREDITOITALIANO • Qualsiasi operazione .. df.. i:,iric.a...... o!OIIOieCé
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