- 192 della Confraternita, fu venduto all'inglese Hamilton che lo portò in patria e, dopo essere stato molti anni in proprietà. del Conte di Suffolk, fu, nel 1880, noquistato da quella Galleria, nou bastò a taluni per ritenerlo l'opera genuina del Vinci, giacché una lettera di lui e del De Predis a Lodovico il Moro, scoperta nel 1890 da E. Motta, pur troppo senza data, ohiedev~ l'intervento del potente Signore contrp i confratelli ohe non volevano stare ai patti, e Leonardo, per proprio conto, minnociavn cli ritirare il quadro se non gli fosse dato l'adeguato compenso. L'accordo, pensarono molti, non segnl: Leonardo si riprese il quadro che portò più tardi con sè in Francia dove passò nelle raccolte Reali, e i confratelli lo sostituirono con una copia fatta fare al De Preclis; l'originale era dunque per questi l'esemplare del Louvre. ]ifa altri documenti, scoperti 1·ecentemente dallo stesso Motta, dimostrano all' evidenza che l'accordo fu raggiunto, sebben tardi, nel 1508 quando Leonardo ftnl il dipinto che, al solito, aveva lasciato incompiuto: cosicché il problema si ridnce oramai a spiegare l' esistenza dell'esemplare di Parigi ohe è pure di tal bellezza cln non potersi escludere la paternità clel grande artista. - Sulle opere d'arte eseguite da Leonardo a Milano per ordine del Moro abbiamo pur troppo scarse e mal sicure informazioni. Si sa ohe dipinse i ritratti di clue favorite del duca, Ceoili:l, Gallerani e Lucrezia Crivelli, ma dove sono andati a finire 1 La critica moderna non è riuscita a identificarli con certezza: non tutti son d'accordo nel riconoscere la Gallerani, nè la mano vinciana, nella bellissima Dama colla donnola della Galleria Czartoriski a Cracovia, nè la Crivelli nella Belle Féronnière del Louvre. E cosl pure discordi sbno i pareri sull'autenticità. leonardesca del creduto ritratto di Beatrice d'Este e del così detto Musicista, all'Ambrosiana. Notizie piì1 sicure abbiamo riguardo alla collaborazione di Leonardo da Vinci ai lavori del Castello Sforzesco: tra il 1495 e il 1498, dipinse nella saletta negra e nella grande saZa deZleasse: le pitture della prima sono scomparse, ma della. magnifica volta a verzura nella seconda son rimaste traccie notevoli ohe han permesso il completo .restauro eseguito in questi ultimi anni. Leclnardo non rimase estraneo alle discnssioni, che a Milano appassionavan tutti, circa la costruzione del tiburio del Duomo (1487-1490): i manoscritti conservano traccia delle sue idee circa la necessità di rimediare a.Il'organismo malato della catte- ·drale con una razionale composizione di forze: egli fece anche un modello in legno, ma nulla sappia.mo circa. l'esito di questa sna prova. Fu chiamato pure nel 1490 a Pavia a dar Biblioteca Gino Bianco parere sulla costruzione di quel Duomo. In un elenco, attl'ibuibile al decennio 1490-14'99, degli ingegneri ducali il nome di lui figura insieme a quelli di Bramante e del Dolcebuono: e con tal veste studiò il problema della canalizzazione clel tratto torrenziale del• l'Adda, trfl. Brivio e Trezzo, che doveva es• sere naturale complemento del canale della Martesana fatto coetrurre da Francesco Sforza, tra il 1457 e n 1465, senza il quale sa· rebbe stata impossibile la navigazione fra Milano e il lago di Como. Leonardo ideò un progetto che servì di guida agli studi ripresi, per volere di Re Francesco I, tra il 1616 e il 1519, e non è da escludersi che egli stesso abbia indotto il sovrano a dar la spinta a qucst' impresa da lui tanto studiata. La tradizione vorrebbe Leonardo inventore delle conche nel Naviglio interno di Milano, ma esse esistevano già. da qualche secolo; egli per altro le studiò e, a giudicare dai disegnt lasciatine, in qualche parte anche le migliorò. A Itri disegni ci di,mostran la sua presenza in Lomellina dove, probabilmente, cooperò ai lavori di bonifica fatti eseguire dal Moro. In mezzo a tanti e sl svariati studi Leonardo trovava modo dilocouparsi anche delle feste di Corte organizzando l'appresentazioni sceniche, come quella del· Parad'iBo, nel Castello Sforzesco, in occasione delle nozze del duca Gian Galeazzo con Isabella d'Aragona (1489), o tornei, come quello in casa di Galeazzo Sanseverino, per le nozze di Lodovico con Beatrice d'Este (1491). Finalmente, verso il 1495, il Moro gli diè occasione di eseguire il suo capolavoro nel convento annesso a quella chiesa di Santa Maria delle Grazie che sorgeva. a testimonio del genio di Bramante e gli era tanto cara. Nel refettorio il Nostro dipinse la in,:;omparabile Oena compiuta nel 1497. Negli ultimi anni del secolo cominciava a rumoreggiare la tempesta provocata dalla politica imprudente di Lodovico Sforza: le crescenti difficoltà d~l governo ducale ei appalesavano anche a Leonardo coll'irregolarità. delle paghe, ma il duca, per s·ua natura generoso, volle indennizzarlo colla donazione di un terreno fuori di porta Vercellina, vicino a Sant' Ambrogio. Nel 1499 l'esercito francese, invasa la Lombardia, occupava 1\l!"ilano, Lodovico fuggiva in Germania e se1 mesi più tarcli, dopo una breve e sterile riconguista del suo stato, veniva sconfitto e im- ·prigionato. Gli artisti che egli aveva saputo ifonire in questa ci.ttà da lui portata a tanto splendore, se ne partirono. Leonardo, scon· fortato, si diresse a Venezia, fermandosi alcun tempo a Mantova a salutarvi quella in• signe dama che era la marchesa Isabella d'Este, cultrice e patronessa di tntte le ma•
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