- 190 • sposso per lunghi J)Ol'iodllavol'i comir\cinti, e pin 11pessolasciamloli a mezzo: cosl quando, divulgatasi la sua fama, Lorenzo il Mnguifìco gli foco dare la commissione di una tavola per la cappella di San Berna1·do nel palazzo della Si_!!noria,la cominciò a disegnare, poi l' n bbaudonò all' improvvil!o. In uno dei suoi app1111U,sotto la data del 1478, dice d'aver rominoiato " llne V crgini Mario ", ma le esegn\ davvero? Nel luglio clel 1481 i monaci ,li San Donato a Sropeto lo incaricarono cli 1lipingere una tavola per l' altar maggiore (lella loro chiesn: dopo molti studi preparntod, conservati oggi nelle rnccolto <liWindsor, clegli Uffizi e altrove, cominciò il celebre qi1a- <l1·0 dell'Adorazione dei ]Jfagi (Uffizi), mlt anche questo lasciò incompiuto, :wondolo tutta via condotto ad un punto da dare una piena manifestazione del suo genio e del definitivo coRtitniI'si delln sua forma d'arte: la quale trO\'Ò nn'nltrn non meno vigorosa espressione nPl San Girolamo, che, del pari non finito, si ammira ogiri nella Galleria, del Vaticano. Strettezze finanziarie, contra1-ictà e preoccupazioni cli cui non mancano traccie nei manoscritti, dovute probabilmente in gran parte a quella instabilità dell11sue occupazioni che gli impediva cli mantenere gli impegni, gli resero men grata la dimom in ]'irenze o lo indussero nel approfittare senz'altro d'una propizia occasione per mntarln. Lodovico Maria Sforza, impadronitosi del potere nello Stato di Milano come tutore del giovane duca Gian Galeazzo, volle riprendere, deciso ad attnarlo, il disegno, già vagheggiato dal defnnto duca Galeazzo Maria, di elevare un superbo monumento equestre in bronzo· a Francesco Sforza, il glorioso fondatore della dinastia: sia che tal disegno avesse già da tempo manifestato al grande artista fiorentino quando, esule a Pisa, faceva frequenti scappate a Firenze, o designatolo neleseguire il gmnclioso lavoro, aia che la proposta gli avesse fotta pel tramite di Lorenzo il Magnifico, nel 1482 Leonardo da Vinci si presentava n,JlaCorte Sforzesca, col gentile pretesto di offrire iu omnggio a Lodovico il Moro una lira <1'n,rgento, a forma di testa cli cavallo, cla lui stesso fabbricata dacchè, dicono i suoi biografi, tra le altro cose,. era anche nn muaico eécellente. Nel mettersi a disposizione del Moro, Leonardo volle chiaramente esporgli tutte le sue capacità in una lettera singolare di cui esiste una minuta nei mano1,critti, clove enumerava le sue vaste conoscenze nel campo dell'ingegneria civile, e iipecialrnenle di quella militare che poteva a qnel tempo essere a Milano la più opportnna cli fronte alle minacele di guerra dei Veneziani: " so far ponti leggerissimi e forti di pace e cli battaglia e modi da ardere o diBibliotecaGinoBianco sfare quelli tlolli iuimiei "; dumnto gli assedi " !!O levai· via l'acqua de' fossi ... ; se non si potesse usaro l'officio delle bombarde, ho modo di ruinnre ogni rocca ... , bo modi cli bombarde como<lissimi e facili a portare ... ; ho modi per cave e vie strette e nascoste fatto 11rnzaalcuno strepito ... ; so fare carri coperti sicuri e iuofl'ensibili i quali, urtnndo contro gli inimici con sue artiglierie, non è si grande moltitudine di gente d' arme che non rompeR!lino.... " (le tanks non son dunque un'assoluta novità): "in mare ho modi di molti istrumenti nttissimi da offendere e difendere .... ". In tempo di pace si llicbiarava pRI'i a qualunque altro nel costrurre edifici pubblici e privati e nell'ideare e compiere lavori iclmulici cl' ogni genere, puri ad ogni altro in • lavori di scultura. e di pittura. I,ifine, come ad argomento già da tempo concordato, ncCl}nnava al monumento equestre dichiarandosi pronto ad eseguirlo. Tali clichiarazioni non vanno interpretate come prova di presnnzione e di iattanz::t; i manoscritti di Leonarclo dimostrano che esse conispondevnno pienamente alla verità ed erano ispirate cla una legittima coscienza del proprio valore. Senonchè, a Milano come a l!'irenze, la vastità stessa del suo sapere, la molteplicità delle sue attitudini rendevano oltremodo lenta la produzione. I lavori pel monumento si trascinarono per sedici anni, con clisgusto del Moro che, a un certo punto, minacciò di chiamare altri a finirlo: ogni tn.nto Leonardo li interrompevn per lunghi periodi dedicati a complessi stmli sull'anatomia del cavallo, a molteplici calcoli dei diversi modi di fusione, con unità o pluralità di forni; compiuto il modello del cav.allo nel 1490, lo ricominciò da capo passando dal concetto di moto violento a quello di quiete, e, quando l'opera che ni contemporanei parve un miracolo di bellezza, avrebbe potuto finalmente esser tradotta in bronzo, per eclissar forse il Gatta.melata e il Colleoni, il dominio sforzesco fu travolto dall'invasione francese e il modello andò di.- strutto durante i rivolgimenti politici che seguirono alla caduta di Lodovico il Moro. L'anno dopo la venuta di Leonardo a Milano (1483) la Confraternita della Concezione presso fa chiesa di San Francesco, diede a lui e al suo collega e amico, Arobrogio De Predis, l'incarico di dipingere un' ancona per l'altare della sua cappella: il quadro centrale, tutto eseguito dal grande fiorentino. ò la famosa Vergine delle 1:occie, la quale ha dato molto filo da torcere ai critici d'arte, giacchè di questa mirabile composizione esistono due snperbi esemplari, uno al Louvre, l'nltro nella Galleria nazionale di Lonclra. La notizia sicura che il quadro di San Francesco, nel 1785, dopo la soppressione
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