,( - 327 - zone del suo avvio, l' Isonzo che già fu rosso dal sangue loro: mentre la Filanda, l'unico fa1>bricato non 1·itoccato, allarga le sue pareti sforacchiate e dirute dal cannone nemico. Ed eccoci sull' altipiano, verso il San .Michele. Il soprassuolo sassoso, irto di, punte, con qualche vago cespuglio che si isola tra il hianco della roccia, dà subi~o un senso di monotonia e di tristezza. Questo è il · Carso, arido e brullo, qui il calcare, ad ogni contatto col 'ferro a,rrabbi;i,to d.elle granate, sprizzò in centinaia di scheggie sui battaglioni no- ·stri che avanzavano: qui sono sepolti i frammenti dei morti irriconoscibili. Come sorse questa terra inospitale e chi la nutrì, perchè ella vivesse tanto da divenir letto di morte alla nostra generazione libera, assetata di giustizia 1 Le zone non sono più, oggi, silenziose. L' uomo si è chiuso in queste baracche e lavora,, attivo, per quelli che, più ava,nti, nelle prime linee, lottano con il nemico ; 1na le croci nessuno le ha divelte, le trincee rudimentali, scavate nel primo 1nomento, con le mani febbrili, sono ancora intatte, coi loro sacchetti sventrati, i rifiuti sparsi, gli abiti insanguinati. , Non si è portato via quasi nulla, e bene ha fatto- il comando a non impedire che, domani, gli italiàni che non hanno combattuto, potessero vedere c~e cosa fu la bat~aglia, come si svolse e quello che costò. Le· doliue insidiose, nei cui rovesci i soldati che avanzavano costruirono ricoveri, sono anéora con tutti i segni della battaglia, dei bivacchi, deJ.le soste paurose, che il cannone tonuentava con ostinato furore; i va.lloncelli fondi, bru11i, sui quali l'acqua non· corre, ma qualche pianta vive tuttavia, anch'essi hanno i loro sacchetti, i loro sassi, quel' rude e primitivo sistema di difesa., a cui il soldato provvede per istinto; 1na che spesso non bast~ a salvarlo. Cam-minamenti fango~i si arrampicano· su, verso la chna del San Michele: trincee parallele, approcci, mucchi di s,issi che dovettero essere fortini : e, dò.vunque, tronchi tagliati a mezzo daLla mitra.glia, la foresta mangiata dal fuoco e dal ferro: e la terra tutta, arsa, bu- , cata, sconvolta, ancora ross1gua o nerastra dagli scoppi. ll San l\!iche}e 1 . Biqt~o.tècGainoBiànco Le cime si, accostano una all'altra. e il baluardo acquista, visto dalla strada che conduce ~ S. lVIartino del Carso, un aspetto pauroso e solenne, nella sua or- . ridezza e povertà,. A destra, la collina del Bosco Cappuccio, rasa, gialliccia, miserabile, anch'essa ricorda la battaglia: con i suoi mozziconi di tronchi, i suoi mucchi di sassi, i suoi muretti che s'intersecano per ogni verso e non si incontrano quasi mai: e le fosse chiuse e fonde, dove il soldato di rincalzo, bocca a terra, a·spettava la morte, anche prima che Dio gli concedesse il supremo entusiasmo dell'assalto. Affacciandosi dall'alto della vallea che lega il Cappuccio a Cima Tre, appaiono l'Isonzo - una lastra azzurra che corre - e Gradisca che trema nel sole: e s'intende appieno come dovettero i nostri affannare nell' ascesa, visti e bersagliati dal nemico, incastrato quassù tra le roccie. Anche con i soli sassi sembra da questa altura potersi tenere lontano chiunque s'attenti salire: tan,to è maestoso il costone e scoperto, a chi domina, l'uomo che vuole assalire. E pure essi, i nostri soldati, salirono: s' affermarono sulle prhne quote, da queste balzarono ogni giorno, .con nuovi attacchi, più innanzi. Palmi ~i terreno masticati col sangue, ma conquii::.tati ora per ora, con inenarrabili sacri.fìci: fìnchè non giunse l'ultimo, il giorno dello sforzo rabbioso, in cui - per quanto fuoco I si radunasse su di loro - non ostac<,li, non reticolati, non trincee l'assalitore vide: ma un nemico da uccidere, un fratello da. vendicare: e superò tutto, con uno di ·quegli slanci supremi che hanno del divino. S. Martino del Ctt,rso è ancora tutto una rovina. Essendo situato sulla confluenza di varie &trade, anche dopo le successive occupazioni carsiche, restò sotto il tiro del nemico, cosicchè il comando italiano non provvide mai a ricostruirlo. L'ira austriaca si. sarebbe certamente accanita contro i lavoratori. che avessero tentato di chiudere le immani breccie e ridare un tetto alle case rovinate. Famosa è ancora la cappella di San Martino, di cui restano pochi ;ruderi, per la resistenza ivi opposta dal nemico, èhe vi aveva piazzato molte mitrag1iatrici. L' erba cresce oggi tra le rovine e di notte· il paese ha un aspetto truce· ~ pauroso, con quel verde che segna . . ~ \..
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