' I ,I -'297 - Siamo iu nu cmupo cpisoùico: il vero quaùro manca ancora e forse non lo avremo mai. La guerra1nodernaè guerra di masse, che non offre elementi pittoreschi. Di più, dal fronte, gli artisti riescono qualche rara volta ad eseguire appena rapidi bozzetti, di ben altro dovendosi occupare e preocctÌ.pare. E, quelli che rimangono a casa, non possono, senza caderè nel convenzionale, dipingere di 1naniera, e non hanno, purtroppo, la facoltà ùi concepire profonde opere allegoriche; o, se l'hanno, non se ne servono, forse perchè' gli eventi non bastano a stimolarla. .. La guerra 1nodcrna, dunque, si riverbera nell'arte solo attraverso episodii e satire. Questo risulta dalle non poche. mostre interna.ziona,li che si sono tenute · nelle varie città alleate. A Roma, a Bari e a Napoli il pittore serbo Vucetio espose un C'entina.io di tavolette rievocanti, insieme alle figure più eminenti dei condottieri del suo esercito, una quantità di rapide scene della guerra combattuta dal paese suo. Sono ritratti dipinti in piena luce, vivi di espressione, ed episodii u-ul'tn~amcntc colti dal vero: n1a simno h:r:;.::i dal quadro di guerra. A Roma e a· Milano i1 P1 i acipe di Bl'oglie ebbe la felice idea ùi raccogliere in una n10stra assai ricca, le pitture e i disegni degli artisti franpesi. l\'Ia, anche qui, se ne toglia1no delle rapide e vive impressioni ùi episodii staccati, fra cui emergono le opere del Belleconr, del Flameng,rdel Bru_yer, del De Groux del Paul, dello Steinlen, del Deni's, del Fraipont, non rimangono che vuote frasi retoriche e saggi accademici, con1e quelli del· Leandre, del J onas, dello Scott. Di vera arte di guerra non c' è che la caricatura, in ·cui emerge il grande Forain, seguito da Abel '"froucltet,. dal Bering, dal ·delicatissimo Poulbot, dal Fabre e da Jean Ray. Ma la satira non ha nulla da yedere col quadro di guerra. A Roma ed a Milano, Michele e Tomaso Cascella espos'ero, a propria volta, le scene che ritrassero al fronte italiano: il primo, in una espressione pit-· torica più delicata ed il secondo con maggiore robustezza di disegno e con maggiore ricchezza di· colore. Ma entrambi rimangono nel campo episodico. A Genova, Anselmo Bncci ci offrì 300 fra quadri, incisioni, disegni e schizzi, assai. lodevoli ma pur essi rientranti nelle categorie sopra non1h1ate. Della mostra aperta all' -« Associazione Arti::;tiea li di Roma col nornc vre,- BibliotecaGino Bia'nco ' , tenzioso éli JJiostra di gue1"rrt, si rrnò ripetere quello che abbiamo detto fin qui. Iu generale, quadri aneddotici, letterarieggianti, zuccherati, che. n'ulla han da vedere con l'arte. C'erano le pitture monocromatiche del Poglia~hi, prese direttamente dal vero: ma il Pogliaghi, pure essendo un artista sapiente, per il troppo amore del pa1~ticolare perde la visione vibrante dell'insieme e risulta freddo. C'erano clei bozzetti freschi ed ariosi del Bartolucci e del Ricci; ma rientravano in quel gruppo di· pitture episodiche che potranno costituire il n1ateriale pel futuro quadro di guerra, non il quadro di guerra maturato. Quanto alle sculture, è moglio non pa1·larne, perchè, tranne poche eccezioni (Piaini, Tadolini) erano d' una retorica da far pietà. Anche, dnn'lue, la gran n1ostra dell' < Associazione Artistica~ µi Roma, sarebbe fallita se non fosse stata sorretta dai disegni cariC'aturali, dalle satire pungenti di C.,E. Oppo, Ferdinando Stra;cuzzi, Ces'3ire Musac- ·chio, Amos Scorzon, Raffaele Ferro, Girns e il Guasta Y eglia. Ed una Jelle mostre di guerra che ha rLvuto più successo in questi due anni è quella dell' olan'dese Louis Raemaeckers, la quale si compone unicamente di caricature. Tenuta prima a, Ròma,, poi a :Milano e altrove, essa rivelò in questo artista neutrale qualità caus1 iche feroci ed efficç1,ciasomma di espressione. Attraverso la sua matita deformatrice i volti dei sovrani nemici assumono maschere grottesche e le scene più .terribili delle barbarie commesse dagli eserciti del Kaiser nei paesi invasi hanno un terribile commento grafico. . La guerra, dunquè, non ha trovato da riflettersi n~ll' arte se non attraverso la satira. È possibile ottenere di più 1 Non vedo la necessità di svolgere una. azione in tale senso. Se gli artisti non s,entono altrimenti la guerra, mi paro vana nonchè pericolosa fatica, quel la di spronarli al gran quadro. Volere un'arte di guerra a tutti i costi, è come volere che si pianga quando non si è co1nmossi, che si rida quando non si è allegri. Ci si può arr~vare allettando con belle promesse; ma verranno fuori dcl1e smorfie. Per tali ragioni sarebbe stato meglio che la Socfotà degli Amatori e Cultori di Belle Arti ùi Roma, non si fosse scomodata a bandire il Preniio Patrià, e cbe la Società per le Belle A1·ti di :Milano avesse spesa altrimenti l'~ncrgia ili1picga.ta nel concorso J>c1· la
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