IL D'ANNUNZIO ELa GUERRA Ve<l Tav. IX). o <li fronte - nello scrivere - un 1·itratto di quel Ga~riele D' An- , H nuuzio .: giovinetto rie- . ciutello:. che i11.arte o in persona era, <livonnto tra uu:1 sera e un: allrn, lo stupore di Roma e doveva rendere muti d'intorno, nell'attesa, i cenacoli lett<'rnri e tentava a guardal-lo 1in la, irsuta scontrosità del Carducci con la esplosione gioiosa, 1·a<liosa, carnosa, <lelln; stla poesia di novissima voce. Difficile rinti'aceiare - nel volto ardente un po' macro -. <lel giovinetto <le] Canto .lYovo le linee pii1 forti del suo Yolto di oggi rimodellato a grado a graùo dall' ar<le11za interna del suo genio assai più che <lai travagli della vita e dal1' opera del tempo. Ma il ritrat~o ha una cledica: Questa iniagine del lontano adolescente che già invocava la forza d'Italia. Ed ecco che queste parole cohna.110 di un salto ogni spazio di anni e questo D' AnnUIJzio che oggi c;alntiamo àilacre n,l]a, battaglia del cielo e <lella trincea 1rnn ci appare - oltre ogni mut~mento jisico - ·l'immutato fratello di quel1' altro che dalla soggettiva ebrietà individualista della sua giovinezza abruz- .zese sali va ,passo passo alla :fierezza, matura della sua origine italica (p1·ima, lettura della Nave a Fittrne!) per ttttingere poi il sonnuo <li sua funzione na- ~donale come assertore ci vilmente e milit:nmente pugnace dei doveri e dei diri tt.i rl' I talfa,. Qna11ùo l:1 guen·di te<lesca-scoppiò in una Europa paga di scandali femminili, bancari ~ elettorali, oscillante tra la insofferenza a veramente governarsi e la iudifferenza ad essere sgovernata, l' Ita1ia e il suo poet:1 da, alcuni anni si ignoravano o fingevano di ignorarsi. 11 pubblico grosso, che delle l:.hrnacbe femminili Bibl-iotecaGino Bianpo e 1i.11:u1zi:1ric del D' Amnmzio si era heota,mente <livertito• assai· più che non Ri fosse reso conto del poderoso arriccùimento onde si era giov-ato - pm· ope1·a <lel D'Annunzio - il suo patrilnonio artistico, aveva 1inito per creare al Poet n, nazionale una atmosfera provinciale irre~pirabile. Davano esca di sotto mano ai pettegolezzi ed alle curiosità volgarissiine i nuovi c1·itici e scrittori <l'Itn,- lia, cresciuti bensì sotto le sue ali e 1u1triti di tutta polpa dannnnziana, ma ora ribellatiglisi per l'ansia di apparire originali anche se nulla avevano a dire che non avessero imparato alla scuola del Poeta.. Così qua,n<lo il Poeta finalmente lasciò l'Italia per la Francia, furono anco1·a questi a co1nmerciare anche di questo esilio una interpetrazione snobistica o quattrinaia. Raramente si verificò intorno a un uomo grande - con10 intorno al D'Annunzio - un' altrettale commovente concordia, di denigrazioni e di insolenze, ma rara.niente pure si trovò in un aggredito della sua statura (e cl1e n1aneggia, all' occorrenza., l' invettiva come pochi) una altret~le superiore <lisciplina di silenzio. Taceva e lavorava e n,mava l'Italia e la serviva attraverso le sue nuove opere, co1ue attraverso le pìù retnotc . Nè è a dirsi che l'esilio francese gli fosse poi . subito così facile e genQroso corne stabilirono parecchi cui conveniva farlo credere. Sarà anzi ginstizia <lfre un giorno quanto seppe di sale - anche per il D'Annunzio - il pane altrui e come soltanto alla sua supe1·iorità artistica e alla sua intrepidezza morale. egli dovette <.li sapersi sgon1bra,re il cammino - in terra di Francia - da gelosie e da, ostilitit che per essere a1nmantate· di cortesia e dissimulate sotto le vesti più sapienteme11te mubigue erano assai più profonde e minacciose che le ingiurie gross<;>lane e il cou1ico dispregio dei catoncolli italiani.
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