.1 (-· 283 - irnpC'gni verso l'estero al 31 lnglio 1917 ascendevano in cifra tonda a 13 111il~ardi e mezzo di franchi, e che soltanto la riduzione dell'enorme disav-anzo della nostra bilancia commerciale (nei primi quattro mesi del 1917 le importazioni superarono le esportazioni di un rniliardo e 57 3 milioni) causa prima del1' elevatezza del cambio, può efficacemente limitare. Per evitare, infine che lo sviluppo del debito redimibile compromettesse la situazione finanziaria,, costringendo in breve il Tesoro a frequenti, rilevanti, onerosi rimborsi dei capitali mutuati si iniziò nello scorso febbraio la sua conversione in rendita volgarmente detta pe1'J)etua, emettendo un primo prestito non redimibile, al cinque per cento netto a scadenza indeterminata, che ridusse il debito in obbligazioni di tre miliardi e 185 milioni, procurando per giunta con nuove sottoscrizioni altri tre miliardi e 798 milioni di denaro fresco, liquido. contante che evitarono al Tesoro ogni ulteriore dannoso aumento della circolazione cartacea. Sono risultati che ìdanno un senso di orgoglio, spècialmente se comparati a quelli degli altri stati in armi, più di noi ricchi e potenti. E maggiori saranno in seguito essendq ormai penetrata nell'animo dei cittadini tutti la convinzione che l'unico mezzo per temperare l'alto costo della vita _e della lotta, e di premunirsi contro la crisi del ~ dopo guerra »- è di economizzare e di investire le somme risparmiate néll' acquisto .dei titoli pubblici delle tre c,.atcgorie esposte, accessibili per la varietà dei tipi, dei tagli e delle facilitazioni a tutte le classi sociali. Quali altri impieghi, possono per sicurezza, realizzabilità, frutto, rivaleggiare con essi~ Anche se i 41 miliardi attua.li salissero alla fine del conflitto a 50 miliardi non per questo mancheranno allo Stato i 1nezzi per pagarne gli interessi ed estinguerli all'epoca convenuta. L' 'incre1nento del reddito, effetto della più produttiva organizzazione dell' agricoltura, dell'industria, dei commerci ora f6licemcnte iniziata, accrescendo i prodotti fiscali, agevolerà sempre più al Tesoro la soddisfazione degli impegni assunti. · Certamente, un debtto pubblico pari alla metà della ricchezza nazionale, inferiore ai cento miliardi, è alquanto allarmante. L'allarme sarebbe però ingiustificato. Ciò che conta non è l' ammontare ùel patrimonio nazionale ma il suo BibliotecaGino Bianco re<l.<.lito. V'i sono società commerci~li ehe hanno emesso obbligazioni, cioè con - tratto ·debiti, eguali al capitale versato. Non per questo sono meno larghe di· <lividendi agli azionisti di altre immuni da ogni debito. Così è dello Stato anche se sovraccarico di debiti. L' incremento delle imposte; conseguenza na,- tural.e della più intensa utilizzazione collettiva del patrimonio nazionale, favorita dalla guerra e accelerata dalla conclusione vittoriosa della pace, renderà· sempre più facile al Tesoro il servizio del' debito pubblico: Cosl sarà dopo la titanica lotta odierna. In piena economia bellica ne avemmo già una confenna luminosa;. È bene, a,11' ultimo ricordarla. Le imposte.· ·Per pagare gli interessi dei prestiti .di guerra, l'Italia, paese povero, segul arditamente la politica finanziaria dei paesi ricchi. È la politica che sostiene la guerra con le imposte ed i prestiti fruttiferi, usando limitatainente della carta moneta. Gli inglesi ne fecero le più grandiose applicazioni evitando addirittµra il corso forzoso e chiedendo ai prestiti soltanto quello che le imposte, elevate alla cifra massima, non potevano più da;re. La ricchissima Francia, non seppe tosto imitarli. Non così l'Italia. Per pagare gli interessi dei prestiti bellici l' on. Carcano non volle ricorrere a nuovi prestiti, ,come consigliava la pressione tributaria esistente, ma a nuove elevate imposte addossate a tutte le classi sociali con aliquote progressive per i redditi :nprmali ed eccezionali superiori ed esenzioni apprezzabili per quelli inferiori e per i consumi necessari e quindi, nonostante le imperiose .necessità del momento, con suffieiente rispetto della giustizia sociale. Il contributo addizionale delle classi abbienti, sulle quali ricadono quasi per intero le imposte sui beni immobili e mobili, le tasse sugli affari e molta parte di quello sui servizi pubblici, sorpassa quello delle classi lavoratrici limitato quasi esclusi- ,vamentc alla imposizione dei consumi utili · e superflui favoriti dal rialzo dei salari. Dei 754 milioni ottenuti in più· dalle imposte sui consumi e dalle privati ve, nel 1916-17 in confronto al 1914-15 oltre 400 milioni spettano ai tabacchi (+ 228), agli zuccheri (+ 108), agli 8piriti ed alle bevande alcooliche ( + 65)
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