Almanacco italiano : piccola enciclopedia popolare della vita pratica - 1918

.. - 254 quale, dirigcn<.10 una 1·i.vist0, destinata. alla fen1nlinilità e ver il tramite della 1neùesima potendo disporre di un contingente affezionato e docile al suggel'iniento, ebbe la soddisfazione di presto veder sorgere un po' dovunque e sino nella lontana Sicilia, i ~ nidi » da. lei caldamente patrocinati. Nei ~ nidi » appunto la intera assistenza ai ùim bi si 1 compie volontariamente da signorine. Le Stanze per bambini di 'l'orino - l'assistenza è fatta da persone retribuite - _furono ideate dalla signora May Trivero Briggs: a Bologna, la signora Ghiron-Sanguinetti fu la prin1a apprestatrice ùi asili per i bhnbi dei richia1nati; a Roma, la signora Ida Magliocchetti, curò e. pàtrocinò la fondazione di un Asilo della Patr-ia partico1 armen te riserbato agli orfani dei 1\'Iili tari; a Genova la dottoressa Ester Bonomi ampliò la cerchia della sua vasta attività benefica in prò dei lattanti e delle puerpere per includervi i piccoli e le donne dei richiamati con particolare attenzione di quelli e di quelle che risedevano, col richiamato, dall_e lontane terre d'oltre mare; a Palermo un Asilo dei lattanti sorgeva per iniziativa della signorina Maria Nobile .... La ardentissima dedizione con la quale la donna italiana si è profusa nelle opere di assistenza ai bambini, accornpagna,ndo la dedizione con oculati studi ad esperimentati sistemi., avrebbe dovuto valerle - anche a prescindere della superiore sua destinazione naturale -· una larga partecipazione in quella prov- ·videnza che lo Stato ha organizzato non è molto a prò degli Orfani dei caduti in guerra. Ciò non è accaduto. Manumeratisssime sono al presente le donne che fanno pa1·te elci Comitati Provinciali di vigilanza per gli orfani di guerrp,. All'impetuoso scoppio della guerra europea una valanga di emigrati si 1·iversò in Italia, al riparo dalla bufera che li privava improvvisamente di lavoro, di J)ane e di sicurezza personale. Il panico enorme, che aveva invaso tutti i popoli - anche i più disposti a reagire in moùq patriottico all'·aggressione tedesca - si 1·ipercosse più ·vivo che mai in quella massa di pacifici invasol'i del teri·itol'i.o altrui, che sono i lavoratori e, segnatamente per la loro. straordinaria mobiliti\ e cop1pattezza, i lavoratori italiani. - A Milano, .centro ferroviario di pri- .mo ordine e prima grande città alla quale facciano capo le vie di va~ico per il nord dell' Europa, fu subito un rovesciarsi di rimp~trjati.1 Ma fu n1ùla in confronto di ciò che accadde quando, dieci mesl .dopo, mentre le nazioni belligeranti s'erano accresciute di numero, P Italia a sua volta dichiarava la guerra. Allora non fu soltanto un fuggi fug'gi dei più ansiosi, fu uria vera e propria, deportazione degli italiani comandata di fatto, o in 1nodo implicito, dai nemici. ,E a questJ si aggi.ungevano i profughi dalle terre irredente, che vedevano i propri paesi. tramutati in campo di battaglia. Fu tutto questo tramestare cli gente povera, sfornita d'ogni cosa e in gran 1 parte donne e bambini, uno d'egli spettacoli più pietosi e anche più repugnanti della guerra. Mancava al quadro ogni epica grandezza: non vantava entusia,- smo di gloria, nè blandiva aura di idealità, su quel ~l'egge sudicio fanielico malaticcio: un 4p·ande affanno soltanto, affanno della famiglia sconvolta e spesso infranta, della tranquillità perduta e ùell' interesse· soqquadrato. Le donrie italiane non si ]asciarono 'ributtare daU' impresa di :recare aiuto e conforto· a questi miseri. Si sottoposero al contatto nè igenico nè pulito: a Milano, specialmente, passarono nottate e giornate sotto la tettoia della stazione, negli stanzoni della Casa degli Emigranti ad accogliere, ad assistere la dolente schiera. Quest'opera di carità., umana ed evangelica insieme, volle la sua vittilna, la signorina Anita Andreuzzi, che, avendo contratto nell' a.ssistere i profughi una m~lattia infettiva,.· dovè lasciarvi la vita a 22 anni. Nè finì qui l'opera di a·ssistenz'a fe1nminile. · ASSALTO!! Profu1no del momento! CARLO ERBA - MIIJANO ì Biblioteca Gino ·Bi'anco \ I I,

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