- 242 - ( ~coppio della guerra, di sette milioni. Vi fu chi ritenne il nun1ero elevato, e nei calcoli della Commissione centrale per l' approvigionan1ento delle carni ali' esercito, si dice, abbia prevalso, e fu bene esagerare di prudenza, l'idea di un milione di n1eno. Gli ordini venuti dalla Am1ninistrazione deUa guerra furono che le Commissioni locali provvedessero alla precettazione del dieci per cento del l>estia1ne esistente n,elle stalle; il che a1n1nettcvasi dovesse bastare, con sufficiente larghezza, ai bisogni delP esercito per circa sei mesi. All'atto pratico si trovò che le disponibilità erano cospicue. Invero la precettazione del dieci per cento mise a disposizione dell'Amministrazione della guerra, teoricamente, 700mila capi: effettivaniente meno, per il bisogno di rispettare la integrità delle piccole aziende, dove non vi erano che pochi animali bovini e perchè alcune regioni non furono messe a contributo. L' on. Raineri riduce quindi la cifra a 500 mila capi: è il conto quale, non vi ha dubbio, è stato impostato dalla Amministrazione n1ilitare, che aveva il dovere di sottrarsi al pericolo di sorprese dolorose. Fatto è che la anzidetta p:re.. cettazione del dièci per cento bastò ai · bisogni militari per quasi un anno. Fu soltanto nel giugno 1~16 che si ordinò una seconda requisizione. Bisogna però tener calcolo che si limitò la macellazione dei bovini supplendo in parte al fabbisogno colle carni congelate, specialmente durante l'inverno; e con altre materie alimentari pratiche fra cui notevole il forn1aggio. Diminuì anch~ il consumo da parte della popolazione civile per gli alti prezzi e per il richiamo alle armi di tanti consumatori'. di carne. Tutto ciò contribuì alla conservazione del patrimonio zootecnico che si impoverì meno di quanto si temeva. Oltrechè, la buona annata foraggera 1915-1916 favorì l'allevamento, spronato dagli ..,.alti prezzi dei mercati. Si provvide così alla ricostituzione del patrimonio zootecnico. Riassumendo la situazione, l' onorevole Baineri afferma che il patrimonio zootecnico nazionale al primo. prelevamento, al quale fu soggetto per i bisogni dfàll' esercito, ha corrisposto vittoriosamente alle speranze, che nella sua entità e forza di ricostituzione erano state poste. L'industria zootecnie.a, dice, è dunque buona e saldamente poggiata BibliotecaGino Bianco su basi che l'hanno fortetnénte rinvigorita con progressione, negli ultimi tempi, che le congetture, fatte sul censimento del 1908, per determinare il numero del bestiame, esistente allo scoppiar della guerra, hanno din1ostrato superiore a quella supposta. Co1npiacciamoci di queste affermazioni. Molti prevedevano, causa la guerra, un avvenire fosco e preoccupante per l'industria zootecnica: conie vedete, fortunatamente non si presenta tale. IV. - La mano d'opera e le macchine agrarie. Questo _è stato uno· dei maggiori problemi che abbiano affaticato durante la guerra, e che con.tinuerà a dar da pensare molto anche a guerra finita, rr1a, a dire il vero - considerando la nostra situazione generale - in n1isura meno preoccupante che per gli altri paesi europei. Per taluni lavori però è, e sarà pur giocoforza chiedere anche n:oi largo contributo alle ma.cchine agrarie. L' ing. Morandi in una sua relazione assai pregevole presentata nella Settimana agraria della prima vera scorsa a Roma, ha fatto, a tale riguardo, questi interessanti ra:ffronti. La popolazione agricola italiana è del 56 per cento rispetto alla totale con sessantanove abitanti e mezzo per chilometro quadrato, mentre l'Austria ha il 52 per cento con poco più di quarantasette abitanti per chilometro quadrato; e la. Francia ha rispettivamente il 42 per cento con poco più di trenta abitanti e mezzo e la Germania ha soltanto il 28 per cento con trentadue abitanti per cbilometro quadrato. . Specificando poi quali, nelle nostre condizioni, sarebbero i lavori per i quali possa essere maggiore l' influenza della macchina agraria, l' ingegnere Morandi considerò principalmente questi : falciatura, mietitura, araturà. E sul.J.abase di dajii statistici cercò di stabilire il fabbisogno di la-voro uomo e la parte che può essere sostituita da1l lavoro meccanico. Per la parte del lavoro uomo venne a queste cifre riassuntive: · nella campagna del 1915 occorsero per la falciatura 695.000 uomini e per la mietitura 2.054.000; nel 1916 si calcolava potessero occorrere 671,000 uomini per la falciatura, 2,043,000 per la mietitura. Intensificandosi l'introduzione delle falciatrici
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