- 396 scesa nel 1n2 a meno di un milione d'ettolitri. Inferiore ai passati anni fu il raccolto delle patate, a causa dell'eccessiva umidità e della peronospora; si calcolano 14 milioni di quintali in confronto ai 15. 326 mila del 1912 e ai 17 milioni di quintali del 1911. Buono il raC'colto della canapa e discreto quello del lino e della barbabietola da zucchero. Quesr: ultimo prodotto tende a diffondersi e d,LlJe-prl>Vince di Rovigo, Ferrara e Ravenna· si è già e.:;teso, con prodotti assai rimunerativi, alle province di Bologna. Verona, Padova, Piacenza, Aquila, Mantova, Forlì, Venezia, con una superficie coltivata che va da 10 mila ettari nella provincia di Rovigo a 1200 ettari in quella di Venezia. In tutto sono circa 60 mila ettari con una produzione di oltre 18 milioni di quintali. La fogli~ di gelso diede un prodotto complessivo eakolato in 9 milioni di quiutali, e secondo la pfù recente statist:.ca si ebbero 320 mila quintali di bozzoll. J3uono generalmente il raccolto dell'uva. È noto che nel 1V09 si ebbe un prodotto che superò i ·90 milioni di quintali di uva con un conseguente prodotto di 60 milioni dl ettoliti·i di vino, cioè fu di poco superiore al raccolto normale che dovrebbe essere di 58 milioni di ettolitri. Nel 1910 (annata pessima) esso discrse a 29 milioni'di ettolitri, nel 1911 risalì a 42, nel 191z a 44 e finalmente nel 1913 si ebbe un prodotto anche migliore poichè si raggiunsero i 55 milioni di ettolitri di vino, corrispondenti a circa 80 milioni di quintali d'uva. Molto maggior benefizio potrebbero :ricavare g1i esportaJ.ori italiani di uva da tavola, specia'mente per la Germania, l' InghiLerra e la Russia, se si decides-;ero -ad una maggior cura nell'imballaggio e nella scelta del prodotto. Nella sola <~ermania esportiamo attualmenl e 150 mila quintali annui di fronte ai 100 mila esportati dalla Francia, ma per conservare il primato occorre lottare e il principale rrie·zzo è appunto quello di sa.per presentare il prodotto con eleganza e imballato in guisa che possa convenientemente resistere al viaggio e ad una sosta anche prolungata. Per quanto la produzione agraria sia ancora in Italia, per quantità, in condizione d-i inferiorità di fronte alle altre nazioui civili, pur tuttavia occorre notare che un grande risveglio si è avuto negli ultirni anni. Poco per volta si è andata sfatando la leggenda delle terre incolte d'Italia. Per comodità di polemica e per partito preso di ripetere un luogo comane, c-he può esercitare una cf'rta influenza sulle masse ignoranti, si va ancora nei comizi e su per i giornali di classe, commiserando l'Italia, che va in cerca di e~pansio11icoloniali mentre abbiamo in casa nostra tauto terreno incolto. Orbene, una recentissima statistica dimostra, precisamente che le terre incolte, propriamente tali, sono poche, e cioè dimostra come, sopra una super:fide territoriale di 286 mila chilometri quadrati, quella destinata alla produzione agraria è di km quadrati 236 mila, vale a dire il 92 %, 11 prol>lema agrario in Italia non dipende dalla me~sa iu valore del territorio incolto DIUIIUlt;\.,ct ~1nu □ lctl l\.,U rappresentato appena dall' 8 %, bensì da una coltivazione più inten,a, più razionale, ba-;ata su norme più intelligenti. L'avvenire econom;co d'Italia è tutto nel suo progresso agricolo nel quale vi è tanto da fare. Ed in alcune regioni m,)lto si è già fatto: l'Emilia sta come esempio mirabile di volere e di costanza; " a lato dello sv.iluppo razionale delle coltiv,tzioni ha avviato quello delle industrie agricole: il caseificio, famoso; la salumeria, famosa. del pari; la fabbricazione della conserva di pomodoro; <1uelle dello zucchero, dei concimi chimici, 0('C •••• Quanta rkchezza no,i è stata creata negli u:timi. vent'anni e quanto furono miglton,te lè c•o11d,izionid.i vita dei lavcraliuri in tutta l'Emilia! E che in questa magn:fica regione l'esercizio dell' agricoltura è assurto a titolo di nobiltà. A tempo l' uris ocra.zia e la borghesia compresero che la eoltivazione della terra non poteva essere più a..bbaudonata all'empirismo dei contadini, e a questi si accostarono, spronati a11che vigorosamente d,t un agricoltore di temperament•> e di ·passione, il compianto capitano So.ari, e dalle Cattedre ambulanti a capo delle quaa stanno dei veri apostoli della redenzione agricola ,,. Il movimento commerciale. Nel 1913 il movimento commerciale del nostrn paese si è accresciuto iri modo abbastanza, soddisfacente, non però ta!e quale si pronosticava nell'annat,i precedente, basando il pronostico sul nòvello sviluppo che la nazione avrebbe preso dopo la eondusione della pi.Ice che chiudeva la gue1 ra colla Turchia. Ma, come si è detto precedentemente, tutti gli stati ci' Europa hnnno sublto, in maggiori o minori proporzioni, le conseguenze delle dne guerre balcaniche, e l'Italia ne ha sofferto più delle altre. Un poco di risveglio si ebbe dopo la pace di Bucarest, e i risultati dell'ultimo trimestre del 1913, secondo pre-,i::3ioni ben fondate, danno sicuro affidamento che il 1914 si aprirà, per il commercio italiano sotto nuovi e più promettenti auspici. Con piarere si rivela dal1e statistiche il continuo movimento ascensionale dei nostri porti: Genova, da 5 milioni di tonnellate tra aniYo e partenza nel 1900, salì a 6 milioni e mezzo nel 1905, a 7 milioni e mezzo nel 1910, a circa 10 milioni nel 1913; Venezia da 1 milione e mezzo di tonnellate passò a quasi 3 milioni, a 2 milioni Napoli e ad l milione e mezzo Livorno e Savona. I prodotti del servizio ferroviario - dopo il periodo transitorio della guerra libica che alterò il signi.ti(.'ato deìle cifre - hanno ripreso In, loro uormale ascesa. Di fronte ai 160 milioni di lire incassa~e nel 1907 per il movimento viaggiatori, si ebbE>ro nel 1913 circa 210 milioni d'introiti; in confronto dei 260 milioni rappresentanti il prodotto del movimento delle merci in quello stesso anno 1907, si ebbero noi 1913 tanti incassi per quasi 350 milioni di lil'e, e qunnto alle co:::;e trasportate, da 3J mi1ioni di tonnellate si. passò nel 1913 a ·circa 45 mi.ioni.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==