Almanacco italiano: piccola enciclopedia popolare della vita pratica - 1914

331 Cannone da montagna, francese. meccanica, nelle ·sue svariate applicazioni pr~tiche, sa tradurre in atti semplici le più &$truse concezioni, tanto che noi oggi vediamo poderosi e, complessi macchinari .maneggiati da- pochi operai, che di scienze esattA e di calcolo non hanno la ben·chè minima conoscenza.Nel 11ost.rocaso nulla di più semplice e di più preci-,o; si tr:ttta soltanto della lettura di una o dne graduazioni numeriche• e d1· corrispondenti movimenti del cannone,, nei quali l'abilità (e di con~eguenza la_ non abilità) dei puntatori scompare de\ tutto: chi solo deve essel'e veramente abile, pl'Onto nell'intuire e nel decidere, anche geniale, è il comandante del!a batteria ohe ne _çliventa davvero l'anima ~ l'esponente di utile rendimPnto. Di una cosa sola bisogna assicurarsi prima di tirare da posizioni c:Opt;rte; che l'ostacolo protettore non sia nè così vicino nè così alto da impedire materi.dmente ai proietti lanciati dai cannoni di ol repassar:o. Per sincerarsi di ciò il proeedimento è semplicissimo; ci basti però sapere che il cannone italiano modello Krupp lant'ia a 6000 m. un proietto che può superare un ostacolo alto 300 nJ. e che il recentissimo cauuoue Deport (adott.1 to dall'Italia) può spa.rare con un angolo di inclinazione di oltre 60 gradi ed in tal caso lancia fino ad 8000 m. un proietto che può superare un ostacolo alto più di 1500 m.; una cosa veramente impressionante! I11fine l'adozione della corazzatura, completa la protezione che alle batterie viene fornita dagli ostacoli del terreno, perchè mentre questi impediscono il tiro di smonto con granate esp:odenti contro i pezzi, quella fornisce ai c:rnnonieri una. sicurezza quasi C'Ompletu. conti o le pallotlole dei fucili e le pallette degli shi·apnels, coslcchè essi, non più impressionati dall' imminellza del perico!o mortale, possono dedicare tntta la loro attenzione al1e operazioni di puntamento e sparo; di più sentono la neces.;;ità di rimaBibliotecaGino Bianco nere avvinti ai cannoni e di non abbando-. narli (come avvenne anche nella guerra russo-giapponese) per cercare un riparo contro l'efficacia del fuoco nemieo. In quella guerra fu tanto sentito il b'soino di scndi che entrambi i belligeranti ne improvvisarono di forme e materiali differenti, poichè come ebbero a dichiarare i Yari comandanti, il sentimento di sicurezza prodotto dal vedere le - perdite tanto diminuite, rialzava notevolmente il morale degli artiglieri e la fiducia nel1a loro arma. . Così dunque, per gli evidenti vantaggi sopra accennati, l'artiglieria, sempre che le sia posS1bile, si porrà al-riparo degli ostacoli offerti largamente da qualunque terreno. Ma non bisogna credere che tale regola, rispondente all'universale princ·pio del massimo re1-1dimento col minimo dispendio di energia, non soffra eccezioni; queste anzi vi saranno e numel'Osissime. L'artiglieria deve sentire e sente alt.issimo il dovere del sacrificio cosciente; elia sa che per la fanteria rapprese::ta l' au:;ilio necessa~·io. poichè col suo tiro preciso ed efficace, abbattendo gli ostacoli, rompendo tuttcl le resistenzEI, deYastando per ogni do,e, apre ai fucilieri la via ardua e faticosa verso gli obbiettivi fissati, li sostiene nella sanguinosa marcia sul campo di battaglia, li rincuora con la sua vore potente, con la sua presenza. Ed allora, non appena ne sorge la necessità, ella balia dai suoi ripari impavida, sprezzante ogni pericolo e si lancia arditamente allo sbaraglio, si affianca alla fanteria, la sua vera arma sorella, la trascina, la spinge, l'accompagna fino all'ultimo violento assalto contro al nemico, affrontando serena la bella morte, rinverdendo di nuovi allori il suo motto glorioso: Ocunque e sempi·e, che re Carlo Alberto consacrò nel de· creto col quale conferiva a tutta l'artiglieria, piemontese la medaglia d'oro al valor militare, dopo la memq,rabile " prima italica vittoria ,, di Goito e di Peschiera.

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