Alfabeta - anno X - n. 114 - dicembre 1988

GershomScholem DaBerlino aGerusalemme La storia di un itinerario intellettuale ricco di incontri con le personalità piu significative della Berlino ebraica del primo Novecento. Traduzione di Anna Maria Marietti. «Supercoralli», pp. 165, L. 20 ooo RolandBarthes Il brusiodellalingua Interviste, conversazioni, discorsi: il lavoro del critico di fronte all' «altra verità» della parola parlata. Traduzione di Bruno Bellotto. «Gli struzzi», pp. x-382, L. 20 ooo WàlterBarberis LearmidelPrincipe Latradizionemilitare sabauda Da Emanuele Filiberto a Carlo Alberto, una serrata indagine storica rivela il ruolo e il funzionamento di un esercito, in pace e in guerra. «Biblioteca di cultura storica», pp. xxm-3 42 con 22 illustrazioni a colori fuori testo, L. 45 ooo RogerChartier Letture lettori nellaFrancia diAnticoRegime Libri e giornali, guide e trattati: l'impatto della stampa sulle pratiche sociali e gli ideali di vita di un'epoca. Traduzione di Giovanna Astorri e Raffaella Comaschi. «Paperbacks», pp. xvm-238 con 7 illustrazioni nel testo, L. 26 ooo. GianAntonioGilli Origini dell'eguaglianza Una originale indagine di sociologia storica scopre nelle fonti greche un conflitto originario: le «arti e scienze» contro la società civile. «Paperbacks», pp. xv-569, L. 42 ooo GérardGenette FigureI La scrittura come complesso di strutture formali. In una nuova edizione il fortunato volume di un capofila della «Nouvelle Critique». Traduzione di Franca Madonia. «Pbe», pp. 245, L. 15 ooo NicoNaldini Lacurva diSanFloreano Una scelta di poesie che traccia il profilo di un poeta appartato e sottile, dagli anni giovanili a oggi. «Collezione di poesia», pp. VI-125, L. IO 000. FrancaGrisoni l'oter Il rapporto di coppia e la scoperta dell'altro sono al centro del nuovo canzoniere della poetessa di Sirmione. Introduzione di Franco Brevini. «Collezione di poesia», pp. xv-79, L. 9000 Einaudi pagina 32 una sua interessante modellizzazione. Prima di tutto ha una teoria abbastanza strutturata delle tensioni in connessione con le pulsioni, o passioni d'oggetto, come si direbbe in termini semiotici. Per la psicoanalisi infatti il soggetto è in grado di compiere degli investimenti oggettuali e di costituire quindi degli oggetti-valore quando e solo quando è in grado di sopportare degli sbilanci energetici e di sostituire un'economia di puro equilibrio con un'economia in cui è il ritmo di tensioni e detensioni a costituire il piacere. Questa visione psicoanalitica in cui sapersi rappresentare, saper amare (investire oggettualmente) e saper contenere gli sbilanci energetici in fondo coincidono, sembra quanto meno analoga alle posizioni teoriche della semiotica greimasiana in cui valore semiotico, valore per il soggetto e forma narrativa coincidono. Anche il conflitto, che per Freud può essere assunto e rielaborato dal soggetto solo quando è stato distanziato e al tempo stesso indirettamente riattualizzato, presenta forti analogie con la negazione semiotica in cui il termine d'arrivo, al contrario che nella negazione logica, conserva memoria del percorso che l'ha preceduto. Il confronto con la psicoanalisi dunque, quando non si limiti alla pura ricerca di semantismi universali, sempre discutibili, può essere stimolante a vari livelli, da quelli più astratti e profondi della teoria semiotica a quelli discorsivi. Può fornire ad esempio dei modelli per graduare l'opposizione attivo/passivo, che fa tanto problema oggi in particolare per una definizione semiotica delle passioni ma anche dell'esperienze estetiche. Può articolare ulteriormente la descrizione dei livelli figurativi del testo, per esempio individuando modalità allucinatorie specifiche. Può aiutare a chiarire i meccanismi di efficacia simbolica in cui la produzione culturale, a qualsiasi suo livello, modifica il reale e il corpo agendo su quella zona «più bassa della conoscenza», come diceva Merleau-Ponty, il cui lo psichico è il reale. Il percorso che il libro di Gori traccia dal lavoro presentativo a quello rappresentativo,. fino alle produzioni culturali più raffinate, è dunque sempre un'andata e ritorno di cui i testi, nell'accezione più ampia del termine, registrano fedelmente le polarizzazioni. Non solo, ma come dice l'autore, «la possibilità di attingere agli strati più profondi della persona e di tornare a riordinare gli elementi raccolti in una riflessione coerente potrebbe essere parte rilevante del processo conoscitivo». Enrico Cesare Gori Costruzioni freudiane: la mente Armando, Roma 1987. L'Alcibiade fanciullo a scola Bruno Itri Cfr R iportato alla luce dagli oscuri e polverosi fondi delle biblioteche dove finora era stato relegato, esce ora in libreria, edito dalla-Salerno Editrice, l'Alcibiade fanciullo a scola di Antonio Rocco: un classico della letteratura erotica del XVII sec. che ha conosciuto una storia particolarmente travagliata. Stampato anonimo e quasi alla macchia a Venezia, con indicazioni tipografiche (luogo stampatore anno) tutte sbagliate per depistare la censura, l'Alcibiade fu ascritto a Pietro Aretino, quindi, per via indiziaria e per lungo tempo, a Ferrante Pallavicino, fin quando, a fine Ottocento, fu dimostrato che il vero autore è il padre Antonio Rocco, lettore di filosofia e direttore, presso il convento dell'isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, minore conventuale, accademico Incognito fra il 1630 e il 1650 circa. Subito, fin dal suo primo apparire, L'Alcibiade fu fatto oggetto testo di tanto trasgressivo; in fondo non è certo scandaloso l'intreccio (il maturo pedagogo Filotimo che corrompe e convince il bellissimo discepolo Alcibiade all'eccellenza della pederastia) né l'amplesso che lo conclude, per altro privo di compiacimenti descrittivi e piuttosto stereotipo: le Sei giornate e il Piacevo/ Ragionamento de l'Aretino (edito quest'ultimo, dalla stessa Salerno nella medesima collana «Omikron») risultano, da questo punto di vista, molto più trasgressivi per situazioni e per linguaggio, eppure non conobbero sorte tanto avversa. In realtà l'Alcibiade è un testo corrotto e, quel che più importa, dichiaratamente teso alla corruzione del lettore. Non si deve dimenticare infatti il contesto storico-sociale nel quale si colloca il libro: siamo infatti nella libera Venezia del sec. XVII, rifugio di atei e libertini, dove l'Accademia degli Incogniti, fondate nel 1630, costituisce l'indiscusso polo di aggregazione attorno al quale ruotano i maggiori esprits forts ( compreso lo stesso Rocco) del tempo. Da Padova intanto si diffonde l'inseMensile del cibo e delle tecniche di vita materiale LaGola È in edicola il numero 24 Le rivoluzioni alimentari nelle manifestazioni internazionali nuove tendenze dell'appetito, robotica e cibi firmati L'immagine della torta e del dolce ieri e oggi Vino quotidiano il Chianti Cooperativa Nuova Intrapresa Via Caposile, 2 - 20137 Milano di una persecuzione tenace, di una vera e propria damnatio memoriae, quasi perfettamente compiuta, se non fosse per quella decina d'esemplari (che, tra l'altro, hanno fatto del libro una rarità bibliografica) ai quali è stata affidata la sopravvivenza del testo. Da sottoli'neare il fatto che proprio l'Alcibiade seppe evocare, letteralmente, i roghi dell'Inquisizione: nella Francia del secolo Ottocento, una ristampa e una traduzione dell'operetta (dovute a quel cultore di curiosità erotiche libresche che fu Jules Gay) furono condannate alla distruzione. E l'Alcibiade tornò a inabissarsi nei fondi di rare biblioteche pubbliche e collezioni private. Di fronte a tanto accanimento, vien da chiedersi cos'abbia questo gnamento di Cesare Cremonini (maestro del Rocco) che, basandosi sulle concezioni naturalistiche aristoteliche, elabora la dottrina della mortalità dell'anima e la teoria dell'impostura delle religioni, contribuendo in maniera notevole alla formazione e alla diffusione del pensiero libertino, di cui l'Alcibiade è, già in questo periodo, un classico. Inevitabilmente a questo punto il pensiero corre a Sade, il principe dei libertini: «È sperimentato come, per i veri libertini, le sensazioni auditive siano quelle che lusingano maggiormente e che suscitano le impressioni più vere»: così teorizza nelle Centoventi giornate di Sodoma. Se il tatto è il senso fondamentale da cui derivano gli altri, l'udito è quello che presenta Alfa beta 114 maggiori affinità e unione con l'anima, in quanto pertiene alla sfera intellettiva e razionale. Grazie all'udito la parola può essere percepita, grazie all'udito dunque scatta il meccanismo della riflessione, in virtù della quale il desiderio si traduce in una soddisfazione più cosciente, pertanto più piena. L'esperienza erotica è, prima di'tutto, esperienza mentale, perché la mente, raffigurandosi il fatto prima che avvenga, alimentata il desiderio e con l'ausilio della ragione ne rende l'esecuzione ineccepibile, a tutto vantaggio del godimento. La parola pertanto è lo strumento afrodisiaco privilegiato dalla ragione e in quanto tale si connota come elitaria, esclusiva di uomini che si son resi liberi dalle chimere nocive per l'umanità: leggi, religione, Dio, morale. E l'Alcibiade mette pienamente in pratica questi «precetti sadiani» prima di Sade. In esso infatti non succede praticamente nulla, l'azione risulta bloccata, a tutto vantaggio della parola, la cui urgenza espressiva, strumento dalla duplice valenza di rivelazione/perversione e di potente afrodisiaco, sopprime le coordinate spazio-temporali, le caratteristiche fisionomiche dei personaggi, l'azione effettiva. L'Alcibiade è un dialogo, condotto secondo regole retoriche perfettamente padroneggiate, dove lo scopo è quello della persuasione, raggiunto pienamente solo nelle ultime righe del libro. La scena si svolge ad Atene, ma si tratta di una Grecia metafisica, non letterale, quasi una regione psichica e mitica, non geografica e storica. Due soli personaggi: il maestro Filotimo, «venerabile» ma «incazzito», e il fanciullo Alcibiade, angelico nella voce e nelle sembianze. Quest'ultimo limita i propri interventi a poche battute, con le quali si fa interprete, di volta in volta, dell'opinione comune, dello scrupolo religioso, dell'istinto naturale, quasi per dar modo a Filotimo di rendere più sistematica, e pertanto più efficace, l'opera di distruzione della morale costituita. Ma anche un altro aspetto ci segnala la matrice «sadiana» avant la lettre del libretto: la prospettiva evidentemente maschile e aristocratica, dove si uniscono l'amore per i fanciulli e quello per la sapienza, poiché se nell'atto sessuale l'adulto soddisfa la propria sete di bellezza, l'adolescente ottiene esperienza e saggezza. Continuamente si pone infatti l'accento sul carattere aristocratico, quasi filosofico, della pederastia, perché il suo nobile fine è l'educazione dei fanciulli, la formazione dei futuri uomini di governo. Lasciamo spiegare all'autore come la pederastia possa tanto: «Il celebro umano, che risiede tra i sensi interni de l'anima, ha origine dai sensi esterni, è eccessivamente umido e fred-

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