Alfabeta - anno X - n. 114 - dicembre 1988

Alf abeta 114 di questo libro. Le traduzioni di Statuti sono ottime, fedeli non solo alla lingua ma anche al valore letterario dell'originale. Viaggio sulla cima della notte possiede, a mio parere, tutte le carte in regola per divenire una equilibrata e molto utile guida alla narrativa polacca contemporanea. Guida che segnala i «luoghi» più degni di essere visitati in ordine d'importanza, in modo da spingere il lettore curioso - editori italiani permettendo - a dare inizio a ricerche autonome e più rispondenti ai suoi gusti individuali. Viaggio sulla cima della notte. Racconti polacchi dal 1945 a oggi A cura di Paolo Statuti Editori Riuniti/ Albatros, Roma 1988 pp. 335, L. 25.000 Costruzioni freudiane Maria Pia Pozzato Q uando leggiamo degli scritti di psicoanalisi, abbiamo spesso l'impressione di un universo parallelo in cui una razza specifica di alieni abbia sviluppato un linguaggio e una lettura della realtà esaustiva e coerente quanto diversa. Non è del tutto vero che i concetti psicoanalitici siano talmente entrati nell'uso comune da manipolare il nostro stesso funzionamento psichico. A volte si ha piuttosto la sensazione che la psicoanalisi sia una sorta di delirio a latere della cultura contemporanea. Ora, che si tratti di una forma delirante, come è vero di qualsiasi teoria fortemente strutturata, è ammesso dagli stessi psicoanalisti, primo gra tutti Freud, e nulla toglie al suo valore. Ma è sulla relativa emarginazione di questa teoria rispetto al resto delle scienze umane che forse vale la pena di spendere qualche parola. In particolare, in semiotica, che è la disciplina di cui chi scrive si occupa, la psicoanalisi è guardata con estremo sospetto o tenuta come sfondo o limite del proprio territorio oltrepassando il quale verrebbe a perdersi irrimediabilmente l'autonomia e la specificità della teoria semiotica. Questo perché, anche intendendo per semiotica non una teoria dei segni ma una teoria alla Greimas che descriva generativamente, e q·uindi per livelli di profondità, l'emergenza del senso, siamo molto lontani dal problema della genesi, effettiva, empirica, del senso. Nella costruzione delle condizioni di possibilità del senso devono rimanere rigorosamente escluse considerazioni di ordine psicologico, pena la perdita di coerenza metodologica. Tuttavia si pongono due problemi epistemologici importanti: quello della traducibilità, o no, dei paradigmi e quello dell'accesso alle strutture. Cominciamo dal primo: se ci sono delle analogie, fra la psicoanalisi freudiana ad esempio, e una semiotica di stampo generativo, perché precludersi la possibilità di un confronto? La psicoanalisi, ad esempio, adotta un punto di vista strutturale (Io/Es/Super Io) che si avvicina ad uno schema attanziale; un punto di vista dinamico (difese) che è descrivibile in termini di spazio modale; un puhto di vista economico (pulsioni) che potrebbe avvicinarsi alle teorie semiotiche del valore e delle passioni; un punto di vista genetico, infine (processi primari/ processi secondari) confrontabile con quello generativo, per livelli di profondità, di Greimas. Queste che sembrano bestemmie teoriche perché, come ci dicevano alle elementari, non si possono sommare mele e pere, sono parzialmente legittimate dal secondo dei problemi epistemologici cui si è accennato e cioè quello dell'accessibilità alle strutture, nel nostro caso alla struttura della significazione. •La struttura è dell'ordine del simbolico e quindi non appartiene se non alla rappresentazione di cui detta le costrizioni formali, non i contenuti. E tuttavia come è arrivato Lévi-Strauss ai suoi algoritmi mitici, come è arrivato Greimas al suo quadrato, al suo schema attanziale, alla sua teoria delle modalità? Passando attraverso studi di lessicologia, di etnologia, di antropologia, di linguistica, di narratologia. Cioè, induttivamente, attraverso l'analisi di testi. Non ci sarebbero, o sarebbero probabilmente diverse, le strutture semio-narrative di Greimas senza l'analisi del racconto russo di Propp e l'insieme della teoria greimasiana sarebbe forse sensibilmente differente se, invece di Deux Amis di Maupassant, l'autore avesse analizzato a lungo un altro racconto. E allora, salva restando l'autonomia della disciplina, perché negare il contributo, in questo momento induttivo, dei testi studiati o prodotti dalla psicoanalisi? Nel suo La potière jalouse, Lévi-Strauss prende in giro gli psicoanalisti dicendo che il loro modo di pensare, piuttosto che quello degli analizzati, ha evidenti punti di contatto con il pensiero mitico. In questo modo esprime un fastidio legittimo che insorge tutte le volte che la psicoanalisi si propone come depositaria di una semantica profonda: ogni testo finisce per parlare del complesso di Edipo, detto grossolanamente. Non è a questo livello, a nostro avviso, che la psicoanalisi va interrogata e confrontata per un arricchimento del punto di vista semiotico e delle scienz~ umane in genere. È il punto di vista genetico ad essere il più fecondo in questo senso ed è per questo motivo che ci sembra interessante il libro di. Enrico Cesare Gori. In Costruzioni freudiane: la mente, si tenta infatti di sistemaCfr tizzare e di epurare da gravi errori di traduzione, gli scritti freudiani sull'argomento. Come nascano il pensiero, la percezione del mondo esterno, la possibilità di investire libidicamente un oggetto, in una parola un lo, maturo, strutturato ed efficiente, questo è un racconto che non può non interessare la semiotica, in particolare una semiotica discorsiva in cui un soggetto d'enunciazione si «debraya» in un discorso dove prendono forma_altri soggetti, oggetti, determinazioni spaziali e temporali. La teoria del discorso è completamente da fare, come dice lo stesso Greimas. Ammesso che esista una competenza semiotica con caratteri di trascendentalità, restano tuttavia da descrivere le modalità di «mobilizzazione», da parte del soggetto d'enunciazione, di questa competenza nella produzione del discorso. Chiunque abbia un minimo di esperienza di analisi di testi, si è accorto che questi sono governati a volte contemporaneamente, a volte ritmicamente o saltuariamente, come da registri diversi. Ci sono «momenti crepuscolari», nei testi, in cui l'organizzazione del senso obbedisce a regole diverse da quelle del pensiero oggettivo; ci sono livelli di analisi, di un testo, diversi da quelli strutturali, per unità di forma, come dice Hjelmslev (attanti, modalità, attori, figure) e orientati piuttosto verso diffuse qualità di sostanza, come ad esempio l'intensità, il ritmo, il tono (fonico o affettivo, a seconda che ci si ponga sul piano dell'espressione o del contenuto), ecc. La psicoanalisi, da sempre, ha un suo modo di tipologizzare i testi: sogno, lapsus, umorismo, delirio, allucinazione, fantasia, creazione poetica, ecc., per Gori sono un po' il filo d'Arianna che gli permette di percorrere il labirinto freudiano a partire dalla prima importante tappa che è quella della presentazione, o Vorstellung, contrapposta alla rappresentazione, o Darstellung. La traduzione italiana delle opere di Freud trascura questa differenza, che l'autore considera invece cruciale, rendendo generalmente con «rappresentazione» entrambi i termini originali. Il fatto è invece, dice Gori, che la presentazione e in particolare la presentazione-di-cosa (DingSachevorstellung) costituisce l'essenza dei processi primari inconsci mentre la rappresentazione appartiene ai processi secondari preconsci, già organizzati sulla base delle presentazioni di parola e quindi dal linguaggio. Ora, queste presentazioni-di-cosa che costituiscono il «mentale organico, inconscio e inconoscibile>> deriverebbero dalle prime associazioni degli stimoli percettivi, sarebbero resti di impressioni sensoriali che costituiscono la primissima fase del mentale ma ancora in assenza assoluta di una struttura io-mondo esterno + Arti e mestieri, Electric Frankestein pagina 31 propria della percezione e dell'autopercezione. Non seguiremo per ovvi motivi di spazio la complessa descrizione psicoanalitica di queste fasi iniziali della vita psichica, desunte dall'esperienza clinica. Il materiale presentativo infatti «ritorna» anche nella vita mentale adulta nei momenti crepuscolari della veglia (molto più frequenti di quanto si pensi, dice Gori), nel sogno, nell'allucinazione e in tutti i momenti regressivi in genere. L'osservazione, necessariamente indiretta, di questo materiale presentativo ci dice che esso tende ad assumere forma globalizzante, senza differenziazione di percipiente e percepito né di diversi ordini sensoriali; che ha carattere continuo; che impedisce la percezione della realtà sovrapponendosi ad essa come uno schermo; che «imprigiona», infine, il soggetto, gli si impone. È evidente a questo punto che solo discretizzando attraverso il linguaggio queste forme globali ed emancipandosene progressivamente fino ad arrivare alla percezione d'oggetto (all'inizio, il seno reale al posto di quello allucinato), l'individuo può garantire la propria soggettività e la propria sopravvivenza fisica. Nel rriomento in cui questo livello psichico produce effetti di senso e può essere identificato sulla base di specifiche modalità discorsive, è del tutto fuori luogo liquidarlo come semplice «presemiotico». Il soggetto stesso, che la semiotica narrativa ci consegna come termine primitivo e bell'e confezionato della teoria, necessita, a livello discorsivo, di una definizione in termini processuali, di progressiva specificazione, esattamente come per la psicoanalisi che ha una teoria generativa della strutturazione dell'Io, dal primitivo Sé all'Io corporeo fino alla personificazione dell'Io attraverso le Prefigurazioni genitoriali. Sarebbe estremamente interessante ad esempio indagare le aspettualizzazioni spaziali, cioè le modalità di allestimento dello spazio nei testi, sulla base di quelle che sono le prime organizzazioni mentali del corpo proprio: le presentazioni-di-confine, che tracciano il primo limite del Sé con l'altro da sé attraverso la zona intermedia dell'Estraneo e del NonFamigliare; la gruppalità interna dell'organizzazione mentale di base, di ordine prevalentemente sensoriale, in cui è l'apprendimento del proprio funzionamento fisiologico, legato ai vari organi, a fornire i primi modelli di funzionamento psichico (ad esempio, vomito- -rifiuto) e, secondo alcuni, le premesse della tendenza universale umana a vivere in gruppi. Per quanto riguarda invece le aspettualizzazioni attoriali, e cioè di come nei testi prendono progressivamente forma e valore oggetti, persone, situazioni, passioni e così via, la psicoanalisi fornisce

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