Cfr Alfabeta 114 :♦■♦■♦■♦■♦■♦■♦■♦■♦■♦■♦■:: pagina 22 • .....-.-..---------------------------------------------------------J : i]; : ta. Qui, se vogliamo tornare alla ♦ ■ dichiarazione del '51 di Dorfles, «i • • ♦ ■ nuovi oggetti pittorici non sono : : astrazione di oggetti già noti» ben- ■ ♦ sì risultati di un assiduo scandaglio • • ■ ♦ nel deposito della smemoratezza, : : livello germinale del magma pia- : Eva Franchi : st ico. ♦ ■ La matrice antroposofica della : : pittura di Dorfles via via negli anni ■ ♦ si riassorbe, ma resta l'intenso •• COLORE ••· espressionismo mitteleuropeo dei •••■ D 1 •♦•• primi esiti, e la tastiera cromatica accesa, estesissima, con sottili ♦ ■ convergenze su Miro, Klee, Fau- =■ p J OGG J A =♦ trier. Certi slabbramenti fiammeg- ♦ ■ gianti, certi sinuosi andamenti gra- ■ ♦ fici, potrebbero far pensare all'ar- : « Le Scelte», romanzo : • ■ ■ pp. 240, L. 20.000 ♦ ♦ ■ ■ ♦ ♦ ■ ■ ♦ : L'amore irripetibile, ad : : alcun altro somigliante, di : : cui vissero e morirono : : Francesco ed Edvina du- : ♦ ■ : rante il fascismo, la per- : : secuzione degli antifasci- : • ♦ ♦ sti, la guerra, la resisten- ■ . : : za, il dopoguerra, la sto- ♦ : ria accelerata d'Italia, nel- : • ■ : l'unico romanzo sgorgato : ■ da una autrice di teatro. • ♦ ■ ■ ♦ ♦ • ■ ♦ ♦ ■ ■ ♦ ♦ ■ ■ ♦ ♦ ■ ■ • ♦ Il ■ • ♦ ■ ■ Via Lazzaro Papi, 15 ♦ : 20135 MILANO : ♦ • ■ ♦ •••••••••••••••••••••••• NOVITA' Arnaldo Momigliano Saggi di storia della religione romana a cura di R. DI Donato pp. 206, L 25.000 Importante esempio di ricerca storiografica totale Umberto Regina L'uomo complementare Potenza e valore nella filosofia di Nietzsche pp.336, L 38.000 Giuliano Sansonetti Il pensiero di Gadamer pp. Z76, L 28.000 Aldo NataleTerrin Leitourgia Dimensione fenomenologica e aspetti semiotici pp. 264, L 25.000 Collana "Le Scienze Umane• MORCELLIANA Via G. Rosa 71 -25121 Brescia Risposta a Porta Nanni Balestrini e aro Porta, ti ringrazio per le belle parole che sul n. 110/111 di «Alfabeta» dedichi al mio libro «Vogliamo tutto», da poco ristampato negli Oscar Mondadori. Peccato però che, invece di perderti in supposizioni e deduzioni, tu non abbia pensato di rivolgerti direttamente a me (visto che oltre a tutto siamo insieme nella direzione di «Alfabeta») per chiarire i tuoi interrogativi sulle ragioni di questa mia scelta editoriale. Ti avrei chiarito che il fatto di essere uscito l'anno scorso col romanzo «Gli invisibili» presso Bompiani non ne ha fatto il mio editore esclusivo: ho pubblicato quest'anno «L'orda d'oro» (curato insieme a Primo Moroni) da Sugar, sono in trattative per altri libri con altri editori. Bompiani pubblicherà un mio prossimo romanzo, ma non ha i diritti sui miei libri precedenti. Essendo i diritti di «Vogliamo tutto» tornati in mio possesso dopo l'esaurimento dell'ultima edizione di Feltrinelli, ero assolutamente libero di scegliermi qualsiasi editore per una sua ristampa. Vorrei dunque chiarire che la pubblicazione del libro negli Oscar Mondadori, e non da Bompiani o da altro editore, è dunque dipesa unicamente da una mia decisione autonoma e incondizionata. Cordiali saluti. Osservazioni a Comolli Giorgio Mascitelli e aro Giampiero, ho letto con estremo interesse sul numero di "Alfabeta" di giugno il tuo saggio sul Declino della voce narrante. Vorrei prima di tutto esprimere il mio apprezzamento per questo scritto, il cui merito principale, al di là di una serie di osservazioni e spunti cÒmunque notevoli, consiste a parer mio nell'affrontare di petto e con molta chiarezza e serietà problemi concernenti la crisi della letteratura, o più precisamente della creazione artistica di questi nostri anni. In effetti mi sembra che il tuo intervento sia uno tra i pochi che tocchi tali problemi in questo periodo con un approccio globale e con indicazioni chiare e precise. Mi sembrerebbe te psichedelica, espressione di un'introiezione «provocata» e quindi freddamente 3:rtificiale nella resa pittorica (mentre al contrario ogni stesura risulta secca e vibratile in Dorfles). E non troviamo, nella visionari età del criticopittore, l'affollamento allucinato, la congestione labirintica di particolari, che distingue la produzione pittorica di soggetti chimicamente stimolati. Ma si tratta pur sempre, in entrambi i casi, d'immagini dell'interiorità, e ciò spiega le marginali coincidenze. Quello di Dorfles è un universo grafico-plastico che si scompone e ricompone attraverso libere assoe utile perciò che il tuo scritto aprisse un dibattito. In tal senso vorrei esprimere delle perplessità su alcune delle tue osservazioni che mi sono sembrate più discutibili, nel senso che vale la pena di riprenderle. A questo proposito, se mi permetti, esporrò subito le mie obiezioni (o per meglio dire perplessità) su certi punti del tuo lavoro. In primo luogo mi lascia un poco dubbioso il tuo concetto di stile come «inafferabile coincidenza-non coincidenza fra la lingua scritta (dell'autore) e l'altra lingua con cui la voce ha parlato· ... che la lingua dello scrittore ha cercato di tradurre, di copiare». Sembra che qui domini una concezione del rapporto tra le due voci (dello ciazioni concatenate. Segno e colore hanno la stessa funzione di contrappunto al flusso plastico. Il metamorfismo, che esercita la sua pressione nell'universo delle forme e le modifica incessantemente·, equivale a un rifiuto dell'organizzazione logica. È questa dunque una scrittura della preforma, della forma che tende a svincolarsi dal limbo delle forme embrionali, una vera e propria scrittura automatica della psiche. Non la legge di crescita degli esseri strutturati ma l'anelito primordiale alla strutturazione, che non accetta di isolare nuclei e prototipi. E tanto più colpisce questo carattere, legato al di una costruzione della voce umana dello scrittore grazie alle sollecitazioni derivate dall'ascolto della voce dell'Altro, le attribuisco quindi un valore di sintesi. A questo proposito voglio chiarire che non prendo partito a favore della sperimentazione linguistica come l'hanno intesa i vari movimenti dell'avanguardia novecentesca, che l'hanno vista di volta in volta come momento ludico o meramente tecnico o negativo di dissoluzione di un ordine logico (e ci sarebbe da chiedersi quale sia l'effettivo valore sperimentale di alcune di queste scritture .. .), quanto come momento che contrassegna la nascita di ogni scrittore, da Lucrezio a Joyce. Proprio per questa ragione la concezione di scritSteve Lacy scrittore e dell'altro) troppo meccanica e di eccessiva dipendenza, con una svalutazione del momento artigianale, o «fabbrile» come dicono gli studiosi di estetica, della scrittura e del sapere ad essa connesso. Credo invece, come del resto ritengono altri in varie forme e modi, che la scrittura abbia una portata di ricerca e di modificazione della Voce ascoltata, non nel senso che ogni copia e traduzione comporta sempre una differenza più o meno ampia rispetto all'originale (ma si tratta comunque di cambiamenti inseriti in una precisa scala gerarchica che ha un suo vertice, che è l'originale), quanto tura come emerge dal tuo saggio non mi soddisfa. Non mi soddisfa perché se da un Iato è indubbiamente vero che ci vuole «una predisposizione all'ascolto» per ottenere una scrittura, questa è anche dipendente nella sua forma concretamente fruibile da un dato materiale, artistico (nel senso latino della parola) e da una capacità di orientamento direi di tipo gnoseologico (presente nella narrazione sia nelle scelte strutturali, sia in quelle «contenutistiche») che costituiscono a mio parere quello che altrove è stato definito il quid di un'opera letteraria. Un secondo punto su cui vorrei Jesus Villa-Rojo costante rifiuto di ogni assioma, in un estetologo fecondo ed agguerrito come Dorfles, che con rara capacità di autodifesa ha sviluppato la sua operatività pittorica in totale indipendenza dai propri percorsi critici. Gillo Dorfles, Metamorfosi Mostra personale Morgex (Aosta), Municipio Luglio-agosto 1988 Catalogo edito dai F.lli Fabbri Introduzione critica di Luciano Caramel indirizzare la tua attenzione è il concetto di Altro, di voce dell' Altro, come lo usi nel tuo scritto·, in maniera alquanto indeterminata. Mi rendo perfettamente conto che da parecchi punti di vista questa indeterminatezza è inevitabile e necessaria, ma si poteva dare una caratterizzazione in più a tale concetto, ossia il fatto che la voce del- !' Altro ha in ogni epoca una sua forma storica. Non voglio con questo porre goffe categorizzazioni storiciste o, peggio ancora, poetiche della rappresentazione dell'essenza del momento storico, dico solo che la Voce in ogni epoca parla in una determinata forma e che lo scrittore sente o intuisce questa forma, rielaborandola e mediandola nella scrittura e che solo sul piano della scrittura realizzata diviene comprensibile se si tratti della voce dell'Altro o di una di quelle che sentiva Giovanna d'Arco. Per fare un esempio, riprenderò il passo della Commedia che tu hai citato, del colloquio tra Dante e Bonagiunta Orbicciani, ebbene si può dire che per lo stilnovista la forma storica delle Voce era l'Amore, solo che mentre Dante e Cavalcanti la intuirono, udirono e rielaborarono, Lapo Gianni e Cino la lessero sulle canzoni dottrinali dei loro capiscuola. In tal senso non credo che la nostra crisi odierna sia determinata dall'incapacità di ascoltare il canto della voce declinante, questo dal fatto che non siamo capaci di intuire la forma di questa voce e la sua storicità, perché abbiamo perduto il senso del tempo, essendo in una società che vive la più estrema delle illusioni metafisiche: quella di aver già visto tutto, quella di essere senza più illusioni, all'estrema forma di saggezza e di senilità, quella della fine della storia (spero perdonerai il tono finale un po' da Weltgeistesgeschichte!). Avrei da aggiungere molte altre cose, ci sarebbero molti spunti da seguire, in particolare quanto scrivi con arguzia sulla figura dello scrittore promotore di se stesso, che evoca le 'problematiche del ruolo sociale dello scrittore e del mercato, tuttavia la necessità di essere conciso ma le fa tralasciare, pur sperando di poterle riprendere in altro momento. Per concludere torno semplicemente a formulare il mio augurio che il tuo scritto possa servire da punto di partenza e riferimento per un dibattito, di cui mi pare ci sia molto bisogno.
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