Alfabeta - anno X - n. 113 - ott./nov. 1988

pagina 34 Saggi Alfabeta 113 Il:~~ ►turismo ' e N ella storiografia sull'arte contemporanea siamo in mano a cantautori e rabdomanti e forse sarebbe ora di fare ordine. I monaci medievali copiavano, gli umanisti emendavano, i dotti commentavano, e nessun commento o esegesi può essere attendibile se non è fondato sulla certezza dei testi e sulla conoscenza della loro storia. Quando poi si tratti di prendere in esame un intero periodo storico, i documenti (e senza documenti non c'è storia) debbono non solo essere conosciuti esaurientemente e letti correttamente, ma analizzati nelle loro componenti e posti nella loro giusta relazione reciproca. Sul futurismo, il diluvio di letteratura prodotto dagli anni Cinquanta a oggi non risponde nella sua massima parte a tali caratteristiche, per cui la conoscenza del futurismo non ha fatto molti passi avanti, anzi, a furia di ripetere le stesse inesattezze e di aggiungervi nuove scioccaggini, la confusione è venuta aumentando fino a diventare un successo di massa. Non esiste purtroppo per la propedeutica allo studio dell'arte contemporanea niente di simile all'aureo libretto di Gabriele Pepe, Introduzione allo studio del Medioevo latino, ed è un vero peccato; gli studi sul Medioevo, infatti, sono molto meno popolari ma molto più attendibili di quelli sul futurismo. La via giusta su cui bisognerebbe mettersi per appurare che cosa è stato veramente prodotto dal futurismo e dunque che cosa è stato veramente il futurismo, è quella dell'analisi ragionata e sistematica di tutta la documentazione internazionale a stampa sul futurismo italiano e straniero e in tutti i suoi aspetti, pubblicata dal 1909 al 1918, cioè contemporanea al futurismo stesso. Va da sé che qualora si intenda studiare il futurismo come fenomeno storico e non come categoria dello spirito, bisognerà delimitarlo cronologicamente fissandone i termini di inizio e di fine. Il termine di inizio è assai semplice, essendo posto dalla data del manifesto di fondazione pubblicato da Marinetti su «Le Figaro» il 20 febbraio 1909. Prima di tale data il futurismo storicamente non esiste. Mettersi a cercarne premesse, precorrimenti, annunzi, non fa parte della ricerca storiografica sul futurismo, è un -altro lavoro. Anzi vanno rifiutate anche certe annessioni marinettiane al futurismo di opere anteriori al 1909, come le poesie di Lucini. Nqn va dimenticato che il manifesto di Marinetti si costituisce intenzionalmente come atto di fondazione di un nuovissimo movimento cui Marinetti impone il nome e la poetica, e cui darà una vera e propria organizzazione. Per il futurismo in aree non italiane il terminus a quo è quello della prima menzione del futurismo nella documentazione a stampa locale, in traduzione o in traslitterazione dall'italiano. Di un curioso caso di omonimia col titolo di un libro spagnolo uscito ben prima del manifesto marinettiano non va tenuto conto, né va tenuto conto di un movimento tardo simbolista che nulla ha a che fare con la storia del futurismo. Per quanto riguarda il termine cronologico finale del futurismo, esso si può fissare al 1918sulla base di numerosi fatti: i costituenti del gruppo iniziale italiano cessano di esporre insieme e quasi tutti abbandonano il futurismo prima del 1918, così come molti fiancheggiatori; lo stesso avviene fuori d'Italia, e intorno al 1918insieme ai rivolgimenti che cambiano l'assetto politico dell'Europa cambia profondamente anche il quadro culturale italiano e europeo, in cui il futurismo appare un fenomeno completamente esaurito mentre emergono e si affermante altre tendenze, alcune delle quali certamente debitrici del futurismo, come il dadaismo e il costruttivismo, ma tuttavia diverse. Il 21 marzo 1919 si inaugura la mostra nazionale futurista· di Palazzo Cova, a Milano, da cui si può far iniziare quello che è stato chiamato molto più tardi secondo futurismo, che è un fenomento provinciale attardato italiano con qualche sbavatura in altre aree culturali, generalmente periferiche e in ritardo sui grandi centri di elaborazione culturale; un fenomeno che si qualifica dunque come attardamento o ritardo provinciale più che come revival o neofuturismo, e che si prolunga fino agli anni Quaranta. Può benissimo essere studiato come tale, ma non fa parte della storia del futurismo. Negli anni Venti e Trenta ci sono state certo figure di artisti italiani di qualche rilievo che hanno preso le mosse o sono stati diversamente influenzati dal futurismo, come Fortunato Depero, Enrico Prampolini, Virgilio Marchi, Ivo Pannaggi, Bruno Munari, e certi astrattisti di area settentrionale tra cui Lucio Fontana, ma si tratta di storie di singoli artisti più o meno debitori del futurismo, non di storia del futurismo. Anche oggi si possono dipingere quadri «futuristi», ma essi non costituiscono la prova della esistenza del futurismo. Quello che dopo il 1918 Marinetti cerca di tenere in vita come movimento organizzato è un fenomeno di sottocultura provinciale attardata, curiosa per certi aspetti (basti pensare al Manifesto dell'arte sacra futurista) ma che non ha più nulla in comune, se non il nome, col futurismo, non esprime alcun artista importante e non esercita alcuna funzione storica. Può essere un terreno di studi di microstorie locali: Fortunato Bellonzi aeropittore a Roma. I termini cronologici in cui è compreso il futurismo appaiono ancora più chiari se collegati con una periodizzazione del futurismo stesso. Il triennio 1909-1911può essere indicato come quello del primo futurismo. È un triennio in cui il futurismo appare ancora come un fenomeno esclusivamente italiano inizialmente letterario (il manifesto di Marinetti va considerato come un manifesto letterario, come tale è inteso dai suoi primi commentatori e traduttori, e letterarie sono le prime opere futuriste) ma che rapidamente irradia la sua poetica sulle altre arti, oggetto di successivi manifesti; questi sono una peculiarità del futurismo e ne indicano immediatamente il carattere di movimento totalizzante, che si estende programmaticamente a tutti i campi dell'operare artistico, e che va dunque considerato sempre nella sua interezza. Il quadriennio 1912-1915può essere indicato come quello del medio futurismo, ed è certamente l'epoca d'oro del movimento: le opere prodotte in tutti i campi sono opere nuovissime, intense, mature e nello stesso tempo con una estrema apertura sperimentale, il dibattito teorico e critico ricco e complesso, il successo internazionale non solo per i consensi critici al futurismo italiano ma anche per le importanti adesioni straniere che fanno del futurismo un fenomeno vastamente internazionale, che è un altro suo carattere peculiare cosicché il futurismo va sempre considerato nel suo insìeme come fenomeno internazionale. Il triennio 1916-1918può essere indicato come quello del tardo futurismo: il gruppo italiano si sfalda, le adesioni straniere vengono meno, comincia una parcellizzazione periferica, provinciale, attardata del movimento in cui entrano componenti spurie, mentre appaiono e si affermano altre tendenze che modificano profondamente il quadro della cultura europea. Ci sono tuttavia in questo periodo ancora fatti di rilievo, tra cui il manifesto della cinematografia futurista, e fuori d'Italia gli esordi futuristi di qualche artista centroeuropeo diventato poi importante sotto altro segno, e gli ultimi fuochi del futurismo russo. Ma alla fine del 1918 la parabola del futurismo come movimento d'avanguardia di rilevanza storica è terminata, e un attento testimone come Gramsci lo scriveva già chiaramente nel 1921. Precisati i termini cronologici del fenomeno e la sua complessità, bisogna chiedersi quali siano i documenti e gli strumenti di metodo da usare per conoscerne le manifestazioni, tracciarne la storia e capire che cosa è stato. I documenti sono le fonti a stampa contemporanee internazionali, e gli strumenti quelli della loro analisi e del loro corretto ordinamento. P erché le fonti a stampa contemporanee: il futurismo non è certo nato e vissuto nella clandestinità, dal manifesto di fondazione in poi la letteratura e la pubblicistica futurista di autori e fiancheggiatori del futurismo, volumi e periodici editi direttamente o pubblicistica sostenitrice del futurismo, e d'altra parte la pubblicistica avversa, offrono una messe grandissima di documenti, tutti di testimonianza immediata e senza soluzioni di continuità, cui vanno aggiunti altri generi di documenti a stampa anch'essi molto numerosi: cataloghi di mostre, manifesti stradali e locandine di avvenimenti teatrali, programmi di sala, annunci e inviti per avvenimenti e manifestazioni varie, notizie e commenti di cronaca (una valanga, poiché il futurismo faceva notizia), testi pubblicitari, fotografie, insomma un materiale documentario di prima mano immenso, noto solo in parte e mal studiato. La documentazione manoscritta o comunque inedita di carattere privato (taccuini, autobiografie, memoriali, saggi inediti) è infinitamente minore e infinitamente meno importante, anche perché essa potrà riguardare più facilmente la storia personale d'un singolo artista che non la storia del movimento e comunqu·e, contrariamente alla documentazione a stampa, non ha esercitato nessuna funzione sulle vicende collettive non trattandosi di documenti pubblici. Inoltre la documentazione inedita, e questo vale tanto per i documenti manoscritti quanto per le opere d'arte inedite, ha il grave difetto di non essere sempre facilmente databile, e il più grave difetto di essere assai spesso sospetta per quanto riguarda le date iscritte o menzionate. Potrebbero fare eccezione alcune lettere e alcuni documenti di carattere legale, ma raramente offrono elementi conoscitivi rilevanti. Da qualche sospetto per quanto riguarda le date, sia quella della pubblicazione sia quelle menzionate, non vanno esenti nemmeno certi documenti a stampa; un caso clamoroso ma non unico è il catalogo di una mostra dell'Unione dei Giovani, a Pietroburgo, che grazie a un errore del tipografo: 10 gennaio 1912invece che 10 gennaio 1913, fu fatto passare poi come documento in cui la mostra figurava avvenuta l'anno precedente, permettendo a Larionov, che vi aveva esposto due quadri raggisti, di sostenere che aveva cominciato il raggismo nel 1911. Dunque, anche i documenti a stampa vanno analizzati e confrontati per quanto riguarda le loro date. Una volta accertata la data di pubblicazione, il che permetterà di disporli nel loro ordine relativo, i documenti a stampa vanno esaminati rispetto a· tre tipi di oggetti nei differenti campi della letteratura, arte, spettacolo ecc., che essi riproducono o di cui danno notizia e che nel loro insieme costituiscono il futurismo: dichiarazioni programmatiche futuriste, opere futuriste, commenti e critiche. Questi tre tipi di oggetti costituiscono il futurismo. Per quanto riguarda le dichiarazioni programmatiche (manifesti, prefazioni di mostre, prefazioni di volumi, volantini, articoli e conferenze, pubblicistica varia) esse sono una caratteristica peculiare del futurismo, e non si può fare storia del futurismo senza tenerne conto. Per quanto riguarda i commenti e le critiche, dalle semplici recensioni ad articoli, saggi, volumi, la pubblicistica è vastissima e sempre con un carattere di testimonianza resa a caldo che è preziosa per mettere a fuoco il futurismo nella coscienza critica della sua epoca. Anche tale pubblicistica è parte integrante della storia del futurismo. Va tenuto presente, inoltre, che nella maggior parte dei casi gli autori avevano sotto gli occhi le opere e gli avvenimenti di cui scrivevano, si tratta dunque di testimonianze di prima mano. Le opere futuriste di ogni genere sono pubblicate o menzionate in cataloghi di mostre, riviste, pubblicazioni letterarie, pubblicazioni varie, ma sono anche riprodotte o menzionate sia nelle dichiarazioni programmatiche sia nelle critiche e commenti d'epoca. La documentazione a stampa relativa a questi tre tipi di oggetti, una volta raccolta, analizzata, ordinata e vagliata per quanto riguarda autenticità, veridicità, autorevolezza permette di individuare per ogni oggetto nel suo specifico campo la fonte documentaria fondamentale, cioè in linea di principio la più antica che potrà essere più o meno esauriente, di identificare l'oggetto stesso anche se non sempre con assoluta certezza, e infine di attribuire agli oggetti una datazione relativa e in alcuni casi assoluta, il che permetterà di leggerli nel loro ordine cronologico, di emendare gli errori della storiografia più tarda, di espungere oggetti estranei, di recuperare oggetti perduti e di integrare lacune, dove sia possibile, con congetture fondate. Salvo eccezioni di cui siano ben conosciute le ragioni, la data di un oggetto è da presumersi sempre di poco più alta di quella della fonte a stampa più antica, settimane o mesi, e comunque seguente a quella del documento precedente che si riferisca ad altri oggetti dello stesso tipo. Un dipinto menzionato per la prima volta in un testo a stampa di un certo mese del 1915deve essere datato poco prima, e comunque dopo la data del documento precedente che abbia trattato lo stesso tipo di oggetti e in cui quello in questione non sia menzionato. Un dipinto futurista importante datato 1915, tanto per intenderci, la cui prima fonte documentaria certa sia del 1950, è un dipinto molto probabilmente del 1950, e ancora se l'artista era vivo, poiché si sono visti anche fior di quadri spuntare dal nulla ad artista morto. Queste possono sembrare pedanterie alessandrine, ma se non ci fossero stati i grammatici alessandrini a fare le edizioni critiche dei testi non leggeremmo correttamente nemmeno Omero, e se vogliamo sapere un po' meglio che cosa è stato il futurismo, non c'è che da scegliere: o la filologia o la rabdomanzia, secondo i gusti

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