Alf abeta 113 consapevole che il suo operato di «istruttore» è, secondo un sistema inconscio o protomentale analogico, un atto di amore e di nutrimento psicologico, qualunque sia l' «unità didattica» che sta fornendo (su queste riflessioni è fondato, per esemp~o, il volumetto di M. Longhi, Più che un bambino un pretesto, Dehoniane, Bologna, 1985). Ecco allora l'uso della macchina fotografica come di uno strumento di ricerca qualitativa - e non a ca-• so nel testo di Valtorta e del Collettivo degli operatori vengono riprese suggestioni artaudiane e barthesiane. La ricerca di un'immagine, di un'identità, di una storia perduta e di sconfitta, che si compie attraverso il ricorso all'altro, alla sua responsabilità, alla sua identità, alla sua rassicurante vittoria, mette in gioco un rimando infinito, perché personale, ma e Due libri di Antonio Porta Stefano Verdino e on le sue precedenti raccolte (Passi passaggi, 1980; Invasioni, 1984) Porta aveva compiuto la sua rivoluzione copernicana: non si trattava più di costruire la poesia nel suo interno, percorrendone le strutture come nella sua opera precedente, ma di far cozzare il suo complesso e personale congegno espressivo con la comunicazione. Nasce la poesia dei «linguaggi infiniti» dove un linguaggio poetico compatto e unitario come pochi (quasi monolitico) è però curvato ai più diversi accadimenti espressivi (dal diario, alla fiaba, alla denuncia politica, alla trascrizione onirica, alla descrizione concreta). Forse questo è stato per Porta la più originale messa a frutto di un sapere fenomenologico, ma quello che più conta sta nel processo di liberazione e semplificazione della poesia, rispetto alla tradizione contemporanea, dove spesso la poesia è prigioniera dell'atroce proiezione dell'io e della sua disgregazione e dove un linguaggio siglato e inimitabile è l'ultima trincea del possesso del poeta, pagando il prezzo di una sua scarsa spendibilità. Porta invece ha sempre teso a emancipare la poesia dal suo io (ponendolo semmai dentro al testo) e una riprova di questo sta nello scarsissimo uso di un codice letterario e poetico. Pochi poeti hanno usato come lui la lingua di tutti i giorni, in modo neutro e senza angolature ironiche (come Gozzano e Sanguineti); pochi poeti hanno un senso della costruzione di tale lingua che semplicemente torna a dire direttamente, proprio perché più autonomo dall'io è il darsi della poesia. Questi due ultimi libri si pongono su questa linea; a riprova della pluralità dei linguaggi sta il diverso porsi dello strumento espressivo: un linguaggio drammatico e di antagonismi ne Il giardiniere contro il becchino, una narrazione compatta e fluente in Melusina; due gamme rese possibili dal mobile rapporto tra io e testo, vissuto non indefinito, perché perfido e politico. Per un verso, quindi, la mia identità di handicappato o di sano si perde e si confonde con quella di tutti gli altri, chiama in causa l'identità di tutti, si dialettizza sartrianamente nella scissione della coscienza, propria (tra l'altro) dell'esperienza del «moderno». La mia identità si situa quindi dappertutto, è dis-locata, sta altrove, è utopica. Ce lo insegna d'altronde magistralmente !'«esperienza di gruppo» condotta secondo gli assunti psicoanalitici (cfr. W. Bion, Seminari italiani, trad. it. Roma, Boria, 1985). Per un altro verso, la mia identità di handicappato viene assicurata dalla mia collocazione evidente nel mondo dell'esperienzialità quotidiana: il ghetto, il Centro Diurno, il «certificato» di handicappato, il posto che il Welfare State mi ha dato, con tutti i Cfr «vantaggi» di «fruitore del servizio» a esso connessi. Fra questi due luoghi, anzi, fra il non-luogo, l'utopia, e il luogo di assistito, si instaura allora una nuova dialettica, che diventa progetto del Centro Diurno (bene esposto da Loperfido): quello di operare un mélange (sempre sconveniente, come ci ricorda M. Serres) di «luoghi», di uscire dal ghetto per portare in giro per la città, fra gli sguardi non sempre--e non proprio benevoli di tutti, i portatori coscientizzati di una critica ai «luoghi» riconosciuti e rassicuranti della città, i portatori dell'handicap del non-luogo, dell'utopia. Adesso, uscire dal Centro non è più fare quella parte del trattamento dell'handicappato che va sotto la rubrica di «svago» e di «attività ricreativa», ma diventa grinta di un progetto critico di proposta storica e politica. La sfida ma- • pagina 23 nifesta di questa passeggiata non si esaurisce però in un discorso rivendicativo. Il progetto è tanto più politico quanto più si propone di suscitare trasformazioni della coscienza di tutti. L'utopia va a spasso per la città e vi porta lo scandalo della scoperta, per noi, che tutti i luoghi della nostra coscienza sono utopici. Un' «esperienza di gruppo» allargata, si potrebbe dire. Un progetto di formazione, tornando a coniugare «personale» e «politico», per tutti, cittadini, «fruitori» e «operatori» dei servizi. Adrien allo specchio Animazione fotografica in un Centro Diurno per handicappati U.S.L. n. 27 di ~ologna Ed. Il nove, Bologna, 1987 • ecens1om sempre in modo non univoco. Entrambi i volumi sono motivati da un comune tema di fondo, che ben rintracciabile da Passi, passaggi viene svolto in questi due diversi linguaggi (del dramma e della narrazione fiabesca) in un continuo acquisto di chiarezza, attraverso le diverse variazioni e modalità. componente di più composite aggregazioni, con i due presenti volumi esso è divenuto motivo dominante e centro di organizzazione degli altri motivi tipici di Porta (come il divoramento, il gelo-morte, la violenza, la sessualità ecc.) bastano questi versi di Melusina per averne chiarezza: «Così come Autunno - Inverno 1987-1988 Questo tema è il tema della nascita, visto nella sua epistemologia biologica; sempre Porta è stato sensibile al motivo dell' «apertura», del passaggio dal chiuso all'aperto ed evidente (Aprire è il titolo di una sua antica poesia); solo che con gli anni questo tema «puro» è venuto a connotarsi di materia umana e biologica, nell'attenzione al fenomeno del parto, al suo miracolo. Se in Passi, passaggi e Invasioni questo motivo era il tassello o la la terra prepara i suoi frutti/si gonfia il ventre delle donne e quello della sirena,/dentro scalciano nuove vite/e l'orecchio sensibile delle madri ascolta/battere i cuori minuscoli con forza di guerrieri/pronti a inventare il mondo di nuovo/attraverso la luce velata della nascita/con uno strappo deciso/dall'invisibile al visibile/con la nostalgia dell'invisibile». La violenza della nascita è un significato positivo della violenza, come dà positivo significato al buio nutritivo della cavità prenatale, fa accettare l'invisibile, che non è mai nulla, ma potenzialità di fecondità e vita; dà infine giustificazione di fatto alla realtà dell'utopia e del lancio nel futuro, con la sicurezza del perenne e naturale ricominciamento del mondo con ogni nascita. Melusina racconta una fiaba amara, culminante nella perdita della felicità, a causa della curiosità umana che vuolè scoprire il segreto delle tre dame e della sirena (si trasformano in animali mostruosi per una notte). Violato il patto, «per tutti è il tempo dell'infelicità», l'inevitabile procedere verso il dolore e l'abisso (splendidamente reso nella descrizione semplice e in dettagli del progressivo inabissarsi dell'isola). Non c'è risposta alla domanda degli uomini sconfitti che hanno violato il patto («Siamo dunque colpevoli?/Siamo invece innocenti?), ciò esula dal semplice sapere di Porta; è possibile invece una picola magia della fiaba: la sospensione del tempo e l'osservazione della vita, al di là della temporalità, nella sua ciclicità, nel perenne ricominciare della nascita. Sospensione e ciclo si evidenziano anche a livello stilistico, come osserva Niva Lorenzini nel saggio che accompagna il volumetto, attraverso la particolare fissità e ripetitività del linguaggio fiabesco che muove come in danza, mentre il procedere metonimico e per sineddoche della narrazione ritaglia sempre immagini esatte e limpide, in modo da produrre una decisa «impressione» sul lettore. Ne Il giardiniere contro il becchino, invece, procedimento dominante non è la sospensione, ma la rovesciabilità dialettica, con mobile scambio di identità. Ciò spiega il linguaggio drammatico utilizzato in ognuna delle cinque parti del libro. I due testi direttamente dialogati (Fuochi incrociati e Pigmei, piccoli giganti d'Africa) scatenano uno scontro verbale (a tratti violento in Fuochi incrociati), tra Lui e Lei; lo scontro di coppia si evidenzia in Fuochi incrociati come scontro tra un antico suo tema, il nomadismo (presente in Week end) portato avanti da Lui, nell'ansia di proiettarsi oltte MichailBulgakov Romanzi La guardia bianca, Romanzo teatrale,Il MaestroeMargherita: nel primo volume delle Opere, i romanzi con un saggio introduttivo di Vittorio Strada e una 9-ota biografica di Marietta Cudakova. Traduzioni di Ettore Lo Gatto e Vera Dridso. «Biblioteca dell'Orsa», pp. xcm-1020, L. 50 000 NicoOrengo Ribes L'Italia d'oggi nello specchio della televisione: il romanzo impietoso e divertito di una mutazione. «Supercoralli», pp. 226, L. 24 ooo PaulWescher I furtid'arte Napoleone lanascita dellouvre Un capitolo singolare nella storia del collezionismo: il sogno di un museo ideale che nasce dalle razzie delle guerre napoleoniche e da un preciso disegno politico e culturale. Traduzione di Flavio Cuniberto. «Saggi», pp. xx1-201 con 133 tavole fuori testo, L. 35 ooo GérardDelille Famigliaeproprietà nel Regnodi Napoli XV-XIX secolo La politica delle parentele, il sistema delle alleanze, la dote delle fanciulle, lo scambio e la trasmissione dei beni: una nuova interpretazione della società meridionale. Traduzione di Maria Antonietta Visceglia. «Biblioteca di cultura storica», pp. IX390 con I cartina e 48 geneaologie nel testo, L. 50 ooo IgorA.Caruso Laseparazione degliamanti Cosa succede quando due persone che si amano si lasciano? Gli aspetti psicoanalitici e antropologici di un dramma interiore. Traduzione di Ada Cinato. «Paperbacks», pp. v1-355, L. 34 ooo SimonedeBeauvoir Laterzaetà In edizione tascabile il libro con cui la de Beauvoir ha affrontato coraggiosamente la condizione degli anziani, oggi. Traduzione di Bruno Ponzi. «Gli struzzi», pp. 526, L. 24 ooo WallaceStevens Mattinodomenicale ealtrepoesie Con Eliot e Pound, uno dei vertici della sensibilità poetica del nostro secolo. A cura di Renato Poggioli. «Collezione di poesia», pp. 1x-190, L. 12 000 Einaudi
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