pagina 18 di Arcane 17, una piccolissima casa editrice, fondata cinque anni fa, che sopravvive pubblicando 10 titoli l'anno. Arcane 17, la cui sede non è a Parigi ma a Saint Nazaire, un porto sul!'Atlantico alla foce della Loira, ha fatto della sua posizione geografica un'interessante immagine editoriale. Con l'aiuto del comune di questa città, ha creato una casa degli scrittori e dei traduttori che gli permette di invitare autori stranieri per un periodo di uno o due mesi. Altra casa editrice decentrata è Alinea di Aix-en-Provence, nel sud della Francia, che però, contrariamente ad Arcane 17, non ha fatto del suo decentramento un'immagine editoriale. Fondata 5 anni fa dall'americana Diane Kolnikoff dopo una lunga esperienza presso altre case editrici, Alinea ha finora pubblicato 50 titoli. Per il 90% si tratta di letteratura straniera, soprattutto tedesca (è stata Alinea a far conoscere in Francia scrittori come Christa Wolf e Christoph Hein) e dell'Europa dell'Est, ma anche italiana, spagnola, anHeiner Miiller in offerta speciale Elisabetta Niccolini e on il titolo Heiner Muller Werkschau si è svolta a Berlino Ovest, dal 20 giugno al 10 luglio, un'ampia rassegna sull'opera del drammaturgo della DDR. L'intenzione sottesa all'iniziativa, nata in collaborazione con lo stesso Mi.iller, è stata quella di offrire un panorama sulla recezione dèlla sua attività teatrale a Est e a Ovest. A questo scopo, uno stage internazionale è stato invitato a rappresentare le varie messe in scenza in alcuni teatri di Berlino ovest. Parallelamente alle rappresentazioni si è svolta tutta una serie di dibattiti con il pubblico, simposi e relazioni su alcuni aspetti della drammaturgia mi.illeriana, sui singoli drammi e su alcuni allestimenti in particolare. La trasmissione video di alcune messe in scena ha sempre preceduto la presentazione pubblica del lavoro da parte del regista - spesso lo stesso Mi.iller - facendo da introduzione al dibattito con il pubblico. Bisogna dire che la vivacità e l'entusiasmo che hanno caratterizzato le prime giornate di attività a tempo pieno si sono andati via via spegnendo, fino a una situazione di stasi, in cui ognuno andava ripetendo stancamente le proprie posizioni, naturalmente sempre molto celebrative, soprattutto quando era presente il drammaturgo. Forse Miiller, percependo questa fiacca stanchezza diffusasi tra i partecipanti al convegno, ha deciso di attaccarli, costringendoli inaspettatamente a partecipare a un rito celebrativo alquanto ridicolo, con chiara intenzione provocatoria. Di fronte al fitto pubblico raccoltosi nella sala dell'Hebbel Theater per assistere a una tavola rotonda sui risultati di un simposio svoltosi a porte chiuse, è comparso il drammaturgo con un libro in mano; si è glo-americana e cinese. In que- ~t'ultima collana Alinea ha pubblicato una raccolta di racconti di autori che dopo 10-15 anni di lavori forzati nei campi di «rieducazione», hanno ricominciato a quarant'anni la loro carriera intellettuale interrotta dalla rivoluzione culturale. Oltre alla letteratura, Alinea pubblica oggi saggi di storia e in particolare, in occasione del bicentenario della Rivoluzione francese, è stata inaugurata una collana di storia delle donne («Donne e rivoluzione») che ha in programma la pubblicazione di studi sul ruolo specifico delle donne nel contesto rivoluzionario e sull'influenza della rivoluzione sul pensiero, la moda e la letteratura femminile. Un esempio di specializzazione in campo francese è la collana «Diciottesimo secolo», diretta dallo storico Henri Coulet presso le edizioni Dejonquères; la pubblicazione di questi testi inediti del Settecento, in cui storia e memoria si intrecciano, è tesa a colmare almeno in parte, mi dice Mme Dejonquères, una lacuna inammissibile Cfr nella letteratura francese. Fra i trenta titoli pubblicati in cinque anni di esistenza, ci sono anche molte opere di autori italiani, e qui il criterio della scelta delle opere potrebbe sembrare casuale se non addirittura improvvisato. E in parte è così, ma (anche) questa volta il caso ha portato alla luce qualcosa di prezioso come alcune opere ( Les belles, La ville inconnue e Goliath, la marche du fascisme) di Giuseppe Antonio Borgese. Come abbiamo visto, una caratteristica importante di questi editori è la loro apertura, tra l'altro, alla letteratura italiana. Un'apertura che non va però confusa con il fenomeno che, negli ultimi anni, sembra aver colpito gran parte degli editori francesi, pronti a contendersi qualsiasi autore purché presentasse le caratteristiche di essere prima di tutto italiano, e poi, ma fondamentalmente, nuovo o recente, e se possibile anche giovane. Ma nel manifesto della collana italiana Terra d'altri di Verdier, i due curatori prendono chiaramente le distanze dalla «moda» attuale della letteratura italiana, definendo la propria «una collana di testi e di autori piuttosto che una collana italiana», ·nella speranza «di non cedere ad alcun esotismo, ma di cercare di interrogarsi, attraverso la pubblicazione, sul mistero di un'Italia allo stesso tempo vicina e lontana sul piano linguistico e culturale». Anche Liana Levi, si mostra piuttosto scettica verso il recente boom della letteratura italiana. «È assurdo - dice - che scrittori come Primo Levi siano ancora poco conosciuti in Francia, mentre altri spesso decisamente mediocri, vengono contesi a colpi di milioni dalle varie case editrici». Per quanto riguarda i nuovi scrittori, Mauriès (Le promeneur) non si fa grandi illusioni, «La migliore letteratura italiana ormai è stata già 'scoperta'. Oggi scrittori di livello medio vengono lanciati come se si trattasse di geni, ma non credo ci sia più molto di interessante». Jean-Baptiste Para, che oltre a Cfr/daBer • seduto e ha iniziato a sorseggiare una birra. Le luci del teatro si sono spente, mentre un grosso riflettore si è acceso su di lui. Improvvisamente, dalla galleria una voce amplificata dava inizio alla lettura della Hamletmaschine, il dramma più noto nella BRD e, in generale, in tutto l'Occidente. Una forte sensazione di disagio ha costretto un paio di persone a uscire dalla sala, mentre il resto del pubblico rimaneva buono buono, simile a tanti sacchi di patate collocati uno accanto all'altro, e alla fine della recitazione, quando Mi.iller si è alzato ed è uscito dalla scena, ha applaudito meccanicamente. Una tale azione chiaramente provocatoria, ma rimasta senza esito, non è facile da valutare, tanto più che questa non è la sede appropriata per un'operazione del genere; un fatto però mi sembra essere certo, e cioè che la funzione di disturbo politico dell'opera mi.illeriana in Occidente è venuta meno. La situazione è certamente diversa nella DDR e più in generale nei paesi socialisti, dove sussiste ancora la possibilità di un'alternativa al reale, perlomeno a livello utopico. A questo proposito mi sembra interessante ricordare la distinzione più volte sviluppata dallo stesso Mi.iller tra Erfolg (successo) e Wirkung (efficacia); secondo il drammaturgo il successo presuppone l'approvazione da parte del pubblico, mentre l'efficacia viene raggiunta soltanto attraverso una spaccatura nell'interiorità dello spettatore. In generale, il laboratorio teatrale ha messo in evidenza una profonda frattura fra l'opera del drammaturgo - estremamente complessa, a strati sovrapposti e che attraversa fasi diverse - e la sua recezione negli ambienti teatrali europei. Dalle messe in scena di gruppi invitati per l'occasione a Berlino ovest - da Bruxelles, Atene, Sofia, Warschau, Firenze, Parigi, Amsterdam ecc. - è venuta fuori un 'immagine a tratti confusa e in ogni caso estremamente riduttiva dell'opera del drammaturgo. Fra i gruppi teatrali del blocco occidentale, la migliore messa in scena è stata indubbiamente quella del Thélìtre Bobigny di Parigi con Wolokolamsker Chaussee I-V, diretto da Jean Jourdheuil; si è trattato di un tentativo di mettere in scena una tragedia proletaria. A rappresentare l'Italia erano presenti Pupi e Fressede di Firenze con la versione di Quartetto e il Teatro dell'Orrore di Genova che aveva inviato il proprio regista, Attilio Caffarena, con il compito di illustrare il video di alcune messe in scena (video difficilmente leggibile e comprensibile, sul quale quindi non posso riferire niente; d'altra parte anche le spiegazioni del regista sono state piuttosto nebulose). Il lavoro del gruppo fiorentino rivelava, a mio parere, un interesse molto superficiale per il teatro di Mi.iller, forse dovuto, come spesso succede in Italia, alla moda. Prova ne è stata il fatto che il dramma, che prende spunto da Les Liaisons dangéreuses di Cloderlos de Laclos e nel quale l'azione drammatica si concentra essenzialmente sulla valenza semantica della parola, viene recitato con toni di voce che ricordano il melodramma e con una gestualità pateticamente espressiva, come in una pièce popolare di successo. Dei contributi specialistici, mi preme menzionare brevemente due relazioni, a mio parere dense di stimoli: quella di Genia Schulz dal titolo Un brandello di Shakespeare oppure l'autore come lettore e quella di Hans Thies Lehmann dal titolo La risata. La Schulz, che si occupa di Mi.iller da più di dieci anni, pone come premessa al suo contributo un tipo di approccio analitico limitato al testo, senza ricorrere alle dichiarazioni del drammaturgo - spesso cifrate anch'esse come alcuni dei suoi drammi - come invece semPrimavera - Estate 1987 Alfabeta 113 dirigere la collana di letteratura italiana presso Arcane 17 dirige quella della casa editrice Denoel, prende nettamente le distanze dalla recente «moda» della letteratura italiana, dalla rissa per accaparrarsi i più recenti autori. Mario Fusco, pur opponendosi alla novità a tutti i costi si dichiara interessato ai nuovi autori: «Il rischio è che il disagio, la diffidenza che tutti cominciano a sentire, rimuovano completamente gli aspetti positivi di questa importante apertura alla letteratura italiana più o meno recente, e provochino l'eccesso opposto». È questa una preoccupazione condivisa da molti e che è al centro dei numerosi seminari che si sono recentemente svolti nelle università francesi. Quelli di Paris III sulla traduzione e sulla letteratura italiana contemporanea, ad esempio, hanno suscitato un grande interesse, tanto che, afferma il loro organizzatore Mario Fusco, «avremmo dovuto riunirci solo una volta al mese, e a giugno ci siamo già incontrati cinque volte».
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==