Alfabeta - anno X - n. 112 - settembre 1988

pagina VI frammenti materiali. Anche recenti tentativi di ricomposizione del soggetto (v. Il corpo di Galimberti) si concludono con la riproduzione estenuante dell'ennesimo approccio ermeneutico. Le diverse forme di istituzionalizzazione del linguaggio sono in affanno rispetto ai percorsi periferici dei pazienti ormai scomposti da nuovi stimoli, esigenze strutturali, bisogni, dissolvimento di valori, desideri di nuove aspirazioni ad una maggiore centralità economica ed affettiva. Il nostro silenzio sulla soggettività ed il nostro rifiuto a subire le mode di volta in volta emergenti non deriva da un atteggiamento sprezzante ma dall'esperienza che anche l'istituzionalizzazione culturale, come quella manicomiale, soffoca la voce del paziente. Anche l'approccio fenomenologico, che è stato un passaggio iniziale, importante per F. Basaglia e che ha spinto molti di noi ad una illimitata complicità pratica col paziente rischia continuamente di accademizzare i progetti terapeutici perché basato sull'intuizione di uno solo dei poli del rapporto. È un approccio, quello fenomenologico, che ci ha portato ad una tensione esplorativa tale da far rientrare nel nuovo diritto molte azioni di traverso, illegali, dei soggetti in crisi (v. legge 180; Battiston, 1977). Però può contemporaneamente portare, se usato in modo riduttivo fuori dalla pratica con i pazienti, ali' «insalata di parole» di molti tecnici di sinistra (un po' di fenomenologia, un po' di psicanalisi, un po' di teoria relazionale, un po' di marxismo per la nostra falsa coscienza). I vari movimenti o mode culturali, se istituzionalizzati, di fatto portano, anche se in modo mistificato, all'allineamento con quanti sostengono l'esclusione dei pazienti per motivi di interesse. Abbiamo già avuto l'esperienza con l'istituzionalizzazione del concetto di follia, ambigua e raffinata via di espulsione dei soggetti deprivati, per astrazione, delle loro potenzialità negative. La follia è il nuovo paradigma culturale che, alternandosi con lo schema psicologico, sta sostituendo il paradigma medico, assumendone tutta la potenza distruttiva sui singoli individui. Certamente anche per questi motivi non abbiamo fretta di uscire dal silenzio del deserto dove, tra l'altro, abbiamo scoperto, per non rimanere scheletriti su qualche duna, a quali paradisi potevano alludere i f!1iraggi della fata Morgana. Nel deserto abbiamo imparato, seguendo le indicazioni delle traiettorie allucinatorie, i percorsi che ci hanno spinto verso i meravigliosi scambi dei mercati nordafricani (Rotelli, La pratica terapeutica, 1988). Però, pur continuando ad avere molte perplessità, in base all'esperienza dell'ultimo anno (la rivista «E» Questo giornale; Crisi e diaspora istriana, con F. Tomizza; Pasolini e il Nulla lucente) ci rendiamo conto quale ricchezza potrebbe portare un movimento culturale pratico che vada ad affiancare le persone in crisi alle prese con il limite delle istituzioni territoriali. Sentiamo l'esigenza di lavorare insieme con quanti nella loro tensione verso la «luce nera» («aut-aut» n. 219, P.A. Rovatti) avvertono la ripetitività di certi percorsi e la necessità di nuovi spazi illuminati dalle crisi dei «protagonisti». Aspettiamo che i cultori del negativo si spingano, affiancando i guerriglieri della soggettività (C. Magris), verso i passaggi di perif eria per ritrovare nella complessità degli scambi, anche materiali, la verità della crisi ed i diversi significati della differenziazione soggettiva. Ai patiti della soggettività, ad evitare che una eccessiva estetizzazione li renda complici con i nuovi tecnici del controllo, ricordiamo che il processo di deistituzionalizzazione, implementato dalla 180, ha rimesso in scena decine di migliaia di nuovi soggetti. La caduta delle grandi ideologie e dei conseguenti contenitori istituzionali (manicomi, modelli biologici, psicologici o comportamentali) hanno determinato non una diminuzione della sofferenza, ma un modo diverso, molto simile a quello di tutti, di star male. Proponiamo i seguenti punti di ricerca pratica culturale: l. Sgretolamento storico e irreversibile del paradigma medico come effetto più vistoso a livello individuale del processo di deistialfa bis. 3 tuzionalizzazione dell'ospedale psichiatrico. Caduta o cambiamento dei sintomi più clamorosi come allucinazioni e delirio, contemporaneamente al rientro nella Storia degli internati. Analisi particolareggiata di questi processi di ricomposizione. Da rilevare la dolcezza dell'approccio deistituzionalizzante versò' il singolo paziente, per la particolare attenzione ai residui linguistici e materiali come punto di partenza per ricostruire la propria identità: foto, lettere, certificati ingialliti dal tempo, sguardi, rughe, tutti i segni di resistenza al processo distruttivo, tracce dell'inconscio mangiato da anni di esposizione alla luce ed al rumore del modello clinico (v. Storie, di G. Dell'Acqua). 2. Lo studio del processo di deistituzionalizzazione delle varie psicoterapie tende ad evidenziare che cosa succede di queste tecniche quando l'approccio terapeutico è singolarizzato. In particolare si vuole osservare quale particolare valore conoscitivo possono offrire frammenti delle stesse tecniche nell'arricchire le potenzialità analitiche e progettuali dell'operatore e del paziente. Nell'analisi del potere psicoterapeuta e del «paziente» la ricerca tende a rilevare le possibilità di svuotamento, oggettivazione, plagio, impoverimento che caratterizzano spesso il rapporto «privato». Altro momento interessante sarà l'analisi del set delle varie tecniche in termini anche di fisicità (potere diretto) o di simbolizzazione (mistificazione programmata): disposizione del tavolo, della lampada, delle sedie, dell'arredamento, delle foto, dei diplomi, delle medaglie, dei libri. L'analisi dei linguaggi tecnici usati, la non conoscenza degli interni di famiglia e l'uso di alcuni strumenti come lo specchio nella terapia relazionale standardizzata, possono essere un esempio della perversione oggettivante raggiunta da questi modelli. D'altra parte sarà importante lo studio di situazioni pratiche con uso di frammenti di tecniche piegate ai bisogni ed ai desideri del singolo. La deistituzionalizzazione dei manicomi ha portato all'organizzazione di un circuito comunitario ed al rientro nel corpo sociale di Otello Sarzi fotografato da Alfonso Zirpoli molte persone; dove potrebbe portare il riciclaggio dell'energia «terapeutica» di migliaia di operatori attualmente vanificata dall'inerzia pratica del modello psicoterapeutico? Per uscire dalla babele dei modelli e dalle dispute per la supremazia dçll'uno sull'altro, sarà necessario ricercare criteri di rigorosità scientifica come: non selettività, globalità, continuità terapeutica nel tempo, continuità terapeutica nello spazio, contaminazione, centralità del soggetto in crisi. 3. Ridefinizione del territorio. Intendiamo procedere. ad una revisione di tutti i termini che hanno prodotto un'apparente democratizzazione del territorio ed un'apparente appropriazione da parte dei cittadini a rischio. Risultando troppo schematiche per i nostri scopi le classiche descrizioni sociologiche, seguiremo la crisi soggettiva per arrivare ad un'analisi molto più minuziosa riguardante in primo luogo la microfisica del potere territoriale. A chi appartengono gli spazi (fisici e simbolici) all'interno delle famiglie, all'interno dei servizi «riformati»? Come sono strutturate le istituzioni territoriali: dove sono i nuovi limiti che circoscrivono il soggetto? A chi appartiene la strada, il giardino? Perché alcuni si sentono «strahie~ ri» e devono strisciare lungo i muri e altri sono costretti a mettersi di traverso nell'estremo tentativo di salvaguardare la propria identità? (Violenza e Diritto, W. Benjamin). Un particolare riferimento viene fatto ad alcune «sacche» territoriali caratterizzate, per vari motivi, da un imbarbarimento della vita sociale. Verranno studiate le espressioni individuali non rispondenti alle tradizionali categorie psichiatriche, giuridiche e sociologiche. Vanno analizzati gli effetti della caduta delle diverse competenze e della precarietà delle risposte istituzionali. 4. Ricerca sui diversi modi di manifestarsi della crisi di ogni singolo individuo. Chi sono i nuovi flaneurs del 2000? Dove erano prima di rientrare in scena e perché camminano tanto andando oltre gli spazi ritagliati per loro? Perché a volte vedono il dfavolo agli angoli della strada o negli armadi di casa, o gli angeli oltre i muri dei servizi? Sarà Al/ abeta 112 importante nella ricerca seguire dei criteri non riferiti solo a loro, ma che valgano per tutti; per esempio le reazioni «diversità-disuguaglianza». Bisognerà cercare nuove espressioni (artistiche?) per rivelare l'individualità di ogni singolo e nello stesso tempo la trama che lo fa uguale agli altri (dall'attrazione o repulsione chimica allo sguardo d'amore o di odio, in «Chimères» n. 1, Parigi, 1977). La linea di confine tra gli individui è scambio o separazione? La differenziazione è una scelta, è una situazione subita o una forma di resistenza e di contropotere soggettivo? Verrà portata avanti la ricerca dei Diritti del nuovo protagonista all'interno della società come già si va facendo nell'ambito del Diritto di Famiglia. 5. A partire dalla soggettività come prodotto di mercato (F. Guattari), e dall'esperienza di distruzione della soggettività inconscia per esposizione dell'individuo alla pesantezza del manicomio e di altre istituzioni o all'inerzia dell'abbandono, si propone una ricerca critica sull'inconscio-paradigma. 6. Ricerca sull'evoluzione della crisi soggettiva e ricomposizione del singolo nell'ambito del progetto Giovani a rischio, in corso a Trieste e dintorni. Per esempio, in uno spazio come le «Cooperative di lavoro e attività», il potere del singolo corre meno rischio di essere annullato a differenza di quello che succede negli ambiti specifici, sempre sottoposti all'ideologia del tecnico. In particolare verrà seguito il movimento della persona tra riproduzione sociale soggettiva e differenziazione nella solitudine. Altri focolai di ricerca analoghi alle cooperative, perché spazi neutrali, sono: il Posto delle fragole, la Collina al tramonto, il Gruppo giovani (Cobas giovanile?), le riunioni del martedì, le riunioni con i familiari, poesia donna, le partite di calcio, le serate musicali, la Terza stanza ecc. Noi pensiamo che la ricerca, praticata non come studio sugli altri, ma come comune progetto di conoscenza e di cambiamento istituzionale, può portarci finalmente soli.

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