Alfabeta - anno X - n. 112 - settembre 1988

Alfabeta 112 • e1 Sommario Franco Rotelli L'istituzione inventata pagina Il Benedetto Saraceno Qualità e quantità in psichiatria pagina IV , . . ~ . . <.. J I. I I I 4, / I , ,. Pubblichiamo in questo inserto un gruppo di materiali sul delicato e discusso problema del/'assistenza psichiatrica: si tratta di riflessioni complessive, osservazioni metodologiche, descrizioni di diverse situazioni, semplici appunti di lavoro che riguardano esperienze diverse (a partire dal gruppo di Gorizia, come è noto) e che si sono risolte nella esperienza pilota di Trieste, costruita da Franco Basaglia e sviluppata, dopo la sua morte, da Franco Rotelli e dalla sua équipe. Questa esperienza ormai «storica» ha anticipato e reso possibile la ;iforma psichiatrica del 1978 (la legge 180) con cui di fatto sono stati chiusi i manicomi. Come è andata avanti questa esperienza dal 1978 a oggi? Cosa dicono gli operatori che l'hanno proseguita di fronte alle perplessità, alle difficoltà crescenti, ai dubbi sempre più diffusi del dopo-riforma? Ne~'ospitare queste risposte, e innanzi tutto la voce stessa di RÒtelli, «Alf abeta» intende anche aprire uno spazio di confronto tra voci e lingue diverse, in una fase in cui il discorso sulla psichiatria è tornato a essere molto teso, animato, ma non senza semplificazioni ed equivoci. Nel clima di «controriforma» che senza dubbio ha segnato gli anni recenti si è per esempio perso di vista, più o meno volutamente, alfa bis. 3 - ' .. che l'obiettivo di Basaglia non era semplicemente e primariamente quello di chiudere i manicomi: era semmai quello più profondo e complesso di de-istituzionalizzare la malattia mentale. Il punto era e resta «l'esistenza-sofferenza dei pazienti e il suo rapporto con il corpo sociale». In gioco era e rimane una rivoluzione dello sguardo medico, la possibilità di abbattere le rigidepareti chef anno della malattia mentale una zona separata, esclusa da tutto il resto. Dieci anni di costruzione e di pratica dei Centri di Salute Mentale (a Trieste, ma l'esperienza ha proliferato anche altrove), pure in una situazione politica sempre meno ,,.-- ,,. ' k: ' \ '- . \ ' I I I I • • attenta e a volte ostile suggeriscono a Rote/li che ormai si è passati dalla necessaria fase pionieristica della «istituzione negata» a una fase affermativa in cui il compito è quello di re-inventare l'istituzione: un'istituzione che corrisponda sempre più alla completa modificazione del modo di vedere la malattia mentale, che non potrà più essere un «asilo», né potrà più configurarsi come un'istituzione puramente medica. Sta sotto gli occhi di tutti - osserva Benedetto Saraceno nel suo intervento - l'estrema complicazione nosografica della psichiatria e delle varie terapie psicologiche e la desolante povertà dei modi di cura e degli esiti Mario Reali Il silenzio triestino sulla soggettività pagina V Vincenzo Pastore Psichiatria nella riforma: tra abbandono e attesa pagina VII Rocco Canosa Per i matti un posto senza gabbia pagina VIII pagina I • ùMM.. ~ ~ ~~ t,(A,-,..- ~ . :\ , I terapeutici. Altro che «negare l'esistenza della malattia mentale», esclama Rote/li. Non occorrono ambulatori, be.nsì laboratori: luoghi di ascolto, di «contaminazione», dove «l'esistenza-sofferenza dei pazienti» possa essere rappresentata e agire a contatto con gli altri livelli di esistenza sociale. La legge 180 chiedeva questo sviluppo. La «controriforma» che in definitiva vorrebbe restaurare lo «sguardo medico» e la «pratica asi/are», se dovesse risultare vincente, renderebbe impossibile, bloccherebbe questo sviluppo: in definitiva ripristinerebbe - secondo le opinioni qui ospitate - la gabbia della malattia mentale.

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