pagina 4 guistico, le novità nelle scritture v1S1vae verbale. La prima considerazione è che il padiglione Italia fa il punto non soltanto della situazione italiana ma indica una serie di tensioni linguistiche che vanno al di là del perimetro italiano. Sono presenti testimonianze, alcune che già conosciamo, altre parzialmente nuove, che indicano una grande vitalità nel segno di una integrazione tra pittura, scultura, architettura. Inoltre vi sono alcune sale dove la ricerca si rivela in modo più forte, mettendo anche in discussione - vedi Pomodoro e altri artisti - un modo di produrre e di scrivere consolidati. Questo è un segno di grandissimo interesse, al di là della qualità del risultato finale. La seconda osservazione è questa: sia nello spazio dei Giardini, sia alle Corderie, riemerge finalmente un interesse nei riguardi di una progettualità consapevole. Cosa significa questo? A me interessa questo tipo di ricerca non soltanto dal punto di vista artistico, ma soprattutto per ragioni etiche e politiche. Alcuni artisti, sia ai Giardini sia nello spazio '88, finalmente parlano con chiarezza un linguaggio, dichiarano in modo esplicito i patti del contratto comunicativo, non mescolano storie, stili, archeologie diverse, senza conoscenze culturali adeguate, come era accaduto in alcune Biennali precedenti con risultati di scarso interesse conoscitivo. Riemerge un interesse nei riguardi della specificità artistica, che non significa però, in questa Biennale, un linguaggio autoreferenziale: ci sono il mondo delle cose, la materialità degli oggetti, la curiosità verso ciò che è esterno, almeno tradizionalmente, all'arte. La terza osservazione è questa; mi è piaciuto molto il discorso della scultura all'aperto perché cerca di riconsiderare il rapporto con il pubblico. L'arte è un problema aperto, che non potrà mai essere chiuso definitivamente. Il giorno in cui si risolverà, l'arte finirà, perché è in questa dialettica tra l'opera come sistema chiuso e l'opera come sistema aperto che forse ha ragione d'essere l'attività artistica. Ecco, questi Giardini disseminati di sculture sono molto interessanti, perché si cerca un rapporto nuovo con un pubblico che non è soltanto il pubblico degli addetti ai lavori; è anche quello generico, domenicale, di diversi livelli culturali. L'arte, e in particolar modo la scultura, ha bisogno di una contestualizzazione di' questo tipo. Ultima osservazione; finalmente, come diceva anche Leonetti all'inizio di questa conversazione, sembrano finiti i tempi di operazioni destoricizzanti, di citazionismi gratuiti, di mescolamenti fieristici. Non è tanto un giudizio su alcuni artisti o su alcuni critici; è una riflessione che va al di là di queste esperienze. Il fenomeno, mi interessa come segno positivo, al di là della ricerca artistica, di un nuovo concetto di razionalità, non dogmaticamente intesa nel senso proprio di progettualità. Walter Marchetti. Come musicista mi trovo a disagio a dover parlare di questa Biennale, nel senso che sarebbe bello per me sognare di poter partecipare a una Biennale Musica così concepita. Non c'è mai stata e credo proprio che sarà molto difficile che possa mai verificarsi, viste le strutture organizzative della musica. Vedete, da anni, molti anni, le diverse Biennali che si sono succedute hanno sempre presentato, oltre ai soliti padiglioni ufficiali dei paesi invitati, delle rassegne interessantissime. In un modo o nell'altro chi visita o ha visitato le Biennali passate ha sempre avuto una informazione dal vivo su tutto quello che era avvenuto recentemente o addirittura di quello che stava avvenendo nel panorama presente e, tutto questo su un piano internazionale di qualità. Provate un po' a (requentare la Biennale Musica. A parte l'olezzo cadaverico che da sempre la distingue, ogni Biennale Musica presenta, presentava, ha sempre presentato i suoi concerti e le sue rassegnette con uno spirito così provinciale da sembrare il calendario delle attività dell'Oratorio di quartiere; salvo pochissime eccezioni di alcuni anni fa, ma sempre sono stati eventi molto rari, dovuti per lo più alle qualità dell'artista invitato più che al criterio di selezione dei curaA più voci tori. Sempre gli stessi musicisti anno dopo anno. Questa sezione della Biennale si è sempre sforzata di esistere solo per poter presentare le novità degli artisti di sempre, come se non bastassero già le istituzioni diverse del nostro paese. Ma me la sogno io la Biennale Musica come quella delle Arti Visive che sto visitando e ho sempre visto da anni. Ma tornando a questa conversazione è indubbio che la rassegna più interessante è quella delle Corderie, è pacifico. Ma rassegne come questa la Biennale le ha sempre presentate, sono sempre esistite in seno a questa manifestazione e questo non è certo una novità ma, comunque, sempre più interessante del resto, ed è questo che fa la sua forza. Informare e illustrare con le opere tutto quello che sta avvenendo o che si è fatto recentemente e... non è poco. Provate, provate ad assistere a quella della sezione Musica! Certo c'è odor di mercato .. Ma anche i musicisti hanno il loro mercato e che mercato! Tutto fatto di commissioni Gianni Sassi. Le riflessioni che ho sentito fino ad ora sono state molto variegate, e mi hanno stimolato. Per me la situazione di quest'anno è una situazione da «vent'anni dopo». E' dal 1968 che io non partecipo a dei vernissage della Biennale, non per polemica radicale, ma per una certa caduta di interesse nei confronti di queste manifestazioni. Quest'anno ho deciso di partecipare perché alcuni segnali mi sembrano lasciar intravvedere una certa ripresa; anche l'istituzione cerca quest'anno di ricoprire il proprio ruolo in modo più preciso, un ruolo di documentazione e non tanto di sollecitazione nei riguardi del mercato. Debbo dire che questo rapporto tra arte, mercato, istituzione e promozione è molto presente. Non so se l'istituzione, la Biennale nello specifico, sia in grado di stimolare fortemente ancora il mercato; però vedo che la presenza del mercato ha ancora una fortissima influenza sugli artisti, soprattutto sui giovani. Dando per scontato che la Giorgio Gaber, Un pelo; foto di Alfonso Zirpoli da parte di Enti Lirici o istituzioni diverse, e tutto questo denaro che è poi denaro pubblico, va a finire nelle tasche dei soliti musicisti di sempre, come al solito, anche in questo aspetto, mai una novità. Dunque trovo il mercato delle Arti Visive molto più divertente e più rischioso per gli artisti. Provate un po' a chiedere quanto spende lo Stato in attività musicali? Cifre da capogiro. Certo non è un vero e proprio mercato, sa piuttosto di beneficienza! Dunque, il mercato, visto che si fa un gran parlare di mercato, della pittura e della scultura è preferibile. Per il resto, non ho molto da aggiungere, salvo acc.ennare alla sceneggiata nel padiglione degli Stati Uniti dove era chiaro che si stava svolgendo una cerimonia per propiziare un eventuale premio a Jasper Johns, e questo è stato penoso molto penoso per un grande artista come lui, oltre che volgare. Ma alla fine si può solo dire che questo grande spettacolo è divertente. Tanti artisti, tanti operatori culturali tanta bella gente ... sezione italiana, con le generazioni di artisti che ormai sono consolidati come maestri e che hanno riverificato la propria vivacità e la propria attività culturale anche nei confronti del mercato - mi riferisco ad Arnaldo Pomodoro, a Barucchello, ad altri che si ripresentano con forza, anche con coraggio innovativo rispetto al proprio linguaggio usuale, che il mercato aveva sclerotizzato e contestualizzato - alle Corderie i giovani presentano in modo molto diversificato le proprie pratiche. Questa vivacità però, secondo me, non ha ancora il coraggio di esprimersi al di fuori del mercato: c'è una subalternità di tipo creativo nelle nuove generazioni, che tiene troppo in conto le regole del gioco; c'è uno sforzo di piacere, c'è una volontà di essere bravi, di fare delle cose finite, mentre mi sembra assente una certa carica di ricerca radicale, anche eversiva. Devo dire che questa manifestazione mi sollecita, personalmente, ad avere un interesse più preciso nei confronti dell'arte, Alfabeta 112 I perché è un momento molto interessante in cui un contributo di tipo teorico potrebbe dimostrarsi utile per stimolare le qualità più profonde che nelle nuove generazioni sono presenti e che spesso, per un certo affanno al successo, sono schiacciate da una volontà di piacere e di funzionare esclusivamente come merce. Loriana Castano. Volevo dire velocissima- . mente alcune cose su quanto ho visto. La Biennale quest'anno mi ha stimolato e interessato, ma ho sentito effettivamente molto quello che è emerso negli altri interventi; cioè questa preponderanza, forse eccessiva, del mondo dell'istituzione e del mondo del mercato. Gli artisti li ho sentiti, in un certo senso, un po' soffocati da questa situazione; però ho anche notato nei giovani alcune partecipazioni forti e interessanti. Questo mi è piaciuto molto, perché intravvedo nei loro lavori un'apertura verso il nuovo. lo spero che le cose siano per loro molto più aperte e molto più generose. Jean-Jacques Lebel. Vorrei aggiungere qualche cosa; bisogna chiedersi se questa presenza castratrice dell'istituzione mercato sulle scelte, sugli artisti stessi può essere evitabile. lo credo che sia inevitabile, perché è la condizione dello Stato, della burocrazia, dei luoghi da cui vengono i soldi per fare la manifestazione. E' strutturale. Forse mi sbaglio, ma per me è così. Se il mercato e i mercanti internazionali sono lì per imporre subito, come diceva Marcuse, il principio di prestazione, cioè la produttività immediata nell'arte del plusvalore dell'opera, non può esistere più la ricerca artistica. La ricerca esiste quando non si sa dove si va, non c'è un indirizzo imposto da un'istanza superiore, istituzione, Stato, partito, università. Francesco Leonetti. E' indubbio che il rilancio dell'invenzione, della progettualità, di una possibilità di darsi un futuro comprensibile, orientato con elementi di utopia, debba ricercarsi in sede neo-umanistica; purtuttavia è vero che la forza tecnocratica ci condiziona e ci emargina, ed è proprio per questo che, secondo me, non è la compatibilità ma la tensione col mercato, che il progetto presso gli artisti e gli scrittori deve rimettere in moto. E' sempre accaduto che la pratica di cambiamento, il nuovo, si siano manifestati, almeno a livello di tensione inventiva, presso gli artisti. E' per questo che con tutti i limiti che hanno dalle vecchie istituzioni labirintiche e ipercontrollate non ci si deve aspettare molto. Però è indubbio che, dentro spazi ancora interstiziali, l'artista possa manifestare una sua tensione e, quanto meno, determinare un forte - come dice il mio amico Filiberto Menna - cambiamento dell'arte, una forte, diciamo, attenzione a valori che contengono implicitamente un'alternativa, o, quanto meno, un'ipotesi più piena di percezione autentica e di realizzazione libera dell'arte. Aldo Colonetti. Secondo me, noi vogliamo caricare gli artisti di responsabilità che tutti gli uomini, non solo gli intellettuali, dovrebbero avere. Il fatto che qualcuno si scandalizzi del mercato che condiziona, non è una novità. Ma il mercato è.il contesto con il quale ciascuno che opera nell'ambito culturale, ha a che fare. Non è mai esistita situazione creativa dove non esista la condizione materiale, che tu, Jean-Jacques Lebel, chiami il mercato, le istitµzioni, private o pubbliche. Il mercato è la condizione perché l'arte esista come artefatto, se non ci fosse il mercato l'arte non esisterebbe come prodotto. Altro è il discorso che afferma che il momento ideativo dell'arte è altrove; non è nel mercato. lo conosco, però, l'arte perché esiste il mercato, perché esistono le istituzioni, i musei che mi danno la possibilità di memorizzare, di ricordare, di confrontare. In questa tensione opera la creatività. Ernst Cassirer quando riflette intorno all'attività artistica, parla di «costruzione», non di «creatività»; quindi di un rapporto, che è sempre dialettico, tra le costanti, le regole, le costrizioni e le condizioni materiali esistenti e l'elemento ideativo. E' lì che nasce l'arte, non altrove. Jean-Jacques Lebel. E' interessante, e sono mille volte d'accordo, ma mi sono spiegato
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==