Alfabeta - anno X - n. 112 - settembre 1988

pagina 36 costruzione empirica ed ermeneutica della storia delle società, e dello spirito. Se questo è avvenuto, allora può presupporsi, come la tesi 4 afferma, che l'apriori del logos, ricostruito col metodo pragmatico-trascendentale sia, complessivamente anche nel senso del principio di autoadeguazione a sé, il presupposto teleologico d'una ricostruzione empirica ed ermeneutica della storia della società e dello spirito. Qui abbiamo il passaggio, rilevante in sede metodica, dalla ricostruzione pragmatico-trascendentale delle competenze umane alla ricostruzione critico-ermeneutica ed empiricamente controllabile della storia delle società e dello spirito. Tesi 5. Il principio dell'autoadeguazione a sé delle scienze critico-ermeneutiche o ricostruttive diviene così un sostituto posthegeliano della teleologia della filosofia della storia speculativa di stampo hegeliano o marxista-ortodosso, che è presupposta metafisicamente e che, dunque, è dogmatica ( ossia che non è suscettibile di fondazione ultima pragmatico-trascendentale). La distinzione metodologicamente rilevante tra la presupposizione metafisico-speculativa di una teleologia storica e la teleologia minima delle scienze ricostruttive fondate sul principio dell'autoadeguazione a sé sta in ciò, che la prima presuppone un determinismo causale e/o teleologico del corso della storia empiricamente indagabile, mentre la seconda presupp::me soltanto che sia stato raggiunto oggi, per noi, il punto di partenza obbligato, al di là del quale è pensabile e possibile raggiungere quella condizione comunicativa ideale, che il discorso postula necessariamente e che è anticipata controfattualmente. Per quanto riguarda la dinamica causalmente condizionata del processo storico non viene qui presupposta alcuna necessità. Dovrebbe esser palese che il postulato kantiano del progresso, la cui giustificazione è etica, viene in tal modo formato in termini di filosofia trascendentale. Tesi 6. Il postulato del/'autoadeguazione a sé delle scienze ricostruttive o critico-ermeneutiche contiene la risposta ermeneutico-trascendentale alla domanda, suggerita, ma non formulata esplicitamente da Heidegger, come si entri correttamente nel «circolo ermeneutico» della comprensione della situazione storicamente condizionata da~'esserenel-mondo. Il principio implica, tra l'altro, il seguente postulato metodologico: «l'anticipazione della perfezione» (Gadamer), riguardo al giudizio di valore sull'interpretandum, vale nella misura in cui l'interprete trova delle ragioni onde poter comprendere la fondatezza delle pretese di validità dell'interpretandum conformemente all'intenzione d'una ricostruzione razionale della evoluzione della cultura e nel senso delle sempre più differenziate aspirazioni del di- ' Saggi scorso umano a valere universalmente. Trovare queste ragioni significa quindi dare un contributo alla storia interna del progresso, inteso in senso lato, della conoscenza della verità scientifica, oppure alla storia interna del progresso del giudizio intorno alla giustezza norma~iva, una storia che si identifica con l'evoluzione della coscienza legale o di quella morale, o, infine, alla storia interna del progresso della veritiera o autentica espressione di sé della soggettività umana, specialmente nelle opere d'arte. In tutte e tre le dimensioni di una possibile ricostruzione - ricostruzione razionale - della storia, l'interprete non può fare a meno, e con buone ragioni, di comprendere l'interpretandum appunto secondo l'intenzione dell' «anticipazione della perfezione», ossia superandolo anche in via riflessiva, e cioè comprendendolo, sotto certi riguardi, meglio di quanto esso stesso, vale a dire il suo autore, non avesse potuto comprendersi. Questo non esclude affatto che l'interpretandum non possa ancora essere superiore all'interprete, quale fonte di possibile ammaestramento; anzi, l'alternarsi - come differenti sperimentazioni - della comprensione che supera riflettendo con la disponibilità a farsi istruire sottostà ancora al circolo ermeneutico che, nel suo insieme, era stato regolamentato formalmente ed apriori mediante il postulato del/'autoadeguazione a sé. Tuttavia, nella misura in cui l'interprete non è più in grado di comprendere l'interpretandum nel senso della ricostruzione interna dell'evoluzione della cultura, sulla falsariga delle menzionate tre dimensioni del progresso, ma ha delle buone ragioni per assumere che il limite di una siffatta comprensione sia condizionato da cause esterne, in questa misura, appunto, dal principio dell'autoadeguazione a sé discendono la facoltà e perfino la prescrizione metodologica del passaggio a metodi di spiegazione causale e funzionale (per esempio nel senso della teoria dei sistemi) in certi casi per tentare di rendere comprensibili processi patologici di decadenza o di regressione. Però ancora una volta vale per le scienze ermeneutiche «l'anticipazione della perfezione», per esempio nel senso in cui Imre Lakatos l'ha fatta accogliere per quanto riguarda la ricostruzione della storia delle scienze. Dal punto di vista dell'ermeneutica deve esser privilegiata quella ricostruzione che è'fo grado di massimizzare il ruolo della ricostruzione razionale internalistica e di minimizzare il ruolo della spiegazione esternalistica. Tesi 7. Il postulato dell'autoadeguazione a sé d'un'ermeneutica critico-normativa è, secondo me, del tutto compatibile con la presupposizione, che facciamo con Heidegger, che la possibilità di enunciati veri o falsi abbia una condizione di possibilità del dischiudimento «illuminante-naAlf abeta 112 scondente» del senso del mondo nella lingua, o meglio nelle diverse lingue. (Con Gadamer si potrebbe ulteriormente illustrare la portata di questo condizionamento con la seguente indicazione: siccome ogni enunciato si può concepire come risposta a una possibile domanda, allora per quanto riguarda una ricostruzione ermeneutica dello sviluppo della cultura, si porrà la domanda su quali siano le domande che in questa cultura sono o non sono formulabili. Tale questione pare però risolta apriori anche con l'apporto dell'apertura del senso del mondo.) Nondimeno il postulato dell'autoadeguazione a sé non è compatibile col fatto che si concepiscano la storia del dischiudimento del senso del mondo e la storia della conoscenza della verità, che per un certo verso ne dipende, come evento di maturazione a-razionale, che esclude il progresso razionalmente ricostruibile. Piuttosto tale postulato ci costringe ad assumere che esistano processi d'apprendimento efficaci sul lungo termine, in tutte e tre le dimensioni della possibile ricostruzione razionale dell'evoluzione della cultura, che da parte loro contribuiscono a risolvere il problema di quali siano gli eventi di dischiudimento del senso del mondo che possono verificarsi nella storia della lingua. In conclusione ecco il mio punto d'approdo: anche se si prendono sul serio le effettive acquisizioni dell'ermeneutica post-heideggeriana, non c'è ragione alcuna per contestare i presupposti specifici del logos del comprendere o di «decostruirli» assieme al logos tecnico-scientifico del Gestell. Anche se concediamo il più ampio margine possibile al «gioco» temporalmente e storicamente condizionato della differenziazione del senso nell'ambito dell'interpretazione dei testi, e anche se sappiamo bene che mediante l'ermeneutica critica non giungeremo mai alla compiuta auto-trasparenza, non esiste però nessun motivo per ignorare le idee regolative di un progresso determinato da norme. Queste idee costituiscono infatti le premesse di tutto il comprendere già per il fatto che esso deve soddisfare il bisogno pratico dell'intesa comunicativa e del giudizio intorno a pretese di valore. Su queste pretese infine sono fondati, come è stato dimostrato, anche i principi regolativi del progresso possibile della comprensione, tra l'altro anche quelli di un progresso della ricostruzione razionale della competenza a esprimere giudizi morali. In ciò, e non nel presunto carattere di pura «evenienza» della comprensione, sta, secondo me, il nesso • interno tra l'ermeneutica e la filosofia pratica. Traduzione di Anna Escher Di Stefano La rivistadellapubblicitàd,ellacomunicazioned,ellestrate.gie analisidi mercato. L'Europatelevisiva: Il processodiomologazione tra i diversimodelli, I costidi produzione, le nuovetecnologie, glisponsor. Il nuovopanorama audiovisivodopol'apertura dellefrontiere. Pubblicitàe Società: • Per undibattitosulla concentrazionneel settoredell'informazione • La campagna pubblicitaridaell'INPS • Tuttii nomie le regole dellaCommissioneper la pubblicità Economiaelettronica e informazione: tuttele possibilità di azionedelle impresesullo scenariointernazionale dellafinanza Editoriale Comunicare srl - Via Caradosso 18 - 20123 Milano - Tel.4396976

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