Alfabeta 112 Le tentazioni di Malraux Alberto Boatto M alraux, di ritorno da due successivi soggiorni in Asia, la cui estensione immaginaria non coincide con quella geografica effettivamente toccata nel corso dei suoi viaggi, pubblicò nel 1926, all'età di venticinque anni, questa Tentazione del/'Occidente. Come nel caso di molte altre opere giovanili, la materia di cui è composto questo libretto appare anche troppo folta, frammenti di un trattato metafisico, raffronto fra l'arte dell'Oriente e quella dell'Occidente, confessione sdoppiata di un irrequieto enfant du siècle, stato infine del mondo a metà degli anni trenta febbrilmente anticipato nel suo imminente e molto drammatico domani. Trovando per questa materia indocile una forma adeguata, quella epistolare, il giovane Malraux scopre d'emblée la sua forma congeniale: il dialogo. Appunto da questo scambio immaginario di lettere tra due giovani, il francese A.D. in visita in Oriente e il cinese Ling che viaggia in Europa, alle repliche concitate che si rinviano i personaggi de L'espoir, dai colloqui de Les noyers de l'Altenburg fino alle conversazioni interminabili che formano gran parte delle Antimémoires. Blanchot, molti anni popo, sottolineerà il particolare genio dialogico di Malraux, la sua capacità di moltiplicare e di spostare di continuo i punti di vista e di conferire forza drammatica alle idee; e che cosa ha fatto in sostanza lo scrittore francese, a partire appunto da questa Tentazione dell'Occidente, se non porre in dialogo visioni contrastanti del mondo, della cultura e della creazione artistica? Malraux ha coinvolto incessantemente il lettore in un dialogo mantenuto ogni volta aperto, dove nessuno dei contendenti dispone mai dell'ultima parola, come nessuna forma artistica viene mai innalzata a modello unico di valore, e dove singolarmente alla radicalità di ogni presa di posizione particolare si accompagnano sempre l'erosione del dubbio e la ripresa della forma interrogativa. Di questo viaggio in Asia compiuto ancora al ritmo lento dei piroscafi, e che poteva risolversi in una pura evasione esotica, il· giovanissimo scrittore innamorato del fantastico e del bizzarro f arfelu e curioso di archeologia orientale, ne fece qualcosa di profondamente diverso: un'avventura dello spirito perseguita ai margini, nelle opposizioni e nelle connessioni tra due mondi, l'Oriente e l'Occidente, ed assieme una prova, una iniziazione' nel dominio dell'azione. Prima di tutto come scelta etica, elezione di uno stile di vita aperto alla realtà e a,lla storia, in vista di una presa di posizione politica che inaugurerà uno dei più straordinari, inquietanti e problematici itinerari percorsi da uno scrittore, nel corso del secolo, nel territorio dell'impegno politico. Poiché la tentazione dell'Occir . Cfr Cfr I Recensioni dente, che conserva fin nel titolo il ricordo del libro di Spengler, uscito nel 1922, e che Malraux aveva letto con interesse critico, assieme agli scritti di Nietzsche e alle meditazioni di Valéry attorno al destino mortale delle civiltà, la tentezione dell'Occidente appare un titolo bifronte; svolge volta a volta un ruolo attivo e passivo. Non indica unicamente l'Europa che, invadendo in ogni settore l'Oriente, tenta e smuove l'immobilità di quel remoto universo, ma indica anche la condizione di un'Europa dove, come in un porto franco, si ammassano i pensieri e le opere artistiche prodotte da tutte le epoche per l'estensione totale del pianeta. Tentazione vertiginosa: non c'è pensiero o creazione che l'uomo europeo non sia ormai in grado di comprendere. Ciò che toglie quel tanto di astrazione accademica in cui rischiava di risolversi un confronto fra opposte civiltà, è il fatto che simile operazione venga condotta attraverso un duplice filtro: un senso molto. vivo del momento storico e culturale che si sta attrave ognuno incontra l'immagine di sé nello specchio dell'altro ~ «Come troverei me stesso, se non guardassi a voi?», afferma Ling, il doppio cinese dell'autore - qual è il ritratto dell'Oriente e dell'Occidente che ci restituiscono queste pagine acuminate e manieristiche? Si trattadi un ritratto orientato dal presente, ma che trova un toccante e fantastico risalto proprio nei suoi rapporti col passato: e sono l'India e la Cina a tracciare un passato così immobile che sembra colorarsi di eternità, se paragonato poi con lo stato cronicamente febbrile in cui vive l'Europa. L'Oriente, che non ha mai concesso nessun credito all'individualismo, è stato capace di elaborare una metafisica e un'etica di saggezza e di serenità spirituale, riuscendo a porre l'uomo in comunione col mondo, di cui l'uomo arriva a sentirsi parte e non solo separato frammento. Nel delineare la visione di un Oriente posseduto dal sentimento dell'unità del mondo, Malraux offre una delle prime prove del suo ingegno vigorosamente sintetico, etnie Scienza politica e cultura dei popoli minoritari n 14 S. Galli: 1945-48L: ameteoradell'ASARscuote il Trentino - G.Gonnet: La"GlorieusReentrée" - M. Merelli/AP. orro: Elezioni • politicheu:nasvolta? - M. Karpati: Sintie Romin Italia - M. Strani~roI:l segretodi Coumboscuro - E. Beggiato: Una toponomastipcear il Veneto - A. PavanC: on i Cimbrfira le selve delCansiglio - A. Cucchi:I Berberdi ell'Altoe MedioAtlante - o. Patitucci: LalottadelKosovo - S. Stocchi: Binascion fiamme - R. lacovissi_: "Friuli,regionemainata" - A. Paini: "Perchéla MadreTerranonsoffr.a. .!" - G. Hull: Lalingua"padanese" - A. Porro: VicendedellaproprietiànSardegna Larivista è distribuitainabbonamJnt5o:numerLi .35.000-Europa L.40.000-Paesei xtraeurop(epi.aereaL) .70.000-Arretrati 1980/81/82/83/84/85/86L/8. 1704.000- VersamenstiulCCP14162200 intestatoaMiroMerelliV, ialeBligny22,20136Milano-Tel.02/8375525 QuestonumeroL.7.000-IncontrassegnLo.12.000-ETNIE èin venditanelleseguenltibre.rieM: ilanoF: eltrinellVi,iaManzon1i2e ViaS.Tecla5- RomaF: eltrinellVi,iaV.E.Orlando84/86-Bologna: FeltrinellPi, iazzRa avegnan1a- BolzanoA:thesiaL,auben41 versahdo e una profonda partecipazione personale. E' come se ci trovassimo davanti a un confronto portato avanti mediante i mezzi del contagio, dell'ossessione devastante ma affascinata e del risentimento. Sono ingredienti che, se rendono acuto il gioco delle idee e l'arabesco sottile e compiaciuto delle parole e delle immagini, toccano anche l'intima sensibilità dello scrittore, aprendovi alcune dolorose e molte evidenti ferite. Si comprende che Malraux, proiettandosi nelle opposte ma fraterne figure dei suoi ingegnosi contendenti, è impegnato a regolare i propri conti personali con la sua terr~ d'origine, l'Europa, con l'estremismo vendicativo di uno spirito ventenne. E l'ostilità si <limo- .stra un sentimento non solo p~netrante ma anche dotato in modo singolare di chiaroveggenza. • Se è vero, come sostiene Malraux per la prima volta, che si conosce ormai solo per confronti, se il ritratto è essenzialmen.te il prodotto di uno sguardo estraneo, doche procede per rapide abbreviazioni, senza mai scadere, in questa opera giovanile, nell'abuso delle formule. E' molto affascinante la maniera con cui riesce a cogliere questo clima di meditata espansione attraverso lo spiegamento delle immagini. Con immagini tratte sia dal repertorio degli oggetti artistici, costruiti esclusivamente per captare e· far sentire la bellezza e l'armonia del mondo, come con immagini, forse ancora più impressionanti, tratte •dalla complicazione delle forme animali e dalla assoluta estraneità al mondo umano, che arriva a sprigionare le forze vegetali delle grandi foreste asiatiche. • E tuttavia quest'Asia che sembra installata nell'eternità, si rivela anch'essa, seppure in modo diverso dall'Europa, un ammirevole edificio in rovina. Forse incontriamo per la prima volta in· queste pagine l'Asia presentata da un autore europeo, segnatamente parigino, come una entità storica e politica, oltreché culturale. L'Asia si sta muovendo contro quell'Europa, di cui è assieme disgustata e affascinata, proprio con le stesse armi che le fornisce il suo avversario: l'azione, l'inedito pittoresco degli apparecchi meccanici, lavolontà di potenza, un embrione di individualismo che si sta diffondendo tra le fila dei suoi studenti, assieme a una nuova concezione dell'amore, che non può non intricare uno scrittore come i suoi doppi epistolari, poco più che ventenne. Come un gigante che comincia a conoscere la propria forza, la Cina si sta svegliando dal suo sonno millenario, e ciò che l'attende in fondo al cammino è la violenza della rivoluzione, l'impiego a favore di una dimensione temporale che la sua cultura aveva sempre ignorato: il futuro. Di contro a questo Oriente in movimento si colloca l'Europa, parte anch'essa di un dittico destinato a serrare sempre più i legami al suo interno. Si dimostra assai penetrante lo sguardo di questo figlio in rivolta contro l'Europa, da cui ricava tutti gli strumenti ·per procedere nella sua accusa e nella sua cruda analisi radiografica, ma che la vecchia Europa riuscirà nel tempo a recuperare e a colmare di gloria. L'individualismo, l'ultima nozione europea, spinto .ormai alle estreme conseguenze, invece di liberare l'uomo, lo opprime. La morte di dio, interpretata correttamente come morte dei valori, trascina con sé la morte dell'uomo. L'inesausto inseguimento del dominio della potenza esercitati nelle realtà esterna - anche l'amore in Europa è diventato una forma di possesso - e la volontà di conoscere rivolta verso l'interno, mediante l'esercizio labirintico dell'introspezione, si stanno rivelando agenti di un ·processo di disgregazione. In fondo al corteo negativo aperto dal sentimento del vuoto e dalla angoscia si sta profilando l'ultimo prodotto della sensibilità del vecchio continente, il sentimentto dell'assurdo, e vale a dire la fascinazione del non senso e de~nulla. L'insieme di tutti questi gesti ciechi e privi di scopo che fanno la realtà dell'Occidente si dimostra sul punto di partorire una nuova apocalisse, sopra uno scenario che, cessando di comprendere il solo territorio europeo, includerà dentro i suoi giochi distruttivi l'intero pianeta. Se questo spettacolo alimenta la tensione mentale dello scrittore, il gusto romantico per il disordine e la devastazione, non arriva però ad esaurire tutte le esigenze del suo spirito. Al di là della disperazione e della lucidità coerentemente accettata, espresse nelle belle metafore finali dell' «orizzon-· . te nudo» e del «mare sterile», re-·· sta ancora un'ultima apertura, attraverso la quale passerà il futuro Malraux: la domanda su che cosa possa ancora fare l'uomo. Profeta e anticipatore dell'assurdo e di molte idee centrali di questa seconda metà del secolo, Malraux, lo si avverte già nella filigrana di queste pagine, non si farà mai chiudere dentro il loro cerpagina 27 chio. Come ha ripetuto più volte lo stesso scrittore, l'assurdo, che. per altri autori venuti dopo di lui diventerà un punto di arrivo, un approdo, una risposta consolatoria in definitiva, resterà per lui sempre un. assillo e un punto di partenza. La presente traduzione, oltre che rimanere a molta distanza dalla smagliante traduzione che di questa Tentazione dell'Occidente ha fatto Indro Montanelli, per Mondadori, nel lontano 1955, non soltanto non restituisce la complessità della scrittura del giovane Malraux, ma tradisce in molti punti il significato medesimo della sua riflessione molteplice e assai intricata. André Malraux La tentazione dell'Occidente Lucarini editore,Roma, 1988 pp. 86, lire 10.000 Dizionario delle opere filosofiche Pietro Kobau D al punto di vista, per così dire geografico, la redazione di questo Dizionario delle opere filosofiche (prima opera del genere in lingua tedesca) avverte che nella stragrande maggioranza delle 1147 opere sunteggiate si tratta di monumenti della «filosofia occidentale [... ]. Sono state prese in considerazione anche opere di altre tradizioni, • quando abbiano avuto una durevole influenza sullo sviluppo della filosofia occidentale - come, per esempio, diversi testi filosofici della letteratura medioevale araba ed ebraica.» In effetti, il criterio seguito nella formazione di questo canone è un criterio linguistico, i curatori hanno cioè considerato le opere composte in lingue occidentali (o tradotte in tali lingue entro la fine del Medioevo, più o meno). Dal punto di vista cronologico, benché i redattori dichiarino di essersi mossi con estrema cautela in quella zona delicata che è la contemporaneità, gli autori recenti e recentissimi sono ben rappresentati (compaiono, per esempio, ma in proporzione diversa, le opere di Baudrillard, Derrida, Foucault, Habermas, Ricoeur, Rorty, ... - tanto per citare gli scritti degli anni ottanta). Infine, appare soddisfacente (non eccessivamente rigido) il confine tracciato tra l'ambito della filosofia e altri campi disciplinari affini (scienze umane, storiografia, logica ed epistemologia, teologia, ... ). • E' ovvio dire che i dizionari filosofici raccolgono concetti e nomi propri. Ora, però, a un dizionario di concetti è sottesa una storia della filosofia in quanto scienza, o una sorta di etimologia metafisica, . una Begriffsgeschichte che, quando il vocabolario evolve in enciclopedia, finisce per fissare concetti e nozioni, attivi o promossi nel pre- .sente, in apparenza spogliati di ogni sfondo storiografico. Ancor
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