• Alfabeta 112 ni esposte a cura di Anna Caputi e Maria Teresa Penta sono state distribuite e individuate per aree geografiche: Liguria, Veneto, Emilia, Toscana, Roma, Napoli. La scelta effettuata dalle due curatrici, alla quale ne seguiranno delle altre, raccogliendo il fondo di stampe suddetto più di quindicimila fogli datati dal finire del sedicesimo secolo al diciannovesimo secolo, risponde principalmente a un çriterio di sistemazione rigoro-. sa, dal taglio scientifico, di un settore artistico piuttosto trascurato come quello delle incisioni. Di questo impegno a far conoscere correttamente i lavori di tanti incisori, costretti per fin troppo tempo ad essere noti solo a pochi esperti, è viva testimonianza l'accurato catalogo intitolato, appunto, Incisioni del '600, pubblicato da Mazzotta. Il carattere principale delle incisioni del Seicento, a differenza di quelle del Cinquecento di tipo fisso, è la varietà di temi trattati, dal ritratto alla riproduzione, al soggetto libero. Ciò consente ad esse di diffondere a vasto raggio la conoscenza della produzione figurativa del Seicento e di rivolgersi a un pubblico assortito, fatto di laici e di uomini di chiesa. Scrive in catalogo la Caputi: «La riproducibilità è nel Seicento carattere di indiscussa modernità: la stampa si muove più facilmente del quadro, si introduce all'interno dei più vari livelli sociali, costa poco, certo meno della tela a olio, e soprattutto, la sua produzione, strettamente legata al perfezionarsi dello strumento tecnico, consente la diffusione del fenomeno 'arte' alla luce delle leggi di comunicazione Salso Film e TV Festival Patrizia Vicinelli N essun film rivelàzione quest'anno, quell'evento che certifica per sempre la qualità di una rassegna, il colpo fortunato. Piuttosto nomi famosi di registi famosi, una sicurezza in questo senso, la retrospettiva di Godard, il più amato tra i cineasti, presente (non lui) con una «chicca» semi sconosciuta come il King Lear, prodotto dalla Cannon con interpreti come Norman Mailer, Woody Alleo, lo stesso Godard, Peter Sellers. Dopo essersi appropriato di un soggetto, diciamo di un'idea di partenza, Godard usa intervenire criticamente sul filo logico conosciuto della trama con interazioni sempre diverse e linguisticamente impellenti che fanno del suo modo di fare cinema l'analogo della scrittura cosiddetta intertestuale. Infatti, l'unità di tempo e di luogo si ritrova a quel livello di percezione che di per sé «salta» d'un colpo l'intenzione cronologica, e dove tutti i tempi riescono simultanei poiché la complessità umana della sua formulazione esemplificativa è un dato che rimane fondamentale nella sua oggettività. L'urgenza di spaziare sopra sotto e attraverso le modalità in cui si esplica il tempo interiore, ne costituisce così un andamento spasmodico, un lusso dell'espressione, di massa. In questo senso la produzione incisoria affranca l'arte dal concetto 'elitario' del pezzo unico.» Ma ciò non va a discapito della qualità artistica .della stampa. Anzi, essa sempre più «va spostandosi dalla posizione collaterale di divulgatrice, a quella di un'arte autonoma svolgente una funzione Cfr classica ma con un'attenzione particolare per «le vibrazioni del colore e della luce» figurano Castiglione, Podestà, Coriolano, Curti, Reni, Della Bella, ampiamente rappresentato con le sue mosse, ariose scene di animali, colti in una grande varietà di esp~essioni, Galestruzzi e i suoi soggetti di storia ·romana, Tempesta, che s'ispira PREMIOCAMPIELL1O988 - Un uomoe unadonna tracoscienza laica e coscienzacristiana Novità Marsilio specifica, senza per questo venir meno al suo ruolo primario, ma trovando in esso l'esito della propria specificità», come osserva la Penta nel suo puntuale scritto L'incisione italiana nel XVII secolo. Tra gli incisori in mostra, oltre ai celebri Carracci, Annibale e Agostino, di schietta formazione un'alchimia risolta, quando tecniche come la frammentazione non solo arricchiscono la sequenza delle immagini, ma incitano lo spettatore a chiederne di più, a voler essere nutrito da questi piani e stati che incidono il parallelo lineare della storia come semplice narrazione. , ,(I; a temi letterari, Vanni con le sue intense rappresentazioni religiose, Bellavia, Aquila, Cesio, Frezza con le sue atmosfere luminose, eccetera. Il fatto più curioso e interessante che capita al visitatore comune è che, senza che neppure se ne accorga, si sente a poco a poco preso, coinvolto dal fascino discreto Quello che Godard mette in scena è una realtà fantasmagorica in cui luce e ombra sono evidenziati con lo stesso candore obiettivo e l'ambiguità dell'assenza di giudizio adesso lo pone in una fin de partie di «doppio» distaccato. Riuscire a fare un'analisi della sovrapposizione dei piani che sono di queste stampe, così segnate dal tempo. Egli, anzi, ha la sensazione improvvisa che la tanto umile arte incisoria contenga un potere di seduzione mai prima d'ora minimamente sospettato e che, diversamente dalla sontuosità di mezzi della pittura, agisca ancora più in profondità, tutta concentrata come è sul disegno, sui passaggi chiaroscurali, sul gioco delle ombre, su una impercettibile increspatura della superficie. Incisioni italiane del Seicento Napoli Istituto Suor Orsola Benincasa 29 febbraio - 31 marzo 1988 Catalogo Mazzotta editore Roberto Ciaccio Luciano Capri/e << Il Nero per me è il vuoto, un grande buco che tende a farci arretrare all'infinito. Il Bianco ... viene verso di noi. Il Bianco è tattile; è presente». Roberto (faccio, dopo alcuni anni di ricerca pittorica appartata, ha presentato negli spazi del Mercato del Sale di Milano Evento e struttura, una sequenza di silenzi scanditi dal bianco e dal nero, come se il tempo trascorso a dipingere e a pensare si proponesse ora in contrapposizioni di idee, di suggestioni, di non-immagini (essendone la sintesi estrema). Il bianco e il nero intesi come il giorno e la notte non nella freddezza della definizione, ma nella comunione dei palpiti, nel sussurro delle ombre e delle luci, nello sfrangiarsi di assenze che invadono i due campi contigui. Due percezioni, due ruointeragenti nel King Lear, dove i fatti attualizzati dell'esperienza di ognuno si intersecano ad angolo nella storicità della tradizione, significa chiamare a pretesto il provvisorio come chiave di lettura. Infatti quando l'ipotesi progettuale si incarna nel «niente è risolto e risolvibile», sintagma dell'intelletLe cheval de Corbillard, dallo spettacolo Fantasia musicale; foto di Vasco Ascolini pagina 21 li: il nero come vuoto che fugge e ci chiama, il bianco come presenza rassicurante nelle difformità, nelle mut~ioni timbriche. Le opere di Roberto Ciaccio esemplificano la vita dunque, ne recitano la definizione che ognuno può accogliere per il tramite di mistero, di suggestione che emanano. È un'astrazione «calda», questa di Ciaccio, prodiga di sorprese che l'occhio scopre a una attenta, meticolosa inòagine: i neri non sono uniformi, vivono in diverse «battute» sulla carta o sulla tela; i bianchi raccontano più esplicitamente una loro storia solare. C'è poi un'interpretazione psichica, il ruolo del «doppio», l'implosione o l'esplosione di un sé che ruota intorno alla memoria, alle radici estreme, alla speranza, alla premonizione. E' una pittura che intende «toccare la centralità del1'essere», che intende «entrare là dove non ci sono più confini tra spazio e tempo». I margini di lettura per questi quadri-oracolo sono dunque ampi: hanno pertanto mosso l'interesse di artisti come Enrico Baj, di psicanalisti come il direttore della rivista «Riza psicosomatica» Raffaele Morelli, di critici d'arte come Roberto Sanesi e Lucio Cabutti, di socioantropologi come Pietro Bellasi e di poeti come Tomaso Kemeny, che coi loro interventi hanno contribuito ad arricchire il catalogo composto nella circostanza da Giorgio Upiglio. Roberto Ciaccio Evento e struttura Milano, Mercato del sale primavera 1988 to penetrato da una visione illuministica e certamente elitaria, il «sentiero», la traccia del mondo, viene incoronata da istanze esistenziali che bruciano nell'umano troppo umano e fondano la catarsi definitiva nell'aspirazione metafisica. Il cinema di Godard ha dunque una natura ipostatica, che suppone il carattere di provvisorietà, mai definitivo se non come work in progress. C'è una sovrapposizione semantica in cui è raccolta la stratificazione dei significati, ognuno rispetto al proprio campo espressivo, al lessico che gli è congeniale, che in un enorme sforzo di tensione metalinguistica, si congiungono nelle presentazioni del mondo «così com'è», dalla quale traspare tuttavia l'intuizione del «come potrebbe essere». La stratificazione riguarda naturalmente i piani diversi del linguaggio, fusione esaltata in quella poetica che coincide con una individuazione perfettamente realizzata. Le sovrapposizioni semantiche poste nell'infinito campo fisico delle possibili valenze espressive, danno. luogo a un'accumulazione di immagine che si condensa fino a saturare la capacità percettiva. Da qui risulta un momento sinottico, come una folgorazione. Anche nel film Passion del 1982 e nel successivo Scenario du film passion del 1987, un video girato . sul set di lavorazione dello stesso film, la poetica profondamente in-
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