Alfabeta - anno X - n. 110/111 - lug./ago. 1988

pagina 46 tuale è irragionevole e non è una buona base per inferenze di tipo ontologico: gli dei non esistono, ma non esistono neppure gli atomi. La stessa posizione può essere sostenuta in modo diverso e senza ricorrere al progresso. Considerare la ragionevolezza una misura di esistenza separabile significa presupporre che conosciamo procedimenti ragionevoli i quali, data una qualsiasi entità, possano stabilire la sua esistenza o mostrare che si tratta di una chimera. La pratica scientifica non è d'accordo con questo presupposto. Si dice che gli uccelli esistono perché li possiamo vedere, catturare e tenere in mano. Il procedimento è inutile nel caso di particelle-alfa e i criteri utilizzati per riconoscerle non ci sono di aiuto nello studio delle galassie lontane o del neutrino. Per un certo periodo i quark provocarono delle perplessità, da un lato perché l'evidenza sperimentale era controversa (e si noti che in questo caso «essere controverso» significa cose diverse per tipi diversi di esperimenti), dall'altro perché c'era bisogno di nuovi criteri per entità che si riteneva non potessero esistere in isolamento ( «confinement»). 9 Possiamo misurare la temperatura con un termometro, ma ciò non ci porta molto lontano. La temperatura al centro del sole non può essere misurata con nessuno strumento conosciuto e la temperatura negli spazi interstellari non poteva essere neppure definita prima dell'arrivo della seconda legge della termodinamica. Analogamente i criteri di accettabilità delle credenze cambiano con il passare del tempo, della situazione e della natura delle credenze. Pertanto sostenere che gli dei non esistono perché non possono essere trovati mediante esperimenti è un'osservazione così insensata quanto quella di alcuni fisici e chimici dell'Ottocento in base alla quale gli atomi non esistono perché non si possono vedere. Tuttavia, il fatto di postulare atomi indipendenti dalla storia perché ciò incrementa la verificabilità 10 significa introdurre concetti speciali, non cose speciali. Risultato: né il PS né il PSM possono farci accettare gli atomi; possono solo farci negare gli dei. 11 Le entità scientifiche (e, se è per questo, tutte le entità), sono proiezioni e quindi sono legate alla teoria, all'ideologia e alla cultura che le postula e le proietta. L'affermazione che certe cose sono indipendenti dalla ricerca o dalla storia appartiene a meccanismi proiettivi di tipo particolare che «oggettivizzano» la loro ontologia; essa non è valida al di fuori della fase storica che contiene il meccanismo. E così si arriva all'ultimo e apparentemente decisivo argomento in favore degli atomi e contro gli dei. Gli dei - e con questo termine intendo qui sia gli dei omerici sia l'onnipotente dio-creatore della cristianità - non erano soltanto forze morali, ma anche forze fisiche. Provocavano tempeste, terremoti, inondazioni; infrangevano le leggi della natura per produrre miracoli; potevano far alzare il livello del mare o bloccare il sole durante il suo corso. Ma oggi tali fatti vengono rifiutati, oppure vengono ricondotti a cause fisiche e le lacune ancora esistenti vengono rapidamente colmate dalla ricerca. Proiettando le entità teoretiche della scienza in questo modo noi allontaniamo gli dei dalla loro posizione di potere e - poiché le entità fondamentali obbediscono a leggi invariabili nel tempo - mostriamo che non sono mai esistiti. Questo argomento apparentemente così convincente presuppone che l'esistenza di modelli scientifici a spiegazione di un processo elimini ogni altra spiegazione. Tuttavia ci sono molti scienziati che non condividono questa posizione. La neurofisiologia fornisce modelli molto articolati dei processi mentali; eppure il problema mente-corpo continua ad essere mantenuto in vita sia dagli scienziati sia dai filosofi che si servono di modelli scientifici. Alcuni scienziati arrivano a chiedere che «la mente e la coscienza vengano messe al posto di guida», 12 e cioè che venga loro restituito il potere posseduto prima del sorgere di una psicologia di tipo materialistico. Non vi è alcun motivo perché gli dei, il cui aspetto divino ha sempre resistito a ogni riduzione, debbano essere trattati diversamente; e infatti esistono e sono sempre esistiti scienziati che non rilevano alcun conflitto tra le loro teorie e l'idea di un universo guidato da un dio. Inoltre, tale argomento si serve di fatti e di teorie scientifiche per eliminare proiezioni non-scientifiche. Ora, la scienza ha tale potere di rimozione soltanto (a) se le proiezioni scientifiche sono vere proiezioni, cioè se si possono separare dal processo di proiezione; (b) se essa può fornire un punto di vista coerente e non semplicemente un miscuglio di ipotesi incoerenti; e (c) se tale punto di vista è più accettabile di qualsiasi storia alternativa (cioè non scientifica). Ma la scienza come noi la intendiamo non soddisfa nessuna di queste condizioni. Saggi Innanzitutto, molte entità della scienza moderna dipendono da azioni individuali o collettive in base a speciali proiettori (complementarietà): la condizione (a) è dunque violata. 13 La scienza - compresa la fisica «classica» - permette proiezioni indipendenti dalle condizioni soltanto se la sua forma reale (che è un miscuglio di leggi, modelli, teorie, ipotesi euristiche ed esperimenti in parte incompatibili e in parte incompleti) viene rimpiazzata da un'ideologia morbida. L'idea che alcune discipline possano venir «ridotte» a altre e che tutti i più notevoli risultati scientifici possano «in linea di principio» essere ottenuti da una fisica delle particelle elementari, fa parte di questa ideologia, non ne è un supporto indipendente." Può accadere, e spesso è successo, che tale idea venga salvata ridefinendo gli argomenti finché essi non si adattano all'ideologia riduzionista: la biologia è Nudo femminile, 1900 ca biologia molecolare. Si ammettono i limiti di un procedimento (la botanica, ad esempio, non appartiene a una biologia così definita), ma si risolvono le lacune chiamandole «non-scientifiche». I «successi» (come ad esempio la scoperta della struttura del DNA e l'esplosione della biologia molecolare che ne derivò) che sembrano sostenere il cambiamento, in realtà non sono decisivi: essi derivano dalla scelta della «via più agevole». Ma chi si sentirebbe di dire, oggi, che il mondo, vale a dire la totalità delle cose e dei processi «oggettivi», è stato costruito ad uso degli sperimentatori? 15 Alcune aree decisive dell'attività divina come i temporali o i terremoti sono ben lontane dall'essere oggetto di previsioni che forniscano una parvenza di plausibilità all'affermazione· (metafisica) che ogni processo, in cielo e sulla terra, è governato dallo stesso piccolo numero di leggi fondamentali. Esistono promesse, speranze, pretese esplicite, ma mancano risultati concreti. Inoltre non bisogna dimenticare che anche la fisica di base, la radice esplicita di tutte le riduzioni, è ancor divisa in almeno due campi principali: il mondo delle grandi dimensioni che rientra nella teoria generale della relatività di Einstein, e il mondo dei quanti, il quale non è a sua volta completamente unificato. «La Natura ama essere suddivisa in compartimenti» ha scritto Dyson, 16 deTorino. / 0 Salone del Libro. Premio per la copertinapiù bella. Alfabeta 1101111 scrivendo questa situazione. Elementi «soggettivi» come i sentimenti e le sensazioni che formano un ulteriore «compartimento» vengono esclusi dalle scienze naturali per quanto essi giochino un certo ruolo nella loro acquisizione e nel loro controllo. Questo significa che l'irrisolto problema mente-corpo ha degli effetti persino sui fondamenti della ricerca scientifica, e che le difficoltà etiche, come il problema del possibile carattere disumano di una implacabile ricerca della verità, non vengono neppure considerate. In conclusione si può affermare che la scienza ha grosse làcune, che la sua pretesa unità e comprensività è una chimera, che le proiezioni che funzionano provengono da aree isolate, quindi hanno solo rilevanza locale17 e sono sicuramente prive del potere distruttivo che normalmente viene loro attribuito. Ora supponiamo che la situazione sia tale quale i difensori della scienza la presentano e che esista una visione del mondo inclusiva, unificata e scientificamente sperimentabile. Supponiamo cioè che, contrariamente ai fatti, non ci siano conflitti e lacune e che il «mondo della scienza» sia una realtà. Questa ipotetica visione del mondo ha il potere di mettere da parte le alternative e le entità da esse postulate? Certo che sì. La civiltà occidentale che si basa su una scienza molto più povera è riuscita a diffondersi in tutto il mondo. Il fenomeno è indipendente da differenze ideologiche, razziali e politiche e riguarda un numero crescente di popolazioni e di culture. Al giorno d'oggi i prodotti e gli stili di vita occidentali vengono rinvenuti negli angoli più remoti della terra e hanno cambiato le abitudini di popoli che solo poche decine di anni fa non erano a conoscenza della loro esistenza. Le differenze culturali, l'artigianato indigeno, i costumi, le istituzioni., scompaiono e sono rimpiazzate da idee, oggetti, forme organizzative occidentali. «Siamo minacciati dalla monotonia e dalla noia» ha scritto telegraficamente François Jacob18 • Molti filosofi e molti scienziati credono che il processo sia anche guidato da una insight. Ma ciò è effettivamente corretto? E di che tipo di insight stiamo parlando? Per una domanda di questo tipo non esiste una risposta univoca. Oggi le procedure o i punti di vista vengono spesso giudicati dal loro valore di sopravvivenza. Ma la sopravvivenza non è un criterio esclusivo, neppure in Occidente. «Meglio morti che rossi» forse non è uno slogan molto intelligen!e, ma è piuttosto popolare in alcuni circoli ed esiste gente che, se la situazione dovesse precipitare, si sentirebbe di adeguare ad esso la vita intera. I primi cristiani consideravano la vita terrena come una fase transitoria da non sprecare senza ragione, ma neppure da contrapporre ai valori della pietà: in caso di conflitto sarebbe stata la pietà a determinare la sopravvivenza. 19 Molti intellettuali preferiscono una ricerca della verità e un'accettazione (teorica e pratica) di verità già trovate all'esigenza di una vita comoda e persino «umana»: il dottor Frankenstein e il dottor Moreau non sono semplici creature di finzione. In tutti questi casi, la sopravvivenza fisica, il benessere materiale e la felicità vengono subordinati a scopi meno tangibili. L a nascita della scienza moderna è un esempio di tale sviluppo. La scienza moderna preferisce le leggi quantitative alle regolarità quantitative, la materia agli aspetti non materiali del mondo; l'informazione basata su pochi semplici principi (come il principio di «gravitazione» di Newton) viene considerata come più avanzata e più vicina alla realtà che, ad esempio, l'informazione storica (storia naturale compresa). Non vi è alcun dubbio che tale atteggiamento ha condotto a molti successi in campi ristretti (astronomia, navigazione, ingegneria, la fisica delle alte energie). Sappiamo anche che non ha migliorato di molto la nostra conoscenza della qualità, della storia naturale, dei processi clinici. 20 Ma i principi e le entità dei campi in cui si sono ottenuti i più grandi successi erano ed ancora sono considerati come le sole entità reali; il resto viene spesso tralasciato in quanto «_nonscientifico» o «semplict apparenza». Come nel caso della nascita del razionalismo occidentàle a cui ho fatto accenno brevemente (cfr. supra e le note 7 e 8) il cambiamento non è derivato dalla ricerca empirica; esso rientra in uno sviluppo sociale complesso e non ancora completamente compreso; o, per esprimersi più «soggettivamente», è il risultato di nuovi interessi: in pratica «insight», o «razionalità» significa accordo con gli interessi fondamentali di un gruppo, di una cult~ra, di una civiltà e la «realtà» viene determinata da questi interessi, non è un'entità cultural-dipendente. Tutto ciò è vagamente in sintonia con l'idea di questioni «esterne» proposta da Carnap e QuiAnche il testo vuole la sua parte.

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