Alfabeta 1101111 Saggi pagina 45 Dei e atomi. della realtà I n un importante e influente saggio intitolato Empirismo, semantica e ontologia,1 Rudolf Carnap collega l'uso di entità astratte alle strutture linguistiche e distingue tra questioni esterne - cioè questioni relative alla scelta di una struttura - e questioni interne, cioè questioni relative alla verità o falsità degli enunciati che vengono formulati all'interno di una determinata struttura. Egli sostiene che le questioni esterne vengono decise sulla base di principi pratici, mettendo alla prova il funzionamento di una determinata struttura. Le questioni interne, invece, richiedono precisione logica o empirica. Per parte sua Quine2 abbraccia «un pragmatismo più radicale». Con queste parole vuol dire che le questioni esterne e quelle interne devono essere trattate nello stesso modo e che le questioni ontologiche «devono essere poste sullo stesso piano delle questioni della scienza naturale». Sia Quine sia Carnap sostengono che le strutture sono ben definite, che l'atto di accettarle può essere «razionalizzato» - nel senso che si tratta di una decisione cosciente basata su principi formulati chiaramente - e che l'esistenza viene sempre intesa come dipendente da una qualche struttura. Le pretese della conoscenza, anche quelle della conoscenza scientifica, violano questi tre presupposti. Certe entità che oggi vengono assegnate a diverse tradizioni si sono frequentemente mescolate (cfr. il ruolo di un dio-creatore costantemente attivo nell'universo newtoniano), altre entità sono scomparse per dimenticanza e non per una precisa valutazione del loro rendimento e i realisti considerano la loro esistenza indipendentemente da ciò che ne pensa la gente. In questo intervento mi occuperò in particolare di quest'ultimo presupposto. È opinione ormai generalmente accettata che la scienza moderna debba la propria esistenza e le sue caratteristiche a circostanze storiche specifiche e estremamente idiosincratiche. I greci possedevano una matematica e un'intelligenza tale che avrebbero potuto sviluppare le posizioni teoriche sorte nel sedicesimo e diciassettesimo secolo, e tuttavia non ci riuscirono. «La civiltà cinese aveva ottenuto risultati molto superiori a quelli dell'Europa nelle ricerche sulla natura e nell'utilizzazione della conoscenza della natura per il bene Paul K. Feyerabend dell'umanità per un periodo di circa quattordici secoli prima della rivoluzione scientifica», e tuttavia tale rivoluzione si svolse nell'«arretrata» Europa. 3 Era necessaria la presenza di un atteggiamento mentale particolare, inserito in una specifica struttura sociale, combinato con una particolare serie di eventi, per presagire, formulare, controllare e stabilire· fondamentali leggi di fisica e cosmologia.• I realisti che si servono di modelli scientifici sono convinti che ciò che fu trovato in questo modo idiosincratico e cultural-dipendente (e che quindi è stato formulato in una terminologia idiosincratica e cultural-dipendente) esiste indipendentemente dalle circostanze della scoperta: gli atomi esistevano molto prima delle camere a scintillazione e degli spettrometri di massa. Essi obbedivano alle leggi della teoria dei quanti molto prima che tali leggi fossero scritte e continueranno a obbedire a tali leggi fino a che l'ultimo essere umano non sarà scomparso dalla terra: è possibile separare il modo dal risultato senza perdere il risultato. Ho chiamato questo presupposto «presupposto di separabilità» (PS). Il presupposto di separabilità è plausibile. Infatti il comportamento delle cose che vengono scoperte sembra indipendente dai capricci del processo di scoperta. La scoperta dell'America fu il risultato di macchinazioni politiche innescate da false credenze ed erronee valutazioni, e fu male interpretata perfino dal grande Colombo, ma tutto ciò non ha in nessun modo modificato le proprietà del continente americano. D'altra parte il presupposto della separabilità fa parte anche delle tradizioni non scientifiche. Secondo il senso comune dei greci (sesto e quinto secolo a.C.) Omero ed Esiodo non crearono gli dei, si limitarono a enumerarli e a descriverne le proprietà. Gli dei erano esistiti anche prima e si credeva che continuassero a esistere indipendentemente dai desideri e dagli errori umani. 5 Anche i greci credevano di poter separare il modo dal risultato senza perdere il risultato. Ne consegue forse che il nostro mondo contiene particelle e campi fianco a fianco di demoni e dei? Ovviamente no, rispondono i realisti che si servono di modelli scientifici, perché gli dei non rientrano in una visione scientifica del mondo. 6 Ma se si può presumere che le entità postulate da una prospettiva scientifica esistano indiPiante di palude, 1903-1904 ca pendentemente da essa, perché lo stesso non vale per gli dei? È vero, oggi poca gente crede negli dei e coloro che ci credono raramente offrono delle ragioni accettabili - ma il presupposto era che esistenza e credenza sono cose diverse e che nuovi secoli bui non cancellerebbero gli atomi. Perché mai gli dei- che oggi stanno appunto vivendo un'epoca buia - dovrebbero essere trattati diversamente? I fautori della prospettiva scientifica rispondono che devono essere trattati diversamente perché la credenza negli dei non è semplicemente scomparsa: è stata soppressa dal campo dell'argomentazione. Non è possibile sostenere che entità postulate da tali credenze esistano «separatamente». Si tratta di illusipni, o di «proiezioni» che non hanno alcun significato al di fuori del meccanismo di proiezione. Ma gli dei greci non furono «soppressi dall'argomentazione». Coloro che si opponevano alle credenze popolari sugli dei non fornivano mai ragioni che, per mezzo di presupposti comunemente condivisi, mettessero in evidenza l'inadeguatezza delle credenze. 7 Ciò che si è verificato è un graduale cambiamento sociale che ha condotto ad un nuovo atteggiamento, a nuovi standard e a nuovi modi di guardare il mondò: è stata la storia e non gli argomenti a scalzare gli dei. 8 La storia non può far scomparire le cose, comunque non in base al presupposto della separabilità. Tale presupposto ci spinge ancora ad ammettere l'esistenza degli dei omerici. Non è vero, sostengono i realisti «scientifici», perché la credenza negli dei, per quanto forse non sia mai stata soppressa dalla ragione, non è mai stata una credenza ragionevole. Soltanto le entità postulate da credenze ragionevoli possono essere separate dalla loro storia. Chiamerò questo presupposto «presupposto di separabilità modificato» (PSM). È plausibile pensare che la scienza di oggi non risulti particolarmente ragionevole a uno scienziato del futuro. Coloro che credono che il progresso avanzi in base a cambiamenti qualitativi sono senz'altro convinti di questo fatto. Se vogliamo esprimerci in termini «oggettivi» - vale a dire se preferiamo la spiegazione migliore alla peggiore, e postuliamo, insieme ai credenti nel progresso, che la scienza non può che migliorare - dobbiamo ammettere che la fisica at-
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