I pagina 4 La strada Ancora non è chiaro quanti anni ho vissuto qualche decina certo e forse è piena solo di cose oscene la mia testa i piedi sulla strada calpestano con rabbia l'ombra di una ragazza da dietro urtato dal mio corpo in movimento un bambino mi guarda tranne me nessuno sa che un vecchio sta raccogliendo qualcosa da terra e nessun altro si accorge di quei ragazzi che pisciano sporgendo il ventre uno sconosciuto sta vomitando in un angolo davanti a quelli che passano voltandomi di colpo mi trovo addosso due occhi sfrontati e volgari e non capisco perché mi stia fissando senza paura di perdere la faccia A più voci le dico «ciao» per scherzo lei spaventata ritira la sua testa che cosa avrà pensato mi rendo conto che una risata non ha senso una donna impaurita corre via il suo grido è la sirena dell'autoambulanza un individuo rozzo la insegue con la bocca piena di parole sconce tra quelli che guardano ridendo c'è qualcuno che fa un gesto osceno un ragazzo sputa sul corpo di una giovane donna disegnato sul muro per poco non perdo l'equilibrio accidenti a quei mucchi di immondizie alle mie spalle un mendicante gratta la terra in cerca di qualcosa è ora di cena solo se hai i soldi puoi andare al ristorante un tizio con cipria e brillantina entra in un cesso liberandosi in fretta della cinta Dall'orlo dell'acqua viene il vento Dall'orlo dell'acqua viene il vento con l'odore di un corpo maschile cammina sulla riva grondante quasi esausto ormai indossa veloce un vestito si ferma si volta a guardare nient'altro che la quiete dell'acqua il roseo petto denudato quei boccioli del loto forse per troppa eccitazione sempre sul punto di esplodere 1983 Ritorno Si scende è dipinto di verde e di tutti i colori Alfabeta 1091 gremito in un giorno estivo soffocante apparso nelle strade della città con fragore ad una fermata improvvisa che è tramonto l'autobus festivo basta un'occhiata per accorgermi di lei occupiamo due punti non lontani con le spalle rivolte ad una notte indecifrabile mi aspettava nell'inquietudine verso di me cammina un uomo grasso e pigro che mi lancia un'occhiata distratta la gente a poco a poco si dirada io prendo nota di quelli che rincasano in quel momento ho avvertito i suoi occhi i suoi occhi fatti enormi un gatto imbecille si è preso una pedata e non la smette con i suoi lamenti idioti con un gesto lo minaccio e gli dico saltagli addosso e graffiagli la faccia quel gatto imbecille scappa via io lo mando al diavolo per sempre in alto si apre una finestra si affaccia il brutto viso di una ragazza Nota Mang Ke, nato nel 1951, è il maggiore poeta della dissidenza cinese, un fenomeno· artistico e letter~rio oggi di non facile definizione, se si pensa, ad esempio, che tra gli scrittori dissidenti si può in un certo senso includere anche Wang Meng, l'attuale ministro della cultura. Differenziandola dalla dissidenza politico-culturale dei paesi dell'Est europeo, in particolare dell'Unione Sovietica, e dagli altri regimi totalitari, possiamo definire quella cinese una vera e propria corrente letteraria, che si muove lungo percorsi, modelli e affinità di gusto non accettati dalla politica culturale di Stato, rimasta ferma alle tesi di Yan'an (1937) del presidente Mao. Poiché in Cina politica e cultura sono inscindibili e complementari, ecco che le scelte letterarie estranee a quelle ufficiali persino quel sole là sembra affrettarsi verso la sua casa ansiosi di staccarsi dalle orbite e volarmi incontro e subito ho pensato alla collisione di due corpi come ad una velocità fantastica come sentire la rivoluzione degli astri una forza cosl immensa si è fatto buio continuo a camminare insieme al mal di stomaco che si sprigioni fracassando le ossa tuttavia non è accaduto niente di simile nessuno di noi due sa come ora voglio gridare come un pazzo e che la strada vibri insieme alla mia voce siamo diventati pietra 1974 diventano automaticamente scelte politiche. Optare o non optare per l'io, privilegiare il disagio sociale piuttosto che le glorie del partito, esasperare le lacerazioni di una «generazione perduta», quella che ha fatto la rivoluzione culturale, in;ece che evidenziare l'ottimismo-volontaristico delle quattro modernizzazioni, usare metri, lunghezze e metafore eterodosse sono altrettante scelte che comportano in poesia l'etichetta di «oscuro», che in Cina equivale a dissidente. In realtà la poesia «oscura» (menglong) si riferisce a un gruppo di giovani poeti, approdati, dopo la tempesta della rivoluzione culturale, a una comune volontà di cambiare pagina, di ripartire dall'oggi. «Oggi» è infatti il titolo della rivista che li ha accolti, e attraverso la quale hanno cercato di attuare una modernizzazione non 1983 Traduzione di Vilma Costantini Marce/ Duchamp in un disegno del fratello Jacques Villon, 1904 contemplata dalla nuova linea politica, quella della libertà artistica e di pensiero. Accusati di «tradimento» della tradizione cinese, di aver raccolto i rifiuti del capitalismo occidentale, rimproverati aspramente dalla critica e dalla poesia ufficiale perché oscuri e incomprensibili alle masse, i poeti di questo gruppo sono stati costretti a sospendere la pubblicazione della rivista dopo solo nove numeri, a ritirarsi nel silenzio o ad integrarsi. Mang Ke, vice-direttore di «Oggi», ha continuato per coerenza a restare in questo silenzio forzato, non mantenendo rapporti con l'ufficialità culturale, non chiedendo di entrare nell'Associazione degli scrittori cinesi. Stampa al ciclostile le sue poesie, che tuttavia circolano senza troppi problemi anche tra gli stranieri. Inviato, intorno alla metà degli anni settanta, con gli altri studenti a far finta di cambiare il mondo contadino, ha cominciato in realtà a discutere di poesia nuova entrando nel «gruppo del lago Baiyangdian», che poi è convogliato nel gruppo di «Oggi». Le sue prime opere, tra cui anche La strada, lette e discusse all'interno del gruppo, risultano cosl lontane dalla realtà politicoculturale dell'epoca da costituire un documento straordinario. Non ha mai smesso di scrivere, ricercando una via del tutto autonoma, captando segnali estranei arrivati fortunosamente nel deserto culturale in cui è vissuta la sua generazione, rielaborandoli in ritmi, cadenze e metri personalissimi. Vilma Costantini
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