Alfabeta - anno X - n. 109 - giugno 1988

Alfabeta 109 Fadwa Tuqàn Ritorno al mare Isola dove sognano i nostri sogni lasciaci alfine partire liberaci dalla tua seduzione assurdo miraggio di luce ordito da invisibili fili i quali ci hanno irretito per proiettarci in un deserto, isola dove sognano i nostri sogni causa della nostra perdizione. Come apparve la tua fresca ombra abbiamo esclamato: «Terra! Ecco l'invito al riposo la ricompensa ai nostri passi qui è dignità e salvezza qui deporremo il fardello e la pena di tanti anni». Noi abbiamo detto:«Qui la nostra anima dimenticherà». Noi abbiamo detto, e ci siamo detti ... Verdi prati palpitanti di speranza, così dolce è la speranza per chi ha tanto errato lungo desolate vie notturne. Noi abbiamo detto, e ci siamo detti. .. Quale abbaglio, palese illusione! Quando gettammo l'ancora certo noi abbiamo sognato. Abbiamo rievocato i passi perduti della nostra vita, abbiamo arato per seminare i desideri le nostalgie il seme di un nuovo amore. Ma la nostra semenza l'abbiamo gettata nel sale nelle viscere sterili della terra. Ci siamo ingannati, capisci? Isola dove indugiano i nostri sogni rinuncia a nutrirti dei nostri vani desideri e delle nostre vite, ad altri profondi i tuoi doni. Rive dai folli colori, addio! Già noi volgiamo le spalle, inaridita la speranza nei cuori. Di nuovo il nostro veliero si libra in balia del vento. Sul mare urlante senza fondo contrasteremo la violenza delle onde offrendo le nostre vite in olocausto. Là metteranno radici per affrontarsi il nostro destino e la nostra erranza. Là in segreto noi verseremo il nostro orgoglio sulle ferite nelle pause dell'estrema contesa. Traduzione di Pino Blasone Nota (1) Folletti della tradizione araba. I Prove d'artista Nazik al-Mala'ika Il convitato assente Già trascorsa la sera volge la luna al tramonto ed eccoci a contare le ore di un'altra notte guardando la luna scivolare nell'abisso e con lei l'allegria senza che tu sia venuto perso con le mie speranze fissando la tua sedia vuota in compagnia della tristezza dopo aver chiesto invocato in silenzio la tua venuta. Mai avrei immaginato dopo tutti questi anni la tua ombra ancora in grado di sovrastare ogni pensiero ogni parola ogni passo ogni sguardo né potevo sapere che tu saresti stato più forte di ogni altra presenza e che l'unico assente fra tutti i convitati eclissasse ogni altro in un mare di nostalgia. Certo se tu fossi venuto ci saremmo intrattenuti a conversare con gli amici finché fossero partiti e allora anche tu forse saresti apparso come gli altri ma la serata è passata e il mio sguardo gridando ha interrogato ogni sedia vuota cercando fra gli astanti sino alla fine della sera l'unico che non è venuto. Che tu arrivi un giorno ormai non lo desidero: dai miei ricordi all'istante svanirebbero il profumo e i colori di quest'assenza, rotta l'ala alla fantasia languirebbero le mie canzoni. Stringendo le dita intorno ai frantumi dell'ingenua mia speranza ho scoperto di amarti nella sembianza del sogno, e se anche tu fossi qui adesso in carne ed ossa seguiterei a sognare quell'ospite senza volto. .. Traduzione di Pino Blasone Salma al-Khadra al-Jayyusi Morte e bellezza Quando la morte chiamerà come io dirò al mio cuore «Vieni!», come lo sedurrò attraverso la tomba irretendolo con lacci robusti per distoglierlo dalle vette del suo sogno impossibile? Io sussurrerò:«11 sole si è dissolto nel mare. Bisogna partire». Come io dirò al mio cuore che con la morte convive: «La nostra storia è finita»? La morte e la bellezza in noi si sono congiunte, il desiderio delle fonti ci attanaglia di nostalgia, le ombre sopra noi stendono il loro dominio. È questa la morte? Tuttavia il mio cuore serba in sé la veemenza della vita, il ricordo nebuloso degli amici. A loro lascia una preghiera o il.ricordo di una preghiera fra i doni che trascendono il tempo. Chi sono quelli che scorrono sullo schermo della memoria avvolti dall'incenso dell'amore traboccante da questo cuore che conobbe l'opera della gioia? I vini li abbiamo gustati insieme a quelli che penetrarono dentro la nostra vigna, i quali hanno elevato i nostri voti fino alle vette. Essi li abbiamo evocati e abbiamo tenuto fede alle nostre promesse. Fra i doni del cuore, noi abbiamo riservato mille preghiere e _suppliche per ognuno che ci ha visitato e nutrito le nostre visioni del mistero della bellezza e rammentato che il nostro amore procede sulla via dell'impossibile. Mai abbiamo eluso il desiderio abbagliati alla vista degli idoli né una volta - in fede - i maghi ci hanno indotto a rinnegarlo. Alla fonte abbiamo bevuto senza mai dissetarci ma dell'istante amoroso abbiamo sempre vissuto. Il nostro viaggio non ha fine, liberi come i «jinn~1 e in balla del vento su un battello di mercurio errante, dritta la prua del nostro amore e della nostra disperazione verso un punto di coscienza dell'universo. La morte ci attende al varco ma ciò che resta è il nostro amore, degli amici nostalgia e ricordo. • pagina 37 Traduzione di Pino Blasone

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