Alfabeta - anno X - n. 109 - giugno 1988

Èinaudi PrimoLevi Opere Volumseecondo Romanezpi oesie Questo secondo volume delle Opere ospita 1romanz1-mvenz10ne (La chiave a stella, Se non ora, quando?) con cui Levi si è affermato scrittore a pieno titolo, e le poesie (Ad ora incerta), originale elaborazione dei suoi temi civili e umani. Introduzione di Cesare Segre. «Biblioteca dell'Orsa», pp. xxxv-640, L. 42 ooo lanMcEwan Bambinieltempo Il mistero di una bambina rapita e inutilmente ricercata attraverso i percorsi della memoria, è al centro del nuovo romanzo del piu sottile e inquietante scrittore inglese d'oggi. Traduzione di Susanna Basso. «Supercoralli», pp. 219, L. 22 ooo FabriziRaamondino Ungiorneomezzo Napoli, settembre 1969: una generazione divisa tra la passione d'un futuro da inventare e lo smarrimento d'una perduta misura del vivere. «SupercoraUi», pp. 207, L. 22 ooo ArduinCoantafora Quindisctianze perunacasa Quindici storie visionarie e oniriche costruiscono una minuziosa architettura dell'immaginario. «Nuovi Coralli», pp. 255, L. 16 ooo Letteratuirtaliana direttdaaAlbertAosoRr osa Storiaegeografia Il. L'etàmoderna Tomoprimo L'apogeo e la crisi della civiltà letteraria italiana: la produzione delle CittàStato e dell'Umanesimo, Firenze, Siena e la Toscana, Bologna, Ferrara e l'Emilia, ·Milano, Mantova e la Padania, Napoli e il Meridione, Urbino e le Marche, Venezia e il Veneto. Introduzione di A. Asor Rosa. Saggi di M. Martelli, P. Orvieto, N. De Blasi, A. Varvaro, V. De Caprio, A. Carella, G. M. Anselmi, L. Avellini, E. Raimondi e M. Zancan. pp. xu-741, L. So ooo MoshLeewin Storiasociale dellostalinismo Uno dei maggiori storici sovietici scopre i caratteri del decennio cruciale che vede l'affermarsi dello stalinismo e il configurarsi della società sovietica attuale. Edizione italiana a cura di Andrea Graziosi. «Biblioteca di cultura storica», ·pp. xvm-390, L. 50 ooo pagina 18 Cfr Alfabeta 109 Cfr lavoro delleriviste «Legenda» Adelio Fusè U n nome non andrebbe mai sottovalutato. È il primo indizio su cui contare per accostarci alle cose, riconoscerle, distinguerle le une dalle altre. Potremmo allora presentare questa rivista partendo dal suo nome. Ma perché «Legenda»? Una legenda,· ad esempio, può essere una tavola di abbreviazioni che accompagna una carta geografica. Il nome di «Legenda» va appunto preso in questa accezione. Ma una tavola di abbreviazioni è anche un testo didascalico, di spiegazione. E questo non vale per la rivista. In un testo didascalico i giochi sono già fatti, come se non ci fosse più niente da aggiungere. Una tavola che sta sotto una cartina significa davvero qualcosa se non ci limitiamo a usarla come un codice immodificabile, ma come un invito a ridisegnare un certo territorio. Testi come tavole di abbreviazioni, dunque, nel senso che si è detto. Questa ricerca di forme d'espressione concentrate, rispetto a un possibile territorio rappresentato su una cartina, agisce come una sperimentazione di libere prove di percorso. Queste «prove» sono simili ai passi di un viaggiatore che vorrebbe andare avanti con leggerezza, fuori da specialismi e accademismi gratuiti, senza timore dell'orrore e senza l'assillo di dover seguire a tutti i costi delle. strade privilegiate - perché un territorio lo si può attraversare in mille modi. L'ambizione di «Legenda» è quella di articolare le differenze, e non di riunificarle nel rispetto di una logica monocorde. Ma un itinerario, per quanto libero, ha pur sempre bisogno di essere scandito. A questa esigenza rispondono le tre sezioni (Teoria, Cronaca, Archivio) nelle quali si suddivide ciascun numero. La sezione di teoria è quella maggiormente interessata alle varie prove di percorso, siano esse racconti, testi di andamento saggistico tra filosofia e psicoanalisi, oppure testi di forma «mista», un po' saggio e un po' racconto, aforismi, e altro ancora. Quanto alla sezione di cronaca, come del resto è facile intuire, attinge direttamente all'esperienza, raccogliendo interviste, testimonianze, documenti ecc. Anal~ga è la funzione dell'Archivio, con la differenza, naturalmente, che non si rivolge al pr~- sente ma al passato, rispolverando testi da tempo dimenticati nelle biblioteche e riproponendoli non tanto per il loro valore letterario ma come tracce significative di una vita che è stata. La rivista è a carattere monografico. Il numero d'esordio è dedicato al tema dell'astinenza sessuale. C'è un elemento provocatorio al fondo di questa scelta: intravvedere una necessità dell'astinenza, senza che questo comporti il praticarla. L'astinenza è sì presa di distanza dal mondo e al tempo stesso creazione di un universo di fantasmi. Ma sforzarsi di capire un'esperienza radicale come questa può servire proprio in vista di una nuova comprensione e una nuova consapevolezza del mondo. In altri termini, l'Astinente ci insegna ciò che il suo comportamento nega: l'irrinunciabilità alle cose e agli altri. Secondo quello che vuol essere lo stile di «Legenda», vario è il registro degli scritti contenuti in questo numero. Così, nella sezione di teoria da un gruppo di testi di matrice letteraria (Gramigna, Fusè, Porta), a lavori di tenore filosofico (Masini, Carifi, Finsterle, Recalcati), a interventi di impronta psicoanalitica (Viviani, Bonecchi, Marasco, Scognamiglio). La sezione di cronaca ospita un con- ·~ ! r • t I ./. I f i / . . bert Finsterle, Adelio Fusè, Biagio Laprea, Renato Moglia, Vivien Moriniello, Laura Pigozzi, Massimo Recalcati, Cesare Viviani. Direttore: Massimo Recalcati. «Marka» Clio Pizzingrilli I l numero monografico di «Marka», intitolato La nuova metafora, nasce da una interrogazione molteplice: dopo le crisi del sapere e le recenti scoperte sulle «figure», si può parlare oggi di «nuove metafore»? La metafora ci dà ancora notizia delle concavità infinite dell'essere? È la dimora viaggiante, lo spazio intermedio, intermondo epicureo, del poeta? ) Testa di Yvonne Duchamp, 1904-1905;matita, Raccolta Silvia Linder, Milano tributo di padre Balducci che riconduce il problema dell'astinenza sessuale all'interno del suo luogo canonico: la vita religiosa. Infine, nell'Archivio (curato da Biagio LaPfea) vengono ripubblicati stralci di un'inchiesta sulla castità apparsa in prima edizione da «Vita e Pensiero» nel 1917, e che vede come protagonisti i giovani cattolici della Milano di quegli anni. «Legenda» Numero 1 monografico: L'astinenza sessuale Milano, Tranchida Editori, maggio 1988 pp. 96, lire 12.000 Redazione; Antonella Franca Antonelli, Domenico Cosenza, GuSi può togliere, si può aggiunge_- re al discorso, come battere e levare, è lecito contaminare e decontaminare, si può credere alla riscoperta della metafora come trama di narrazione articolata, come letterario sviluppo di una immagine miracolosa, di una epifania - piccolo racconto, secondo Ricoeur - e si può, al contrario, rimpiangere la morte dell'Es; infine, in quanto figura della verità (e del suo termine), la metafora annuncia differenze e analogie, è nesso ineluttabile di chiarezza e di enigma. Il numero offre molti punti di vista, non è uno studio bloccato; semmai tenta di congiungere nella mischia, nel senso omerico, pensieri simili e dissimili. Ciascun collaboratore ha scelto in assoluta autonomia, evidentemente, il taglio del proprio intervento; il solo limite posto dalla redazione è stato di escludere i poeti: per non assegnare inutili primati, né frammetterci in vane operazioni di tendenza. A partire da uno studio su Pierre Jean Jouve, Agosti avanza l'idea di metafora come tessitura del discorso provvisto di coerenza semica; Anceschi ipotizza una sorta di storia della metafora, congegno letterario nelle sue mobili variazioni e continuità; Carifi si sofferma sull'abitare nell'epoca del nichilismo, in quanto, essenzialmente, transitare-verso, ritorno e rinvio; il saggio di Michel David, dopo un intricato cammino fra letteratura, psicoanalisi e linguistica, penetra nella selva dei poeti contemporanei, indietreggiando rispetto alla domanda iniziale: un nuovo modo di usar metafora? Secondo Gramigna non c'è Nuovo Mondo se non quello che aspetta immemorabilmente, né Nuova Metafora che non sia una diversa prospettiva entro cui riordinare gli elementi dei modelli antichi; Iacuzzi, Testa e Verdino producono exempla, volti della metafora, indicando luoghi decisivi del sapere poetico; Niva Lorenzini parla di schegge intuitive per scoprire l'articolata entropia del quotidiano; per Luciano Nanni la metafora non è una struttura retorica, ma una funzione epistemica della lingua; Giorgio Patrizi sostiene la necessità di relazionare la metafora alle contestualità storiche, linguistiche e speculative; per Antonio Prete si tratta di inseguire il senso mobile, fuggitivo, nomade, della lingua poetica; Rella forza la barriera heideggeriana del «gioco di parole» per entrare nel luogo vuoto della poesia; per Scalia le cose della poesia non sono metafore, «Riusciremo a comprendere - si chiede - che lo holderliniano 'parole come fiori' non è una metafora?» Il saggio di Tagliaferri, discendendo da Joyce vs Mallarmé, oppone materialità a immaterialità della parola, l'assoluto, l'essenzialismo, all'audacia retorica, manifestazioni, odiernamente, di una letteratura debole e rassegnata; Italo Viola, a partire dal Barocco degli «umanisti», propone una nuova retorica, non come norma e allestimento di tecniche, ma come scomposizione e sistema dei propri meccanismi, morfologia della propria riproduzione. Forse la metafora è un pezzo della grande memoria - la Grande Memoria di Yaets - laddove sarebbero superflui i codici, l'esperienza, gli stampi, la complessità della poesia essendo la rivelazione di una antica umanità, della lunga durata della storia, delle disfunzioni di una cultura. «Marka» Rivista di confine Direttore: Claudio Pizzingrilli Numero monografico Ascoli Piceno, 1988

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