pagina 16 I pacchetti 'di Alfabeta A'tfabeta 109 Il.buonuso·dellarealtà Hans Blumemberg Le realtà in cui viviamo Milano, Feltrinelli, 1987 pp. 157, lire 25.000 Luciano Nanni Contra dogmaticos Bologna, Cappelli, 1987 pp. 295, lire 26.000 < J Semper mens est potentior quam ~ sint verba». Bei tempi quelli in cui era possibile affermare con assoluta certezza una tesi come questa. Certo, questa frase di Mattesilano adottata da Blumemberg ad avvio di uno dei suoi saggi fa pensare a qualcosa di più di una persuasione soggettiva: correva intorno al suo autore una realtà che autenticava le sue parole in misura proporzionale al termine di perentorietà che contengono. Il suo significato ristretto è che il linguaggio sarà sempre inadeguato a rendere fino in fondo ciò che la mente può cogliere, ma così posto, anche se inevitabile premessa di una concezione relativistica del linguaggio, non arriva certo a far supporre che le parole possano scorrere per proprio conto, libere dal soggetto, e che il linguaggio possa costituirsi come una dimensione compatta del reale, tanto compatta da perdere una effettiva trasparenza del reale stesso. Eppure questo limite nasce da un pregio, quello di una felice contrapposizione al realismo ingenuo che confonde parole e cose in una loro identificazione immediata, mentre l'idea da cui non sa discostarsi è, evidentemente, quella del linguaggio come imitazione. La mente è infatti qui il parametro reale (se non di realtà) della potenza del linguaggio. Secondo Blumemberg l'esperienza della «povertà del linguaggio» costituisce una costante nelle-concezioni occidentali del linguaggio, almeno fino a Cartesio, e anche nelle linguistiche contemporanee non si può certo dire che ne esca. Se proprio si vuole cercare una eccezione ci si deve rivolgere al linguaggio poetico. Poesia, e altro- . Paolo Pullega ve l'arte, viaggiano su di un loro binario, proprio perché sostanzialmente emancipate dal principio aristotelico di imitazione (della natura, della realtà per estensione?). Il tema è centrale, e nelle pagine di Blumemberg ricorre di frequente, quasi a sorpresa. C'è, al fondo, la dichiarazione di un privilegio dell'arte di vecchia data, e tanto dura a morire da autorizzare il sospetto di un suo solido fondamento: un privilegio, avverte incidentalmente lo stesso Blumemberg, che si conserva anche quando il linguaggio poetico, ovvero l'arte, si instaurano a oggetti. Allora, le proprietà artistiche (nel linguaggio, nell'opera) alitano ancora per proprio conto, ma (corrono alla mente pagine del vecchio Russell) fino a che punto si autodefiniscono e si impongono per sé al soggetto? Dove si situa il punto di rottura che fa dello Scolabottiglie di Duchamp qualcosa di diverso da uno scolabottiglie? E cosa, inversamente, potrebbe rendere un termosifone (recuperando i termini di un dibattito d'argomento affine svoltosi di recente sulle pagine di questa stessa rivista) qualcosa di diverso da un termosifone? Nella posizione di Blumemberg il discorso sul linguaggio (come ogni discorso sul linguaggio) si presenta come una premessa paradigmatica alla conoscenza del mondo e delle cose, e l'estetica, se così vogliamo intendere uno di questi paradigmi come paradigma, anche, dell'arte, pone immediatamente l'interrogativo di come noi guardiamo le cose. Questa stessa prospettiva alimenta in Nanni la ricerca continua, quasi circolare, di ~ma soluzione, che a partire dal problema del linguaggio (e dei segni in genere, e dell'arte) come comunicazione, ritorna esattamente su questo stesso punto. Il nucleo della risposta è, del resto, in un preciso tema kantiano mediato da Popper, per cui, contro l'empirismo (e l'empirismo ingenuo) muoviamo sempre, nel nostro rapporto con la realtà, dall'anticipatio mentis, dall'a priori, che può essere diffuso (di gruppo) non meno che del singolo. Anche qui l'estetica rimane all'interno del generale problema del rapporto tra valore e realtà, e proprio nel come si risolve questo rapporto troviamo l'approccio alla sua definizione. L'artisticità dunque non è funzione diretta delle cose (come, diremmo anche noi, nel realismo ingenuo in cui, a parere di Nanni, precipiterebbero più o meno implicitamente, tra gli altri, Jakobson, Eco, Barthes persino e Mukafovsky pure, in qualche misura), ma del modo con cui le coltiviamo, della delega, dell'investimento simbolico insomma (nel caso in senso artistico) cui la cultura (mobilmente ovviamente, secondo lo spazio e il tempo) le sottopone. Tutti abbiamo, più o meno, maneggiato uno scolabottiglie, ma la sua artisticità consisteva nel decidere da parte nostra che lo fosse (che fosse arte) e basta. Va da sé che l'idea non può avere interpretazioni riduttive: tutto ciò non vale solo per l'arte concettuale, nella quale viene puramente a nudo un meccanismo di costituzione dell'arte che è appunto di tutta l'arte, seppure per modi meno evidenti e a volte, certo, più che nascosti. Tuttalpiù possiamo dire che condizioni estreme possono distillare la divaricazione dell'oggetto dal valore conferito, o porre tale rapporto come un inten:ogativo, ma solo per confermare, alla fine, la verità di quel conferimento, per così dire, di tipo kantiano. Diciamo: uno scolabottiglie (un termosifone) non è un Van Gogh, ma l'ovvietà di questa affermazione può venire rovesciata. L'uno non è l'altro, ma né l'uno né l'altro sono arte (nemmeno il Van Gogh) se non vengono delegati da una qualche cultura ad esserlo, se in tal modo da una qualche cultura non vengono simbolizzati. Non a caso, si capisce - e del resto se così fosse non si potrebbe parlare di simbolizzazione come fa Nanni nelle sue pagine - ma non per questo meno (come il buon Saussure insegna) arbitrariamente. Dunque entrambi gli oggetti in culture diverse, magari tra loro irrapportabili, possono essere (divenire) arte (opere d'arte). SoUotracda ....... La posizione a cui Nanni finisce per arrivare è dunque quanto meno perentoria: un'estetica che difenda in assoluto l'uno (non importa se il Van Gogh o lo scolabottiglie) contro l'altro è un'estetica che s'intruglia (si confonde) paurosamente con il proprio oggetto di studio. Il realismo ingenuo farebbe così il paio con il soggettivismo più netto: una confusione del genere finirebbe infatti per ridurre l'estetica a una semplice poetica e l'estetologo a un semplice ... artista (anche se solo virtuale) tra i tanti reali e possibili. Si dovrebbe insomma accettare di non fare dell'estetica una scienza, per la quale la distinzione dei due piani pare proprio inevitabile. Si pensi a buona parte della scienza contemporanea (quella che Nanni giudica la più corretta): non arriva a costituirsi come tale, vale a dire come scienza corretta, proprio grazie alla distinzione di cui si sta dicendo? Valga per la linguistica la distinzione su cui Saussure costruisce tutto il suo Cours tra norma (lingua) e descrizione (scienza della norma linguistica, della lingua); per la logica la distinzione, capitale all'interno della teoria dei tipi di Russell, tra il livello degli elementi - sostanze-di un insieme e l'insieme stesso come loro forma comprensiva; per l'epistemologia la distinzione di Carnap, tra altri, tra linguaggio oggetto e metalinguaggio; per la fisica, solarmente, Heisenberg e la sua scrittura della predetta distinzione sotto l'opposizione tra natura-interpretata-dagli-umani-strumenti (pensiero primario equivalente al livello della poetica nell'arte) e studio-della-natura-interpretata-dagli-umani-strumenti (pensiero secondario, descrittivo ed equivalente appunto, nell'arte, all'estetica) e così via. Così questo punto di vista, del resto solido e ben argomentato. Solo una domanda: e gli estetologi che si schierano assolutamente con una delle due parzialità (Van Gogh vs scolabottiglie o termosifone) vorranno poi ammettere, così facendo, di non fare scienza? Pier Paolo Pasolini Il piccolo Hans diretto da Sergio Finzi • Natura intricata La psicoanalisi e le macchie di V. Finzi Ghisi. Forme della natura e del sogge110: la «nevrosi di guerra in tempo di pace» e una teoria psicoanalitica dei colori di S. Finzi. La distruzione, i carnivori il male arti visive, nuova danza, nuova scena trimestrale diretto da Marco Jannuzzi Abb. a 4 numeri L. 20.000, ccp 54692009 V.le Carlo Felice 95 00185 Roma Mensile di cultura e seduzione gay, in t'dico/a a l. 3.500 Ballilollla Edldoal Il Portico deUa Morte presentazione di Cesare Segre XXX + 320 pagine - f. 28.000 Ass. Fond. Pier Paolo Pasolini Al suvizio si occeth per abbo-nto an- ,u,ak, Da 1111 minimo di 6 inserzioni a 1111 massimo di 33 inserzioni. 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Rorty - Di 14dal realismo e anti-realismo Fish - Anti-professionismo Geertz - « Thick description» Derrida - Firma evento contesto Seark - Reiterando k differenze Vattimo - Ermeneutica e socieùl thl/a comunicazione Dal I.Ago - Ermeneurica e scienze wna,ae Femuis - Ermeneutica e epistemologia a cura di Maurizio Ferraris Sta..... Quindicinale thlla comunicozione pllbblidlori4/A,enziel Ulffllil Mezzi. Abbonamento annuo L. 55.000 Na Edllrlce VS 46 Versus Quaderni di studi semiotici gennaio-aprile 1987 Fakes, Identity and the Real Thing Umberto Eco Fakes and Forgeries Luis J. Prieto On the Jdentity of the Work of Art Daniele Barbieri ls Reality a Fake? Marcella Bertuccelli Papi "Probably": a Pragmatic Account Roberto Lambertini Semiotica del falso e falsificazioni medievali Omar Calabrese Falsi d'arte Giampaolo Proni The Brain Voyager. Some Observations on Encyclopedic Models and Brain Costantino Marmo The Semiotics of fohn Poinsot VS Notizie Segnalazioni e recensioni ~ Bompiani Steve Rivista di poesia diretta da Carlo Alberto Sitta I libri di Steve T.P. Marovic: Isolamento. Versione di D. Pusek G. Sciloni: Volevo dirti qualcosa. Antologia della poesia israeliana contemporanea. C.A. Silla: La poesia è morta? Saggio-inchiesta. AA.VV.: Le radici della poesia. Antologia del gemellaggio alberi/poeti. A cura di C.A. Silla Edizioni del Laboratorio Via Monte Sabotino 69 - 41100 Modena - ltaly FoSII di lnformuloae ~nti e ricercheper l'elaborazione di pratiche altenuùf v~ in.campo psichialrico e utuuzwnak Nuova Serie n° 116 Abbonamento annuo L. 25.000; abbonamento sostenitore L. 50.000; abbonamento enti, associazioni, estero L. 35.000, da versare sul ccp 12386512 intestato alla Cooperativa Centro di Documentazione,c.p. 347 51100Pistoia. Libri Imminente: Jean François Lyotard O muro del Pac:iflco traduzione di Nanni Balestrini Multhipla Edizioni Peter Brook D punto in movimento 1946-1987 Traduzione di Isabella Imperiali e Raimonda Buitoni Un'autobiografia in progress che documenta l'entusiasmante percorso di 4() anni di carriera I libri bianchi Ubulibri Adalberto Bonecchi La saggezza freudiana Prospellive transpersonali in psicoanalisi L. 18.000 - Franco Angeli Editore Corpo 10 Raccog~ alcune tra k più significative esperienze thlla scrittura contemporanea Via Maroncclli 12, 20154 Milano Telefono 654019 distribuito da Garzanti FerdinandoGrossctti Coatn-Candca (pobie, sujet, krùurt) con epistola di Emilio Villa Lire 14.500 - lnform. Tel. (081) 8987680 Varie t·nleli Foraat - architetturt sonort - Musica per ambienti, sculture sonore, sonorizzazioni di tutti i tipi, design acustico. Interveniamo su: giardini e parchi, spazi urbani, feste, mostre, sfilate, ambienti e cose. Progettazioni acustiche di oggetti d'uso comune. 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