Alfabeta - anno X - n. 108 - maggio 1988

Alfa beta 108 Saggi pagina 31 turalmente i dodici secoli della sua islamizzazione e della inusitati in Francia, ma anche con nuove metafore, con una e dall'altra proviene dall'espressione di una opposizione, o sua arabizzazione o peggio ancora, trattandoli semplice- nuova scrittura. in ogni caso di uno scarto cronologico e/o polemico, che mente da secoli di «barbarie». È nell'apporto di immigrati La generazione posteriore all'indipendenza, diversamen- può c0rrisponderci per quel che ci riguarda solo nella distingiunti dall'intero bacino mediterraneo, francesi, spagnoli, te da quella degli anziani, elaborerà una lingua nuova visi- zione alterità/estraneità». maltesi, siciliani o italiani in genere, che Bertrand vede la bilmente segnata dalle influenze liberatrici di Rimbaud, Allora, se facciamo riferimento alla tradizione maghrebinascita di un'Africa latina che si mescola, secondo lui, nel Lautréamont, Artaud, Genet, Bataille, ecc ... e anche dei na, chi è per noi l'Altro e chi è lo Straniero? In quale misura Sang des races. Molti altri scrittori francesi si sono spinti surrealisti, per seguire da vicino la lingua e le tematiche i loro rispettivi discorsi ci hanno in-formati poeticamente? anche più in là, augurandosi in tutti i modi, come Robert della poesia contemporanea. Sono degli algerini: Nabile E ancora, quale valore e quale impatto hanno sullo sviluppo Randeau in La plus grande France africaine, la vera e pro- Farès, Rachid Boudedra (quest'ultimo soprattutto con la della nostra identità culturale? pria assimilazione dell'élite indigena alla Francia, in una sua significativa raccolta di poesie Greffes, Sned, Algeri, I nostri intellettuali, e soprattutto i nostri scrittori e poeti, prospettiva di un'autonomia interna di un'Algeria francese. 1984), dei marocchini: Khair-Eddine, Abdelatif Laabi, hanno cercato di riappropriarsi del segno poetico dell'Altro, Tra gli scrittori francesi del secondo dopoguerra ci occu- Adbelkébir Khatibi, Tahar Ben Jelloun, Mostefa Nisa- così come di quello dello Straniero, risalendo anzitutto a peremo, per motivi di spazio, soltanto di Albert Camus. La boury, Loakhira, per non citare che i RJù conosciuti (di radici che li hanno condotti dall'Oriente in Occidente, sulle sua opera farà riferimento solo raramente alla realtà del questi ultimi, si veda la splendida antologia che T. Ben tracce di un senso forse definitivamente vietato, o quanto Maghreb e anche il colonizzato vi apparirà solo come figura Jelloun ha dedicato loro sotto il titolo di Mémoire Future meno sepolto, ma in ogni caso un segno che possa svelare secondaria, come l'arabo al quale Meursault spara ne L'E- (Parigi, Maspéro, 1975), dei tunisini, citerò Salah Garmadi loro quando e in quali condizioni la società può separarsi o tranger; ciò che Camus dipinge in modo penetrante sono gli (scomparso nel 1983), Moncef Ghachem, Hédi Bouraoui e essere separata dal suo passato; e come, riflettendosi nel ambienti europei d'Algeria, popolari o piccolo-borghesi, soprattutto Abdelwahab Maddeb. grande specchio della Storia, questa società scopra con stutalvolta anche famiglie dico- -------------------------------------------------, pore di avere il volto di una Ioni. straniera. Il problema doloroGli scrittori liberali che voi- VENEZ I A~ J. so dell'amnesia, dell'oblio, è !ero fare da ponte tra le parti n ~ I'!" sempre stato posto da poeti e in lotta, come Camus all'ini- TO •.. ~ scrittori di lingua francese; ma zio delle ostilità, o Jules Roy us M"t UJ • ~ distorcendo e superando lo o Roblès, o Jean Pélégri, so- • "" • spazio familiare per arrivare gnavano soltanto un'Algeria all'estraneità inaudita, la riandalusa nella quale mescola- sou f t,NID · •h11•, l'ftl , lf ✓ cerca dell'identità/differenza, re armoniosamente i diversi J""\ ~ t,f• .., oscillazione di mancanza e apporti della Storia. LA CRECHE , desiderio, esitazione all'interrogativo permanente del «chi P er meglio cogliere la sono?» non è forse il desiderio situazione degli scrit- s AUViAGE ostinato che nasce da una tori maghrebini di lin- mancanza concepita e covata gua francese, ossia scrittori di di una malattia del ritorno? ongme arabo-berbera, do- DE CENSIER Ritornare all'Oriente è rivremmo soffermarci anche vedere ancora l'irruzione viobrevemente su un problema lenta dello straniero che, con che riteniamo fondamentale, 11 2 2 3 2 la conquista araba, ha impoquello della lingua. ..)r ~ e 27 sto i suoi segni condannando i Il modo in cui la lingua e la ~J _ • sgeagnnziadoedlle'e 1 r 1 arodr 1 _ v,adgeazll 1 _a 00 stera(vvae-- cultura francesi si sono propa- - gate nei tre paesi del Maghreb ,. P''ft.Ù~. di il senso etimologico del ter- (Algeria, Marocco e Tunisia) • mine Maghreb), mentre il porta a definire una profonda ~~,l~~. doppio processo di alienaziodifferenza tra l'Algeria, colo- ., ne e reificazione si rafforzerà nia dal 1830, la cui lingua è nelle sue fasi di tregua, tregue stata totalmente rimossa dal momentanee, per la verità, fisistema scolastico, e la Tuni- ~ no allo sbarco in massa delle sia e il Marocco, protettorati truppe straniere francesi d'ocrispettivamente dal 1880 e cupazione. Perché il 1830, 1912, che hanno conservato le 1881 e il 1912 consacreranno Niente botte: asili! loro istituzioni, nelle quali la lingua letteraria araba ha potuto conservarsi meglio. La tensione di questi scrittori (romanzieri-poeti e saggiDa quando gli scrittori maghrebini tra il 1945 e il 1966 sti), per quanto riguarda la lingua, è molto forte: essi lavopresero la parola nella lingua del vincitore, hanno sottoli- rano a una distruzione delle antiche strutture, alla trasgresneato che. si sentivano privati della loro lingua materna. sione critica e, benché molti di loro conoscano la lingua Albert Memmi, tunisino, nel suo libro Le portrait du colo- araba e anche altre lingue, l'inglese, l'italiano e lo spagnolo, nisé sostiene che il bilinguismo in un paese coloniale poteva si assiste a un nuovo modello di distanza rispetto alla lingua perturbare l'equilibrio psico-affettivo di un uomo. Il colo- francese (che si continua comunque a scrivere e a parlare in nialismo, come sostiene lo scrittore algerino Malek Had: poesia come nella lingua quotidiana, come negli incontri dad, era quindi «una patologia della storia», e lo psichiatra internazionali nei quali i poeti maghrebini si confrontano). Franz Fanon, dopo essersi stabilito in Algeria, studierà le Limitare questo scarto, questa differenza della lingua nella nevrosi e le psicosi del colonizzato. La psicologia razzista si destrutturazione, nella distorsione, non vedendovi che la sviluppa così su una base di complessi inconsci rimossi, e lingua dell'antico vincitore, da spezzare oltre misura, in alsuscita nel colonizzato reazioni i cui moventi non sono sem- tre misure: questo lo scopo degli scrittori citati. pre chiari e che lo scrittore maghrebino, e per noi il poeta Khai-Eddine, ad esempio, fa vomitare dal fondo del dimaghrebino, dovrà esorcizzare più di ogni altro: penso so- zionario francese tutto il brulichio delle bestie della fauna prattutto a Malek Haddad o a Kateb Yacine per passare africana, tarantole, scorpioni, arachidi, sauri e rettili, dai subito alla generazione degli anziani e citare naturalmente nomi stranieri ('scinchi', 'luscengole', 'gechi', 'iguana') versoltanto coloro che sono considerati i classici della storia di mi e insetti ('forbicine', 'carabi', 'agrotidi', 'thrombicula', questa letteratura. 'sabelle'), tutti repertoriati dalla scienza, ma di un'insolita Sottolinea Memmi: «Ma il bilinguismo coloniale non può varietà che finiscono col creare, come aveva già fatto Aimé essere assimilato a qualunque altro dualismo linguistico. Il Césaire, tutto un mondo di allusioni e di simboli, del tutto possesso di due lingue non è solo quello di due strumenti, è estraneo all'universo mentale dei francesi di Francia. la partecipazione a due regimi psichici e culturali. Ora qui i Khatibi, invece, vuole rompere con ogni forma di etnodue universi simboleggiati, portati dalle due lingue, sono in centrismo per cercare ciò che ha in comune o di diverso con conflitto: sono quelli del colonizzatore e del colonizzato». gli altri: «Essere al tempo stesso radicalmentte diverso e Mark Hadda scrive nel 1961: «La lingua francese è il mio radicalmente autentico, stare da tutte e due le parti contemesilio [... ]. Sono in esilio nella lingua francese». poraneamente significa creare una vera ospitalità del penPer Haddad ciò significa che egli «è incapace di scrivere siero ... Radicalizzare il bilinguismo è un sogno irrealizzabiin arabo ciò che sente in arabo». Le sue poesie lo testimo- le. Ma per questo mi interessa ... La Francia rappresenta un niano: «Padre! Perché mi hai privato/Delle musiche carna- certo modo di porre la relazione dell'identità e della diversiliNedi:/Tuo figlio/impara a leggere i.o altre lingue/Quelle tà. È su questa strada che possono incontrarsi coloro che, in parole che conoscevo/quando era pastore/( ... ] Mamma si Occidente e in Oriente, si riconoscono nello stesso desidedice Ya Ma e io dico mia madre». rio~ nella stessa sacralità». Che il francese dei colonizzati sia servito come strumento di rivendicazione per l'arabo o il berbero, molti di loro lo hanno detto, e molti studiosi lo hanno abbondantemente ripetuto in saggi e tavole rotonde; ma hanno anche depistato tematiche e itinerari. Comunque sia, resta da esaminare come usano il francese gli scrittori maghrebini. Se ne sono serviti per reclamare anzitutto una lingua nazionale all'epoca del colonialismo, poi per ricordare l'esistenza della loro lingua materna (il berbero, i dialetti, ecc.) e, in quanto strumento di immediata accessibilità, per esprimere ciò che dovevano dire e non poteva essere rimandato. Ne hanno fatto uno strumento proprio e lo hanno arricchito di sfumature tratte dai loro dialetti, come un fermento, per innalzare · la lingua francese a un livello elevato, non solo con termini D a qui il poeta maghrebino parte alla ricerca dell'alterità e dell'estraneità attraverso il termine diverso, interrogandosi, giustamente, sui motivi del discorso poetico e del suo posto, davanti al suo gruppo e ai suoi valori culturali e tradizionali rispetto all'Altro, da un lato, e allo Straniero dall'altro. Ripercorrere questi spazi vuol dire produrre/consumare discorsi su/dell'Altro, «è precisamente e fondamentalmente significare la propria differenza». Ma molto spesso è anche - non sempre - manifestare la differenza. Questa distinzione, ci dice Yellès Chaouche Mourad, un giovane studioso algerino di letteratura maghrebina «comporta da una parte la constatazione di una dissomiglianza, definitivamente nei tre paesi (Algeria, Marocco e Tunisia, nel Maghreb insomma) l'arrivo del potere occidentale francese e la caduta del segno poetico, quindi dei segni autoctoni apparentemente incapaci di scongiurare il cattivo destino ... Comunque sia, il nostro segno poetico è nato a Bagdad; intraprende la sua lunga marcia in direzione del sole e comincia anche il suo esilio a ponente. Viaggio interminabile, periglioso, in paesi stranieri nei quali l'incontro con l'Africa b~zantina appare uno spazio temibile, paradossale; paese nel quale gli uomini e i loro messaggi rischiano a ogni istante l'annientamento; e quanti echi anche in un avvertimento contro pericoli e sortilegi a questo «paese barbaro», a questa terra ribelle e nel contempo disponibile (come nell'etimologia del nome della Tunisia, il primo paese attraverso il quale si sbarcò nel Maghreb), questa terra selvaggia e maga, nella quale il segno - in transito - conoscerà a contatto con altri segni (questa volta autoctoni), una nuova deriva! In realtà, il Maghreb conoscerà una sua originalità di espressione nel campo della politica, ma soprattutto nella sua cultura e nella religione. Nel mosaico chiamato ormai Umma al-'Arabiya al-Islmaiya (la nazione araba e islamica), il Maghreb sta evolvendo al ritmo ininterotto di una dialettica essenziale, quella della rottura e della continuità. Oscillazione simbolica e complessa, difficile somma dei segni nei quali successive formazioni sociali affermano sia il loro attaccamento a un certo discorso orientale, che la volontà di significare differentemente il loro vissuto collettivo culturale, sociale e politico ... attraverso la scrittura. Ma il segno sta ancora emigrando e ora si espande verso la Spagna (bisognerebbe sottolineare la coppia dipendenza/indipendenza rispetto all'Oriente). È noto quanto tutta la cultura arabo-musulmana sia debitrice verso questa terra leggendaria, al-Andaluss; terra questa volta della raffinatezza e dell'arte di vivere; terra della bellezza e dell'intelligenza; terra anche di soufis, di spiritualitàe di sapienti. È in questa terra particolare che il segno poetico subirà una metamorfosi radicale che influenzerà la storia culturale del Maghreb: una forma leggera ed elegante del verso che permette anche di liberare un lirismo sottile e raffinato che d'ora in poi la caratterizzerà. Qui, ancora, va ricercata una nuova deriva del segno poetico in un'epoca di insensatezza e di turpitudini. Questo ritorno all'Oriente - all'Altro - libererà, ancora una volta, l'irruzione violenta dello Straniero. È nata una nuova alienazione, che sarà rafforzata in seguito dall'occupante francese. La scritturastraniera fa il suo ingresso nello spazio culturale maghrebino. Nascono cosl attraverso la

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