pagina 30 Saggi ~~tteraturama E siste una grande massa di testi che hanno la caratteristica comune di provenire dal Maghreb, ossia dalla Libia, dalla Tunisia, dall'Algeria e dal Marocco, ma secondo principi di filiazione molto diversi: luogo di nascita degli autori o luogo di diffusione delle tradizioni orali, partecipazione a un immaginario specifico dell'Africa del Nord, inserimento nella produzione e una circolazione letteraria imperniati sul Maghreb, ecc. Inoltre, molti testi sono scritti (o recitati) in lingue diverse: arabo classico o dialettale, berbero, francese, spagnolo, italiano, maltese, ecc., e buona parte dei testi orali in lingue ibride, per lo sconfinamento delle identità e delle differenze complicato dal gioco sdoppiato del bilinguismo. Tutti questi testi si rivolgono perciò a un pubblico estremamente differenziato. Prodotti in epoche molto dissimili, sono egualmente radicati in situazioni nazionali che hanno tutte una propria originalità. Il pluralismo linguistico e letterario del Maghreb dovuto a dominatori differenti nel corso della Storia è particolarmente evidente nella vasta produzione di articoli, studi, tesi e antologie che gli sono stati dedicati in tutto il mondo, e recentemente anche in Italia. A una prima scorsa a volo d'uccello sulle letterature maghrebine, si può constatare una netta separazione tra i paesi come tra i testi, anche se il più delle volte si raggruppano, grosso modo, in tre categorie: letterature legate alla cultura nazionale, letterature di espressione francese e scritti sul Maghreb redatti da francesi e destinati a un pubblico francese, con tratti che li accomunano alla letteratura regionale, di una provincia esotica della letteratura francese, o che trovano il loro centro di gravità nel Maghreb, come la Scuola di Algeri. Le letterature legate alle culture nazionali, di espressione araba o berbera, sfuggono in massima parte a ogni influenza francese e non. Sono scritte o orali e variano di paese in paese. Quanto alle letterature cosiddette orali di lingua araba dialettale, possono essere tanto rurali quanto cittadine e possono essere raggruppate in tre generi: epico, amoroso e burlesco o comico. La letteratura epica è la chanson de gestes, la storia rivisitata, ricca di fatti storici e di altissimo livello semantico - inserimento di particolari e di circostanze più di fantasia che autentici, di paese in paese, il cui unico scopo è l'attrazione, più che altro per mezzo dell'artificio, che impone la vicenda molto intricata di uno o più eroi in un racconto più o meno lungo e più o meno ricco di peripezie e drammi dallo svolgimento stereotipato. Alcuni di questi testi vengono oggi trasmessi anche per iscritto benché la forma orale sopravviva in tutto il Maghreb. Gli stessi narratori sono molto apprezzati nelle piazze pubbliche dei paesi o degli accampamenti. Sono riuniti in cicli di avventure nelle quali le imprese dell'eroe si svolgono in un'atmosfera di amore e di morte. Il Ciclo di Anta, ad esempio può essere considerato come un lungo poema eroico e cavalleresco che narra le avventure del Grande Antar, famoso poeta e guerriero del periodo pre-islamico, figlio di una schiava nera, e che solo grazie alla sua grandezza cavalleresca entra nel clan patriarcale della tribù di Chaddad. L'amore violento che provava per la cugina Abla e la sua fine tragica sotto i colpi del traditore lbn Jabir costituiscono un'epopea senza eguali nel mondo arabo-musulmano. Sapientemente costruita attorno a poemi più o meno autentici, questa chanson de gestes risulta molto commovente. Grazie alle numerose carovane dirette verso Occidente da innumerevoli secoli, il Maghreb possiede questo bellissimo poema, nel quale sono stati inseriti strada face~do degli eroi locali per dare luogo a un'opera sedimentata in una serie epica arabo-m~sulmana d'Oriente come d'Occidente. Un'altra epopea è La geste Hilalienne che appartiene realmente al territorio libico e tunisino e parla di città e villaggi che esistono da sempre e di uomini i cui discendenti perpetuano il ricordo. Si tratta dell'invasione della tribù araba hililiana che devastò la Tunisia nel corso dell'XI secolo. A dispetto della Storia, questa chanson de gestes mette in scena tra queste popolazioni la figura del beduino dotato di intelligenza e coraggio. Generazioni di cantastorie di culture, temperamenti e paesi diversi hanno ricamato da secoli questa leggenda e lbn Khaldoun ci segnala dal XIV secolo che questo poema veniva cantato negli accampamenti dei nomadi libici e in quelli della Tunisia meridionale. La storia narra che gli hilaliani venuti dall'Alto Nilo invasero l'lfriqiya (la Tunisia) guidati da Hassen Ben Sarhane. QueMajid El Houssi st'ultimo era servito da tre eroi dai tratti ben marcati, Bouzid, Zaidane e Dhiab e da una donna che sedeva persino al consiglio degli anziani, Aziza. Lo scrittore tunisino Abderrahman Guiga ha raccolto nel 1927 trentuno strofe dalla bocca di un vecchio tripolino dell'oasi di Jédou e la ha messe per iscritto, dandone anche una traduzione. Il motivo di interesse di questa epopea orale e in arabo dialettale non sta solo nel fatto di avere esaltato il mondo beduino per le sue qualità maschili di fermezza, coraggio e nobiltà, ma anche nell'aver messo in scena un mondo femminile anch'esso ricco di coraggio, bellezza e saggezza. La figura femminile che raggiunge il culmine in Aziza merita tuttavia attenzione, perché in essa il maghrebino riconosce l'archetipo della donna berbera attorno alla quale molto si è detto e si è scritto, anche oggi, nel teatro popolare algerino (si pensi soprattutto al teatro di Kateb Yacine).In essa riconosce inoltre la mitica regina La Kahéna che si era opposta alla vicrrJçH '-~tRtl<f lY!JUN7E 6440AKSF llEM fllunoRE Vittoria per lo sciopero francese, San Francisco, USA conquista araba e che morì senza vedere gli invasori valicare i monti dell'Atlante. La chanson è interessante anche per la contrapposizione millenaria tra berberi e arabi, molto discussa dagli antichi e dai moderni. Altre epopee che attingono dalla tradizione machrakina (dell'Oriente arabo) come da quella di Sidnaa Ali ( cugino e genero del Profeta) o dalle Mille e una notte o ancora dal patrimonio maghrebino sono molto numerose e i loro temi più ricorrenti si riferiscono ai valori tradizionali e culturali del gruppo maghrebino. Nella letteratura orale abbiamo racconti che sono più o meno comuni ai quattro paesi e che affermano due modelli dominanti di creazione, cioè una creazione dalla forma spontanea nella quale la fantasia è un'esplosione particolare che invita al sogno e alla primitività, e una creazione piuttosto elaborata e istituzionalizzata nella quale una comunità attinge meravigliosamente un condensato di immagini per ricominciare senza sosta una vita nel profondo dell'essere. Il racconto, che si presenta sotto innumerevoli forme, può essere diviso in Nadhira (aneddoto), nel quale regna la battuta arguta, il rffotto di spirito dal piccante all'ingegnoso, dallo _scherzopesante allo scherzo raffinato, brillante, imprevisto, ambientato in campagna, in montagna o in città. La Nadhira si ritrova in tutti questi paesi sotto forma di cicli unificati attorno a un personaggio centrale di nome Jh'a (o Goha). Questo personaggio, impareggiabile per astuzia e destrezza, riunisce in sé tutti i pregi e i difetti del mondo maghrebino (in tutte le sue differenziazioni regionali o nazionali). È avido e insieme altruista, rozzo e raffinato, semplice e complicato, e suscita una certa identificazione tra il pubblico per il suo egoismo reale e la sua filosofia, ingenua e semplicistica, che implicano una satira un po' maligna che lo fa somigliare a tutti quei personaggi ironici che si trovano nelle letterature occidentali, da Scapino ad Arlecchino, da Sganarello a Pantalone. Alfabeta 108 bina La khurafa ( o racconto propriamente detto) designa una tiritera strampalata che libera un 'attività polisimbolica nell'evocazione infinita di un'intimità liberata. Veicolata dalla lingua comune o berbera, questo racconto appare come un elemento che disfa la complessa dicotomia memoria/immaginazione a ogni livello, per mezzo di una cultura popolare che vive e rivive una vivacità millenaria altamente creatrice. Vi sono racconti per uomini, racconti per donne, racconti per entrambi, racconti per bambini. Questi ultimi vengono narrati esclusivamente negli ambienti femminili e rivelano un rapporto di relazioni affettive, di visioni di socializzazione, di apprendimento della lingua, che significano tutta un'esperienza matriarcale chiamata prolungamento uterino. Tutto concorre a formare, in questo tete-à-tete che dura fino all'età di sette o otto anni, una complessiva preparazione al mondo esterno. Il bambino riceve un approfondimento di una cultura immanente nella quale un passato matriarcale apparentemente dimenticato sembra essere il nucleo principale: nel Maghreb «Il racconto rivela velando, e vela rivelando». N essuna civiltà ha coltivato con maggiore passione di quella musulmana, e soprattutto qui tra i maghrebini, l'arte di narrare e di riferire aneddoti. I narratori di aneddoti godevano nel Medio Evo dello stesso prestigio dei nostri romanzieri e attori moderni. Costituivano una· classe sociale ricca e importante. Nelle piazze pubbliche o nelle moschee, recitavano per ore, davanti a un pubblico attento, storie che, nel X e XI secolo, erano soprattutto umoristiche e, nel XII e XIII secolo, erano il più delle volte pornografiche. Anche il Karakuz (ombre cinesi), che fu per lungo tempo popolare in tutto il bacino mediterraneo, aveva dato al Maghreb e soprattutto a Tunisi celeberrimi narratori il cui pubblico nelle notti del Ramadan si trasformava volentieri in coro per salutare, sottolineare e acclamare i ritornelli e le svolte fantastiche e/o salaci del racconto. Anche in questo caso il narratore era tenuto a una recitazione lenta, piena di pause e di suspence, come nelle piazze pubbliche, sostituendo con procedimenti teatrali, le ombre cinesi, i racconti più burleschi che si possono incontrare nel Maghreb. Si tratta di uno spettacolo esclusivamente maschile. Quanto alla narratrice, deve avere una certa età per mostrarsi sufficientemente distaccata e affermare la propria rispettabilità e il proprio prestigio. I suoi racconti, rivolti non più a delle donne, ma a dei bambini, costituiscono un dialogo sotterraneo che si oppone nettamente al mondo patriarcale dominante. Il ruolo della narratrice è costruire una personalità il cui scopo è la socializzazione. Ricordiamo ora brevemente alcuni tratti specifici di certe opere di scrittori francesi alle quali fa riferimento questa letteratura e dalla quale trae spesso le sue letture. Si tratta soprattutto di opere di viaggiatori che fanno scalo o visita nel Maghreb, come i romanzi dei fratelli Tharaud che amano soffermarsi sull'esotismo e sugli stereotipi, celebrando il fascino dei costumi barbari e raffinati dell'antico Marocco che un Lyautey voleva rispettare nonostante l'ordine francese (il protettorato vi si era installato con la forza delle armi, della legge e dell'economia). L'estetismo, il sensualismo delle pagine di Gide sulle città di Blida o di Biskra nelle Nourritures terrestres e anche nell' Immoraliste sono fatti solo di forme, colori, odori, e l'Altro è ridotto a semplice oggetto del desiderio. La rose des sables di Montherlant è narrato attraverso il sistema di valori di un ufficiale francese, uomo di destra un po' marginale e anticonformista: una critica delle tesi colonialiste che demistifica l'illusione della conquista dei cuori, il sentimentalismo del colonizzatore che pretende così di rimuovere il rapporto reale di dominazione. Citiamo solo due nomi tra i più prestigiosi della letteratura francese per dire che ogni libro di un autore francese sull'Africa del Nord è quindi, espressamente o meno, un documento non solo per ciò che dice, ma anche per ciò che non dice, per i valori impliciti che veicola. Bisognerà sottolineare che con la prima generazione stabilitasi o nata in Africa del Nord, l'intento non è più ambiguo. L'opera di Louis Bertrand agli inizi del Novecento non è altro che una difesa e un'illustrazione delle tesi colonialiste sotto il «mito» di una latinità e di una cristianità ripescate galla Storia, per concludere che esiste un'Africa pronta a darsi all'Occidente, per il suo passato romano e cristiano, dimenticando na-
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