Alfabeta - anno X - n. 108 - maggio 1988

Alfa beta 108 hanno avuto luogo giovedì 3 e venerdì 4 marzo presso la sala Piatti dell'Istituto Musicale Donizetti. Durante le letture, se da parte dei traduttori di professione quali Massimo Bacigalupo e Emilio Coco si è avuta la riprova di un fermo impegno volto a coniugare onestà interpretativa e ricerca lessicale nella lingua italiana, da parte dei poeti traduttori, quali Tomaso Kemeny e Franco Buffoni, si è avuta anche la dimostrazione di come sia possibile mantenere una sostanziale fedeltà al testo originale senza nulla togliere alla inventiva semantica e alle curiosità metriche; e questo tanto con autori di ispida leggibilità quali l'ungherese Koe Giovanni Macchia Catherine Maubon e uratore per la «Bibliothèque de la Pléiade» del grandioso progetto di una Histoire des Littératures, Raymond Queneau definì il nostro secolo come quello della storia letteraria pur sapendo, come ognuno di noi, che il genere affonda le proprie radici nel filone positivista ed evoluzionista dell'Ottocento. Da parte di Queneau, che ben conosceva le polemiche post-belliche contro lo storicismo, una tale affermazione suonerebbe paradossale se in essa non avesse voluto porre l'accento sulla differenziazione e la specializzazione di un genere oggi tutt'altro che in crisi. O, più esattamente, di un genere che ha saputo fare della propria messa in discussione l'occasione di rinnovarsi, adattandosi alle molteplici esigenze di un pubblico difficilmente individuabile in una specifica categoria, fosse quella studen1..:~c1.Questo ovviamente nei migliori (purtroppo anche i più rari) esempi, quelli che rifiutano di soddisfare il fantasma di un sapere enciclopedico tascabile di immediato consumo. Poiché, per fortuna nostra, non tutte le storie letterarie hanno i lineamenti caricaturali dei manuali impietosamente smascherati da Roland Barthes in alcune divertenti quanto stimolanti Réflexions sur un manuel (in L'enseignement de la littérature, a cura di T. Todorov e S. Dubrovsky, Paris, Plon, 1971). Tanto meno questa Letteratura francese ( e va immediatamente sottolineata l'assenza dell'incriminato sostantivo «Storia») di Giovanni Macchia felicemente riproposta nella collana «I Meridiani» della Mondadori. Un classico ormai, se è poi vero che la densità della materia trattata non riesce minimamente a obliterare l'autore che rimane, dalla prima all'ultima pagina, il vero protagonista di questo volume. Non solo perché Macchia vi appare sempre in veste di scrittore ma anche perché, con molto coraggio, egli rifiuta di trincerarsi dietro posizioni di comodo e assumere fino in fondo la piena responsabilità del proprio punto di vista che funge anzi da postulato egregiamente dimostrato lungo tutto il libro: «Per noi la letteratura francese non comincia da Malherbe, e il Classicismo non s'inizia stolazy o il francese Artaud, quanto in autori solo apparentemente più frequentabili quali Paul Verlaine o George Byron. Che il convegno non dovesse rappresentare un punto d'arrivo nell'ambito della ricerca e degli studi circa la traduzione del testo poetico era nell'intendimento degli organizzatori e nelle speranze di tutti, ma, concretamente, che fosse punto di partenza lo ha esplicitato con chiarezza Franco Buffoni presentando alla attenzione dei partecipanti il progetto del semestrale «La bella infedele. Rivista di traduttologia poetica», che inizierà le pubblicazioni a partire da settembre. La rivista, che intende Cfr rivolgersi a un pubblico non esclusivamente di addetti ai lavori o accademico, sarà suddivisa in tre distinte sezioni: una prima dedicata a interventi teorici sulla esegesi e sull'ermeneutica della traduzione del testo poetico (a costituire la naturale conseguenza di quanto emerso dagli interventi teorici nel corso del convegno); una seconda parte dedicata ai lavori in corso dei poeti traduttori italiani sotto la forma della anticipazione editt>riale e in stretto contatto di collaborazione con i più autorevoli editori italiani di poesia (i piccoli, dunque, forse più probabilmente dei grandi); una terza parte infine sarà dedicata alla indagine filologica • pagina 25 delle traduzioni classiche (dalla Batracomiomachia leopardiana e Goethe traduttore di Byron). Ogni numero della rivista sarà infine completato da una bibliografia completa di quanto viene pubblicato in Italia nell'ambito della traduzione di poesia e da una bibliografia selected delle pubblicazioni concernenti la poesia italiana, contemporanea e non, nei paesi stranieri. La traduzione del testo poetico Convegno internazionale di studi organizzato dall'Istituto Universitario di Bergamo Bergamo, 3-5 marzo 1988 • ecens1om dal grand siècle. Abbiamo cercato di stabilire una continuità tra il Medioevo, il Rinascimento e il Seicento (... ]» (p. 806). Come Lanson e Thibaudet lo furono un tempo, Macchia dovrebbe diventare l'eponimo della storia della letteratura francese. Per noi ma anche per i francesi, sempre che esista un editore abbastanza coraggioso da affidare a uno straniero un'impresa che oltr'Alpe ha spesso coinciso con una più o me- . . scrittura (oggetto prioritario della sua analisi) Macchia delinea una storia della letteratura la cui scansione cronologica è ritmata più dall'interesse per i singoli scrittori che non per le scuole o le cosiddette «generazioni». Alla prospettiva storica che definisce delle strutture per inserirvi degli scrittori viene privilegiata quella critica che sceglie prima gli scrittori e li inserisce poi in un quadro che non ambisce mai ad alcuna certezza prospetti- ~~ iwr ~~ ~ .... -..... ,. _ ... , . -""'··-· ~ ;:...,.:-:;.;-.;r.::----= f.,,. 01 ~I, 1:-' :1!.~:",::-:· ._ ___ ,.__.,,, ...,_ -· , • ~" ., -· ............ ...,,., ................. 4 .. l _,_.,........,...,.,. .. ,.•.• ..,, r••••- ,_ ,._, ....~. 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Una creatività legata al piacere di chi. non sentendosi investito di alcun compito, non cede mai al peso della tradizione e tanto meno al ricatto della teoria. Indifferente alla costrizione evenemenziale, attento alla realtà della ca. Il sapere è e vuole rimanere quello del soggetto. Forte della sua assoluta conoscenza dei testi, Macchia si muove con la leggerezza della curiosità e della disponibilità. Aperto a qualsiasi avventura creativa che lo porti lontano dai sentieri battuti, egli riesce a sgomberare i terreni più accidentati, e aprire nuove prospettive, a comporre paesaggi inattesi: «Salterà subito agli occhi, nel Cinquecento, che un poeta come Sponde si è preso per sé molto più spazio di un poeta ufficiale, e che un prosatore 'in crisi' come Des Périers dice di più che molte fame conclamate; e che, al contrario, il 'grande scrittore' non ha a volte a sua disposizione il numero di pagine che gli spetterebbe (come Villon o Rabelais o Montaigne» (p. XIV). Ma per fare questo ci voleva proprio chi, come Macchia, ha sempre rifiutato di chiudersi nello spazio riduttivo dello «specialista» che finisce prima o poi per precludersi ogni possibilità di messa in rilievo o, peggio ancora, di messa in prospettiva (e penso qui in particolare a quell'altro filo conduttore che sono «!es Italiens» e la loro influenza sul teatro francese): «Non amo esser chiamato un francesista. Fra il dilettantismo e lo specialismo, preferisco il dilettantismo. In senso buono, ovviamente: come libertà dello spirito, come continua ricerca» («Corriere della sera», 16 novembre 1982). Non si tratta dunque per Macchia di «simplifier l'exposition des progrès de la littérature française», di fermarsi «longuement aux grands noms» e tanto meno di ridurre «le nombre des écrivains de deuxième ou troisième ordre» quale fu il compito normativo e evoluzionista di Lanson. (G. Lanson, Histoire de la Littérature française, A vant-propos, 19091912, Paris, Hachette, 1951). Fiducioso nella disponibilità e nella maturità dei suoi lettori, non li invita a ripercorrere l'evoluzione dei generi letterari - alla quale, del resto, non crede. Li trascina invece laddove «le prospettive si muovono, si aprono, cedono secondo i poeti che le rappresentano per poi frantumarle» (p. XV). Con Macchia, l'edificio maestoso quanto rigido della letteratura francese si mette a tremare. Dalle sue crepe emergono le forze vive ed eterogenee che dal Cinquecento in poi si è cercato di emarginare o, per lo meno, di esiliare negli angoli bui della scena dell<J rappresentazione. Nessuna censura dunque, e tanto meno quella, così pesante, del «classico-centrismo»: «Qualunque siano gli elementi del classicismo francese [... ] si ha modo di porre accanto a quei tratti comuni [che sono poi i famosi ideali di 'clarté', 'raison', 'mesure'] altri del tutto contrari (dal disordine alla 'sainte fureur' esaltata da Flaubert contro Taine] che hanno dato Le novità di primavera della Morcelliana SHALOM per comprendere l'ebraismo Collana diretta da Paolo De Benedetti Piero Stefani Il nomee la domanda Dodici volti dell'ebraismo pp. 350, L. 25.000 René Marichal I primicristiani della terra russa pp. 164, I. 15.000 Alberto Pesce Oltre lo schermo Registi in controluce pp. 164 con 1O ili. f .t., L. 16.000 Morcelliana Via G Rosa 71 - 25121 Bresc,a il Mulino Gianni Sofri Gandhi in Italia Da fonti inconsuete. l'incontro con Mussolini,il rifiutodel papa a ricevere ilMahatma, ilperché di un viaggio ricco di attese e di conseguenze Paul Fussell All'estero Viaggiatori Inglesi fra le due guerre La diaspora dei letterati britannici verso climi temperati e spazi aperti, da Forster a Auden, a Lawrence, Maugham, Byron, Douglas Reinhart Koselleck La Prussia tra riforma e rivoluzione 1791-1848 Un capolavoro della storia sociale contemporanea Charlie D. 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