Alfabeta - anno X - n. 108 - maggio 1988

Alfabeta 108 Nuovi poeti romeni Antonio Porta L a poesia romena in Italia gode di una meritata fortuna. Basti pensare alle antologie che si sono susseguite da noi dagli anni sessanta in poi: Poeti romeni del dopoguerra a cura di Mario De Micheli (Guanda, 1967); Poesia romena d'avanguardia, a cura di Marco Cugno e Marin Mincu (Feltrinelli, 1980) e la recentissima Nuovi poeti romeni, sempre a cura di Cugno e Mincu, di cui appunto si parla, senza dimenticare Accordi di parole, una scelta di poesie di Tudor Arghezi (1880-1967) pubblicata nel 1972 (a cura di Marco Cugno, Einaudi Editore). Credo che la ragione di questa fortuna consista soprattutto nel fatto che la poesia romena, in biliLa traduzione del testo poetico Giuliano Donati N ei giorni 3, 4 e 5 marzo, presso l'Istituto Universitario di Bergamo, ha avuto luogo un convegno internazionale sul tema La traduzione del testo poetico, promosso dal Dipartimento di Linguistica e Letterature Comparate per volontà di Franco Buffoni, poeta e traduttore di Keats, Byron e Coleridge. Il convegno si è proposto anzitutto come occasione di incontro tra i poeti traduttori italiani - da Antonio Porta a Maurizio Cucchi, da Roberto Mussapi a Gian Piero Bona, da Piero Bigongiari a Mario Ramous. Cospicua è stata tuttavia anche la parte dedicata alla teoria della traduzione, nella sua problematicità estetico-ermeneutica. A riguardo, grande rilevanza hanno avuto le relazioni introduttive di Emilio Mattioli e di Giuseppe S;111sone,il quale, parlando della sua esperienza personale di traduttore, si è soffermato sugli strumenti e le difficoltà del traduttore che deve cimentarsi con le forme chiuse, metriche e strofiche, della poesia, alla ricerca di una fedeltà spesso solo «avvicinabile». Ma è soprattutto Emilio Mattioli che, nella sua relazione sulla «traduzione di poesia come problema teorico», ha illustrato e saputo proporre nel modo più ampio il panorama delle diverse tendenze nell'ambito della moderna traduttologia poetica. La questione sembra rimettersi in moto su un'idea della traduzione di poesia molto più complessa rispetto al passato. Essa si propone infatti non più come la riproduzione di un testo, ma come la riproduzione di un processo che non e co tra Oriente e Occidente, ha scelto da tempo l'Occidente in nome di quelle profonde radici neolatine che sono tanto forti da avere indotto nel secolo scorso Ion Heliade-Radulescu, traduttore di Dante e di Lamartine, a scrivere in un linguaggio italo-romeno, che costituisce una notevole invenzione formale. Ce lo ha ricordato Alfredo Giuliani nello scritto dedicato al bel libro di Mario Mincu, In agguato, di recente uscito in Italia (Editore Scheiwiller). Se Poesia romena d'avanguardia ci aveva informato sui legami con i movimenti europei, talvolta perfino anticipati (ecco i nomi di Urmuz, Tzara e Ionescu), la nuovissima antologia di Cugno e Mincu si rivela di un particolare interesse anche socio-politico. Ci racconta, infatti, insieme alla storia di un linguaggio poetico, anche quella di una nazione, di una nazione dove c'è un pubblico molto più atCfr • oes1a tento alle voci dei poeti di quanto non accade nei paesi occidentali. «Dal 1948, scrive Marco Cugno nella sua introduzione, in concomitanza con l'avvento e il progressivo consolidarsi del regime popolare, si aprì la fase che ora viene polemicamente definita, con termine mediato, del 'prolet-cultismo', durante la quale 'non mancarono gli errori di stampa e di destino'». La «rinascita» della poesia, quella appunto dei «nuovi», avviene nei primi anni sessanta, e può essere riassunta in una formula: lotta contro l'inerzia, ripresa dal titolo del libro di Nicolaz Labis, poeta scomparso a ventun'anni, nel 1956, e considerato un precursore. Storia e percorso di questa rinascita sono divisi sull'antologia per successivi esordi poetici, a partire da Nichita Stanescu (morto nel 1983) e da Marin Sorescu, che è anche drammaturgo, che insieme a Ion Gheorghe, Ion Alexandru, Ana Blandiana e Gabriel Melinescu, costituiscono la «prima ondata» del rinnovamento. Segue la «seconda ondata» (con dieci poeti) e poi quelli che hanno esordito dopo il 1970. Infine cinque più giovani ancora, rappresentanti la generazione degli anni ottanta. In tutto 26 presenze. Quando Cugno parla di ~<rinascita» non intende nulla di trionfalistico, tipo « nuovo Rinascimento», ma qualcosa di molto diverso: significa la ripresa di una nuova coscienza critica da parte dei poeti, la quale si riflette in un linguaggio che si rende problematico confrontandosi con una realtà difficile, politicamente ingessata. La tradizione moderna, che mette in discussione la stessa poesia, mostra in Romania la sua storica necessità non più di fronte a un regime borghese ma a uno «socialista». Una splendida poesia di Ana Cfr/Conve~ • può esaurirsi in un'operazione definitiva. Secondo Mattioli tale processo non deve comportare una ripresa della obiezione pregiudiziale sull'impossibilità della traduzione di poesia, ma una consapevolezza semmai di quel che Novalis intendeva definendo la traduzione di poesia come la poesia della poesia e il traduttore come poeta del poeta. Sempre da un punto di vista teorico, ma con maggiore attenzione al rapporto tra il testo e il poeta traduttore è apparso di notevole rilievo l'intervento di Silvano Sabbadini che ha analizzato le posizioni storiche assunte dal dibattito sulla traduzione, ben riassunta nel proverbiale «bella infedele contro brutta fedele». Sabbadini ha sostenuto, in antitesi alla vecchia e superata antinomia, la necessità di riconsiderare l'atto di lettura come un atto interpretativo-traduttivo che produce potenzialità inscritte nel testo, e quindi lo modifica piegandolo a un significato di volta in volta nuovo. In questa ottica la traduzione è un processo allegorico per eccellenza, e tramite questo processo, storicamente determinato, ogni cultura, «fingendo» di farne parlare un 'altra, parla invece di se stessa e delle modalità secondo cui deve essere letta. Numerose e di grande prestigio le presenze di ospiti stranieri - da Alleo Mandelbaum a Eugenj Solonovic, che grande parte ha avuto nella divulgazione della poesia italiana del Novecento in Unione Sovitica, a Michael Hamburger, che ha recentemente pubblicato nelle edizioni del Mulino La verità della poesia - da Baudelaire a Montale. Solonovic, presentato dal poeta Giovanni Giudici, a sua volta traduttore da numerose lingue poco frequentate, quali il cecoslovacco, il polacco e il russso, ha letto la sua relazione sulla «Poesia italiana in Russia, criteri di scelta e difficoltà di traduzione», soffermandosi tra l'altro a ripercorrere le tappe storiche degli scambi tra la poesia dei due paesi, dalle prime edizioni delle traduzioni dei poeti ermetici in lingua russa, insieme ai surrealisti spagnoli e ai francesi, negli anni cinquanta, fino alla antologia delle con le coordinate storico-politiche del momento storico e del paese in cui ha luogo. Giovanni Giudici e Joanna Spendei hanno poi fatto seguire le loro relazioni in cui entrambi hanno esposto le difficoltà e i risultati di una delle più interessanti esperienze di traduzione compiuta da un poeta insieme a uno specialista della lingua straniera. (Nella fattispecie, la resa in Teatro Petrella Via IV novembre - 47020 Longiano (Forlì) Ufficio Culturale di Zona del Rubicone Telefono 0547/55113 13 maggio ore 21,15 Letture di Patrizia Valduga Roberto Cocconi/Sosta Palmizi Frammenti per filigrane coreografia Roberto Cocconi Compagnia 86 Fragili film sul bus testi di Milli Graffi coreografia Marianna Troise 14 maggio ore 21,15 Letture di Tonino Guerra Fabrizio Monteverde/Baltica Neroperla coreografia Fabrizio Monteverde Chiara Reggiani Mary Villarosa coreografia Chiara Reggiani Prima Nazionale Tutte le manifestazioni avranno luogo al Teatro Petrella di Longiano Le segreterie organizzative fanno capo ai seguenti numeri: Longiano 0547/55113-55024 - Modena 059/216800-219445 voci nuove del 1986, in cui figurano tra gli altri Lucio Piccolo, Maria Luisa Spaziani, Raffaello Baldini, Giovanni Raboni, Antonio Porta. Le conclusioni di Solonovic, apertamente scettiche verso una eccessiva teorizzazione della traduzione di poesia, hanno mostrato la propensione a una scelta di aperta «infedeltà» e «attualizzazione» del testo che il traduttore «deve» interpretare. Una traduzione, in sostanza, fa i conti anche lingua italiana di alcuni sonetti di Puskin.) Paradigmatica per quanto riguarda la messa a fuoco delle difficoltà di un poeta traduttore è stata la relazione a più voci compiuta da Nadia Fusini, Barbara Lanati, Margherita Guidacci, Silvio Raffo, con la coordinazione di Massimo Bacigalupo, sull'opera di Emily Dickinson. Tale tavola rotonda ha posto il numeroso e attento pubblico di fronte alla compagina 23 Blandiana (nata nel 1942) restituisce, meglio di ogni altro discorso critico, il senso di questa condizione compressa ma non priva di parola. È dunque opportuno riportarla qui per intero: Nel sonno I mi capita di gridare I solo nel sonno I e spaventata da tanto ardire I mi sveglio - I nel silenzio disciplinato della notte I cerco di sentire I le grida nel sonno vicino. I Ma i vicini - saggi I non gridano che quando sono certi I di sognare che dormono, I nel sonno del sonno, I dove nessuno sente I gridano a squarciagola. I Che libero schiamazzo I ci deve essere I nel sonno del sonno. Nuovi poeti romeni A cura di Mario Cugno e Mario Mincu Firenze, Vallecchi, 1988 pp. 316, lire 25.000 plessità del problema traduzioneinterpretazione. Particolarmente significativa è stata la testimonianza della prima traduttrice italiana della Dickinson. Margherita Guidacci ha infatti rivissuto, di fronte a una platea quasi commossa, una vera e propria «vita con la Dickinson», ricordando le sue prime letture della poetessa americana negli anni quaranta e i progressi che traduttori e critica hanno parallelamente compiuto da allora su quei testi. Tali progressi tuttavia, come è apparso da altri interventi, non hanno mancato di accavallare negli anni diverse e talvolta contrastanti interpretazioni della poesia dickinsoniana, ancora una volta imponendo all'attenzione l'importanza del rapporto che intercorre strettissimo tra lingua poetica e momento storico. Il convegno si è rivelato proficuo, oltre che per la messa a fuoco dei lavori in corso e delle difficoltà intrinsech~ all'opera dei poeti traduttori nelle lingue moderne, anche per le lingue classiche, particolarmente rappresentate da Mario Ramous per l'ambito latino e da Luigi Castagna, tra gli altri, per l'ambito greco classico. Anche il greco moderno, nel fittissimo programma che ha impegnato le tre intere giornate del convegno, ha avuto una rappresentanza da parte di Claude Béguin, traduttrice di Seferis, che recentemente con Guido Almansi ha pubblicato presso Garzanti Teatro del Sonno, e da Nicola Crocetti, coraggioso editore di poesia contemporanea, della rivista di cultura poetica «Poesia» e traduttore di Kavafis e Ritsos. Il convegno non ha mancato di presentare anche momenti di particolare vivacità poetica durante le due serate di letture di versi che

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