Nanni Balestrini Il ritorno della signorina Richmond rIIm111m11, ri.rimdi Gianfranco Baruchello ·// rit,,111,i,11Italia dr/la .riJ!,ll1Jri11R,i1d1· 11111a1r1rdimr 11, il'r.rtalr 1984. r o,i11t'id, ,,m1a/111r110/r,11q11rl!fl dr! .fil// hir,J!,raji, i11m:ri. ,-br dopo rilu111rt1111d1i r.rilifl i11 tunt pmrmz,t!r rrtt .rt,110dalla f!.ill.fli· ::i,, it,t!i,111,1 ,1111,1bi/111r1d1idt1 i,m11,, i,111r,(1llldr ri più J!,l'ttri ,llli di lrm,rir111r, p,,/itim ". Goffredo Parise Arsenico (fil/ /lii fttf!.1!.i" di Andrea Zanzotto ... ·111·1r,i,11/,1tr,n. Sia piri 1,111/1i Jttt1ti. ,ia Jnr il 0111ti111i 11r,1nrp,mi d,I d,11,1111 11,/f'i111,t/::.1tr,t/,//,t <Ìlll,/Hi l 11,/f'illl· Ji,I111,1111dI,I1 /,,.;.,,, ria Jnr /,, fi,r::tt di 1111/l11n1Ja/r,1b,/i,m ,-b, i111,t, /Ì11 ,/,1//'i11izi,, /',/,1bor,1;ir111trtilhti1t1. , "" ,, J111Ii1t11111z,1r,II,I m11ti/!,l1t,l1 ,.,,.,, ri1111r1Jf,rt1/1t ,.,uld1,111t,,t1ddiri1111rt1 ,, CdiI1t•... Edizioni lkno (~iallo \'i.i (;.irih.ddi 1WH1 Oderzo (TV) Td. {ll!.?2) '121-2 Hanna-Barbara Gerl RomanoGuardini La vita e l'opera La vita, l'opera, l'impegno culturale del grande filosofo e teologo che formò e sostenne la coscienza civile e religiosa di intere generazioni in Germania e in Europa nel nostro secolo e, particolarmente, negli anni della dittatura nazista. pp. 456, 5 ili. f.t., L. 40.000 Morcelliana , , , G 'i OSd • ' ) ") 1 2 ' tl r • •• , pagina 28 precisione al fondo di una pronuncia asciutta ed evocativa. La privazione, come esigenza nettissima di un centro tonale e di sostanza, dà coesione ad una indagine di persona che si interna per poi prendere voce distesa (il poemetto in prosa Glenn) o lirica o di miserere (la sezione Lettera e preghiera). L'io narrante-lirico sta di fronte a sé coscienziosamente. Si tratta di un sentimento provato, respirato nei dettagli di un mutamento interiore: da un luogo ad un luogo della memoria. Ogni passo lo si avverte come fisico sacrificio dello spirito e lo si riconosce scavato: un «tatuaggio», segno di un avvenuto addensamento e di un'acquisizione corporea, punto o spora di un percorso di grazia che segna fatalmente l'esistenza (grazia che è conoscenza e vicinanza sensibile, nudità che avvicina nel dolore, non sentimento sacrale ed unitivo). «... Siamo noi/il corpo dell'economia»; una via crucis evidentemente privata di valenza liturgica, modo di luminosità della coscienza e del sentire. C'è una severità, un rigore nella parola che scandisce il cammino e ne rivela le asperità, che pone una lacerazione sofferta e commuove. Sempre la parola ruvida segna di sé il momento, il ricordo, ne conosce la profondità e si dispone a ripiegarlo, per poi ridarlo nell'intero o nell'economia. Allora la figura familiare, oppure ipotetica, dell'indagine che aveva mosso avanti l'io lirico come una sete, impallidisce e si rigenera per non consumarsi più, ormai consegnata ad un sentimento di pietà sconfinata. «La pietà cresce la devozione.» La somiglianza dei profili e degli eventi, dei gesti tribolati, dice una germinazione, un sollievo che perdura nelle cose toccate come virtù di una debolezza ricevuta e covata. Accanto, di volta in volta, anche altre figure, che prima avevano occupato uno spazio (ii luogo della sembianza cercata ed amata), bruciano di un fuoco esatto che le compie, le rende altro, punti minimi eppure irrinunciabili del- !' economia. L'io si dispone ad accogliere l'evento esterno, anche d'ingratitudine, con fiducia, fino a che l'ingrato lo punge, lo precipita. Precipitato, l'io si dà dimesso ma certo di sé, guidato dalla limpida secchezza della sua voce e si tiene basso, radente le cose. Sfiorando l'ingrato ne raccoglie il senso, le ragioni e lo annulla, lo rigenera d'economia. L'io non si maschera più, non si disperde più nell'intero: è artefice della sua storia e del suo dolore, del dolore paterno (centro della via crucis, dell'indagine), del dolore che regge l'economia. Il dono dell'economia e dell'affetto ha straordinaria intensità morale, di una moralità disciplinata, interna eppure comune, fortemente corporea. L'etica del dolore e dello stordimento è corporea, cioè ha misure, estensioni. La voce che si dice ha sempre una profondità che si è pulita per poter accogliere un'alterità semplice da custodire; «Scorro via, sono acqua ... I Avrai per compagnia un'anima comune». Nella stessa sezione, Nel mio felice anno, il lenimento conosce una quiete certa di ricordo, un compimento d'affetto che pare ritrovato per sempre, finalmente interno. L'economia li custodisce, l'io e !'«anima comune», è loro, con naturalità terrestre e senza più mascherature. «Ho tutti i treni che partono/e molte virtù./Non credo più nell'opera/queste carte salutaCfr no»; non rinuncia ma disposizione al sé ritrovato, a ricostruire su altre congetture e su altri registri sonori. Come se la memoria si disponesse a darsi nuova fiducia e strumenti; ogni cosa trovata in sé con sacrificio. Maurizio Cucchi Donna del gioco Milano, Mondadori, 1987 pp. 101, lire 20.000 mente comparso per la prima volta in traduzione italiana presso l'editore Guerini, a cura di Piercarlo Necchi e Markus Ophalders, con una Presentazione di Stefano Zecchi. Si tratta di uno scritto incompiuto (e che il suo autore non volle vedere pubblicato), risalente a un'epoca di particolare rilievo nell'ambito della proteiforme produzione schellinghiana, sia dal punto di vista speculativo che da quello JEAN~PIERRÉ DUPUY,.-))tfj)f(\'}:·:·; ORDINI E OISORDINr:= Inchiesta su un nuovo paradigma FRANCISCO VARELA SCIENZA E TECNOLOGfA DELLA COO Direzioni emergenti•·,..· . .. •. DOUGLAS R. HOFSTADTER AMBLGRAMMI un microcosmo ideale per lo studio della creatività . La natura secondo Schening Federico Vercellone N ella Storia della giovinezza di Hegel Dilthey nota che, nel clima spirituale degli ultimi anni del Settecento, si affaccia una «svolta verso il panteismo». Essa ebbe come protagonisti, oltre a Schelling, anche Holderlin e Hegel e portò in primo piano lo spinozismo come correttivo dell' «idealismo della libertà di Kant e Fichte». Con questo passo venivano avvalorate le potenzialità plastiche ed espressive della natura; ed è su questa badistribuzione P.D.E:: biografico. Esso è contemporaneo delle famose Conferenze di Stoccarda, e dunque di quella tappa del pensiero schellinghiano nella quale si configura la «filosofia della libertà». Ma è anche di poco successivo alla morte di Carolina Michaelis, quella che fu forse la figura femminile di maggiore spicco del circolo di Jena (il cui carteggio costituisce una preziosa fonte per la conoscenza della prima cerchia romantica), che aveva sposato Schelling dopo aver divorziato da August Wilhelm Schlegel. E questo evento, dal quale il filosofo uscì profondamente abbattuto, non è senza riflessi sull'andamento del dialogo. Esso si apre con la .. Ivan Lubennikov, Paesaggiorusso, 1984; olio su tela, cm. l/4X/ 14 se che essa avrebbe potuto rivelarsi, nello schellinghiano Sistema dell'idealismo trascendentale, come l'alter ego dello spirito. È nell'ambito di una parziale frattura con questo clima spirituale che va letto Clara, ovvero sulla connessione della natura con il mondo degli spiriti, un dialogo filosofil:Odedicato al tema dell'anima, composto da Schelling probabilmente intorno al 1810, recentevisita a un cimitero e l'argomentare concerne per l'appunto il rapporto della natura con il regno degli spiriti, gli elementi di mediazione tra l'uno e l'altro polo. Si profila così - come rilevano i curatori - una sorta di Fedone schellinghiano (ove la forma del dialogo tradisce l'ispirazione romantica al synphilosophein ). Ma l'argomentazione è qui tutta rivolta a far salva la natura, a confutare l'ipotesi - Alfabeto 107 avanzata in apertura da un monaco che sembra riprendere il linguaggio kantiano - della secondarietà del finito. «Tutto il dialogo - scrive Zecchi - si sviluppa cercando di confutare questa tesi che sancisce la separazione tra la natura, dove viviamo, e il mondo degli spiriti dove vivono i morti. In questa confutazione c'è il tentativo schellinghiano di mantenere l'unità della filosofia» (p.13). E che la natura non sia semplicemente il luogo della caduta lo testimoniano gli squarci di paesaggio che interrompono talvolta il procedere del dialogo, ma ne scandiscono e orientano anche il procedere con il loro incanto. Dunque non è andato infranto quel rapporto speculare di natura e spirito che informava il Sistema, di particolare e totalità che scandiva le pagine della Filosofia dell'arte. Esso si è piuttosto fatto opaco, si è incrinato. La caduta ha recato con sé l'esteriorità di soggetto e oggetto, di natura e spirito. È così andata perduta la trasparenza, la continuità originaria. Ma non si tratta di una perdita irrimediabile . La continuità si può ristabilire sulla base delle tracce che ha lasciato dietro di sé. Ovunque, infatti, più o meno manifestamente si cela «il germe di una vita superiore». Si tratta dunque di compiere il cammino opposto a quello della caduta, di superare l'opposizione tra interiore ed esteriore attraverso una progressiva trasfigurazione che riconduce il secondo termine al primo e il primo al secondo; il medium di questa riconquistata unità, il tramite tra la natura e l'universo spirituale è appunto ciò che costituisce l'oggetto di questo dialogo: l'anima. L'organon di questo nostos è l'uomo che nel scegliere questa via, nel volgersi dal semplicemente essente all'essere, esercita la propria libertà. In questo modo l'umanità realizza la sua più autentica natura, e si fa compendio di macrocosmo e microcosmo. Al culmine di questo itinerario si potrà rivelare ciò che sin dall'inizio era, una natura modellata da Dio secondo un archetipo artistico. Il modello estetico mantiene così, anche in questo quadro rinnovato, la sua cogenza nella riflessione schellinghiana, ma ora esso costituisce il telos al quale mirano gli sforzi umani (e quelli della filosofia) e non più l'immediato manifestarsi della verità speculativa. F.W.J. Schelling Clara, ovvero sulla connessione della natura con il mondo degli spiriti A cura di P. Necchi e M. Ophalders Milano, Guerini e Associati, 1987 pp. 129, lire 15.500 Plinio Acquabona Gilberto Finzi U n'oscillazione dell'intelligenza regge in perpetuo bilico il meccanismo narrativo del romanzo di Plinio Acquabona: dove un fragile equilibrio fra poesia e prosa, fra vissuto e metafisica del vissuto ogni volta che viene raggiunto risulta subito spostato e interrotto. Acquabona, qui al suo esordio narrativo, proviene da una lunga militanza nella poesia (/ Lampadari; per fare un titolo dei più recenti), ed è stata per lui una poesia costruita come una cattedrale con angoscia e pietà nel vuoto bianco della pagina. Proprio al gotico e I
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