Giorgioe NicolaPressburger L'elefante verde Budapest, ottavo distretto. Un sogno e la sua interpretazione rabbinica si tramandano di padre in figlio. interrogazioni 11-111 li ritornodellibro e li librodi Yukel. Due nuovi passi nell'incessante percorso della scrittura. • BibltotecaIn forma di parole• Pagine 200, lire 23.000 Pier Aldo Rovatti Il declino della luce Metafora e filosofia. Da Heidegger: Nietzsche, Bergson, Derrida, Levinas, Blumenberg. • Filosofia • Pagine 144, lire 20.000 Yves Bonnefoy L'impossibile la libertà. Saggiosu Rimbaud Da Rimbaud a Rimbaud attraverso la scrittura e il sapere di uno dei maggiori poeti contemporanei. •Saggistica• Pagine 128, lire 20.000 GUERINI EASSOCIATI NOVITX Giovanni Piana LANOTTDEEILAMPI Quattrsoaggisullafilosofiadell'immaginazione Percorfsiilosofinctiornaoll'immaginazione neisuoriapportcionilmitol,apercezioniles,uonoi,lcoloref,inoa giungere aiproblemdiellacostituziodnellenoziondii tempeospazio•.Saggi•, pp.286L,.30.000 Alfredo Civita LAVOLONTEÀL'INCONSCIO Apartirdealmetoddoeigiochl inguistdiciWi ittgensteiil l'autorceompiuen'indaginsuelcomportameenitlodiscorsqouotidianaottraversleocategordieivolonteàinconscnioell'ottidciaunaftlosofiinatescaomceontemplazione«.Saggi•, pp.320L,.320. 00 Domenico Losurdo LACATASTRODFEELLGAERMANIA EL'IMMAGIDNIHEEGEL IlmitodiunacontinuidtàaHegeallnazismsofatation unalucideadecisivraicostruziosntoerica•.Socrates•, IstitutIotalianpoergliStudFi ilosofici, pp. I76, L. 200. 00 pagina 22 Cfr Alfabeta 107 Cfr lavoro delle riviste Musica/Realtà Roberto Favaro P arlare oggi di «Musica/ Realtà», rivista musicale quadrimestrale nata nel 1980 e diretta da Luigi Pestalozza, significa riflettere su uno dei capitoli più importanti della storia non solo musicologica ma anche culturale, politica e sociale del nostro paese negli ultimi quindici anni. Perché «Musica/Realtà» è sì rivista musicologica, è sì attività di ricerca specialistica nei diversi ambiti della storia della musica, ma è anche qualcosa d'altro. Vale ricordare brevemente, a questo proposito, le vicende intellettuali e politico-culturali che precedono, e daranno vita poi, all'attività editoriale di cui qui si parla. «Musica/Realtà» nasce nel 1973 come insieme di attività musicali organizzate a Reggio Emilia dal Comune e dalla Provincia. Vi prendono parte, attivamente e direttamente coinvolti, musicologi, compositori, esecutori, cnt1c1, operatori, tutti provenienti da diversi settori e differenti esperienze musicali. Alcuni temi sono al centro del1'esperienza di «Musica/Realtà» a Reggio Emilia nei sette anni che precedono la nascita della rivista e negli otto che seguono. Sono punti nodali: la musica come conoscenza; l'attenzione e l'apertura a culture e settori musicali spesso emarginati o trascurati; il linguaggio della musica rapportato alla Di versi in versi Patrizia Vicinelli I 1 festival di Parma ha raggiunto nel 1987 la sua V' edizione. La Rassegna ha mantenuto l'obiettivo dichiarato fin dall'inizio: quello di porre in relazione fra loro le arti: la poesia che diviene teatro in quanto spettacolo creato dalla combinazione tra generi diversi. Nato nel 1982 come festival poverissimo, è cresciuto per gli sforzi della sua ideatrice-fondatrice Daniela Rossi, fino a diventare una manifestazione di livello internazionale. Di versi in versi è oggi una rassegna pienamente riconosciuta dagli altri operatori culturali del settore sia italiani che stranieri, e, posso dire per diretta testimonianza, che non ha mai tradito le aspettative del pubblico, né quelle degli stessi autori. Conviene tracciare un breve iter dell'attività svolta in questi anni, partendo appunto dal 1982, quando per la realizzazione del festival formazione di un nuovo pubblico; lo Stato, l'organizzazione musicale, il cambiamento di entrambi nella prospettiva di mutate condizioni di attività del musicista, del suo lavoro, del suo rapporto con la società. Con «Musica/Realtà» si sperimenta e si tenta dunque in quegli anni settanta, come emerge dalle testimonianze programmatiche di allora, «una cultura musicale della trasformazione». Quella che viene posta allora è una svolta radicale nei modi del consumo, della produzione, della diffusione musicale nella società di massa. Chi opera all'attuazione di tale svolta, pensa insomma a una nuova organizzazione, veramente democratica, della musica. La rivista nasce sul terreno di questa lunga e intensa esperienza, ne è continuazione in qualche modo naturale e necessaria. Vi si ritrovano, - nei 24 numeri finora apparsi - le stesse motivazioni, la stessa progettualità ora applicata agli studi musicologici. Anche reterogeneità dei contribuiti e degli ambiti musicali trattati, rimanda all'idea iniziale di «Musica/Realtà». Sono affiancati e organizzati in interventi, saggi, recensioni e documenti, materiali di storia, di critica, di estetica, di psicologia, di filosofia della musica; e ancora di etnomusicologia, di semiotica, di sociologia della musica. Si parla, anche, dei modi di consumo, di organizzazione, di produzione della musica, di quella colta, di quella jazz, rock, folk. I nomi dei membri del comitato di redazione e atnon era stato assegnato alcuno spazio all'interno del territorio; la prima edizione infatti si svolse in un bar per intercessione dell'Arei; nel 1983 Di versi in versi viene ospitato a Colorno, e gli invitati a leggere sono Porta, Spatola, Curran. È già in atto una precisa definizione della ricerca. La terza edizione del festival, come la quarta del resto, sono accolte nello spazio del teatro 2, che diviene luogo designato, spazio fisico necessario affinché l'evento possa accadere. Il linguaggio poetico viene «seminato» o «inseminato» dalla musica, dalla danza, cioè da un rapporto con le altre arti, che risulta alla fine multi-mediale. L'aspetto visivo, sonoro, di movimento cercano un'unità ideale con la poesia, che raggiunge la sua epifania nella simbiosi, cosa ardua ma non impossibile. Dunque, Di versi in versi è un festival che trae vantaggio dalla sua poliedricità: affianca alla poesia lineare la poesia-teatro, quella forma di spettacolo che è il risultato -della libera associazione fra arti. tività consentono a loro volta di capire la portata culturale della rivista, di intuirne il valore e la vastità di orizzonti (tra gli altri, Mario Baroni, Alberto Basso, Lorenzo Bianconi, Sylvano Bussotti, Diego Carpitella, Rossana Dalmonte, Franco Fabbri, Maurizio Ferrari, Enrico Fubini, Armando Gentilucci, Daniela lotti, Luca Lombardi, Giacomo Manzoni, Pier Franco Moliterni, Luigi Pe_- stalozza, Carlo Piccardi, Edoardo Sanguineti, Nicola Sani, Jiirg Stenzl e, corrispondenti dall'estero, Ramon Barce, Hanns-Werner Heister, Janos Mar6thy. Philip Tagg). Gli ultimi numeri della rivista - il 24, del dicembre scorso, e il 25, in libreria da aprile - si inseriscono dunque in questa «tradizione». Nel numero 24, ad esempio, la centralità del saggio La categoria della «fantasia» nella cultura musicale barocca e romantica della studiosa sovietica Marina Lobanova, (incentrato su una nuova valutazione delle caratteristiche estetiche dei due periodi a partire dal diverso significato del concetto di «fantasia») è affiancata dallo studio sul Diritto d'autore e l'industria musicale di Simon Frith (in cui si valutano dal punto di vista sociologico e legislativo i problemi legati alla produzione artistica e industriale della musica), dai saggi di popular music di Umberto Fiori (Servono, al rock, le parole?) e Anna Szemere (Il fascino delle lotte tra bande di teppisti in una civiltà decadente: le considerazioPer ospitare la manifestazione di novembre (con più di cinquanta artisti presentati in tre giorni), si sono messi a disposizione due teatri - Cinghio e Ducale di Parma - e la galleria d'arte Mazzocchi. Questo per differenziare un settore ben definito come quello delle performances, da quello spettacolare della poesia-teatro. Bisogna sottolineare che questa prassi è in uso soltanto nei grandi festival, come Milano poesia o Polyphonix a Parigi, festival questi di lunga tradizione e durata. Nelle edizioni precedenti, Steve Lacy cantava da solo nel suo sassofono, ora è accompagnato dal duo Koller-Beltrametti, i poeti in coppia agiscono sullo strumento, come Balestrini-Costa sul pianoforte, che dettano la loro prognosi ironica. Restare soli sul palcoscenico, in una galleria, insieme al suono della propria voce che fissa parole come sculture, e tenere alta la propria fede nell'essere semplicemente «poeti», come fa Louis Mc Adams, con la forza d'impatto della sua voce piena di backni attorno a un «video» musicale da parte di alcuni gruppi di giovani ungheresi). Sono contenuti, inoltre, saggi che analizzano i rapporti tra musica e letteratura con Spazio e musica: il salotto borghese nei Buddenbrook di Thomas Mann di Roberto Favara, e tra musica e cinema con La nascita di una drammaturgia della musica per film: il ruolo di Giuseppe Becce di Ennio Simeon. Così, nel numero 25, troviamo, tra gli altri, saggi di Charles Hamm (Verso una nuova lettura di George Gershwin), di Jiirg Stenzl (Testi e contesti: o la vera rivoluzione musicale del XX secolo), di Andrea Luppi ( « Fructus inest istis spectaculis». Il potere educativo della musica in G. W. Leibniz). E ancora, Colloquio con Franco Donatoni di Rossana Dalmonte e, nella nuova rubrica Documenti/Riletture (dedicata a saggi già pubblicati molti anni fa su altre riviste ma dimenticati o mai tradotti in italiano), due articoli-lettere di Paul Bekker dal fronte della grande guerra e riletti qui a cura di Carlo Piccardi. Non si cercano dunque su «Musica/Realtà», con accostamenti di generi e periodi storici diversi, inutili tentativi di sintesi concettuali o linguistiche. Si propone tuttavia una forma culturale organica, non scissa in saperi chiusi, contrapposti, conflittuali. ~Musica/Realtà» Direttore: Luigi Pestalozza Milano, Edizioni Unicopli ground da beatnik, come fanno i russi Dudin e Portnov, come fa la Rosselli quando «intenerisce il core» nella rigidità del suo corpo a risvegliare sentimenti implosi, solo con la profondità della voce. E anche come faceva Arnaud Labelle Roujoux, quando urlava «maman je t'aime» ossessivamente, o come fa Capolongo quando pianta chiodi sulla parete, la Cahen che sussurra, Hubaut che urla, Esther Ferrer e Juan Hidalgo che non sussurrano e non parlano, ma si muovono nello spazio e usano lo spazio come oggetto fra oggetti usabili. Come fa Porta quando declama come «da lontano», come fa la Vicinelli quando declama troppo «da vicino». Di versi in versi Festival internazionale di poesia, teatro, danza, musica, performance Parma, 20-22 novembre 1987
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