Alfabeta - anno X - n. 106 - marzo 1988

I pagina8 Con U n pranzo a Parigi, attorno al 1964, con Teeny e Marce! Duchamp da Patrick Waldberg che abitava in un appartamento all'ultimo piano, al quale si accedeva attraverso una scala tortuosa e angusta. Denise ed io arriviamo nel cortile quasi insieme ai Duchamp che, dopo averci salutato calorosamente, salgono per primi. Dallo sguardo birichino di Marce! si poteva intuire che era di ottimo umore e che stava preparando una «mossa», come negli scacchi. Fa passare gentilmente Teeny e, a causa della forma delle scale, mentre saliva dietro lei si trovava per così dire «guancia a guancia» col suo posteriore. Per tutta la salita, Marce! non smise di pungerle scherzosamente il fondoschiena con la punta dell'ombrello; la cosa, lungi dall'infastidire Teeny, le provocò un delizioso risolino. Affascinati e insieme imbarazzati di assistere a questa scena del nudo (rivestito) sulle scale, Denise ed io faticavamo a trattenere le risate. Arrivati finalmente in cima, sussurrai all'orecchio di un Marce! molto contento, «Thanks for this private view of new Armory Show». Tutti gli amici di Marce! conservano di lui, credo, il ricordo di qualcuno che non si censurava mai e che non esitava ad esprimere, verbalmente o gestualmente, uno humour che i puritani giudicano «di cattivo gusto». Il fatto è che, per lui, l'unico gusto vero era quello. Diciamo invece che le nozioni stesse di «buono» o di »cattivo» gusto non avevano senso. All'inizio, certamente, vi fu Fontaine, firmata «R. Mutt.» 1 Non è un caso che l'opera inaugurale, fondatrice dell'arte concettuale, sia stata un orinatoio. Bisogna dunque rendersi conto che Marce! non ha mai considerato la tematica dell'urina come tabù, ripugnante o indegna della storia dell'arte. Non più, d'altra parte, di Rembrandt, Rubens, Jordaens, Saraceni, prima di lui, o Picasso e Matta, dopo di lui. Del resto il ritratto-rebus che Duchamp fece di Matta Tout à l'égout, son dans la natte, ur,2 si riferisce probabilmente alle pitture murali eseguite da Matta per il bar dell'«hotel» di Ca resse Crosby a Long Island (che Duchamp e i suoi amici newyorkesi hanno frequentato durante gli anni quaranta), pitture i cui titoli «botanici» erano tanto eloquenti quanto espliciti: «Pisse-t-il?» e «Pisse-t-elle?». Quanto a Etant donnés3 che, fra tutti gli enigmi posti da Marce!, ha provocato il maggior numero di esperienze percettive e di letture divergenti, la meno immaginaria di tutte potrebbe porre colui che sta guardando - l'occhio incollato al buco della serratura - in posizione tale da sorprendere la nuvola che sta mostrando e liberando l'acqua. Ossia, mentre sta pisciando. Scenario concettuale e non reale, ovviamente. L'haiku telegrafico - inviato alla Hune, nel 1959, in occasione dell'esposizione-presentazione del libro a lui dedicato - non deve essere interpretato in modo semplicistico, come un volgare sarcasmo rivolto contro la futilità del vernissage e la paura dell'artista prima dello spettacolo. le fais sous moi è una metafora escrementizia che allude anche a un processo di produzione e a un sotto-prodotto, e a un grande piacere provato sia dal produttore («l'artista») che d:;ilconsumatore («lo spettatore»). D'altra parte, se Marce! avesse avuto un blasone, quel messaggio telegrafico avrebbe fatto la stessa figura di «Honni soit qui mal y pense» o «Fluctuat nec mergitur». Nel 1946, quando Elisa e André Breton stavano per lasciare New York alla volta di Parigi, Marce! si offrì di andare ad aiutarli a fare i pacchi. Si presentò così una mattina dai Breton, in mezzo a valige aperte, casse da riempire, pile di libri e di oggetti sparsi intorno. Gli furono messi in mano spago, A più voci Taccuini nastro adesivo, casse di cartone e libri da impacchettare. Tre ore dopo, Breton si rese conto che Marce! non aveva finito un solo pacco. Osservò Duchamp maneggiare con attenzione un pezzo di spago e si sentì dire: «In occasione della vostra partenza, cerco di inventare un nuovo nodo». A cena dai Duchamp, a New York, nel 1961, con Huelsenbeck, Tinguely, Niki De St-Phalle, Watson-Taylor e Johanna. Venivamo da Parigi dove la polizia gettava i manifestanti algerini, legati mani e piedi, nella Senna. L'orrore davanti ai crimini commessi dall'esercito e dalla polizia francesi e la diffidenza per il nazionalismo realla rivoluzione tedesca del 1919 e al movimento dei consigli operai. Marce! parla di Nietzsche e di Stirner: «Sono gli unici di cui rileggo i libri con piacere». E infatti sta pensando di ristampare L'unico e la sua proprietà, con copertina di Max Ernst. Guardo Tinguely e Niki de St-Phalle, penso alla Pop Art americana, al Nuovo RealiEmile Zola, Autoritratto, 1890 ca smo europeo; al Movimento Fluxus e agli happenings, e mi chiedo quanti siamo, oggi, a essere capaci e a desiderare di vivere una rivolta tanto radicale, tanto intensa quanto quella dei dadaisti negli anni venti. L'happening e il Fluxus event debbono molto a Marce! Duchamp poiché si tratta di :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::=:=:=:=:=:=:=:=:=:•:=:=:=:=:=:•:•:•:•:•:•:•:•:=:=:=:=:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: :•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:•:• ·:•:•:•:•:•:··-•·.•.••.•.•.•.•.•.•.•.•-·-·-·-·-·-·-•-•.•-·-·-·-·-·-·-·-·-·-•-•.,,•-!-"'..-·-•-.•-~-·--···--·-~-•,•·• .•...~..•.·• -•.~···· ·············•:•:•:•:•:• ' .... . ..... ' ·=·=·=·=·=·= NUOVO PORTICO BOMPIANI ·=·=·=·=·=· •·•·•·•·•·•· .•.········ ...... .... . . . ... ' ..... ····••· ..... . . . .. . 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Quanto a Warhol, ha trasferito nel cinema - ad esempio in Sleep - il concetto del ready-made, con la camera fissa che «firma» la realtà che le passa davanti. E, ponendo la propria firma su un bebé appeAlfa beta 1061 na nato in un ospedale, Warhol inventò il ready-made vivente. Perché, di tutte le grandi figure della sua generazione, Marce! ha preferito frequentare artisti e musicisti molto più giovani di lui? Perché ha assistito assiduamente ai concerti di John Cage o di Fluxus e agli happenings - quello del Festival della Libera Espressione che organizzai ali' American Center di Parigi (e di cui ha parlato nei suoi colloqui con Pierre Cabanne, pubblicati da Belfond) o a quelli di Kaprow, di Fahlstrom o di Oldenburg a New York? Cosa rara, è giunto persino a firmare - per simpatia - una protesta quando sono stato incriminato dalla polizia per avere rappresentato, come fosse un happening, una pièce di Picasso. Mentre tutta la stampa e i critici d'arte - di sinistra come di destra - rovesciavano su di noi torrenti di ingiurie isteriche, e mentre avevamo grossi problemi con la censura (in occasione della manifestazione Anti-Processo a Milano, nel 1961; del mio happening 120 minutes dédiées au Divin Marquis a Parigi, nel 1964; del Desiderio preso per la coda, nel 1967, a Gassin, ecc.), Marce! non ha cessato di prendere le nostre difese con il solito, corrosivo senso dell'humour. Il piacere o lo stupore che manifestava quando veniva, insieme a Man Ray, ad assistere ai nostri happenings, non bastano a spiegare tutto. Credo che vi trovasse una certa rottura con le produzioni soporifere e puttanesche dell'industria culturale e una certa rivolta tribale. Ciò lo divertiva infinitamente più dei riti sinistri delle istituzioni ufficiali. Quando gli ho presentato, a Parigi, i miei amici Ginsberg, Corso e Burroughs - erano presenti anche Man Ray e Benjamin Peret - ha immediatamente simpatizzato con loro come se, senza preoccuparsi degli stereotipi insidiosi della contro-cultura, fosse in grado di distinguere istintivamente le attività realmente sovversive e creatrici corrispondenti ad ogni generazione, a ogni situazione storica o sociale. Evitava sistematicamente ogni artista o intellettuale - o pretesi tali - che si conformava alle regole istituite e alle norme industriali. Purtroppo, non ho rivisto Marce! nel periodo compreso tra i momenti caldi dei «fatti» del maggio '68 e la sua morte, nell'ottobre dello stesso anno. Non c'è dubbio che la sua simpatia andò subito agli enragés piuttosto che agli stalinisti e agli sbirri governativi. Lui che, per tutta la sua vita, ha cercato di abbattere per sempre la censura - dallo scandalo del Salon des Indépendants, a Parigi, nel 1912 e dell'Armory Snow nel 1913, a New York, fino al rifiuto di Allegorie de genre, portrait de George Washington4 da parte della rivista «Vogue», a New York, o quando l'editore respinse tre delle sue più importanti opere, commissionategli in precedenza (With my tongue in my Cheek, Torture Morte e Sculpture Morte) - ha metodicamente esplorato il funzionamento meccanico del regime di libertà vigilata che si è assegnato. Infatti, Nounou; cage aux lions.5 Il mercante di sale non si è mai fatto la minima illusione. Traduzione dal francese di Enrico LottiNote (I) Respinto al Salon des Indépendants nel 1917. (2) Cioè: «Tous les gouts sont dans la nature»: tutti i gusti sono nella natura. (3) Opera esposta permanentemente al Philadelphia Museum of Art. (4) Questa allegoria - composta dal ritratto di Washington, una carta e una bandiera degli Stati Uniti - era realizzata su un assorbente sporco. Già di proprietà di André Breton, figura ora al Museo Beaubourg. (5) Cioè: «Nous nous cajolions»: noi ci aduliamo, e il mercante di sale non è altri che Marce! Duchamp. Il primato del fonema rende dadaista il linguaggio, così come il primato del soggettivo rende dadaista la società.

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